Dal “essere umano”
al “post umano”
Permettetemi aprire con una dichiarazione di principio: io sono brutalmente contrario ad una cultura basata sul transumanesimo nella sua più recente accezione.
Aborro anche solo l’idea del “post umano”. Cerco la scienza come strumento di miglioramento della vita, ma una scienza equilibrata nel suo agire che abbia dei limiti basati sull’etica. Una scienza strumento e non fine.
Provo a spiegare il mio punto di vista partendo da un tentativo di comprensione sia dell’origine storica del concetto di “transumanesimo” che dell’attuale visione del pensiero transumano.
Oggi i cultori del transumanesimo sono arrivati a ritenere che possa essere interessante affrontare il ragionamento del “post umano”, ritenendolo un miglioramento del “umano”
Fatto che li rende a me “disumani”, come può un essere umano negare se stesso cercando di annichilirsi attraverso il divenire niente più che un corpo antropomorfo che trasporta un apparato tecnologico?
Il significato del termine "transumanesimo" fu delineato, già nel 1957. Fu Julian Huxley che vide la possibilità che l’uomo rimanesse “umano” ma trascendesse se stesso incrementando le sue potenzialità umane con “nuove potenzialità” per la sua “natura umana”. Iniziando un percorso logico che ha portato all’aberrazione di poter pensare che l’essere umano possa superare la “natura umana” per passare ad una natura “tecnologica”, il “post umano” appunto.
Sir Julian Sorell Huxley, nato in Gran Bretagna nel 1887, era un biologo genetista e, certamente, fu uno scienziato che, vedendo lo sviluppo tecnologico con gli occhi di un giovane scienziato degli inizi del ‘900, trovava nell’interazione fra la “tecnologia” e il “corpo umano” una “emancipazione” dell'umanità.
Umanità che poteva decidere di assumere consapevolmente il compito di guidare il generale processo evolutivo dell’uomo.
L’uomo rimaneva per lui il centro dell’umanità.
Sir Huxley interpretava questo come un elemento di accelerazione della possibilità di raggiungere traguardi sociali. Il suo pensiero era, ancora, di un mondo tecnologico al servizio dell’essere umano. Non il contrario.
Fu, negli anni ottanta del secolo scorso, che il transumanesimo, in particolar modo negli Stati Uniti, cambiò significato, si orientò verso l’individuo fino ad acquisire la definizione proposta da Max More che concepì il transumanesimo come “una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana”.
Il Transumanesimo differisce dall’umanesimo, reputa infatti di poter riconoscere, anticipare ed indirizzare, anche in modo radicale, l’evoluzione del essere umano, nella diretta persona dell’uomo, anche con cambiamenti e alterazioni nella natura intrinseca dell’essere umano.
Ritiene di avere il diritto etico di intervenire sulle vite degli esseri umani a prescindere dal libero arbitrio degli stessi.
Pensa che la vita, ed il conseguente modello sociale, sia il risultato del progresso nelle varie scienze e tecnologie e della interazione delle stesse con il corpo e la mente umana.
Vita come “risultato del progresso della scienza”, non vita come punto centrale dell’essere umano.
Questo, dal mio punto di vista, è aberrante.
Aberrante è, infatti, quanto si spinge a proporre Robin Hanson allorquando dichiara di interpretare l’evoluzione dell’essere umano come una interazione fra uomo e macchina ove la seconda determina i comportamenti del primo al punto che lo stesso Hanson dichiara che “Il Transumanesimo è l'idea secondo cui le nuove tecnologie cambieranno il mondo a tal punto che i nostri discendenti non saranno più per molti aspetti “umani””
Il cofondatore di Google,Lerry Page, vuole fornirci degli esempi del “post umano” e li identifica nell'eliminazione dell'invecchiamento e nel potenziamento delle capacità intellettuali e fisiche.
Io, ancora fieramente essere umano, ricordo a me stesso la bellezza di un uomo anziano che, proprio per la sua fierezza di esserlo ed apparire tale, è di insegnamento al giovane.
Io, ancor più fieramente, riporto alla mia memoria il ruolo degli anziani nei modelli sociali più evoluti.
Io, con forza, voglio ricordare la grandiosità della figura del nonno che è maestro di vita del nipote.
Idea centrale del transumanesimo è quella di "evoluzione autodiretta" vale a dire pretendere che l'intelligenza umana, addirittura la macchina, possa sostituire la logica naturale.
Questo è il percorso di chi reputa la “globalità massificata” più importante del “singolo”. Una globalità che riduce l’essere umano ad oggetto, a monade etero diretta attraverso una “macchina” che dal corpo governa l’uomo.
Io, “cittadino semplice”, amante delle tecnologie e dello sviluppo attraverso la ricerca, chiedo al governo che verrà di tutelare la centralità dell’uomo, anche permettendo allo stesso di comprendere che la morte non è altro che una, l’unica, certezza perché l’essere umano ha il dovere di evolversi, migliorare la propria esistenza, ma ha, anche, il dovere di rispettarsi accettando la propria natura umana.
La “macchina” deve rimanere una “macchina”, il mistero della vita deve rimanere la bussola della nostra evoluzione.
Ignoto Uno
30/09/2022