Tu chiamale, se vuoi, “scherzoni”
Molte le domande che ha causato la telefonata fra la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, e i due “comici” russi.
I media nostrani centralizzano l’attenzione dell’opinione pubblica sulla presidente e sul fatto che le sue dichiarazioni “off records” coincidono con quelle che la stessa fa pubblicamente.
Utile a saperlo, ma le risposte che la stessa opinione pubblica italiana avrebbe diritto ad avere sono su altre domande.
Tutte domande che superano la figura della Premier e affrontano la qualità più complessiva del sistema paese.
Temo fortemente che l’affermazione dei comici/giornalisti Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, in arte Vovan e Lexus, che recita “vedrete che vi abbiamo fatto un favore”, possa, o debba, essere ritenuta corretta.
Prima di entrare nel dettaglio delle mie perplessità permettetemi una domanda, perché definirli “impostori”?
Possiamo ritenerli esponenti dei servizi segreti russi impegnati in una azione di guerra ibrida, possiamo ritenerli abili comici, possiamo ritenerli giornalisti schierati con il Cremlino, in fondo di giornalisti proni ad un potere in Italia siamo abituati a vederne proprio tanti anche nelle trasmissioni satiriche, certamente non possiamo ridurli al ruolo di “impostori”.
È vero che il Treccani definisce l’impostore come colui che “abusa della credulità altrui allo scopo di trarne vantaggio”, però è anche vero che l’opera dell’impostore può avere successo esclusivamente se si svolge nei confronti di un “credulone”.
Darsi del “credulone” da soli non mi sembra ne utile, ne saggio.
La nostra amata Patria è sempre più sgangherata, ma è pur sempre una nazione del G7 con una tradizione forte e vincente soprattutto nel campo della sicurezza interna.
Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov hanno esclusivamente giocato le loro carte al tavolo della guerra ibrida ed hanno raggiunto chiaramente il loro scopo.
“Situazione in Ucraina e situazione dei migranti in Europa”, questi gli obiettivi della telefonata secondo uno dei due russi, in arte Lexus, intervistato da LA7.
Francamente quanto successo, comprendiamo assai bene che fa ridere il popolo è l’establisment russo, non fa ridere quello italiano.
Fa ridere ancor meno il contenuto delle dichiarazioni della Presidente Meloni.
Sono proprio queste dichiarazioni, allorquando nella telefonata hanno affrontato il tema della guerra in terra di Ucraina, che hanno portare un uomo avveduto e compassato come il direttore e storico Paolo Mieli a fare delle dichiarazioni ad Ombnibus, su La7 in data 3 novembre, il cui contenuto può essere riassunto in questo modo “la guerra è persa e molte cancellerie europee ritengono che si debba arrivare ad un accordo. Accordo che dovrà contenere delle concessioni sia agli ucraini che ai russi”.
I due comici saranno degli “impostori” ma è di tutta evidenza che hanno portato a casa un risultato significativo per la loro patria.
“Impostori” che, forse, dovremmo ringraziare fra un po’ di tempo anche noi europei ed italiani, come loro stessi fanno intendere, se, e quando, speriamo presto, anche a causa di questa telefonata rubata, si dovesse addivenire ad una tregua nel conflitto ucraino ed ad un successivo accordo che porti stabilità in Europa ed allontani la guerra nel nostro continente.
Accordo che possa, anche, riportare la Russia ad un dialogo con l’occidente e gli Stati Uniti e riportare quella stabilità energetica che è alla base dello sviluppo industriale.
Sviluppo industriale senza il quale l’Italia è destinata ad un rapido forte, ulteriore, declino. Ad una povertà sempre più accentuata e percepita.
Europa ed Italia che dovrebbero, e dovranno, tener presente i forti cambiamenti in politica estera che si vedono all’orizzonte in Stati Uniti. Cambiamenti già percepiti con l’elezione del nuovo speaker del Congresso USA, il falco trumpiano Mike Johnson.
Come non ricordare gli effetti, soprattutto sul ruolo di Silvio Berlusconi, del passaggio fra Bush, amico del leader italiano, ed Obama?
Molte altre domande e riflessioni sovvengono nell’analizzare la, oramai famosa nel mondo, telefonata.
Una su tutte.
I due “comici” hanno fatto tutto da soli o hanno trovato qualche “aiutino” in qualche ambiente dello Stato italiano? Magari in qualche parte dello Stato che sembrerebbe sempre più preoccupato per il futuro della nazione e su come questo futuro venga tutelato dall’azione di questo governo.
Tanti i dossier sul tavolo nella nostra amata Italia. Da quelli economici e di politica industriale, a quelli in ordine al debito pubblico oggi è nel medio periodo, per non dimenticare quelli di politica estera.
Fra questi i rapporti con gli Stati Uniti nel non lontano 2025, con la Russia nel dopo Ucraina, con l’Europa nel dopo Biden e, mai dimenticarlo, con la Cina nel dopo “Via della Seta”.
Un “dopo”, quest’ultimo, di cui nessuno parla. Un “dopo” che si dovrà delineare in era Biden, ma gestire nell’era “post Biden”.
Un’era, quest’ultima, che si può già immaginare assai diversa dalla precedente.
Perché non pensare che qualche manina italiana abbia voluto lanciare un messaggio attraverso questa telefonata fatta da “impostori”?
Chi, come chi scrive, conosce e stima il sistema della sicurezza nazionale italiana, francamente, fa veramente molta, ma veramente molta, fatica a credere che, improvvisamente, i nostri uomini della sicurezza siano divenuti dei “creduloni”, ancor più fatica a credere che non sappiano più applicare quei consolidati protocolli che a Palazzo Chigi funzionano assai bene sin dalla prima repubblica.
A proposito di prima repubblica, bei tempi quelli che vedevano al governo atlantisti come Spadolini, machiavellici come Andreotti, italiani come Craxi, oppositori come Berlinguer.
Finanche economisti come Goria, quel ministro del tesoro, erano gli anni ‘80, che cercò di far diventare “pesante” la nostra moneta del tempo, la “lira”.
Pensate come sarebbe diversa l’Italia e l’Europa se fosse accaduto …. ma qualcuno lo impedì.
Ignoto Uno
04/11/2023