ORIENTARSI TRA
LA REALTÀ DEI FATTI
E LE CONGETTURE:
UNA POSSIBILITÀ
O UN DOVERE?
Da che cosa differisce l’attuale situazione del conflitto russo-ucraino da quella di due, tre, o anche sei o nove mesi fa? Nella realtà dei fatti, non ci troviamo forse di fronte agli stessi movimenti bellici, agli stessi tentativi di pace, falliti da entrambe le parti, agli stessi rimbalzi di colpe e responsabilità a cui assistevamo alla fine di febbraio 2022, quando il tutto è cominciato, o meglio, è esploso nell’attuale stato in cui si trova? Certamente a cambiare sono state le reazioni sociali, le idee condivise dai cittadini, la visione che si ha in merito alla questione, la quale, in sé, alla fine forse non si discosta più di tanto da com’era all’inizio.
I mass media occidentali hanno compiuto sforzi da giganti per mantenere incollato lo spettatore, il lettore, l’ascoltatore alle notizie costantemente angoscianti e proprio per questo ripetitive che avrebbero dovuto dare origine ad atteggiamenti di timore e di sottomissione psicologica alle logiche governative occidentali, dichiaratesi alla difesa totale dei diritti degli stessi cittadini-sudditi.
Ebbene, è proprio con l’intento di dissipare questa cortina di ambiguità, questa spirale di condizionamenti, che proponiamo in un’ottica differente uno dei più recenti fatti di cronaca, riguardanti in particolare il rapporto che la Bielorussia intrattiene con l’Ucraina da una parte e la Russia dall’altra. Il lettore, il cittadino, in generale colui o colei che si informa sarà probabilmente già venuto in contatto con la notizia per cui il presidente Putin starebbe pensando di applicare le maniere forti per convincere il suo omologo bielorusso Lukashenko ad appoggiarlo convintamente nel conflitto. Come riporta una nota testata giornalistica italiana, "su istruzioni di Vladimir Putin al suo ritorno dall'ultimo vertice CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva), l'intelligence militare russa potrebbe tentare nei prossimi giorni di perseguire uno scenario che preveda un attentato al presidente bielorusso Alexander Lukashenko, o una sua imitazione con l'obiettivo di intimidirlo e spingerlo a ordinare finalmente alle sue truppe di impegnarsi direttamente nella guerra contro l'Ucraina, al fianco delle truppe russe". Queste parole provengono dal centro studi statunitense Robert Lansing Institute, che cita fonti nella leadership militare russa in un articolo pubblicato sul suo sito web.
Ma non finisce qui, o meglio, non ci si limita alle idee teoriche: la fonte continua affermando che a seguito dell’uccisione di Lukashenko “le sue funzioni sarebbero affidate al Segretario Generale del CSTO, Sanislav Zas, uomo fedele alla Russia e sotto il controllo del GRU (Intelligence Russa), il quale dichiarerebbe l’adesione della Bielorussia alla Russia come entità autonoma per prevenire la minaccia militare dell'Ucraina e della Polonia”.
Ebbene, il nostro lettore, o meglio, il cittadino in generale dovrebbe ora cominciare con attenzione a vagliare proprio tutte quelle notizie che gli sono pervenute da disparate fonti di stampo sensazionalistico: al momento, infatti, nulla di tutto ciò è certo, trattandosi solamente di ipotesi che potrebbero, con una buona dose di probabilità, non avere alcun seguito. E nel caso invece in cui veramente ciò accadesse? La nostra fonte continua spiegando che, in tale scenario, verrebbe riproposta dalla Russia “una narrazione propagandistica secondo cui l'attentato è stato architettato da Washington, [...con] prove inventate del coinvolgimento dell'Ucraina e della Polonia sotto la guida dell'intelligence della Nato”.
Tuttavia, lo stesso cittadino medio che si trova ad informarsi è probabilmente venuto già in contatto con un’ulteriore notizia su una lunghezza d’onda tale per cui potrebbero istillarsi ulteriori dubbi: l’improvvisa morte del ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei, di 65 anni, annunciata dal portavoce del dicastero Anatoly Glaz citato da Sputnik Bielorussia, ripresa dall'agenzia russa Ria Novosti. Prima di diventare ministro, egli era stato assistente del presidente Lukashenko (2000-2008), di cui era ritenuto un possibile successore, e poi capo dell'amministrazione presidenziale (2008-2012). Come riporta una fonte differente ma di pari autorevolezza, “ci sono voci che la morte improvvisa di Makei sia dovuta ad un avvelenamento, come riportato su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministero ucraino dell'Interno, ipotizzando che si tratti di un avvertimento per il presidente Lukashenko”.
Ebbene, è proprio in questo amalgamarsi di congetture, idee e sospetti, possibilità drammatiche da una parte ed eccessivamente caricate dall’altra, che il nostro lettore, auspicabilmente identificabile con un cittadino medio che ha a cuore la propria consapevolezza sociale, si trova a dover scegliere quale corrente di pensiero gli pare più veritiera e meno rattoppata nelle proprie convinzioni: ecco la causa dunque per la quale è opportuno presentare gli eventi più ambigui, come quelli appunto relativi ai potenziali progetti russi e ai rimbalzi di responsabilità per la morte del presidente degli Esteri bielorusso, in un’ottica quanto più possibile obiettiva, pratica e spoglia di ogni filtro emotivo, per riuscire finalmente a vedere i fatti come stanno, e non più come vengono temuti. Solo così si perseguirà e raggiungerà l’obiettivo di diventare veramente consapevoli, attenti e puntuali nell’analisi di ciò che accade intorno e dentro alla nostra società.
Boris Borlenghi
27/11/2022