Riflessioni agostane. Zelensky siamo sicuri che abbia fatto il bene del suo popolo?
Il presidente ucraino Zelensky ha recentemente dichiarato che “174.000 km² di territorio ucraino sono coperti di mine ed ordigni bellici inesplosi”.
Un “cittadino semplice” come me si chiede se questa tragedia, se questo portato di morte e dolore, se gli odii che ha causato e che rimarranno per chissà quanti anni, potevano essere evitati.
Un popolo, quello ucraino, ha subito la devastazione della propria vita, della propria nazione, del proprio futuro all’interno della propria patria.
L’Ucraina si sviluppa su una estesa di 603.628 km², un terzo oggi inutilizzabile perché disseminato di ordigni inesplosi.
Nel 2021, prima del conflitto, vi vivevano 43,79 milioni di persone ed oggi ha un PIL intorno ai 150 miliardi di euro, con la guerra ridotto almeno di un terzo rispetto a prima della pandemia da COVID e una inflazione che è volata sopra il 26%.
L’ultimo report della Banca mondiale stima in 252 miliardi le perdite per la chiusura delle attività in Ucraina, in particolare a causa del crollo delle attività in agricoltura, prima della guerra asset strategico della nazione.
Tutto questo pur se l’occidente sta supportando l’economia del paese con aiuti estremamente rilevanti.
Ufficialmente l’amministrazione Biden ha inviato liquidità per 40,4 miliardi, in totale gli Stati Uniti hanno deliberato costi direttamente collegati alla guerra in terra di Ucraina sopra i 200 miliardi. Ovviamente, a questi, vanno sommati i costi per le azioni a favore del governo Zelensky degli Stati Europei.
Tutti questi sforzi per piegare una superpotenza quale la Federazione Russa che nulla altro chiedeva se non di vedere l’Ucraina come “Stato cuscinetto” e non membro NATO e dell’Europa.
Come non notare che le tensioni nello scenario ucraino furono fortemente ridotte durante l’amministrazione Trump mentre si arrivò ad un passo dalla guerra già durante il secondo mandato Obama? Guerra che è esplosa con l’amministrazione Biden.
Oggi l’Ucraina è devastata, praticamente un terzo del Paese è, e sarà, inutilizzabile per chissà quanti lustri dopo che finirà questa assai evitabile guerra.
Un drammatico conflitto che trova origine nel 2014, in piena “era Obama”, nelle province che vedevano una forte presenza di comunità russofone. Gli ucraini anti russofoni li volevano “estirpare” da quei territori.
Al tempo, però, i media occidentali rimanevano silenti e le cancellerie si giravano dall’altra parte.
In un anno e mezzo l’Ucraina non esiste praticamente più.
Territorio distrutto, un popolo esule che vede solo anziani e coscritti al suo interno. La stragrande maggioranza di giovani donne ed i loro bambini all’estero, molte oramai vedove, e senza possibilità di rientrare nella propria patria per chissà quanti anni. Nel frattempo, fatto molto probabile, si saranno rifatte una vita, i loro bambini si saranno inseriti nelle comunità che li hanno accolti, e potrebbero decidere di tornare nella loro Ucraina solo per portare un fiore ai loro defunti.
Ucraini ed ucraini di origine russa che, sin dalle azioni naziste finalizzate a sradicare i russofoni dalle province di confine con la Federazione Russa, hanno iniziato un percorso di odio reciproco che, a noi “cittadini semplici”, ci porta alla memoria l’odio fra i popoli dei campi palestinesi in medio oriente.
Questo il risultato di una guerra che poteva essere evitata semplicemente rispettando le logiche condivise dal presidente Statunitense Reagan con l’allora leader sovietico Gorbachev negli incontri di Malta, Ginevra e Reykjavik.
L’occidente, per ingordigia e mancanza assoluta di lungimiranza, ha distrutto un popolo e la sua terra molto di più che la volontà imperialistica di Putin.
Al netto delle roboanti affermazioni di vittoria dei media occidentali, quale il futuro reale dell’Ucraina?
Sempre al netto delle medesime roboanti affermazioni dei media occidentali, quale lo scenario globale che ha causato questa evitabilissima guerra in terra di Ucraina?
La risposta di un “cittadino semplice” come me molto più amante della lettura profonda e dell’analisi autonoma dei dati attraverso la cultura del dubbio che della rincorsa delle notizie sui vari media, social o non che siano, è che gli Stati Uniti sono sempre più deboli sia politicamente che economicamente, e che l’Europa è oramai invisibile sui tavoli mondiali.
Una Europa devastata al suo interno e prona ad “interessi” che vengono da assai lontano.
Contemporaneamente, sempre noi “cittadini semplici”, notiamo con viva preoccupazione come la Cina sia pronta a “prendersi” Taiwan e come la Federazione Russa sia sempre più visibilmente presente e dominante in Africa.
Quando avremo la fortuna di poter osservare una Europa che, superati con un sol balzo i tavoli ove si parla di “gender” e di “cambiamento climatico”, riprenda a svolgere un ruolo autonomo in politica estera potendo, così, incidere sui processi globali che determineranno il futuro del dopo Yalta?
Che tristezza per noi “cittadini semplici” che abbiamo letto ed amato Altiero Spinelli notare tanta inconsistenza mischiata a tanta propaganda.
La guerra in terra di Ucraina ha distrutto l’occidente molto più che la Federazione Russa che, a dire il vero, sembra assai più stabile di quello che i soliti media ci vogliono far comprendere.
Come non prendere atto che gli Stati Uniti sono stati declassati dalle principali agenzie di rating mentre l’Europa è sempre più povera?
È tempo di un reale cambio di passo e di real politique.
Tutto l’occidente non può più accettare questa inutile guerra che crea solo morte, dolore e povertà in tutto il continente.
I tempi di “bella ciao” sono passati e noi “cittadini semplici” vorremmo essere certi che non debbano tornare.
Qualcuno si prenda l’onere di spiegare a Zelensky che “bella ciao” è il passato anche da lui, che le sue scelte politiche hanno già causato gravi conseguenze per il suo popolo e per il futuro della sua nazione e che è, anche per lui, arrivato il tempo della “real politique”.
Forse non è troppo tardi per tornare alla idea di Reagan e Gorbachev degli Stati cuscinetto.
Ignoto Uno
15/08/2023