Diluvia …. pannelli solari
e auto elettriche
vs canali puliti
Questa volta sono state l’Emilia Romagna e le Marche ad essere colpite da un eccesso di acqua piovana che, in gran parte per la trentennale mancanza di attenzione e programmazione alla sicurezza dell’ambiente, ha causato distruzione e morte.
Quanti i casi analoghi in questa seconda repubblica? Da Alessandria, al Sarno ed Olbia, a tante altre, fra cui le stesse Emilia Romagna e Marche anche nel recente passato, solo per citarne alcune.
A tragedia avvenuta noi “cittadini semplici” sentiamo sempre la solita litania da parte dei politici e degli immancabili opinionisti.
L’immancabile “plauso ai soccorritori” a cui segue sempre l’ovvietà “in primo luogo dobbiamo recuperare le vittime”.
Le ovvietà sono sempre come le bombe a grappolo, una segue l’altra, per cui immancabile arriva il ministro, il politico o l’opinionista che ci informa che “il governo farà tutto il possibile per aiutare gli sfollati e coloro che hanno perso tutto”.
Dirigenti pubblici che si sperticano a far ben percepire l’impegno delle forze armate, delle forze dell’ordine, dei pompieri e dei sanitari nel prestare aiuto a chi si trova a dover ricominciare la vita da zero a causa, in gran parte, delle carenze che gli stessi dirigenti pubblici hanno avuto nell’agire in modo preventivo ed evitare che tragedie come queste avvengano.
Desidero parlare chiaro. Non è colpa di Nostro Signore se i canali non sono manutenuti, se si è costruito sotto il livello del mare, se non si sono precostituite aree di sfogo per le acque in eccesso. La colpa è esclusivamente dei vari livelli di Stato che avevano, ed hanno, delega a gestire il territorio.
Danni incommensurabili quelli che queste mancanze hanno causato.
Danni sul piano umano. Cittadini deceduti e tanta sofferenza per chi, rimasto in vita, vede ogni suo sforzo disintegrato.
Danni economici, non solo per le famiglie e gli individui, ma per un tessuto socio economico che subirà un impatto le cui dimensioni saranno di lungo periodo e che superano di molto il territorio colpito.
Lo Stato è così poco reattivo nella ricostruzione che il mondo dei media attiva una parallela rete di solidarietà chiedendo a noi “cittadini semplici” di intervenire direttamente sostituendosi ai doveri dello Stato.
Media che esplicitamente dichiarano che “lo Stato è lento ed inefficiente”.
Media che si mobilitano per sostituirsi, almeno in parte, alle istituzioni proprio a causa di dette lacune chiedendo l’aiuto ai singoli e garantendo loro una diretta ed accurata rendicontazione su come verranno utilizzate le loro donazioni.
Rendicontazione che lo Stato, ai suoi vari livelli, ben si guarda dal fornire ai cittadini.
È proprio in questa dichiarazione di inefficienza dello Stato, in ogni suo elemento istituzionale, il punto.
I politici, la politica tutta, sempre supportata da opinionisti onnipresenti, pontifica su quanto accaduto, in questa occasione come in ogni altra, per, poi, fornire sempre le stesse risposte. In pratica ritardando il pagamento delle tasse e dei mutui a chi si trova con più nulla in mano. Mutui che, oltretutto, sono stati erogati da soggetti privati quali le banche e non da soggetti pubblici.
Al netto di coloro che riescono a trovare il modo di parlare di pannelli solari e auto elettriche come soluzione per evitare che fatti di queste dimensioni si possano ripetere, vi è da chiedersi se questi se ne abbiano vantaggi personali dato che, anche di fronte ad un dramma di queste dimensioni, riescono a parlare di argomenti così insignificanti se rapportati al dramma in essere, gli interventi del ceto politico meno demenziale spiegano a noi “cittadini semplici” cosa si sarebbe dovuto fare per evitare la tragedia.
A questi ultimi noi “cittadini semplici”, sommessamente, chiediamo quali le cause che hanno loro impedito di fare quello che oggi ci spiegano invece di spiegarcelo ora che è palesemente tardi.
Oltretutto chiediamo, sempre noi “cittadini semplici”, se riusciranno ad attivarsi prima che un’altra tragedia di egual tipo colpisca nuovamente la nostra Patria? Magari nelle stesse zone già colpite.
Come non riportare alla memoria che, fino al giorno prima della ennesima tragedia legata a piogge, invece di attuare le ricette oggi cosi chiare ai gestori del bene comune, si è sentito solo parlare di “cambiamento climatico”, “CO2”, “cappotto agli immobili” ed “auto elettriche” dando a queste “soluzioni” la bacchetta magica per risolvere il “cambiamento climatico dovuto all’arroganza dell’uomo”.
Quanta malafede e quanti affari in queste noiose, sono eufemistico, affermazioni.
Nessuno nega che l’uomo deve volersi più bene e difendere l’ambiente anche riducendo le emissioni di CO2, ma il tema ambientale non può e non deve divenire esclusivamente un affare per le multinazionali come questa Europa sta facendo.
L’Europa si impegni a spingere gli Stati meno virtuosi, fra cui certamente la nostra amata Italia, ad attuare politiche di tutela ambientale del territorio che portino reali e forti impatti e non risibili risultati in ordine al miglioramento dell’ambiente e, al contrario, grandiosi risultati economici per le multinazionali.
Favorire massive opere di rimboschimento, favorire massive azioni di riduzione della cementificazione dei territori, favorire politiche che portino al recupero delle aree rurali dismesse, favorire il recupero ad uso agricolo dei territori invece di riempirci di “quote” per trasferire la produzione in aree geografiche ove, magari, le multinazionali sono già proprietarie di tutta la terra agricola disponibile, ecco cosa ci piacerebbe veder fare dalla sempre osannata Europa.
Invece la stessa ci vuol dire che le piogge torrenziali le eviteremo disintegrando i territori con i pannelli solari, casualmente prodotti in Cina, con le auto elettriche, le cui batterie sono casualmente prodotte in Cina, o con i cosiddetti “cappotti” alle nostre abitazioni.
Tante chiacchiere, tantissima demagogia, devastante pressapochismo e mancanza di etica della nostra classe politica e dirigente.
Una diversa menzione va annotata per i tanti “cittadini semplici” di ogni età, ma i giovani sempre bistrattati vanno particolarmente evidenziati, che si sono organizzati autonomamente dalle istituzioni per portare aiuto a chi ne ha tanta necessità in quei cento comuni distrutti non solo dalla pioggia ma, direi soprattutto, dalla incompetenza e disattenzione del ceto dirigente, tutto, italiano.
I media, sempre pronti con la demagogia, li hanno denominato “angeli del fango”, impossibile per chi vive solo di slogan non rilanciare il messaggio “italiani brava gente”.
Peccato che questa “bontà” di noi “cittadini semplici” viene spesso dimenticata quando il ceto dirigente non ha la necessità di strumentalizzarla.
Ceto dirigente, soprattutto politico, che, addirittura davanti ad una tragedia come questa, non frena le proprie ambizioni personalistiche, speriamo non economiche, e cerca di dimostrare, credo sia indispensabile tornare sull’argomento per definire la pochezza di chi ha l’onere di condurre la nazione ai vari livelli, che con i pannelli solari, le auto elettriche ed i mitici “cappotti termici” alle nostre case si risolvono i problemi della CO2 e, conseguentemente, del riscaldamento globale.
Se non ci fossero stati, per l’ennesima volta dei morti e tante famiglie rimaste senza nulla, ci sarebbe da iniziare a ridere a crepapelle.
Quanta demagogia, se vogliamo essere ingenui, quanto opportunismo da parte di politici senza alcun scrupolo, se decidiamo di guardare la realtà.
Guardiamo i numeri della famosa CO2 nel mondo.
Nel 1950 le emissioni di tonnellate di CO2 nel mondo erano 6 miliardi, nel 2021 i miliardi erano 37,2. Il 500% in più, fatto certamente preoccupante la cui tendenza deve essere invertita.
Vediamo, allora, chi produce più CO2 nel mondo.
La Cina emette 9.838.745.028 tonnellate di CO2 in un anno, gli Stati Uniti 5.269.529.513, l’India 2.466.765.373, la Federazione Russa 1.692.794.838, il Giappone 1.205.061.178.
Queste Nazioni producono da sole circa 20 dei 37 miliardi di tonnellate.
In Europa la prima in classifica per produzione di CO2 è la Germania con 799.373.211.
L’Italia ne produce 355.454.172 tonnellate di CO2.
Volendo accettare che la causa primaria del cambiamento climatico sia l’incremento di CO2, certamente ne è una concausa, è atto dovuto affrontare il tema della produzione della stessa partendo da come convincere i grandi produttori a ridurre significativamente le loro emissioni.
Il riscaldamento globale è, infatti, globale e globalmente va affrontato anche stimolando fattivamente, per esempio con le tanto utilizzate in altri scenari sanzioni, gli stessi ad impegnarsi nella tutela del globo.
Facile comprendere, calcolatrice alla mano, che la riduzione delle emissioni di CO2 della Cina del 5% darebbe un risultato maggiore dell’azzeramento delle emissioni di CO2 dell’Italia.
Ancor più facile comprendere che ridurre del 5% le emissioni di CO2 partendo da numeri così elevati è estremamente più facile e assai meno di impatto sul sistema economico ed industriale che ridurre le emissioni di un praticamente niente a confronto in Italia.
Perché questo non avviene?
Forse perché, un esempio potrebbe aiutare a comprendere, l’Italia importa 157 milioni di tonnellate di merci che arrivano nei suoi porti in grande parte proprio dalla Cina e dai primi altri tre Paesi per emissioni di CO2?
Il presidente Trump ha uno slogan che recita “America first”, egli dichiarava che il benessere dei cittadini statunitensi doveva venire prima delle emissioni di CO2, la Cina continua ad incrementare dette emissioni, parimenti l’India.
Noi italiani continuiamo a perdere posti di lavoro e fatturato da un lato e, dall’altro, drammaticamente, siamo sempre costretti a contare morti e sfollati a causa della pioggia.
Forse, lo dico da “cittadino semplice”, sarebbe molto, ma veramente molto, più utile spostare la nostra attenzione ed i nostri investimenti in sicurezza ambientale. Spostare i nostri investimenti dai pannelli solari e dalle auto elettriche a manutenere i canali e progettare un vero recupero ambientale.
Magari, così facendo, aumenteremo anche l’occupazione, oltre a ridurre la conta dei cadaveri e degli sfollati.
Arrivederci alla prossima alluvione, certi che queste parole potranno essere riutilizzate cambiando solo data.
Ignoto Uno
23/05/2023