Giorni di Natale fra guerre vere e guerre di parole
È passato il Natale, momento centrale per un “credente in Cristo”.
La nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, quest’anno, purtroppo, almeno per chi scrive, dai media, ma non solo, è stata assai strumentalizzata.
Come riusciremo a dimenticare, noi “credenti semplici e amanti della normalità insita nelle tradizioni”, “l’innovativo presepe” di quel don Vitaliano?
Un “parroco” che ha “scoperto” che la Madre di Gesù, prima del parto, era stata “ripudiata” dal marito Giuseppe ed aveva chiamato vicino a se ad accudire il “Suo Neonato” una amica?
Non può che essere questa la motivazione che ha portato questo sacerdote a presentare un presepe con due donne ad accudire il Bambinello senza il San Giuseppe.
Essendoci in essere il dogma della “verginità di Maria” e, allo stesso tempo, ricordando che in quegli anni era ancora legge, anche sotto l’Impero Romano, il diritto del marito di “ripudiare” la moglie, possiamo presupporre che il parroco abbia ritenuto che Giuseppe, allora non ancora Santo, avesse attivato il Suo “diritto di ripudio” ripetendo tre volte “essa non è più mia moglie ed io non sono più suo marito” come nel Libro (Os 2, 4) è scritto che potesse un marito fare.
Io, sempre “cittadino semplice”, credetemi, non sono divenuto “pazzo”, tantomeno “altrettanto innovativo”, ritengo, però, che certe “idiozie” non possano che essere “spente” in altro modo se non con “l’ironia”.
Più difficile, invece, essere “ironici” nel veder “strumentalizzato” un altro presepe, il più importante, quello di Betlemme.
Un presepe, quello di quest’anno nella piazza della Mangiatoia, realizzato con macerie e filo spinato.
Un presepe strumentalizzato dai media, probabilmente ben oltre il reale messaggio che aveva insito in se.
Media, troppo spesso lontani da quella “terzietà” così necessaria al vero giornalismo, in caso contrario si definisce “propaganda”, che hanno immediatamente reso simbolo del “popolo palestinese massacrato a Gaza” sia il famoso presepe di Betlemme che il Patriarca che lo ha voluto.
Detti media sono stati, in questo, certamente stimolati dal fatto che il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha raggiunto la città della Cisgiordania e la chiesa di Santa Caterina, adiacente alla Basilica della Natività, in processione da Gerusalemme, attraversando in auto il posto di controllo israeliano lungo il muro di sicurezza attraverso il varco aperto proprio per la messa, indossando sopra l'abito talare rosso, è la prima volta, una kefyah bianca e nera simbolo del nazionalismo palestinese.
Probabilmente proprio questa “scelta” del Patriarca ha portato la consorte del leader israeliano Netanyahu a scrivere una lettera al Santo Padre per chiedere il “Suo autorevole intervento a favore della liberazione dei rapiti israeliani da parte di Hamas il 7 ottobre senza condizioni”.
Fatto avvenuto durante il discorso papale, il giorno di Natale, dalla famosa “finestra”.
Immediata la risposta da parte del leader di Hamas, Yahya Sinwar.
Questi, sparito dal 7 ottobre, ritenuto dagli israliani il "cervello" degli attacchi allo Stato ebraico, è riapparso con un messaggio ove parla di “una battaglia feroce, violenta e senza precedenti contro Israele” ed, ovviamente, nulla dice dei centoventicinque rapiti israeliani che detiene nei tunnel di Gaza da quel giorno. Ventotto i minorenni, molti i bambini.
Bambini che sono “bambini” esattamente come quelli che stanno morendo a Gaza a causa delle bombe israeliane e del loro utilizzo come “scudi umani” da parte dei terroristi di Hamas.
Questi sono “giorni strani”, giorni di attesa di quel 2024, anno che si preannuncia assai complesso.
Anno che dovrà vivere le elezioni statunitensi e quelle della Federazione Russa, inoltre vi sarà la tornata elettorale nella Unione Europea.
Elezioni che, facile prevederlo, porteranno a cambiamenti di rotta ed a, questo sì che è auspicabile, nuovi percorsi politici che doneranno nuova pace e prosperità al mondo.
In questi “giorni strani” di inizio di tante “campagne elettorali”, ultima, ma non ultima, possiamo, anche, leggere una intervista al Cardinal Matteo Maria Zuppi sul Corriere della Sera.
Una intervista, definiamola “non ostile”, comunque molto interessante, tutta, pur se spesso difficile da condividere, almeno per chi scrive.
Una intervista “facile” per Sua Eminenza, una intervista “illuminante” del pensiero di quello che, così dicono molti ben informati di “oltretevere”, sembrerebbe “il pupillo di Papa Francesco per la successione al soglio di Pietro”.
Una intervista che è probabilmente la reazione al tanto spazio che recentemente è stato dedicato al Cardinale dal settimanale Panorama e dal quotidiano La Verità.
Testate che hanno reso tristemente evidente il rapporto fra Luca Casarini, la sua ONG Mediterranea e la Chiesa Cattolica italiana a guida Zuppi.
Luca Casarini, ex leader delle “tute bianche”, uomo che ha celebrato il matrimonio civile della figlia del “cattivo maestro” Toni Negri a Pantelleria, è attualmente sotto inchiesta da parte della procura di Ragusa per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione”.
In questa intervista, ove ampio spazio è dedicato ai rapporti fra l’ex Tuta Bianca e varie istituzioni della Chiesa Cattolica in Italia, vi è un passaggio per “palati fini”.
In essa, infatti, il lettore può leggere questa interessante affermazione del porporato, attualmente Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, al giornalista: “alcuni avversari del Papa mi ricordano gli gnostici, che riducevano Dio a entità e la fede a un salotto intelligente, senza esperienza umana. All’estremo opposto ci sono quelli convinti che la salvezza sia frutto solo delle nostre mani, come se la grazia non esistesse. In mezzo c’è il cristianesimo, la Chiesa che non contrappone mai la dimensione umana e quella spirituale”.
Frase assai criptica per i più, ma assai dotta, ove il Cardinale sovrappone il Cristianesimo al Cattolicesimo.
Io, sempre “cittadino semplice” la definirei, soprattutto, assai illuminante sul “conflitto” in essere nella Chiesa Cattolica Romana.
In fondo, sempre nelle segrete stanze, sempre più spesso, l’uditore attento sente usare una parola, brutta e pericolosa per la storia della Chiesa così come rappresentata dall’Evangelista Matteo, “scisma”.
Rischio che si percepisce nell’ascoltare molte comunità cattoliche.
Forti, per esempio, i malesseri nella Chiesa Cattolica statunitense, malesseri gestiti con la “frusta” da Papa Francesco che ha deposto i Vescovi a Lui “ostili”.
Famoso anche in europa il caso del vescovo texano Joseph Strickland, capo della Diocesi di Tyler, rimosso personalmente dal Papa perché aveva accusato lo stesso Francesco di eresia e di minare alle radici “il patrimonio della fede in materia di sessualità, sacramenti, sinodalità”.
Altrettanto forte la decisione, sempre del Santo Padre, di “togliere” l’appartamento e lo stipendio al Cardinale Raymond Leo Burke.
Il porporato, anni 75, è considerato un esponente di spicco della corrente tradizionalista statunitense e sembrerebbe essere stato apostrofato come “nemico” dallo stesso Pontefice durante una riunione della Curia romana.
“Un mio nemico” avrebbe detto il Santo Padre.
Se esistono i “nemici” vuol dire che esistono, anche, gli “amici”.
Due “fazioni”, il rischio di “scisma”, se queste parole fossero attendibili, sarebbe “plausibile”.
Plausibile ma, certamente questo pensano tutti i credenti in Cristo nel mondo, assai poco auspicabile.
Anche per questo rischiano di essere ulteriormente “divisive” le parole del Cardinal Zuppi sugli “gnostici”.
Gnostici, in alcuni casi a loro insaputa, assai numerosi nella Chiesa Cattolica che ha amato Papa Benedetto.
Gnostici, ancor più spesso a loro insaputa, assai presenti, e forti, nell’ indispensabile, anche per le casse vaticane, Chiesa Cattolica Statunitense.
Cattolici, questi, netta maggioranza nel corpo elettorale chiamato al voto per eleggere il futuro presidente americano nel 2024.
Cattolici assai schierati con quel Donald Trump proprio non “apprezzato” da Papa Francesco così “vicino” ai Clinton ed agli Obama tanto da aver recentemente partecipato ad una manifestazione pubblica della Fondazione Clinton in video conferenza.
Il Natale è passato fra “guerre” e “guerre di parole” purtroppo, ma, a guardar bene, ci ha portato in dono una “chiave di lettura” dell’anno che verrà.
Io, sempre “credente e cittadino semplice”, non potrò che ricordarmi tutti i giorni le magnifiche parole di Papa Benedetto il giorno che sali al soglio di Pietro “Io, umile servitore nella vigna del Signore”.
Forse, anche io gnostico, magari a mia insaputa, certamente “umile” nel solco di quel grande teologo, vero maestro di vita, non solo cristiana.
Ignoto Uno
27/12/2023