SANZIONARE
LA RUSSIA:
MA L’EFFETTO E’ BOOMERANG.
Più di un mese è passato dall’inizio del conflitto russo-ucraino, e nonostante i primi segnali di distensione diplomatica, per quanto paradossale questo termine possa sembrare, gli eserciti continuano a lottare per il possesso o il recupero delle più importanti città, eccezion fatta per l’allentamento della morsa su Kiev. Secondo gli ultimi aggiornamenti, i russi si starebbero gradualmente allontanando dalla centrale di Chernobyl, mentre la città di Irpin, a detta del suo sindaco, è per metà distrutta. Dalla controparte arrivano intanto accuse complementari a queste: a detta del generale Mikhail Mizintsev, capo del Centro di gestione della difesa nazionale della Russia, “Civili sono intrappolati a Kharkiv e non possono andarsene per vie sicure perché gli ucraini continuano a sparare contro gli edifici residenziali”. Questo è quanto riporta l’ANSA, traendo dall’agenzia russa di informazioni Tass.
Nel frattempo i tanto attesi e tanto depositari di speranza colloqui diplomatici si sono riaperti, stavolta in Turchia, e hanno cominciato a portare qualche frutto, a presentare qualche punto d’incontro: l’Ucraina accetterebbe lo status neutrale, il che tranquillizzerebbe la potenza sovietica sulla possibilità di vedersi minacciata dalle influenze occidentali, a condizione che una rosa di Stati garanti, fra cui l’Italia, si dichiari pronta a tutelare tale equilibrio e ad intervenire in sua difesa. Sulla questione della Crimea invece si lascia aperta ogni strada, rimandando la decisione a momenti successivi.
Intanto l’Europa, così come l’Occidente in generale, fornisce all’Ucraina supporto non solo militare e tattico, ma anche umanitario e sociale, per quanto - contrariamente a quanto si dovrebbe auspicare - quest’ultimo fronte sia quello meno rinforzato. La Russia si mantiene sull’attacco, agendo sì con precisi obiettivi, ma con un vigore certamente ridotto in proporzione a quelle che sarebbero le sue capacità, mentre l’Ucraina, spalleggiata, o meglio, sorretta dall’Occidente, prosegue nella sua resistenza, la quale, senza i tanto invocati aiuti, non sarebbe stata concepibile fino a questo punto.
Spostandoci quindi su un punto di vista prettamente economico e finanziario, coloro che impugnano le redini delle nostre Nazioni si sono risolute di applicare alla Russia una serie di sanzioni le quali, a loro dire, ne dovrebbero danneggiare l’economia al punto tale da farla cadere nel cosiddetto “default”, ossia nel “crollo” finanziario, nella bancarotta, decretandone così l’uscita dal conflitto per l’impossibilità di mantenerlo alimentato.
La situazione però sembra aver imboccato una direzione piuttosto diversa da quanto aspettato: la Russia si sta ritrovando di giorno in giorno sempre più indebolita, con il popolo che soffre pesantemente le conseguenze economiche, tuttavia resiste e perdura nella sua “operazione militare speciale”, così venne definita da Putin, dimostrando una tenacia che ha lasciato imperterriti coloro che già poco dopo la metà di marzo l’avrebbero immaginata nel default. E mentre essa fronteggia le sanzioni mantenendosi ancora vitale, è l’Europa stessa che sta sperimentando a poco a poco l’asfissia economica derivata dalla chiusura di gran parte dei rapporti commerciali con il Gigante dell’est. Un intervento mirato, ben calcolato e imperiosamente applicato, ma che si sta rivelando ad effetto boomerang?
Ma non possiamo fermarci qui: dobbiamo forse parlare di effetto a doppio boomerang, se aggiungiamo a quanto abbiamo detto anche l’insieme di risoluzioni prese in considerazione dalla stessa potenza sovietica? In altre parole, l’Occidente sanziona la Russia per indebolirla, ma essa resiste e di riflesso ci sfibriamo noi, mentre il governo di Putin si applica per danneggiare di rimando i Paesi che si sono mossi contro di lui. Stiamo sperimentando il ritorno delle nostre sanzioni e intanto le contro-sanzioni che il più grande Stato del mondo ci muove contro. Un danno doppio? Forse era previsto, ma quanto ne è valsa la pena?
(Boris Borlenghi)
31/03/2022