I “nuovi peccati” di cui pentirsi
in vista del “Sinodo sulla sinodalità”
Pubblichiamo un articolo de “Il Credente” nel quale si mettono in evidenza alcune singolarità del Sinodo che si aprirà il 2 ottobre prossimo in Vaticano.
"L’autore sotto pseudonimo è un operatore ecclesiale che ha scelto l’anonimato per motivi di prudenza."
L’attuale Papa non smette di sorprendere e – ultima novità – sembrerebbe che si sia inventato dei … nuovi peccati!
Proprio così. Il prossimo 1 ottobre, vigilia dell’avvio della seconda fase del Sinodo dei vescovi “sulla sinodalità” (2-27 ottobre), si terrà nella basilica di S. Pietro una veglia penitenziale durante la quale ci saranno delle pubbliche confessioni sui seguenti “peccati”: il peccato contro la pace; contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti; il peccato degli abusi; il peccato contro le donne, la famiglia, i giovani; il peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro; il peccato contro la povertà; il peccato contro la sinodalità/ mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti. L’elenco è tratto da un notiziario vaticano che, senza alcun imbarazzo, fornisce tali definizioni che hanno suscitato una certa sorpresa e ilarità nell’opinione pubblica.
Ma come, si è chiesto qualcuno, i Dieci Comandamenti sono forse superati? Non li si cita quasi più e invece ecco che dalla Santa Sede arriva un nuovo elenco sorprendente: per esempio quella “dottrina usata come pietre” significa che, se qualche prete o semplice fedele dovesse ammonire un ladro magari con tono brusco che c’è il comandamento “Non rubare”, ecco che – sulla base di questa interpretazione - in questo caso la dottrina sarebbe “usata come pietra” da scagliare contro il povero peccatore. E quindi colui che avrebbe fatto tale ammonizione avrebbe lui “scagliato una pietra” e fatto peccato, più dello stesso ladro! Siamo quasi al paradosso.
Ma la sorpresa del Sinodo non finisce qui. In realtà i veri argomenti di discussione riguardano aspetti centrali della vita della Chiesa. Esempio: il primato petrino, cioè il ruolo del Papa rispetto agli altri vescovi cattolici e alle altre chiese cristiane che non ne riconoscono il mandato di “Vicario di Cristo” e nemmeno il suo statuto ontologico superiore a qualsiasi altra carica presente nelle Chiese cristiane. C’è il tema della donna, alla quale si intenderebbe dare più spazio e autorità non soltanto sul piano funzionale, ma anche su quello liturgico e pastorale. C’è il non totalmente risolto problema della “accoglienza” dei divorziati e conviventi in situazioni “irregolari”, verso i quali alcuni recenti pronunciamenti del Papa hanno fatto già avviare pratiche di riammissione ai sacramenti, benchè gli stessi permangano in una situazione adulterina, che un tempo escludeva dalla riammissione piena alla comunione ecclesiale. Stesso discorso per le benedizioni alle coppie omosessuali, che tanto hanno fatto discutere nell’ultimo anno e che rimangono un punto dolente delle “aperture” di questo Papa alle novità per la morale sessuale della nostra epoca.
Infine c’è il tema che sta più a cuore a Francesco, quello dei migranti, per i quali non solo si spende quasi ogni giorno con appelli all’accoglienza, ma che lo ha visto convocare e ammettere al Sinodo l’attivista politico di estrema sinistra Luca Casarini, tra i fondatori della Ong Mediterranea Saving Humans. La protezione offertagli dal pontefice ne ha fatto un idolo del movimento immigrazionista internazionale, e molti si chiedono che cosa “ci azzecchi” un personaggio come lui al Sinodo con le dotte disquisizioni sulla riforma della Chiesa, la revisione della pastorale e via discorrendo!
Il Sinodo sulla sinodalità sarà un po’ tutto questo, e forse altro ancora. Occorre non dimenticare la crisi della Chiesa quanto a crollo delle vocazioni e il calo della frequenza religiosa a livello minimi alle messe domenicali (in certe realtà meno del 5 per cento della popolazione). Cosa ne sarà del futuro della Chiesa se si va avanti di questo passo? Continueremo a costruire chiese (almeno in Italia) per poi trovarle vuote e alla fine cederle ai musulmani che le trasformeranno in moschee?
Possiamo anche chiederci cosa ne sarà della dottrina e morale cattolica, se quasi più nessuno va a confessarsi. Con la scomparsa del senso del peccato, inteso come i Dieci Comandamenti, tutto può a questo punto succedere.
Il Sinodo dovrebbe occuparsi di questi dati drammatici, perché lo svuotamento delle chiese è una specie di “suicidio” dell’Occidente cristiano che sin qui aveva rappresentato l’anima profonda e guardinga dentro la società rispetto al resto del mondo ateo, comunista o turbo-capitalista.
Il problema è che Francesco ha affermato che tutte le religioni sono strade che possono condurre a Dio, con ciò – in un certo senso – annullando l’unicità e verità del mandato di Cristo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita ... Andate e annunciate il Vangelo a tutte le creature … chi si convertirà sarà salvo”. Lo ha fatto sicuramente a fin di bene, per favorire il dialogo interreligioso, ma nei fatti è come se avesse detto che da qui in avanti non serve più fare evangelizzazione, perché tanto tutte le religioni sono uguali!
Speriamo che il Sinodo dia dei frutti concreti e non si limiti a disquisire sulla “sinodalità”, mentre le giovani generazioni si allontanano sempre più da Dio, dalla Bibbia, dai sacramenti.
Il Credente
27/09/2024