Medio Oriente degli “orrori”
Il 7 ottobre scorso il gruppo terroristico sunnita Hamas ha deciso di assumersi in totale consapevolezza la responsabilità di innescare, attraverso atti ben più gravi di quelli terroristici, una situazione bellica che rischia di superare i confini dello Stato di Israele, superare i confini medio orientali e tramutarsi in una guerra dalle dimensioni imprevedibili.
Scelta politica, quella che abbiamo dovuto vedere noi “cittadini semplici”, che di ora in ora è sempre più possibile, pur se dallo stesso negato, ritenere etero diretta dal governo sciita iraniano.
Lo stesso governo a cui, probabilmente ora pentendosi amaramente, l’amministrazione Biden ha nell’ultimo mese trasferito ben 6,7 miliardi di dollari finalizzati ad attuare una agenda di pacificazione dell’area.
Azione, quella compiuta da Hamas, scientificamente pensata tenendo ben presente i “rancori” che sin dalla fine della seconda guerra mondiale erano chiari fra i popoli arabi ed il popolo ebraico.
Rancori, meglio definibili “odii”, le cui responsabilità vanno significativamente ricercate in chi nel “dividi et impera” vede la propria linea guida di azione politica, prima fra tutti, pur se non unica, quella Gran Bretagna che alla fine del ultimo conflitto mondiale cercava di mantenere il controllo sulla Terra di Davide.
Azione che ha superato il perimetro delle, comunque esecrabili, “azioni terroristiche” ed è volutamente e scientemente tracimata in quello delle “azioni barbare” con il fine di esacerbare detti odii ed unificare nell’odio le articolate fazioni islamiche contro lo Stato di Israele, fatto di cui dovranno essere chiamati a pagarne le responsabilità non solo gli esecutori materiali ma, forse ancora di più, coloro che in Hamas e fuori di Hamas la hanno programmata.
Hamas, questo è il netto pensiero di un “cittadino semplice” come me, nello sgozzare e bruciare donne e bambini,ha perso ogni diritto ponendosi nel recinto delle belve umane, allo stesso tempo la credibilità degli eventuali “responsabili politici internazionali” si è azzerata.
Aver deciso di attuare azioni così barbare e, addirittura con orgoglio, averli voluti documentare è stata una scelta scellerata che non può prevedere il perdono politico.
Una scelta che rappresenta un “orrore” e,anche, un suicida “errore” politico da cui i tanti palestinesi onesti, anche essi ostaggi di queste belve, vanno preservati.
Il 17 ottobre un razzo forse israeliano, fatto negato dal governo di Tel Aviv attraverso una documentata conferenza stampa, ha distrutto il principale ospedale di Gaza City causando molte centinaia di morti.
Cinquecento da fonte araba, duecentocinquanta per la CNN.
Con corretto senso politico il governo israeliano, mentre ha fornito al mondo una versione di quanto è accaduto presso l’ospedale di Gaza City ove parrebbe che l’evento sia di responsabilità jihadista, ha compiuto un corretto ed interessante cambio di passo aprendo dei percorsi umanitari.
Nel frattempo, il leader palestinese Abu Mazen rinunciava, spinto dalla propaganda araba, all’incontro con il Presidente Biden dimostrando di non avere lo spessore politico del suo precedente Arafat. Egualmente faceva il Re di Giordania, figlio di un “basso” ma non “piccolo” uomo che mi sento di escludere avrebbe mai cancellato un summit così delicato ricordandosi di essere diretto discendente del Profeta Maometto.
Sia se questo altrettanto drammatico evento avvenuto a causa di un errore avvenuto presso l’ospedale di Gaza sia attribuirle alle forze armate israeliane, sia se dovesse essere confermato dalla comunità Internazionale una diretta responsabilità Jihadista finalizzata a fornire la motivazione politica per una escalation militare nell’area, Israele dimostrerebbe di essere un grande Stato democratico ponendo in essere una azione di “de escalation” atta ad impedire l’esplosione di tutto il medio oriente.
Fatto che potrebbe portare ad una guerra mondiale da un lato e, addirittura, ad una drammatica fine della stessa esistenza dello Stato di Israele.
Oggi i tanti “cittadini semplici ed inermi” di quella terra, infatti, rischiano di essere devastati da una guerra che potrebbe vedere come attori i palestinesi libanesi di Hezbollah, gli iraniani Pasdaran dalle terre del Golan, oltre ad Hamas dalla Striscia di Gaza, si spera non le forze egiziane.
Questo causerebbe l’entrata in guerra delle truppe, già presenti nello scenario, degli Stati Uniti in soccorso dello Stato di Israele.
Da quel momento tutto sarebbe possibile sia nell’area mediorientale, sia in quella araba, che nel mondo intero.
Lo Stato di Israele avrebbe ancora più diritto, in funzione di questa saggia azione unilaterale di responsabilità, a chiedere, ed ottenere sull’onda di una forte azione internazionale, la liberazione di tutti gli ostaggi.
Questa sarebbe l’unica via per Hamas per ricuperare un minimo di credibilità internazionale dopo gli scempi che la stessa organizzazione ha compiuto.
Azione che la ha resa paragonabile al partito nazista.
Stato di Israele ed Hamas hanno molto da risolvere al loro interno, questo ci ha detto questo periodo di nuova follia medio orientale che ha visto “orrori” inaccettabili ed “errori” devastanti.
Vi è, poi, il tema di “sostituire” chi, da entrambe le parti, ha sbagliato troppo.
La democrazia israeliana, storicamente, sin dalla sua nascita, ha sempre saputo affrontare concretamente e senza scalpori queste situazioni.
Difficilmente le cancellerie mondiali potrebbero stupirsi se lo facesse anche questa volta.
Hamas, allo stesso tempo, potrebbe cogliere l’occasione per cambiare passo e ceto dirigente ricordandosi che il popolo palestinese anela anche esso la pace e la prosperità che solo il riprendere il percorso di Oslo potrebbe garantire.
L’alternativa alla “ragione” è, da sempre, la “rabbia”, questa, però, annulla il futuro a tutti.
In fondo cosa portò la strage delle Olimpiadi di Monaco del 1972?
Solo dolore e morte, prima degli atleti israeliani, poi dei palestinesi.
Questi furono trovati tutti, uno alla volta.
Il mondo guardò e tacque.
Ignoto Uno
18/10/2023