1993 - 2022 VERSO LA TERZA REPUBBLICA (Ignoto Uno) - ETTORE LEMBO NEWS

Title
Vai ai contenuti
1993
2022

verso la terza repubblica.
Il 30 aprile 1993 fu il giorno simbolo della fine della prima repubblica italiana.
Bettino Craxi, leader del partito socialista, fu sottoposto al hotel Raphael di Roma ad una sassaiola .
Quel gesto simboleggiò la volontà del popolo italiano che il ceto politico del pentapartito, la maggioranza del tempo, lasciasse il potere. Praticamente tutti meno il Partito Comunista ed il Movimento Sociale Italiano. Il primo, negli Enti locali, era partito di governo ma non fu praticamente toccato dalla vicenda di mani pulite. Vi era il cosiddetto “consociativismo” con il pentapartito, ma quest’ultimo prendeva tangenti a livello di governo ma diveniva un “santo” a livello locale. Questo il “teorema” di quel periodo.
Fu veramente quell’odio, rappresentato da quella sassaiola, sentimento popolare puro? Quasi certamente sì.
Quanto, però, fu etero diretto da poteri esterni che avevano l’interesse di indebolire l’Italia abbattendone il gruppo dirigente? Poteri che, trovando, magari, qualche alleato italico in alcuni ambienti politici, sindacali ed in alcuni ambiti allora non così determinanti del sistema economico del paese, si predisponevano a prendere il controllo del sistema. Esattamente quei mondi che usciranno intonsi da quella bufera giudiziaria e dalla stessa poterono trarre evidenti vantaggi.
Solo gli storici potranno spiegarci le profonde e variegate ragioni che causarono quel periodo. Certamente l’Italia, in quegli anni di creazione di un nuovo paradigma geopolitico conseguente alla caduta del muro di Berlino, fu esclusa a causa di quel momento entropico, forse rivoluzionario, dalla corsa alla leadership europea.
L’Italia passò da un ceto dirigente, non solo politico, che aveva la lungimiranza di proporre tavoli come quello della “esagonale” alla pochezza di oggi. Esagonale tanto carsicamente osteggiata dalle forze middleuropee. Esagonale che avrebbe posto l’Italia al centro degli interessi emergenti dei paesi ex patto di Varsavia.
Al contrario la nostra amata Italia in questi trenta anni ha dovuto subire un lento, ma costante, declino rallentato esclusivamente da un leader inventato dal nulla quale Silvio Berlusconi. Berlusconi che fu, successivamente, normalizzato alle esigenze del centro Europa attraverso varie azioni giudiziarie, di cui non conosco gli aspetti relativi alla giustizia ma non posso che vedere come altri nella nostra amata Italia non abbiano dovuto vivere una altrettanto persistente attenzione.
Alla base di quel odio, nel periodo di mani pulite, vi fu una campagna mediatica e giudiziaria che pose al centro il finanziamento illecito dei partiti.
Oggi, a distanza di meno di trenta anni, in attesa della parola degli storici, si iniziano a comprendere le logiche che permisero l’annullamento di un ceto politico e non di un altro. Direi chirurgicamente.
Inizia ad essere plastica la distanza fra quei politici e la grande maggioranza degli attuali.
Non conosco italiano che sia disposto a dichiarare che la corruzione, non solo del ceto politico, in Italia sia stata debellata da quella azione giudiziaria anzi il percepito comune è che sia ancora più capillare di quei  tempi.
Drammaticamente questi elementi di ragionamento sono centrali nelle scelte quotidiane di noi “cittadini semplici” italiani e la nostra delusione cresce senza sosta.
L’Italia è molto peggio oggi di allora, questo il pensiero comune.
Di chi la colpa? Vi è un mandante? Vi sono dei traditori della Patria che attraverso la creazione di questo senso di impotenza collettiva hanno creato le condizioni per svendere la nostra amata Italia a degli invasori?
Domande gravi in un tempo grave.
È proprio vero quanto ci insegnavano i nostri nonni allorquando ci dicevano che chi lascia la strada vecchia per la nuova…….
Da quel 30 aprile 1993 noi “cittadini semplici”, forse un po’ troppo impegnati a pensare solo a noi stessi, abbiamo potuto veder fiorire formazioni politiche nuove o, in alcuni casi, formazioni politiche vecchie con nomi nuovi.
Dopo le urla nelle piazze che al tempo chiedevano, e garantivano, assoluta onestà, dopo poco meno di trenta anni in costante caduta libera della nazione governata da politici e tecnici bravi ad auto osannarsi e altrettanto poco bravi a edificare una Italia solida e con un futuro, oggi abbiamo nuove piazze urlanti, nuovi salvatori della patria. Nessuno, o quasi, disposto a richiamare l’Italia alle proprie responsabilità, all’impegno, ai sacrifici necessari per costruire un rilancio stabile della nazione.
Da trenta anni viviamo nell’era dei sondaggisti, non degli statisti. Viviamo nell’era degli opinionisti tuttologi, tanto urlanti, altrettanto insignificanti.
Quanto rimpiango momenti televisivi come quello che vide un allora giovane onorevole Francesco Cossiga, poi indimenticabile Presidente della Repubblica, dichiarare ad un attento e silenzioso “moderatore” che sull’argomento proposto sarebbe stato breve nel rispondere, avrebbe parlato “solo cinque minuti”. Non era l’era dei social network, era l’era dei “ragionamenti” e delle “convergenze parallele”. Altri tempi. Tempi colti. Bei tempi comparati al nulla di oggi.
Oggi, come nel 1993, di nuovo urla e tanti indici puntati! Mi chiedo quanti di coloro che tirarono sassi, veri, quel giorno a Bettino Craxi avessero chiesto almeno una volta nella loro vita una raccomandazione, un aiutino, una spintarella, un favore alla politica o al ceto dirigente. Mi chiedo quanti di coloro che si alzano a censori oggi possano dichiarare di essere stati sempre scevri da mediazioni con qualche potere.
Purtroppo la nostra amata Italia non ha mai risolto la propria questione morale. La sinistra non ha un Enrico Berlinguer, il mondo laico non fa emerge uno Spadolini. Il mondo cattolico non esprime un Zaccagnini, Fanfani, tantomeno un De Gasperi.
Tempi diversi quelli di oggi.
Per questo l’Italia è ridotta ad essere una nazione che non sa garantire futuro nemmeno ai suoi giovani migliori.
Noi italiani adulti i colpevoli. Noi tutti.
Chiedevamo riforme trenta anni fa, chiediamo le stesse riforme oggi.
Il motivo è semplice, le riforme devono riguardare, e toccare gli interessi, esclusivamente degli altri. Sempre gli altri.
Gli italiani sanno sempre quello che devono fare gli altri italiani.
Oggi è tempo di cambiamenti perché nei tempi gravi vince chi sa cambiare meglio e prima.
Oggi non è tempo di trasformisti, di urlatori, di indici puntati. È il tempo del fare, del costruire insieme. Di trasformare la nostra amata Italia in una nazione con un radioso futuro.
Tutti sono chiamati a fare la propria parte ricordando sempre che il potere di delega è un potere che richiede grande saggezza e lungimiranza, richiede onestà intellettuale ed altruismo, richiede amore per il futuro.
Trenta anni fa molti italiani questo amore lo avevano, furono manipolati, credettero nei pifferai magici, divisero in innocenti e colpevoli la società civile.
Craxi, questo, lo disse a modo suo in un storico intervento alla Camera dei Deputati. Gli italiani di oggi, però, non hanno memoria.
Gli italiani, cittadini semplici di oggi, hanno il dovere di fare tesoro di quegli errori che furono fatti nel delegare ma hanno, anche, il dovere di ripartire tutti insieme per un nuovo cammino, una marcia, tutti insieme. Ognuno con la propria quota di peso del cambiamento sulle spalle.
Un percorso che dia un futuro ai nostri figli. Noi più adulti abbiamo sbagliato, noi più adulti siamo chiamati alla ricostruzione morale e socio economica della nazione più degli altri perché banalmente siamo più colpevoli degli altri se la nostra amata Italia è quella che è oggi.
Ai figli della nostra Italia abbiamo il dovere di garantire un futuro concreto, un futuro qui nella nostra patria e non esuli da qualche parte nel mondo.
Questa è la nostra casa, di noi cittadini semplici, non la loro.
Perché oggi, purtroppo, in questo mondo così grave, vi è di nuovo un NOI ed un “loro”.
Dobbiamo avere il coraggio di prenderne atto capendo che i “loro” sono tutti coloro che si vogliono “divorare” il meglio del nostro magnifico paese.
Ignoto Uno
04/05/2022
.
Torna ai contenuti