DANNI ATOMICI
A CHERNOBYL…
LETTERALMENTE?
È più di un mese e mezzo che il conflitto russo-ucraino sta proseguendo, fra attacchi militari da entrambe le parti e quasi improduttive riunioni, confronti e colloqui finalizzati alla pace. Il presidente Zelensky, dopo aver parlato di fronte a pressoché tutto l’Occidente, con l’intento irremovibile di ottenere armi e aiuti per fronteggiare l’avanzata russa, si sta mantenendo alla guida di una nazione che lotta strenuamente, supportata dall’Europa e dalla NATO, per fermare l’onda di una potenza che, attaccando con precisi obiettivi, si sta relativamente limitando nella portata della sua offensiva.
È proprio in questo tumulto frenetico di azioni militari e politiche, di falsi mutamenti e di ambite risoluzioni, che l’apparato dell’informazione di oggi sta quasi totalmente perdendo l’orientamento, schierandosi a priori dalla parte dell’Ucraina e riportando con convinzione ogni notizia che abbia un minimo barlume di verità e che sia a sostegno della “tesi russofoba”, preferendo al contempo etichettare come dubbia ogni news che indebolirebbe tale onda di assensi.
Analizziamo quindi, basandoci solo sulle fonti una delle notizie più forti delle ultime ore, quella secondo cui i russi, dopo aver occupato la centrale nucleare di Chernobyl, presa sotto controllo già alcune settimane fa, avrebbero recentemente rubato dai laboratori di ricerca delle sostanze radioattive fortemente pericolose, le quali, se gestite in maniera non opportuna, potrebbero causare danni incontrollabili.
Secondo l’ANSA, il fatto “Lo afferma l'Agenzia statale ucraina per la gestione della zona di esclusione su Facebook, citata dalla Bbc”. Sempre secondo la medesima fonte, “L'Agenzia riferisce che le truppe russe, che erano entrate in un'area di stoccaggio della base di ricerca Ecocentre, hanno rubato 133 sostanze altamente radioattive [...] aggiungendo che il posto in cui sono state portate le sostanze rubate è sconosciuto".
Nella zona di Chernobyl, nella Foresta Rossa, sarebbero stati registrati livelli elevatissimi di radiazioni, addirittura “10-15 volte superiore al normale”, secondo le parole su Telegram della società statale ucraina per l’energia nucleare Energoatom, il cui capo Petro Kotin ha visitato i luoghi, aggiungendo che "uno degli indicatori che forma la radiazione interna ricevuta dagli occupanti dalla superficie del suolo (contaminazione Beta), risulta 160 volte superiore alla norma". Basandoci invece sull'inquinamento alfa, che, come riporta l’ANSA “si forma a seguito di frammenti di combustibile nucleare irradiato, muratura di grafite, ecc”, i soldati russi che in questi tempi hanno condotto scavi in quel territorio si troverebbero ora a rischio di malattie dovute proprio alle radiazioni.
Questi sono pressoché gli unici fatti che al momento vengono dati per veri, ovviamente a prescindere da ogni speculazione su quanto potrebbe accadere e su dove si potrebbe arrivare. L’incertezza che sottende queste notizie sta proprio nel fatto che, come riportato da Adnkronos, “La Bbc precisa che non è possibile verificare la denuncia in maniera indipendente”. Denuncia la quale, presentata da Energoatom, non è stata direttamente vagliata. E poi, perché i russi avrebbero dovuto sottrarre queste sostanze di immensa pericolosità? Il fine sarebbe certamente economico, ma quale, nello specifico? E dove sarebbe stata portata in realtà questa mole di “refurtiva”, se così la si può chiamare? Le domande restano sempre le stesse. Cos’è veramente successo a Chernobyl?
(Boris Borlenghi)
12/04/2022