Ansie di guerra. Quali parole usare?
Nel voler spiegare a noi “cittadini semplici” quanto stia accadendo nello scenario mediorientale e nel sentire il linguaggio che gli “esperti” utilizzano, chiedo a me stesso se posso essere certo che i commentatori nostrani, il cui ruolo dovrebbe essere aiutare noi “cittadini semplici” a comprendere il momento storico che stiamo vivendo, non indirizzare il nostro pensiero verso i loro interessi, conoscano il reale e profondo significato delle parole che intendono usare a quel alto fine per il quale si reputano adeguati.
Sentiamo usare, con tanta sicurezza ed altrettanta sicumera, parole quali “guerra”, “terrorismo” e, ultimamente, “guerriglia”.
Io, certo di non sapere, studio e, stimolato dalla tragedia in corso, cerco di migliorarmi nell’uso delle parole.
Smarchiamo un punto.
La “guerra” è una “lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti, in ogni caso parziali, conflitti di interessi ideologici ed economici” questo posso trovare su quel, almeno da me, amato testo che si porta il nome di Treccani.
Conseguentemente, nella attuale tragedia medio orientale, la parola “guerra” è usata impropriamente non essendo Hamas uno Stato, bensì essendo lo steso stato definito, formalmente, “organizzazione terroristica” dalle Nazioni Unite e da moltissimi Stati, fra cui tutti gli Stati Europei.
Smarcato questo determinante elemento, mi addentro nello studio e cerco il significato di “Terrorismo”?
Come spesso mi succede, al fine di comprendere, continua a venirmi in soccorso il sempre utile ed assai poco compulsato da molti fra coloro che, al contrario di chi scrive, non si reputano “cittadini semplici”, Treccani.
La definizione di “terrorismo” che questo importante testo fornisce è “uso di violenza illegittima finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili”.
Io, sempre “cittadino semplice”, mi chiedo se “sgozzare bambini e neonati” possa essere parte di quel “simili” che troviamo nella definizione.
Essendo assai certo che non possa esserne parte deduco che il concetto di “atto terroristico” sia assai riduttivo, finanche improprio, di fronte a tanta nefandezza.
Probabilmente il termine “barbarie” potrebbe essere più adeguato, per definire quanto avvenne il 7 ottobre nella Terra di Davide.
Quel giorno dei “barbari” hanno volutamente e premeditatamente sgozzato e bruciato vivi esseri umani, addirittura bambini.
Chi si spinge fino a quei gesti noi, “esseri con umanità”, li dobbiamo definire “barbari”.
Nessuna altra definizione può essere adeguata.
Il Treccani, infatti, definisce il “barbaro” colui che vive una “vita caratterizzata da un grado infimo di civiltà e cultura e dal prevalere della forza sulla ragione” e continua dichiarando che detta forma di vita è “estranea o contraria al nostro modo di concepire e organizzare l'esistenza” tanto da essere definita “incivile”.
Uccidere un bambino, ne basta uno non ne servono quaranta, volutamente con un “atto barbaro” quale è lo “sgozzare” non è un “atto terroristico”, è un atto di “barbarie”!
Nulla a che vedere con un atto di “guerriglia”.
Sempre il Treccani, almeno da un “cittadino semplice” come me, uomo che sa di non sapere e, conseguentemente, cerca, attraverso la maieutica, di comprendere, fornisce “illuminanti” punti di ragionamento sul, in queste ore in voga sui media italici, concetto di “guerriglia” e di “guerrigliero”.
In esso, infatti, troviamo che “la guerriglia è una serie discontinua di azioni di guerra condotte contro un esercito regolare da formazioni autonome irregolari, di scarsa entità, per lo più favorite dalla conoscenza dei luoghi e dall'appoggio della popolazione”.
Ebbene un “atto di guerriglia” non può essere un “atto barbaro”.
La “guerriglia” prevede atti di “sabotaggio”, anche “atti di terrorismo”, non “atti di barbarie” quali quelli sopra ricordati.
Atti, che questo sia ben ricordato da tutti noi “esseri umani che amano i comportamenti civili”, gli stessi membri di Hamas hanno documentato con video la cui visione è stata certificata dal Segretario di Stato americano in una conferenza stampa.
Il popolo palestinese ha diritto ad una terra ove costruire in libertà e pace con tutti il futuro dei propri figli, proprio per questo è triste e drammatico vedere manipolare le “parole” da chi, ideologicamente schierato contro lo Stato di Israele, vuole convincere i “cittadini semplici” che Hamas abbia compiuto questa nefandezza avendo dei “diritti”.
Nelle sempre più frequenti nella nostra Europa manifestazioni di piazza di queste ore si deve vedere abbinati e confusi i “palestinesi” e “Hamas”.
I palestinesi sono un popolo che soffre anche, forse soprattutto, a causa di Hamas.
Hamas è solo “barbarie”, neanche “terrorismo”.
Gli Stati tutti, uniti, devono estirpare dalla faccia della terra questi “barbari” al fine di dare ai palestinesi quello spazio politico che possa portare all’attuazione dei Trattati di Oslo firmati dai Premi Nobel per la Pace Rabin ed Arafat e stimolati dal presidente statunitense Bill Clinton.
Durante la presidenza Trump, Israele e alcuni Stati Arabi firmarono i Patti di Abramo, recentemente eguale firma si sta materializzando fra Israele ed Arabia Saudita.
Quest’ultimo atto ora è stato “congelato”, noi “cittadini semplici” dobbiamo sperare che presto possa essere compiuto.
Quella firma segnerebbe un passo di non ritorno verso la logica politica del “due popoli, due Stati”.
In pace fra loro, in pace con tutti.
Con buona pace di chi pensa di “esportare la democrazia”.
Ignoto Uno
16/10/2023