Dal G7 alle "Cose Concrete"
Non possiamo non notare come il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden preferisca, durante il G7 in Puglia, occupare il proprio tempo in una conferenza stampa con Zelensky piuttosto che prendere parte alla concomitante cena offerta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il padrone di casa, mentre lo stesso Biden ritenga utile tenere un bilaterale della durata di 40 minuti con la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni.
Bilaterale, lo riferiscono fonti di entrambi i presidenti, ove sono state concordate le azioni, anche di natura finanziaria e commerciale, rispetto a quella che congiuntamente definiscono “guerra di aggressione russa all’Ucraina” e “ribadire il comune impegno per un accordo complessivo al conflitto a Gaza per la fine delle ostilità, la liberazione degli ostaggi e il rafforzamento del sostegno umanitario alla popolazione civile, sottolineando l'importanza che Hamas assuma un approccio costruttivo a tale processo".
Nell’incontro si è anche discusso, lo riferisce lo staff del presidente americano, dei “rispettivi sforzi per rafforzare la sicurezza economica reciproca e rispondere alla coercizione economica".
Noi “piccoli del mondo” allo stesso tempo possiamo rimanere vincolati alle nostre tristi cose quotidiane e leggere il rapporto della Banca d’Italia diramato proprio durante il “bilaterale” che riporta tutti noi, “grandi” e “piccoli” del mondo dai fasti pugliesi ai piedi per terra.
La Banca Centrale dichiara che ad aprile il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 11,5 miliardi rispetto al mese precedente e si è attestato a 2.905,7 miliardi e che nel 2024 salirà del 4% rispetto al 2023.
Dichiara, inoltre, che il delta emissioni - rimborsi abbinato alla rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione ed alla variazione dei tassi di cambio ha aumentato il debito pubblico di 1 miliardo di euro.
Ancora, non si può non evidenziare che Banca d’Italia dichiara che l’intero aumento del debito è dovuto alle Amministrazioni centrali, cioè ai ministeri ed alle attività del governo, dato che sia il debito delle Amministrazioni locali sia quello degli Enti di previdenza è rimasto “sostanzialmente stabile”.
Inoltre, sempre la Banca Centrale italiana stima l’inflazione al 1,1% in base annua, dato che è indispensabile leggere insieme agli elementi presenti nel Rapporto Istat 2024 che delineano un quadro veramente a tinte fosche in ordine alla crescente povertà nel paese.
In esso si legge, infatti, che l'8,2% degli occupati è a rischio di povertà assoluta a causa dei salari bassi e degli impieghi di bassa qualità.
Il disagio economico, lo dice sempre il Rapporto Istat 2024, delle famiglie italiane è sempre più alto e, fatto ancor più grave, sempre più diffuso.
Rapporto che alza la percentuale di cittadini occupati a rischio povertà all’11,5% mentre quella dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta è al’8,2%.
Il Pil 2024 Banca d’Italia lo stima al 0,6% con un minimo aumento nel 2025 ove si dovrebbe assestare a 0,9% e nel 2026 al 1,1%.
Nella UE27 il PIL nel 2024 si attesterà mediamente all'1,0% e la stima del PIL degli Stati Uniti per il 2024 si attesta a 2,5%.
Dati che definiscono spazi estremamente ridotti per la politica di bilancio dei prossimi anni.
A fronte di questa inconfutabile analisi che parte dalla constatazione che tutti i più autorevoli centri studi economici rappresentano lo stato di salute economica della nostra Patria nello stesso modo, stupisce, anzi rattrista, dover constatare i toni trionfalistici che noi italiani dobbiamo quotidianamente ascoltare sul ruolo dell’Italia nel mondo.
Lieti di sentir parlare da mesi del Piano Mattei per l’Africa, saremo ancor più lieti di sentir parlare di un più concreto Piano di taglio dei costi delle amministrazioni centrali visto quanto sopra riportato.
Una seria ed incisiva “spending review” appare come non ulteriormente procrastinabile per motivi palesemente clientelari.
A riguardo si consiglia di non perdere tempo e di usare a piene mani quel rapporto che Cottarelli, economista che non desidera essere definito professore ma che ha idee chiare e competenza comprovata, propose nel 2012.
Rapporto ancora drammaticamente valido.
Archiviato il “circo” del G7 in Puglia ove i proclami lasceranno in poche ore lo spazio alla realtà, un G7 ove noi che siamo i “piccoli della terra” abbiamo dovuto sentire il Presidente ucraino Zelensky affermare “ora possiamo vincere la guerra” dopo aver firmato alcuni accordi molto “urlati” ma dalla fattibilità “confusa” che, a noi italiani, riportano alla memoria la grillina affermazione “abbiamo vinto la povertà”, l’Italia rientrerà nel suo incubo quotidiano.
Se l’esecutivo italiano ha un passo da “statista” proponga ai propri cittadini progetti concreti.
Auspicabile e gradito, come sopra scritto, un forte progetto di taglio dei costi pubblici che non sia basato su logiche di tagli lineari ma incisivi e razionalmente strutturali che producano effetti di lungo periodo.
Altrettanto gradito ed auspicato un comprensibile e concreto Piano Industriale non basato su dismissioni e cessioni di quote di mercato come drammaticamente avvenuto in più casi nel recente passato.
Entrambi questi “piani” non possono che essere ritenuti altro che imprescindibili per poter attuare un concreto taglio delle imposte, elemento questo strategico per riportare alla competitività il nostro sistema Paese.
Oggi l’unico elemento di speranza di concreto passo avanti nella nostra amata Italia è la legge di riforma della giustizia, certamente timida, altrettanto certamente seria e percepibile da chi dall’estero deve decidere se investire in Italia è possibile o eccessivamente rischioso.
Vi è, poi, il “papocchio” della riforma del “Cancelierato” che con il tanto evocato in campagna elettorale presidenzialismo poco o nulla ha a che fare.
Tutto questo mentre il 5 novembre statunitense si avvicina e, se lo sgarbo di Biden al Presidente Mattarella al G7 fa comprendere come “l’amicizia” con l’asse Clinton - Obama - Biden sia garantita dalla Premier Meloni, non può essere sottovalutata la sempre più probabile vittoria del Partito Repubblicano a guida Trump.
Ovviamente sempre che non vi sia qualcuno che non speri in qualche “creativo colpo di teatro”.
In fondo è impossibile non tenere in considerazione il fatto che la stragrande maggioranza degli elettori filo partito repubblicano in Stati Uniti è certo che vi siano stati brogli che hanno stravolto il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 in America e che gli stessi vivono con “rabbia”, più che con “preoccupazione”, che quanto da loro ritenuto come elemento certo dell’ estromissione del Presidente Trump dalla Casa Bianca nel 2020 si possa ripetere.
Ignoto Uno
15/06/2024