Dove sta andando la “Chiesa di Francesco”?
Anche con la migliore delle intenzioni verso il Vicario di Cristo e Successore di Pietro, vale a dire il nostro attuale pontefice Francesco (che non vuole più essere considerato il Vicario di Cristo ma preferisce farsi chiamare “Vescovo di Roma”), non si riesce ad essere sereni e fiduciosi nei suoi confronti.
Troppe ambiguità, troppi comportamenti contraddittori e sospetti, troppe sue decisioni impulsive e violente nei confronti di chiunque osi esprimere qualche forma di dissenso. A parte la recente sospensione dalla guida della diocesi statunitense di Tyler del vescovo “tradizionalista” mons. Joseph E. Strickland, reo di opporsi apertamente alla modifica di alcune delle principali verità di fede e di morale, basta pensare al caso di Lutero, per secoli considerato (giustamente) artefice della rottura eretica che ha separato metà dei cristiani europei da Roma, dando vita al pullulare di denominazioni protestanti. Ebbene, mentre tutti i papi precedenti avevano additato Lutero come un “nemico” della Chiesa cattolica, Papa Francesco non solo lo ha riabilitato ma pure lo ha riaccolto tra i “grandi” (!) del cristianesimo, di fatto depennando i tanti errori dottrinali da lui proclamati e quasi giustificando gli odi da questi espressi a più riprese verso i successori di Pietro.
E che dire della ostilità evidente del pontefice verso i movimenti cattolici tradizionali (CL, Opus Dei, Cammino Neocatecumenale e altri) costretti tutti, chi più chi meno, o a piegare la testa e ad assumere il linguaggio e lo stile “misericordioso” e “inclusivo” del Papa, rinunciando ai propri valori fondativi e carismatici, pena il venire commissariati, demoliti dall’interno oppure espulsi dal consesso cattolico.
E ancora come non notare la differenza di trattamento riservata da Papa Francesco a figure come Pannella, Napolitano, Bonino, che li ha direttamente o per interposto cardinale pubblicamente elogiati, pur essendo loro tutti politici ispirati da ideologie profondamente ostili alla visione cattolica, tutti super-abortisti e a favore delle peggiori derive bioetiche, tutti fondamentalmente atei o comunque non credenti o al più miscredenti. Ebbene, nei loro confronti sono venute parole di elogio, quasi fossero dei “santi laici”, stonate e inaccettabili per chi li ha conosciuti, ma fatte proprie dai tanti opportunisti che circondano il Papa. Mentre nei confronti dei movimenti più tradizionali, quali i “pro vita”, dal Papa e dai suoi più stretti collaboratori sono venute in questi dieci anni di pontificato evidenti chiusure, frasi quasi offensive, emarginazioni sottili come se difendere la vita nascente o quella morente fossero delle colpe invece che un merito!
E proseguendo, tutti stanno notando ormai da anni che il Papa abbraccia gay, trans e Lgbtq+ vari, ai quali dice che “il Signore vi ama così come siete, proseguite senza timore, Dio è misericordioso ecc.” (sintesi dei pensieri di Francesco espressi in varie occasioni, specie sui voli aerei in occasione di viaggi pastorali in giro per il mondo). Ora, siccome il Vangelo lo abbiamo letto tutti, va bene abbracciare “i lontani”, ma almeno il Papa avesse il coraggio di dire “si – si, no – no” come insegna Gesù, ricordando ai suddetti che a nessuno è concesso di fare peccati, pure gloriandosene come fossero un merito. Infatti, si tratta nel caso dell’universo Lgbtq+ di tipici peccati carnali, da sempre considerati un obbrobrio, che sul piano della condotta a livello morale sono assimilabili alla masturbazione, ai rapporti sessuali prima oppure “fuori” dal matrimonio (adulterio), come pure alla pedofilia verso la quale Gesù è stato particolarmente severo.
A meno che secondo il nostro Papa sia cambiata la dottrina circa tali peccati e non vadano più considerati un male, in realtà il Catechismo mantiene i divieti di sempre, non per crudeltà verso gli uomini ma in vista della salvezza delle anime. Le parole dette da Gesù all’adultera: “… nessuno ti ha condannata. Nemmeno io. Va e non peccare più”, rimangono valide anche se non sentiamo da parte del nostro pontefice ammonire a smettere di commetterli, con ciò di fatto lasciando quasi intendere che gay trans adulteri ecc. siano assolti automaticamente, anche se non pentiti e senza che abbiano chiesto il perdono, perché …. “Dio è misericordioso” a prescindere!
Sta succedendo qualcosa di profondo nella Chiesa di Papa Francesco, la gente lo capisce ma quasi nessuno ha il coraggio di venire allo scoperto pubblicamente e di chiederne conto proprio colui che dovrebbe essere il garante della fede e degli insegnamenti eterni di Gesù. Il caso dei cardinali che formularono dei “dubia” a Francesco sulla comunione ai divorziati risposati dopo la pubblicazione di “Amoris laetitia” è stato emblematico: il Papa non rispose per anni, infischiandosene del clamore mediatico sulla vicenda.
Ora sta avvenendo un fatto analogo: nel recente Sinodo dei vescovi “sulla sinodalità”, che ha riunito a Roma circa 400 sinodali dei quasi oltre 300 vescovi e quasi un centinaio di laici di varia estrazione, scelti direttamente dal Papa, tra i quali Luca Casarini attivista pro-migranti nelle ong, l’ambiguità è tornata sovrana. Si è parlato di tante cose, di problemi vari della Chiesa e del mondo (soprattutto migrazioni, cambiamento climatico, povertà, inclusione ecc.) anche se il card. Muller (ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, estromesso brutalmente dal Papa dopo 45 anni di servizio alla Chiesa, una competenza teologica ineguagliabile, con l’unica “colpa” di essere anche lui “tradizionalista”) ha sottolineato che si è parlato poco di Gesù Cristo e del crollo verticale della fede nei paesi occidentali, e invece si è cercato di far “passare” delle vere e proprie bombe dottrinali quali le donne prete, la benedizione delle coppie gay, la comunione ai divorziati risposati, la liceità di fatto dei rapporti sessuali prima e fuori dal matrimonio non più bollati come colpe gravi ecc.
Il rischio più grande che corre la Chiesa sotto Papa Francesco (come notano variamente nei loro blog giornalisti quali Aldo Maria Valli, Marco Tosatti, Sandro Magister, mons. Viganò e altri) è l’appiattimento sui valori mondani e la sua “protestantizzazione”, cioè la riduzione delle istanze spirituali più elevate, fino al doppio colpo di grazia di rendere praticamente inutile il sacramento della confessione, oltre che di far tramontare il fulcro teologico che regge tutto l’impianto ecclesiale, vale a dire la “transustanziazione”, ossia la verità di fede sulla presenza reale del corpo e sangue di Cristo nell’eucarestia consacrata. A quel punto, se succedessero queste due cose, la Chiesa cattolica sarebbe ridotta a una variante delle confessioni protestanti, che infatti non hanno né l’eucarestia consacrata né la confessione, e dove ciascun bravo luterano provvede da solo a confessare le sue colpe direttamente al creatore, senza mediazione umana e senza bisogno di una assoluzione ricevuta da un prete a nome di Dio!
Questi sono alcuni dei temi che riguardano la figura e l’azione di questo Papa controverso che, qualora fosse davvero intenzionato a trasformare la Chiesa cattolica in una cosa diversa da ciò che è stata per duemila anni, dovrebbe sempre fare i conti – prima o poi – col giudizio di Dio.
Perciò, senza pessimismo, teniamo gli occhi aperti e guardiamo avanti conservando la fede dei nostri padri, sapendo che lo stesso creatore ha promesso che la Chiesa non sarà mai distrutta, perché “le forze del male non prevarranno”. Vogliamo credere a questo. Quindi con semplicità e accortezza (“candidi come colombe, furbi come serpenti” ci insegna il Vangelo), stiamo a vedere come volgerà al termine questo controverso pontificato …. Sperando che il successore non si spinga ancora oltre!
Il Credente
14/11/2023