Dalla parte degli agricoltori, lontani dalla violenza
I media ci informano che entro venerdì confluiranno a Roma più di 1.500 trattori da varie parti d’Italia.
Una protesta, quella del mondo delle piccole e medie imprese agricole, che sta crescendo da settimane in tutta Europa.
Le cause sono chiare. Gli imprenditori agricoli non possono più accettare le incongruenze delle politiche europee e dei singoli Stati sui temi di loro interesse.
Da dette, dal mio punto di vista ideologiche e demenziali, politiche dipendono le loro attività ed il futuro delle famiglie che vivono dei profitti del sudore delle persone che vi lavorano all’interno.
Gente questa che “timbra il cartellino” mungendo le vacche alle quattro del mattino dentro una stalla, tanto per fare un esempio fra i tanti.
Gente che suda e produce.
Gente dai valori antichi.
Questa gente deve confrontarsi con leggi che impediscono loro di usare i fitofarmaci o obbliga di mettere a riposo il quattro per cento dei loro campi, leggi che vengono dichiarate come strumentali alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Fatto in alcuni casi vero, ma che si ferma ai confini, dalle nazioni da cui l’Italia importa a prezzi risibili gli stessi prodotti agricoli che produce la “nostra gente” arrivano, infatti, prodotti assolutamente inquinati da fitofarmaci e quanto altro.
Questa è solo una delle innumerevoli incongruenze delle politiche europee e italiane sul comparto.
Politiche che, con una povertà in continua crescita, iniziano veramente ad annoiare oltre ogni misura.
Gli italiani, questo dicono gli imprenditori agricoli, vogliono lavorare e non vivere di sussidi.
Gli italiani non vogliono essere “schiavi” del potere politico e delle multinazionali.
Gli italiani vogliono essere liberi di pensare e scegliere perché in possesso della libertà economica di farlo.
Questo si comprende da questa protesta, certamente ci sarà dell’altro, altro che dalla lettura dei media non si riesce a comprendere, ma questo ci piace.
Ci piace molto, questo ci ricorda la cultura del merito, la cultura del rispetto delle tradizioni, la cultura del lavoro.
Questo ci dice che nelle tradizioni vi è cultura.
Questo è il sempre urlato “Made in Italy”.
Loro, gli imprenditori agricoli, ci dicono con il loro manifestare che le chiacchiere dei politici demagoghi allorquando all’opposizione, proni ai poteri forti allorquando al governo, hanno stufato, annoiato appunto.
Il loro chiacchiericcio non convince più.
Chi governa faccia quello che ha dichiarato nel programma elettorale e non si nasconda dietro i cinque anni di mandato, più di uno è passato e poco si è visto.
Gli imprenditori agricoli sono i primi ad “alzare un dito”, non saranno gli ultimi.
Coloro che vivono di duro, non sedentario, lavoro sono sempre più stremati, lo dicono le analisi degli economisti.
Difficile non prendere atto che una recente indagine proposta dai principali media italiani dichiarava che il 91% degli stessi ha paura per il futuro.
Tutti, salvo pochissimi, hanno paura per il proprio futuro e, ancora di più, per quello dei propri figli.
Molti dei quali stanno fuggendo dal nostro Paese.
Questa è la fotografia della nazione ed i “trattori” ne sono il primo sintomo.
Agli imprenditori agricoli coloro che credono nel merito e nel diritto a ricercare una vita migliore attraverso il lavoro devono dare solidarietà.
Gli stessi hanno il dovere, il dovere di chiunque crede nei valori democratici, di ricordare loro di stare assai attenti ai famosi “cattivi maestri”.
Quei “cattivi maestri”, la nostra Patria ne ha visti molti, che potrebbero insinuarsi e cercare di usare la forte delusione di molti italiani verso le istituzioni, in particolar modo quelle elettive, per far esplodere la violenza.
Violenza che, da sempre, è il miglior strumento per far sì che tutto cambi perché nulla cambi.
La storia ci insegna che i veri cambiamenti li ha causati la pacatezza di Gandhi e non la violenza.
Proprio mentre sto scrivendo questo mio contributo al ragionamento le agenzie scrivono che la Presidente della Commisione Europa, Ursula Von der Leyen, ha compiuto un primo passo verso gli agricoltori proponendo il ritiro della legge sui pesticidi ed un incremento ai sussidi.
Immediatamente tutto il governo, Meloni in testa, si è immediatamente intestato la vittoria.
Io, a dire il vero, credo che questa primo e non esaustivo cambio di passo della Commissione Europea sia merito dei tanti agricoltori italiani ed europei che stanno facendo sentire la loro voce.
Voce forte, voce che tutela il loro lavoro e la nostra salute, soprattutto se riuscirà a costringere questa sempre osannata Europa ad inserire dei vincoli sulla qualità dei prodotti agricoli extra Unione importati.
Ignoto Uno
07/02/2024