DISASTRI AMBIENTALI:
PERCHÉ ABITUARCI
AD UNA NORMALITÀ
CHE TALE NON È?
Sembra che gli innumerevoli episodi di disastri ambientali, avvenuti negli ultimi anni a ritmi sempre più sostenuti, non ci abbiano insegnato pressoché nulla: ogni volta assistiamo a devastazioni che non solo stravolgono intere aree urbane, ma anche non di rado vedono innocenti perdere la vita per colpa… di chi? Ecco, questa è la domanda che tutti ci poniamo, quando alla televisione o sul web vediamo le immagini di ciò che è successo. Spesso e volentieri, però, il cittadino medio tale questione la accantona molto presto, concedendole una sommaria risposta su linee per cui "è colpa di chi non fa manutenzione". Ecco quindi che l’alluvione di pochi giorni fa nelle Marche e in Umbria, annoverato in una lunga lista di episodi simili, sta cominciando a suscitare fra gli osservatori più consapevoli quello scontento che diventa auspicio di giustizia: occorre individuare, se vi sono, le figure che hanno la responsabilità di ciò che è successo, e in maniera imparziale portare allo scoperto quelle disattenzioni, quelle negligenze tanto aborrite.
Si comincia a ben sperare quando si legge su un’importante testata giornalistica italiana che "la Regione Marche istituirà una Commissione tecnica per svolgere un'indagine finalizzata all'accertamento della regolarità e dell'appropriatezza delle procedure adottate e dei comportamenti assunti da parte delle competenti strutture organizzative della Protezione civile regionali per l'alluvione del 15 settembre". Annuncio, questo, pubblicato su Facebook dal governatore Francesco Acquaroli, che ha chiesto al segretario generale dell'ente di istituire l'organismo.
Nel frattempo la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese si è recata nei luoghi colpiti, ossia, come elenca la stessa fonte, "un gruppo di Comuni tra l'entroterra della provincia di Pesaro Urbino, il Senigalliese, l'alta Vallesina". Ha affermato che si è trattato di "una visita per essere vicini a coloro che hanno perso famigliari e anche ai feriti, sperando che ci sia rapidamente una riapertura delle attività produttive, delle scuole, un riavvio di una vita normale, e che l'esperienza vissuta in questo periodo ci faccia pensare all'importanza della prevenzione nella cura del territorio". Il fatto che la ministra utilizzi l’espressione "cura del territorio" precede immediatamente la domanda, che un comune lettore potrebbe porsi, riguardo la mancata manutenzione e la mancata allerta dei potenziali danni, domanda alla quale la Lamorgese risponde che "[questo] si vedrà nell'inchiesta".
Oltre a rimarcare la necessità di individuare eventuali responsabilità, cosa che non di rado nel nostro Paese viene trascurata o insabbiata quanto più possibile, come ci insegnano esperienze fra cui quella del Ponte Morandi, per elencarne una fra le più recenti, occorre chiedersi in che modo le regioni più colpite, Marche e Umbria appunto, reagiranno per risollevarsi da quanto accaduto. Così scrive la medesima testata da cui si è tratto in precedenza: "la richiesta di stato di emergenza nazionale, firmata dalla presidente della Regione [Umbria] Donatella Tesei, arriverà sul Tavolo del Governo e, se accolta, consentirà anche all'Umbria, insieme alla Regione Marche, di avere a disposizione le prime risorse necessarie per far fronte agli interventi che sono stati realizzati o che si stanno realizzando nei dieci comuni che al momento hanno fatto pervenire segnalazioni". Si nota quindi che sono in corso movimenti di carattere più burocratico che pratico per indirizzare gli aiuti necessari.
Continua la fonte dicendo che "il Centro operativo della Protezione civile si è messo in contatto con i sindaci fin dalla sera del giorno 15 scorso. I dati meteorologici in possesso del Centro fin da subito hanno destato preoccupazione perché mostravano un fenomeno in rapido, pericoloso aumento, come poi si è puntualmente verificato". Alcune delle misure messe in campo sono la collaborazione fra la Regione e Anas, la quale "si è impegnata nel procedere entro pochissime settimane ad una prima riapertura, anche parziale, [...] superando le lungaggini tradizionali" dei tratti di viabilità ora inagibili.
Ecco dunque che su ogni fronte si nota il modo in cui viene gestita, per l’ennesima volta, una situazione di questo tipo: sul versante più pratico gli aiuti, per quanto mobilitati, arrivano spesso con un ritardo fuori dalla finestra di maggiore urgenza, mentre sul piano burocratico si alza la voce alla ricerca dei colpevoli, come ad esempio sta facendo la procura di Ancona, la quale, ritenendo che “non c'è stata un'allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni”, come riporta una diversa agenzia giornalistica, già venerdì ha aperto un fascicolo d’inchiesta.
Che fare, dunque? Rimanere osservatori impassibili, che di fronte ad episodi di simile gravità altro non fanno che puntare il dito vagamente contro qualche colpevole “che pur ci sarà”, oppure diventare cittadini critici, capaci di seguire l’evoluzione dei fatti con criterio e ragionamenti opportuni? Questo è quello che un po’ tutti dovremmo imparare: evitare di abituarci a ciò che norma non è, normalità non è.
Boris Borlenghi
24/09/2022