Medici in
scienza e coscienza
o sottomessi
ad un regime?
Azioni legali tra Ordini e Medici, richiesto lo scioglimento ed il commissariamento OMCEO Roma.
Ciò che sta accadendo in Italia, dove la sanità è fortemente messa in discussione, è il frutto di tanti fattori che negli ultimi due anni hanno visto in contrapposizione correnti di pensiero diverse sulle cure, e una dubbia gestione italiana, fortemente discutibile, della pandemia.
Sembra aver addirittura imposto alla classe medica Italiana, un regime impositivo che non trova eguali in Europa, e forse nel mondo, azzerando quello che deve essere invece il principio della medicina, e del Giuramento di Ippocrate, scienza e coscienza.
Citiamo alcuni punti, i più significativi, tratti dal testo classico: “Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto. Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere.
Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte.”
Ciò che sembra sia accaduto un po’ in tutta Italia, e che ha preso una piega fortemente incresciosa e pericolosa, mettendo in discussione tutta la sanità, oltre che la professione del medico e della scienza orientata alla medicina, sembra essere lontana assai da quel giuramento che i medici hanno fatto, e che garantisce quella fiducia necessaria tra paziente e medico.
Fiducia rappresentato proprio da quel giuramento che verte sull’equilibrio espresso dalle parole “ In Scienza e Coscienza”
Come può un medico agire in Scienza e coscienza, quando viene sottoposto a pressioni o imposizioni nel somministrare farmaci di cui non è certo della sua utilità, non è certo della sua efficacia, della sicurezza, e che magari possa anche provocare effetti collaterali gravi o addirittura mortali?
Può una commissione, in questo caso dell’Ordine dei Medici, intervenire e condannare un medico di grande esperienza e comprovate capacità, senza nemmeno spiegarne le motivazioni, perché il medico ha prescritto delle analisi, ritenute necessarie in scienza e coscienza, prima di somministrare un farmaco, presunto vaccino sperimentale, di cui non si conoscono totalmente gli effetti collaterali?
Può la stessa commissione intervenire e condannare lo stesso per avere consigliato in scienza e coscienza, in base quindi alla propria esperienze e valutazione, che non sarebbe stato il caso di sottoporsi ad un trattamento inoculativo di un farmaco, o serie di farmaci, che potrebbero provocare effetti collaterali anche gravi?
E’ ciò che è accaduto al Dott. Prof. Giuseppe Barbaro, di cui solo qualche quotidiano ne ha dato notizia, ma nessuno dei grandi media Nazionali ha sollevato il gravissimo problema che ha visto l’Ordine di Roma OMCEO giudicare ed emettere una sentenza di sospensione dalla professione per sei mesi contro di lui.
Sentenza inspiegabilmente immotivata, per di più votata da una commissione giudicante, dove sembrerebbe che a qualche membro siano state fatte pressioni e minacce di elevata gravità per poter condannare il Dott. Prof. Barbaro, al punto che l’ADOS, Avvocatura degli Operatori Sanitari e SocioSanitari, nella persona dell’Avvocato Mauro Di Fresco, ha presentato una istanza di scioglimento e commissariamento OMCEO Roma , Ex Art. 4. D.L.C.P.S.13 settembre 1946 n. 233. Indirizzata al Ministro della salute.
Non entriamo nel merito, pur essendo a conoscenza delle denunce querele inoltrate del Prof. Barbaro Giuseppe, ed avendo avuto riscontro anche della denuncia presentata dal componente dell’Ordine per i fatti intimidatori, attendendo un celere pronunciamento dalle autorità competenti.
Evidenziamo invece come il sistema sanitario Italiano abbia preso una piega che ricorda certi regimi totalitari, se siamo arrivati al punto che un medico non ha più quella facoltà di scienza e coscienza, come dovrebbe, ma deve sottostare a imposizioni ministeriali che non tengono conto dello stato di salute del paziente, che potrebbe essere a rischio di vita, o gravi controindicazioni nell’avere somministrato dei farmaci. Farmaci di cui non si conoscono gli effetti collaterali a medio e lungo termine.
Quale fiducia può esserci nel cittadino, alla luce di tali forzature?
Forse la sfiducia sempre più crescente in certe cure preventive o in certi vaccini è in aumento tra la popolazione anche per questi motivi?
Perché non è stata data la giusta rilevanza mediatica a questo caso che potrebbe essere talmente grave da provocare lo scioglimento ed il commissariamento dell’ OMCEO?
Così come non è stata data rilevanza alla lettera che il Presidente dell’Albo degli Odontoiatri di La Spezia dott. Sanvenero ha inviato con una PEC di fuoco alla FNOMCeO e a tutti gli OMCeO d’Italia.
Lettera che riportiamo a seguire.
Cosa si cela dietro queste imposizioni, e perché?
La parata del 2 giugno, dove in apertura tra le forze armate hanno sfilato i medici e gli operatori sanitari devono essere intese come un vero e proprio inquadramento militare?
Forse il Giuramento di Ippocrate è stato sostituito dal giuramento al ministro di turno?
Forse è la logica conseguenza dopo che in tanti sembrano essersi trovati a non rispondere più alla costituzione, sulla quale hanno giurato, ma al Primo Ministro di turno?
Seguiremo con attenzione i fatti.
Ettore Lembo
04/07/2022
Presidente dell’Albo degli Odontoiatri di La Spezia dott. Sanvenero invia una PEC di fuoco alla FNOMCeO e a tutti gli OMCeO d’Italia.
Cari Colleghi Presidenti,
“sapete che io non amo le chiacchere, preferisco i fatti. I fatti degli ultimi periodi, mi hanno convinto a scriverVi per chiedere una collegiale e profonda riflessione interna. Rilevo che negli ultimi mesi, sotto diversi aspetti, l’agire medico non sia conforme all’etica e deontologia professionale e, conseguentemente, noi non adempiamo, appieno, al nostro ruolo.
Perché tale necessità riflessiva ricade su di noi? Perché noi siamo i rappresentanti legali delle due professioni mediche ed i custodi dell’etica dell’agire professionale: noi abbiamo questo ruolo, nessun’altra carica istituzionale lo possiede; ed in quanto legali rappresentanti ci viene attribuita anche una posizione specifica “posizione qualificata e differenziata”, rispetto alla generalità, che ci consente, anzi ci impone, di “concorrere” (e non, semplicemente, “collaborare”) nell’attuazione dei provvedimenti sanitari.
Al pari di tutti noi, ritengo che il nostro Giuramento sia, anche nella “gerarchia delle fonti”, l’elemento più alto per l’appartenenza all’Ordine.
Allora, sul piano etico, posizioni che, in qualunque modo e da qualunque fonte proveniente, contrastino con il giuramento “di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute” siano completamente da rifiutare e respingere, senza eccezioni. Esplicito: non sono accettabili situazioni (riportate anche da diverse fonti giornalistiche) nelle quali l’accesso alle cure sia subordinato al possesso di “attestazioni di qualsivoglia natura” o che tale “mancanza di attestato” sia derogabile solamente per “situazioni indifferibili” (quali, poi? Rischio di morte immediata?).
Altro aspetto su cui ritengo si debba fare di più è quello di promuovere il dibattito scientifico, perché è solamente attraverso di esso che si può raggiungere l’obiettivo istituzionale di promuovere la qualità tecnico-professionale attraverso l’aggiornamento continuo delle conoscenze.
L’arte medica, come ben sappiamo, è una “scienza empirica” che basandosi sull’evidenza, utilizza il metodo sperimentale cioè il continuo controllo e rivalutazione critica del fatto che le ipotesi siano coerenti con le osservazioni sul campo. Altrettanto acclarato è che, non rientrando tra le “scienze esatte”, il progresso delle conoscenze mediche si nutre del dibattito e confronto, di prove e di confutazioni, argomentazioni e contro argomentazioni: in una parola si nutre del “dubbio”. Rilevo che dati “sul campo” non paiono sempre coerenti con una sola ipotesi.
Il nostro Codice prescrive, all’art.6, che “Il medico fonda l’esercizio delle proprie competenze tecnico-professionali sui principi di efficacia e di appropriatezza, aggiornandoli alle conoscenze scientifiche disponibili e mediante una costante verifica e revisione dei propri atti.”
Non si tratta, minimamente, di voler accreditare una tesi rispetto ad un’altra; si tratta di stimolare e richiedere (proprio per il nostro ruolo “concorrente nello studio e nell’applicazione dei provvedimenti sanitari”) che il confronto tra strategie differenti sia sottoposto al vaglio e dibattito: si tratta di richiedere che venga applicato, e non derogato, il metodo scientifico il cui valore, tutti, riconosciamo ed al quale ci inchiniamo. In sintesi, a mio vedere, siamo di fronte ad un problema metodologico che, se non rispettato, tende a delegittimare il risultato proposto, con grave nocumento per la credibilità dell’intera categoria e della professione tutta.”
Cordiali saluti,
IL PRESIDENTE
Dott. Sandro SANVENERO