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2025 - ETTORE LEMBO NEWS

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Quale “tipo” di Papa potremmo desiderare
che arrivasse dopo Francesco
Due cose colpiscono immediatamente all’annuncio della morte di Papa Francesco: la prima è che la reputazione della Chiesa cattolica a livello mondiale, nonostante crisi, divisioni interne, lacerazioni varie per casi di pedofilia, scandali finanziari, conflitti profondi di natura dottrinale, questa reputazione – dicevamo – rimane intatta e, anzi, forse è addirittura cresciuta. Lo hanno mostrato il profluvio di servizi televisivi, radiofonici, giornalistici subito scattati e che hanno monopolizzato i notiziari in ogni parte del mondo. La Chiesa, nonostante tutto, continua a fare notizia, ad essere un punto di riferimento morale e spirituale imprescindibile. Ne hanno bisogno coloro che credono in Dio, ne hanno bisogno anche i non credenti che avvertono una esigenza profonda, quasi inconscia, di confrontarsi con il “soprannaturale”! E il Papa, con la sua Chiesa, è la raffigurazione vivente della dimensione “altra” a cui tutti guardiamo, anche se non crediamo in nulla … o quasi!

La seconda cosa, altrettanto singolare e potremmo dire sorprendente, è che alla “morte del Papa” il mondo non si ferma!

Questo avviene per il semplice motivo che non si tratta di una morte qualsiasi: sappiamo infatti che tutti moriremo, tanti uomini e donne muoiono ogni giorno. Ma la “morte del Papa” è qualcosa di diverso: in essa confluiscono la speranza dell’eternità, promessa da Gesù sotto forma di premio eterno per i buoni e castigo eterno per i malvagi, insieme alla caducità naturale di ogni essere umano, compreso il “vicario di Cristo”, colui cioè che da duemila anni viene scelto dai cardinali per proseguire l’opera di guida della Chiesa nella storia quale successore di Pietro.

Che un Papa muoia è un fatto clamoroso e ordinario insieme: egli è un uomo come noi, questo Papa in particolare, senza i tratti ieratici di un Paolo VI, oppure senza i tratti “profetici” di un Giovanni Paolo II, oppure senza i tratti teologici di un Benedetto XVI. Francesco invece si è caratterizzato per la sua intelligenza acuta, le accentuate e divisive simpatie “politiche” e migratorie, la decisa propensione non da tutti capita e gradita, ad abbracciare i “diversi” (gay, trans, poveri). i suoi “sbalzi di umore” (e Francesco ne ha avuti parecchi!). Ma è stato certamente il Papa che ha saputo raggiungere i “lontani” (non credenti, fedeli di altre religioni, atei, marxisti) mostrandosi ed essendo nel profondo un uomo e un prete venuto da lontano, figlio di gente semplice e umile, migrante come i tanti sui barconi che da anni cercano di venire da noi in Europa o in UK o negli USA, cioè nei paesi ricchi.

Davanti alla eccezionalità della morte di Francesco la mattina del Lunedì dell’Angelo, il giorno dopo la Pasqua, vengono alcuni pensieri di prospettiva.

Il primo è che “il tempo non è ancora finito”, come alcuni millenaristi vorrebbero: davanti al mondo si parano eventi epocali, una quarantina di guerre in corso di cui le due più famose (Gaza e Ucraina) non accennano a fermarsi, questioni economiche fortissime quali l’avanzata della intelligenza artificiale che rischia di spazzare via intere filiere produttive e di lavoro, i temi ambientali con l’inquinamento che cresce e minaccia gli equilibri di decine di paesi, la crescita della popolazione mondiale che oggi già viaggia oltre gli 8 miliardi e potrebbe comportare gravi problemi di sussistenza e di sfruttamento dell’agricoltura per sfamare così tante bocche.

Non sarà impresa facile per i circa 130 cardinali che a breve saranno chiamati a scegliere il successore di Francesco. Dovranno guardare a un uomo capace di fare sintesi tra i fattori ecclesiali interni, evitando lacerazioni profonde tra progressisti e conservatori già in corso in questi ultimi anni. Il futuro pontefice dovrà anche presentarsi sulla scena della politica internazionale come un uomo di dialogo e di compromesso di fronte a protagonisti coriacei quali la Russia, Israele, il mondo islamico, la Cina, l’India (che sarà forse la vera sorpresa dei prossimi anni) oltre a un “terzo mondo” emergente che sta rapidamente crescendo e anela al tenore di vita dei paesi occidentali dei quali conosce tutto tramite internet e i social media.

Ci vorrà quindi un Papa moderno e deciso, capace di destreggiarsi tra la diplomazia curiale romana, i vescovi dei cinque continenti che risentono delle “pulsioni” identitarie delle rispettive nazioni e culture locali, la politica internazionale messa a dura prova dai tanti conflitti e dall’emergere di figure quali i tre capi delle grandi potenze (XI, Putin e Trump), in particolare per le ripercussioni nei rapporti tra i “blocchi” e i vari organismi internazionali (Onu, Oim, Oms, Ue ecc.)

Il futuro Papa dovrà quindi essere un uomo di grande fede, capace di attrarre i credenti più semplici e genuini, come pure le élite politiche e culturali spesso in conflitto tra di loro per il dominio delle rispettive società. Ma dovrà anche essere “furbo come i serpenti” (lo ha insegnato Gesù) per non farsi ingabbiare in schemi riduttivi, al servizio dei più ricchi e dei più forti: la Chiesa ha il dovere di essere libera e indipendente per potere dire quello che va detto a chiunque, senza timori o sensi di inferiorità.

Personalmente tiferei per il ritorno a un Papa italiano e azzardo due nomi: il card. Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato vaticano, uomo di sicura fede, di grande equilibrio religioso e politico, oltre che figura capace di riunificare le componenti più in conflitto dentro la Chiesa per via dei diversi “salti in avanti” effettuati da Papa Francesco. Il secondo nome è quello del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, figura che potrebbe costituire un grande mediatore nell’ormai eterno conflitto tra gli ebrei e i diversi popoli musulmani dell’area.

Vedremo cosa si “inventerà” lo Spirito Santo che, per chi crede, guiderà la scelta dentro il Conclave. Intanto recitiamo una preghiera di suffragio per Francesco, che oggi è davanti al Dio da lui servito per tutta la sua vita. E magari, da buoni cristiani, preghiamo perché il nuovo Papa arrivi presto, senza divisioni tra i cardinali e sia un uomo capace di continuare a guidare la Chiesa che – non dimentichiamolo mai – è una “barca nella tempesta” (lo dice il Vangelo) dentro la storia dell’umanità.

Il Credente
22/04/2025
La Chiesa “piramide rovesciata”:
i laici comandano, i Vescovi ubbidiscono?
Con questo scritto “Il Credente” (pseudonimo di un operatore cattolico che osserva i movimenti tellurici iperprogressisti che scuotono la Chiesa dall’arrivo di Papa Francesco) si occupa del clamoroso caso della sospensione della assemblea annuale dei Vescovi prevista per il maggio prossimo. La decisione di annullarla si deve alle polemiche sul documento di sintesi del Sinodo sulla Sinodalità celebrato il mese scorso a Roma, per il quale soprattutto da parte di un rumoroso gruppo di laici “progressisti” sono emerse critiche verso una CEI considerata poco “inclusiva” e sorda alla “voce dello Spirito”. In una parola, i laici hanno fatto la voce grossa e i Vescovi hanno deciso di rinviare il tutto alla prossima assemblea di ottobre. A seguito di questa decisione clamorosa, l’immagine evocata da qualche commentatore della “piramide rovesciata”: non sono più i pastori al vertice della Chiesa che la guidano, ma è la “base” (molto ristretta) che comanda … Chissà cosa ne direbbe il “fondatore” 2.000 anni fa, che disse a Pietro: “… pasci le mie pecorelle”. Ora sembra che le pecorelle comandino al Pastore!

Da una parte il popolo dei fedeli cattolici, che in larga maggioranza potremmo definire “tradizionalisti” in quanto seguono per lunga e genuina tradizione la Chiesa e i suoi insegnamenti che risalgono a Gesù e al Vangelo. Dall’altra la minoranza dei chierici e laici “progressisti”, seguaci in particolare di questo Papa che più progressista non poteva essere, i quali invece ritengono che i “segni dei tempi” siano tali e tanti che l’annuncio del Vangelo non sia più lo stesso e che la dottrina vada “adattata” alle nuove sensibilità.

Nel mezzo cosa c’è? Ci sono i fatti sotto i nostri occhi da dodici anni, con l’arrivo di Francesco al soglio di Pietro, con i suoi interventi irrituali, sorprendenti, spesso spiazzanti (come nelle interviste concesse a “Repubblica” con un giornalista, Scalfari, che mandava a memoria le presunte risposte del Papa, facendogli dire tutto e il suo contrario). Insomma, da quando in Vaticano c’è il Papa venuto “dalla fine del mondo”, corriamo il serio rischio che il mondo (cattolico) così come lo conoscevamo stia davvero per finire.

I temi sui quali questo Papa, e con lui una robusta corrente di pensiero teologico e spirituale, stanno insistendo da oltre un decennio sono ormai molto e tristemente noti: bando al cattolicesimo tradizionale, alla morale sessuale antica, e invece accoglienza degli omosessuali con relativa “benedizione” delle coppie dello stesso sesso; normalizzazione spirituale delle unioni “irregolari” di separati cattolici che convivono senza avere ottenuto l’annullamento del primo matrimonio e che pretendono di fare la Comunione ritenendosi in Grazia di Dio, benchè la Chiesa abbia sempre insegnato il contrario. E poi, accanto all’enfasi sul “green” in stile Greta Tumberg, all’apertura a un dialogo interreligioso in cui a detta del Papa tutte le religioni sono volute da Dio e portano al bene dell’umanità (salvo che Gesù aveva inviato gli apostoli a “convertire tutte le genti”); salvo ancora che vengono combattuti all’interno della Chiesa i cattolici tradizionalisti che chiedono la messa in latino (ma che male fanno?), c’è il tema dei temi, quello della immigrazione da accogliere senza limiti e con generosità da parte dei paesi occidentali “ricchi”. Il Papa, e con lui diversi vescovi influenti, si sono espressi ripetutamente contro i politici e i governi che cercano di ostacolare l’immigrazione clandestina, tacciandoli di essere “non cristiani” e anche gravi peccatori (mentre i capi delle Ong sono buoni, anzi “santi”)!

Dentro la Chiesa sembra di essere come al centro di uno “scontro di civiltà”, dove da una parte c’è appunto il popolo intriso dei valori tradizionali e dall’altra ci sono delle élite minoritarie, per lo più di sinistra (lo si vede bene non solo da noi in Italia ma in quasi tutti i paesi europei e negli Stati Uniti), le quali pretendono di cambiare cultura, convinzioni morali e religiose, etica sessuale, economia e financo i valori di difesa dei nostri sistemi sociali e politici in nome della “inclusività” e di una non meglio precisata “fraternità”, sulla base delle quali saremmo tutti uguali, tutti buoni, tutti capaci di adattarci senza le “rigidità” in particolare della dottrina cattolica che “escludeva” parecchi.

Mentre il Papa sta faticosamente migliorando dopo un lungo ricovero al Policlinico Gemelli di Roma, un fatto italiano ha contraddistinto questo particolare momento della Chiesa: il rinvio della assemblea dei Vescovi italiani, che si sarebbe dovuta tenere nel prossimo maggio e che invece, a seguito delle polemiche emerse sul documento finale del Sinodo sulla sinodalità, la CEI ha pensato prudentemente di spostare in autunno.

Si tratta di un fatto davvero eccezionale perché mostra alcune cose: primo, i Vescovi italiani hanno ceduto davanti alle rimostranze di una minoranza di “sinodali” laici, presenti al Sinodo con pari diritto di voto degli ecclesiastici, i quali non hanno condiviso la prudenza del documento finale che chiedeva ulteriore riflessione sui temi suddetti (omosessuali, divorziati, donne, ecc.). La forza politica dei delegati laici si è fatta sentire al punto tale che i Vescovi, pur dotati di autorità ministeriale propria, non sono riusciti ad imporsi e a far passare un tale documento che aveva il pregio della prudenza. In sostanza, i fedeli laici presenti, con la tipica arroganza della “sinistra politica” che pensa di avere sempre ragione, hanno alzato la voce e – di fatto – costretto alla resa e al rinvio proprio quei successori degli Apostoli che detengono (fino a prova contraria) la vera e unica autorità magisteriale insieme al Papa.

Ma se la Chiesa italiana è ridotta così male da cedere a un manipolo di laici “progressisti”, dobbiamo forse pensare che il Vangelo sia arretrato, che vada adattato ai tempi, che non esistano più i peccati e che a furia di essere “accoglienti” con tutti alla fine passi tutto in cavalleria e si imponga una nuova morale?

E’ una domanda legittima, che mettiamo lì in attesa di sviluppi. Sta di fatto che la CEI retta dal Cardinal Zuppi, che è un beniamino del Papa, ha fatto una brutta figura, dimostrandosi debole e stilando un documento rifiutato soprattutto dai laici, come se ci fosse una inversione dei ruoli e delle autorità ecclesiali costituite.

Quindi, è il caso di dire: Vescovi, se ci siete battete un colpo! Noi fedeli tradizionali attendiamo di capire dove ci volete portare … oppure dobbiamo pensare che in futuro dovremo ubbidire sul piano morale e spirituale a una minoranza di laici di sinistra, invasati per l’immigrazione irregolare, per le coppie gay e per altre simili amenità spacciate per “segni dei tempi”?

Il Credente
18/04/2025
Dopo la foto del Papa al Gemelli
….. che ne sarà della Chiesa?
Con questo articolo “Il Credente” si pone alcune domande sulle prospettive di breve e medio termine per i cattolici e la società nel suo insieme, alla luce delle condizioni di salute di papa Francesco.

La prima e per ora unica fotografia di Papa Francesco dopo la trentina di giorni di ricovero al Policlinico Gemelli di Roma (ripreso di spalle, seduto rivolto all’altare con aria mesta) è apparsa curiosamente dissonante rispetto al marketing accattivante delle immagini papali finora sapientemente gestito dalla squadra di consulenti dei quali si è circondato in Vaticano sin dal momento della sua ascesa al soglio di Pietro.

Nessun papa quanto Francesco ha gestito “sapientemente” ogni stormir di fronda che lo riguardasse: basti pensare alle uscite per comprarsi e pagare da solo (!) gli occhiali; oppure le immagini iconiche della sua bontà nel baciare i piedi dei carcerati (specie se neri o islamici) o anche nel chinarsi fino a prosternarsi sempre ai piedi dei dignitari musulmani di questo o quel paese dell’Africa sub-sahariana. E che dire delle altrettanto potenti icone del primo pontefice che va a rendere omaggio a Lampedusa ai migranti morti a seguito di un drammatico incidente che ha fatto inabissare il barcone in cui erano stipati in centinaia. Non possiamo del resto dimenticare la potente immagine del primo papa che sceglie di non vivere nel grande appartamento alla terza loggia del palazzo vaticano, ma che più modestamente sceglie un mini appartamento nell’ “albergo” di Santa Marta, insieme agli altri monsignori e funzionari ecclesiastici vaticani. Come pure della scelta di un’auto papale semplice, popolare, non certamente all’altezza della suprema dignità di cui Francesco è portatore: quale grande umiltà con queste scelte di voler apparire un uomo comune e non un ‘potente’ come gli altri potenti della terra!

Potremmo soffermarci sulle innumerevoli, ripetute e a ben vedere persino eccessive richieste di accoglienza e integrazione di migranti dai paesi poveri del sud del mondo rivolte ai governanti dei popoli più ricchi, specie a quelli “di destra” non favorevoli agli arrivi incontrollati nei propri confini. Insomma: Francesco ci ha abituati in questi dodici anni di pontificato ad apparire come un papa anticonformista, rispetto alla tradizionale figura del successore di Pietro cui eravamo abituati, che parla a tutti, che invoca la pace e la serenità su tutti i popoli, che non sceglie tra destra e sinistra ma propende per la pacificazione sociale, il dialogo tra le diverse componenti culturali e politiche per raggiungere traguardi crescenti di civiltà e di benessere per tutti i popoli, a partire dai più poveri.

E ora, dopo il mese di ricovero e le incerte prospettive di salute che lo riguardano, nella Chiesa e non solo ci si interroga cosa potrà essere di ciò che resta di questo pontificato che, comunque lo si voglia giudicare, sia positivamente come “innovativo”, sia negativamente come dissacrante e addirittura per alcune “eretico” (vedasi aperture ai divorziati risposati, alle coppie gay, persecuzione interna dei cattolici “tradizionalisti” ecc.), è stato uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo” per la Chiesa cattolica.

Ci poniamo questa domanda soprattutto in rapporto alla constatazione che il Collegio cardinalizio dell’ultimo decennio, quello cioè che in futuro, non si sa quando, sarà chiamato in Conclave a individuare il successore di Francesco, risulta per lo più composto da porporati scelti dallo stesso pontefice regnante: si tratta infatti di nuovi cardinali scelti (alcuni) dall’altra parte del mondo, in paesi piccoli e semi sconosciuti, dove la presenza di fedeli cattolici è minoritaria o addirittura quasi irrilevante dal punto di vista numerico. Quasi tutti sono cardinali “progressisti”, molto lontani dal modello dei quattro porporati “tradizionalisti” firmatari dei “Dubia” sulla comunione ai divorziati risposati ai quali lo stesso papa non ha mai risposto. Insomma, Francesco sembra avere voluto imprimere alla Chiesa un indirizzo univoco e determinato: il “corpo mistico di Cristo” (questa una delle più pregnanti definizioni della comunità spirituale cattolica) con Francesco avrebbe svoltato definitivamente a sinistra, starebbe dalla parte dei poveri e delle minoranze (immigrati, gay, trans, separati ecc.) e invece rifiuterebbe il modello antropologico del fedele cattolico di stampa popolare semplice, piccolo-borghese, conservatore, “virtuoso” almeno all’apparenza esterna, nel senso del rispetto della famiglia tradizionale, del rifiuto dei comportamenti (che alcuni continuano a considerare viziosi) che oggi vanno per la maggiore: droga, eccessi di ogni genere, omosessualità, “fluidità”, relativismo etico.

Ma sarà proprio così la Chiesa del futuro?

Sembra lecito dubitarne, per alcuni motivi. Il primo è che lo stesso Gesù ci ha lasciato la promessa che le forze del male non prevarranno e che la Chiesa, pur dovendo essere perseguita per tutta la storia dell’umanità, alla fine diverrà “trionfante” alla faccia dei tentativi del Demonio di distruggerla.

Il secondo motivo, più terreno e storico, è che l’umanità ha sempre mostrato nel corso dei secoli e millenni, di poter reagire agli eccessi e alle storture ideologiche ed etiche, ricercando e ritrovando punti di equilibrio basati su valori dell’umanesimo cristiano accolti come fondanti della civiltà nei diversi contesti nazionali e culturali.

C’è infine un terzo motivo legato alla sapienza popolare che, contrariamente a quanto pensano gli esponenti delle “élite” progressiste siano esse politiche o ecclesiastiche, sanno sempre individuare a fiuto chi è davvero dalla parte della gente comune, rispetto a chi sta dalla parte dei ricchi e dei potenti. Così è a livello politico, con il riscatto dei ceti e dei partiti popolari (oggi si tende a definirli sprezzantemente “populisti”) nei confronti dei partiti delle élite stesse che per lo più sono di sinistra o comunque “liberal”. Così speriamo che sia anche a livello ecclesiale.

Ci auguriamo che papa Francesco possa riprendere presto il suo ministero petrino in forma attiva e diretta. Se così non fosse e si avviasse a una uscita di scena per declino fisico irreversibile, c’è da pregare perché lo Spirito Santo intervenga ed orienti i cardinali nel Conclave verso la scelta di un nuovo papa all’altezza delle potenti sfide del futuro prossimo, e che soprattutto sia pervaso di amore genuino per il popolo di Dio e per tutta l’umanità da accompagnare alla scoperta della salvezza unica e vera che ha il nome di Gesù Cristo.

Il Credente
18/03/2025
Un primo provvisorio bilancio del pontificato di Francesco,
Papa sconvolgente e forse “troppo” innovativo.
Questo articolo de “Il Credente” ci porta a considerare alcuni degli aspetti più caratteristici della guida di Papa Francesco nei suoi dodici anni di pontificato. Dietro lo pseudonimo de “Il Credente” si cela un operatore cattolico che si annovera tra coloro che vorrebbero che i fedeli “tradizionali” non venissero emarginati come invece sta succedendo in questi anni.
Naturalmente, ci auguriamo che quando questo articolo uscirà il Papa abbia ripreso condizioni di salute più tranquillizzanti e che sia dichiarato fuori pericolo.
Tuttavia non possiamo esimerci dal tracciare, a questo punto del suo pontificato che dura da dodici anni, un bilancio per valutarne la portata sia spirituale, sia di governo della Chiesa, sia di rapporto tra la stessa Chiesa cattolica e il mondo.
E’ stato un Papa “divisivo”, su questo non c’è alcun dubbio. Molti lo amano, specie “a sinistra”, intendendo nella “sinistra cattolica” come pure nella sinistra intellettuale, dei quotidiani e delle tv mainstream di qua e di là dall’oceano. Non per niente appena nominato è stato intervistato tre-quattro volte di seguito da quel “maestro” del pensiero progressista che era Eugenio Scalfari. Cosa buffa era che Scalfari mandava le sue risposte “a memoria” e quindi stendeva l’intervista di testa sua, attribuendo a Francesco frasi scioccanti, del tipo che l’inferno è vuoto, che Dio è misericordioso e perdona tutto, con buona pace del Vangelo dove si afferma che per i cattivi c’è in attesa un posto dove per l’eternità ci sarà “sangue e stridor di denti” e dove ci sarà – appunto – “il castigo eterno”.
Un Papa che sin dalle prime battute ha voluto sconvolgere l’immagine “conservatrice” del papato fino ad allora presente a livello mondiale. Questa volta appariva sul proscenio della storia terrena un successore di Pietro “sinistrino” (sua auto-definizione), pro-migrazioni di massa senza limiti e senza barriere che li debbano fermare, pro-anomalie sessuali e comportamenti immorali quali l’amore nelle coppie dello stesso sesso (per loro è stata varata una apposita “benedizione” che ha suscitato scandalo mondiale), pro-adulterio dove è arrivato a prevedere l’assoluzione sacramentale per le coppie conviventi irregolari fino ad allora escluse dalla Comunione sacramentale.
Infatti ha caratterizzato il suo invito agli uomini non tanto sulla necessità della conversione, del cambiamento di vita, del pentimento e della assoluzione sacramentale; bensi – tanto per fare un esempio tra i più clamorosi – sul mantenimento del proprio comportamento peccaminoso, come nel caso degli omosessuali attivi e dei trans altrettanto “attivi”, dicendo loro che “Dio vi ama così come siete”.
Insomma, è stato un Papa sorprendente e capace di scandalizzare la mente e il cuore dei fedeli più tradizionali, quelli che da sempre si erano sentiti dire che dei peccati, specie quelli mortali, bisognava prima vergognarsi, senza sbandierarli come “diritti”; poi pentirsene, andando a confessarsi e col proponimento di non commetterli più; e infine, mostrando di volere ed essere davvero orientati a cambiare vita assumendo le virtù di fondo della vita “in grazia di Dio”.
Francesco ha mostrato inoltre una  singolare e scandalosa acredine verso i cattolici “tradizionalisti”, specie quelli che amavano e amano le messe in latino, le liturgie antiche, gli abiti talari dei secoli scorsi, i prelati e i sermoni duri ed esigenti, le religiose dedite alla clausura più pesante: verso questa categoria di cattolici, se vogliamo un po’ “estremisti” ma di certo non affatto pericolosi per la Chiesa, anzi spesso capaci di suscitare numerose vocazioni tra i ragazzi e le ragazze in cerca di valori “forti”, il Papa si è rivelato molto castigante. Ha sciolto ordini e congregazioni, ha vietato le messe in latino (curiosamente continuando lui invece a recitare preghiere nella lingua di Cicerone), ha perseguitato e rimosso vescovi e parroci che sostenevano pubblicamente questi comportamenti liturgici non affatto contrari al sano culto verso Dio.
E che dire della sua “ossessione” pro migranti da accogliere, salvare, promuovere e integrare ad ogni costo e con ogni numero di loro che arrivasse nel nostro suolo, a dispetto anche del fatto che spesso si tratta di persone di fede islamica, per nulla intenzionate a convertirsi e ad abbracciare la fede in Cristo? Andando contro ogni logica, è sembrato che per Francesco fosse più importante aprire le porte ai barchini e barconi piuttosto che annunciare la fede in Cristo a coloro che invece invocano il Dio dei musulmani e quando accoltellano noi infedeli (come sta capitando troppo spesso in giro per il mondo) lo fanno urlando “Allah Akbar”.
Possiamo ancora citare la sua predilezione per gli esponenti dei partiti “democratici” (leggasi di sinistra) in giro per il mondo, piuttosto che verso i conservatori da lui qualificati spesso come “non cristiani”. Francesco si è espresso nei loro confronti denigrandoli  perché chiedono frontiere chiuse, attenzione a difendere i valori e le identità nazionali e culturali dei popoli, politiche di integrazione molto precise e selettive, la difesa della famiglia tradizionale a dispetto dell’ondata “gender” che dichiara che i sessi non sono due (maschio e femmina). In sostanza si è accodato alle teorie che ritengono che oltre alle persone “binarie” (uomo-donna) ci sono gli LGBTQ+ cioè una lunga serie di identità sessuali in una sorta di delirio distruttivo del biblico “maschio e femmina li creò”.
Non a caso il Papa ha più volte accolto e abbracciato esponenti “dem” sostenitori dell’aborto e ha invece bollato come non cristiani leaders mondiali che difendevano la vita e la famiglia tradizionale.
Insomma, abbiamo avuto (e abbiamo ancora) un Papa capace di “scandalizzare” i cattolici che fondano la loro fede su un annuncio cristiano dove si dica “sì sì – no no” come insegna il Vangelo. Per lui valeva insieme al sì e al no anche il “ma anche”: ma anche gli adulteri, ma anche i rivoluzionari di sinistra, ma anche gli omosessuali attivi, ma anche i trans, ma anche i dittatorelli degli stati produttori di droghe che invadono il mondo, ma anche i vescovi che vogliono le “donne vescove” …
Cosa dire di Francesco, cercando di lasciarci alle spalle quel certo sentimento di scandalo e di lontananza che ha suscitato in molti?
Chiaramente una cosa: solo Dio può giudicare lui, come solo Dio giudicherà ciascuno di noi nel profondo delle intenzioni della coscienza. Tuttavia verso questo Papa molti hanno provato un certo senso di sconcerto, sentendolo quasi un corpo estraneo dentro una Chiesa abituata a difendersi da attacchi dall’esterno. Francesco invece a volte è parso attaccare lui la Chiesa dall’interno, colpendo preti e suore che avevano il solo difetto di voler pregare secondo gli insegnamenti tradizionali. Oppure colpendo cattolici impegnati nel sociale per difendere i confini e i valori delle più antiche e secolari culture nazionali.
Potrà forse essere che siamo stati di fronte a un Papa di frontiera, magari “troppo avanti” per poterlo capire e apprezzare. Però – almeno a nostro parere – si tratta di posizioni, le sue,  che risentono più di una sorta di livore verso il mondo occidentale, sentito come prevaricante e “capitalistico”, quindi da colpire e condannare come non buono. Non dimentichiamo che il Papa è figlio di una famiglia piemontese di migranti poveri e che è vissuto poveramente in Argentina nei suoi primi anni di bambino e di giovane. E quindi potrebbe non avere mai del tutto superato questo complesso di ostilità verso l’ Occidente “ricco” dal quale si sentiva escluso.
Concludiamo dicendo che il Papa è “Pietro” e quindi va rispettato sempre, perché non conosciamo i disegni di Dio sulla Chiesa e sul mondo. Però questo non ci esime dalla libertà di osservare certi eccessi e certi comportamenti che Francesco ha avuto e che differiscono in maniera molto evidenti dagli stessi comportamenti dei suoi due predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, verso i quali la memoria e l’affetto popolare sono ben più radicati ed evidenti.
Il Credente
24/02/2025
Perché amano così tanto i migranti irregolari?
*Il Credente è lo pseudonimo sotto il quale si cela un operatore cattolico critico verso il “buonismo” che sembra imperare nella società e nella stessa Chiesa

Pensate che sia lecito, a questo punto, chiederci perché la sinistra in genere, i vertici della Chiesa istituzionale, gli intellettuali radical-chic, i residenti dei centri storici delle grandi città (i cosiddetti “ZTL” che possono permettersi di acquistare case da 1 milione di euro in su), i magistrati delle correnti “democratiche”, i giovani occupanti dei centri sociali, gli aderenti alle associazioni cattoliche quali Acli, Agesci ecc., stavamo chiedendoci perché appunto tutte queste categorie di persone “amano tanto i migranti irregolari”.

Ce lo chiediamo perché ormai, al punto in cui siamo arrivati nel mondo occidentale, sembra di assistere ad uno psicodramma collettivo con due attori: da una parte le persone NORMALI, il popolo “semplice”, quelli con orientamento politico e culturale “conservatore”, le quali se ti entra in casa un estraneo con il chiaro intento di rubarti qualcosa, danneggiarti, occupare il tuo appartamento, rapinare tua nonna che è seduta in carrozzina e non può difendersi, magari violentare tua moglie o tua figlia, ebbene queste persone normali cercano di difendersi, ingaggiano una colluttazione con l’invasore, se hanno un’arma magari la usano per non rischiare di essere uccisi loro per primi se lo stesso ladro ha un’arma, magari un coltello o un machete …

Dall’altro lato abbiamo invece le persone NON NORMALI, i cosiddetti “progressisti”, i quali trovano tutte le argomentazioni per giustificare e favorire in ogni modo l’arrivo di cinque-dieci barconi di immigrati irregolari al giorno sulle coste delle regioni del sud Italia o del sud Europa (fate voi). Sono gli stessi che applaudono quando queste orde di invasori, apparentemente pacifici, sbarcano dalle navi delle Ong dopo averli recuperati nel Mediterraneo magari dopo aver avuto una “telefonatina” proprio dagli stessi scafisti che informavano della loro posizione in mare. Sono forse gli stessi che, quando erano al governo, hanno organizzato e finanziato con manica molto larga, il sistema dei centri di accoglienza affidato a cooperative e associazioni presso che tutte di matrice catto-comunista, dove hanno trovato lavoro e guadagni, spesso molto lauti, i baldi giovanotti figli degli agitatori della stessa sinistra.

Questi super-innamorati dei migranti irregolari sono gli stessi che fingono di non vedere che questi poveracci che ci “invadono” (meglio ripetere il concetto, perché così è) in realtà non possono pensare di trovarsi in una specie di paradiso in terra, dove venga dato loro, appena sbarcati, un appartamento nuovo fiammante, uno stipendio di 1.500 euro con contratto a tempo indeterminato, una auto nuova magari elettrica, la possibilità di far venire dall’Africa o dall’Oriente (Pakistan, Bangladesh ecc.) moglie, figli, genitori anziani e perché no, pure i cugini e dare a tutti loro assistenza sanitaria, scuola, benefit sociali vari, come pensione e Naspi, qualora non trovassero lavoro.

Fingendo di non vedere tutto ciò, che invece succede, che i migranti irregolari si trovano a vivere ai margini della società, a dormire nei luoghi più assurdi, a bighellonare per strada, magari ad assalire qualche signora che fa la spesa per rubargli il portafoglio; a derubare il giovane che va a scuola sottraendogli il cellulare e i dieci euro avuti dalla mamma; se gli viene voglia (essendo per lo più tutti maschi giovani, nella giusta età di essere “in calore”) magari di trascinare dietro una siepe, anche in pieno centro, la prima ragazzina che passa da lì, stuprarla brutalmente senza nessuna pietà perché “nella loro cultura si fa così”: questo lo aveva più o meno sentenziato una giudice su un caso di stupro da parte di un immigrato, adducendo scusanti culturali per il fatto devastante di avere violato il corpo innocente di una ragazza.

Questi stessi signori della ZTL, così “accoglienti”, ovviamente si guardano bene da accogliere a casa loro, ospitandoli e dando loro cibo e un letto, uno-due-tre di questi “poveri disgraziati” che stazionano fuori da Termini a Roma, oppure dalla Centrale a Milano, facendo risse continue, accoltellandosi di tanto in tanto, magari puntando gli stessi coltelli alla gola del primo viaggiatore per derubarlo e infine accerchiando i due soliti poliziotti che arrivano per arrestare qualcuno di loro, sfasciando l’auto di servizio e magari anche il volto e il corpo dei tutori delle forze dell’ordine.

I “progressisti” sono generosi verso i migranti irregolari usando i soldi degli altri, cioè i soldi pubblici. Come si spiega allora, dal punto di vista psichiatrico questa proiezione “buonista” verso persone che, se arrivassero regolarmente a una a una, pagando un biglietto aereo normale, chiedendo il visto di ingresso e avendo magari uno sponsor che offra loro lavoro regolare, sarebbero bene accette, mentre invece arrivano in massa senza controllo, col beneplacito delle legislazioni sovranazionali favorevoli alla immigrazione selvaggia, magari pure con la benedizione del Papa il quale predica accoglienza però nel frattempo ha aumentato le pene se qualcuno “invade” irregolarmente la Città del Vaticano?

E’ una domanda importante, forse c’è davvero qualcosa di malsano nella mentalità dei pro-migranti? Essi non si curano dello stress al quale sottopongono la società nel suo insieme, dove già si fa fatica ad assicurare le pensioni minime, ad avere case popolari per la popolazione autoctona (cioè noi italiani), a offrire un lavoro decoroso ai giovani, il 20 per cento dei quali è disoccupato.

Cosa farebbero due nomi simbolici di esponenti di partiti che sono noti e che omettiamo per imbarazzo della scelta, se un immigrato irregolare forzasse la porta della loro abitazione? Ovviamente chiamerebbero la polizia, lo farebbero arrestare e incarcerare, perché sentirebbero violata la loro proprietà personale. E invece perché le stesse si fanno paladine accanite degli arrivi in massa e sono altrettanto ferocemente giudicanti verso le “destre” xenofobe (così le descrivono) le quali semplicemente sostengono politiche di contenimento degli arrivi?

Questo mi pare il quesito psichiatrico che vale per tutto il mondo “progressista”, come dimostra ormai tristemente il dibattito pubblico da oltre una decina di anni a questa parte, dove da un lato ci sono le persone NORMALI che non vorrebbero l’invasione e che non sono affatto razziste, semplicemente accoglierebbero volentieri ma in maniera ordinata; e dall’altro ci sono invece i NON NORMALI che fanno di tutto per boicottare ogni forma di resistenza agli sbarchi, come dimostrano anche le vicende giudiziarie di questi giorni in Italia.

Rispondere a questa domanda sulla psichiatria degli “accoglienti” (coi soldi degli altri) potrebbe essere tema di un prossimo articolo. Almeno però poniamoci la domanda, perché non è giusto che una minoranza di benestanti, ricchi, sinistrorsi, che passano le loro vacanze nei solitari lidi di Capalbio oppure di San Moritz, voglia imporre a tutti di vivere in città dominate dalle baby-gang, dove è sempre più un rischio uscire di casa perché non si sa se si torna vivi, oppure se la propria figlia rischi di essere profanata da dei bruti verso i quali siamo stati così “accoglienti”.

Il Credente
07/02/2025
Le motivazioni profonde del voto
dei cattolici oggi
Sotto lo pseudonimo del “Credente” si cela un operatore cattolico che vuole far giungere messaggi chiari in un ambiente non sempre trasparente e fedele al messaggio evangelico. Questo articolo prende spunto dai due recenti convegni dei “cattolici democratici” di area PD, per riflettere sui valori in gioco.

Nei giorni scorsi è stata registrata in Italia  la cronaca di due convegni di “cattolici democratici”, cioè vicini al PD:  il primo promosso  a Milano da “Comunità Democratica” con Romano Prodi, Graziano Delrio, Pierluigi Castagnetti e Ernesto Maria Ruffini (new-entry in politica ex direttore generale delle Entrate dimessosi in polemica col governo Meloni) sostenuta da componenti associative e pacifiste; il secondo organizzato a Orvieto da “Libertà Eguale” con Enrico Morando, Giorgio Tonini, Stefano Ceccanti e – protagonista d’onore – Paolo Gentiloni, ex-commissario UE, più orientato alla presenza della componente cattolica all’interno del PD, su posizioni di sostegno all’Ucraina e pro-armamenti.

Ci occupiamo di questi due eventi non per analizzarne i contenuti, che riguardano dall’interno la gestione del Partito Democratico da parte di Elly Schlein, che come noto ha spostato nettamente a sinistra l’asse dei “dem”. Lo scopo di questo articolo è invece di riflettere sul senso di un voto cattolico oggi, quando sembra che stiano saltando tutti i bastioni etici sui quali si è sin qui caratterizzata l’adesione alla dottrina sociale della Chiesa.

Dopo il crollo della DC - come si sa - il voto dei credenti è stato molto ricercato e coccolato da parte dei partiti rimasti sul campo. Il dato di realtà è che, volente o nolente, l’Italia resta un paese a maggioranza cattolica, anche se la frequenza alle messe e l’adesione ai valori religiosi sta lentamente declinando. Davanti al progressivo distacco dei cittadini dalla politica, evidente con l’astensionismo che tocca ormai oltre il 50 per cento degli aventi diritto, il voto “centrista” dei cattolici che prima sostenevano la DC si è fatto sempre più prezioso per conquistare la maggioranza e poter governare.

Prova ne sia il ruolo giocato dai vari Renzi, Calenda, Rotondi e affini che teorizzano che si vince soltanto conquistando quel 3-5 per cento dei votanti di centro, percentuale capace di far spostare l’asse della maggioranza dalla destra attualmente al governo, verso la sinistra.

Ma se i cattolici sono così ricercati e preziosi, gli stessi sono consapevoli di quanto “valga” il proprio voto e soprattutto hanno una chiara idea di cosa possono e non possono votare, stante il messaggio del Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa?

Perché molti cattolici oggi votano a destra

Cominciamo dal voto dato dai cattolici a destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati ecc.): in questo caso, pur con sfumature molto sottili, a volte quasi impercettibili, si vota comunque per partiti che sostengono la laicità dello Stato insieme alla dignità della religione cattolica e al dovere di tutelare la libertà di culto. Si vota a destra anche per la difesa della famiglia naturale, fondata sul matrimonio e sull’unione di un uomo e una donna (e non sulle unioni omosessuali, come invece propone la sinistra). Si vota a destra, pur con qualche distinguo, per la difesa della vita, considerando l’aborto un male che sarebbe meglio evitare, benché codificato nella nostra legislazione dopo il referendum che una quarantina di anni fa ha visto la maggioranza degli italiani scegliere per l’interruzione volontaria della gravidanza. Si vota a destra per il sostegno della libera iniziativa economica e delle imprese, a partire da quelle più piccole, che non sono da spremere con tasse e balzelli inutili e vessatori, ma da favorire in ogni modo quali “creatori di lavoro e di ricchezza”. Ancora si vota a destra per una chiara collocazione nello scacchiere occidentale dei paesi democratici, tra Europa, Stati Uniti d’America e Giappone-Taiwan, in una alleanza di fatto dei paesi liberi contro le dittature più o meno aperte o camuffate, dalla Cina, alla Russia, all’India, fino ai paesi islamici e ai capipopolo africani o sudamericani.

Si vota a destra (e forse questo è uno dei motivi principali del successo delle destre oggi) anche per avere una immigrazione ordinata e controllata, evitando l’accoglienza indiscriminata difesa dai partiti progressisti che tanti danni sta facendo ai paesi occidentali, tra i quali non ultimo la ricomparsa di eventi terroristici che stanno preoccupando non poco l’opinione pubblica.

Da ultimo si vota a destra quando si sostiene la libertà di parola contro i tentativi continui della sinistra italiana ed europea di imporre forme di censura, col pretesto di bloccare le “fake news”, cioè tutti gli interventi che la stessa sinistra non gradisce.

Invece perché diversi cattolici votano a sinistra, e dove sbagliano?

I cattolici che votano a sinistra sono affascinati dal mito dell’“uguaglianza” vagheggiata da Marx e dai suoi epigoni, che però non si è mai realizzata negli stati del comunismo reale (vedere Cina, ex-Urss, Venezuela, Cuba ecc.). Votano a sinistra perché considerano il mondo imprenditoriale una congrega di egoisti profittatori della manodopera e di evasori fiscali, e vorrebbero che a regolare l’economia ci fosse solo lo Stato con le proprie aziende controllate centralmente. Votano a sinistra perché, pur godendo spesso di posizioni lavorative di prestigio e ben pagate, spesso ottenute nei ranghi pubblici a seguito della loro adesione a partiti progressisti, si lavano la coscienza e giustificano i propri privilegi sostenendo l’immigrazione incontrollata dimostrandosi così “buoni” e “accoglienti”, e non “razzisti” come invece considerano i “fascisti” che e votano a destra.

I cattolici che votano a sinistra sbagliano poi, e di grosso, perché non si rendono conto che con il loro voto sostengono una visione della vita, dell’amore, della famiglia, della tutela del più debole totalmente contraria all’ etica cattolica, la quale come è noto dice “no” all’aborto, “no” alle unioni omosessuali, “no” alle teorie gender che vogliono indottrinare i più piccoli su aberrazioni quali l’ “identità di genere” e il cambio di sesso (pratica che riduce il corpo di chi vi si sottopone a una parodia della vera mascolinità o della vera femminilità, senza alterare il patrimonio genetico che resta quello di maschi o di femmine cui sono stati modificati chirurgicamente gli attributi genitali).

I cattolici che votano a sinistra si schierano inoltre con coloro che oggi vogliono mettere a tacere chi la pensa diversamente da loro sui “social” o sui giornali, come hanno tentato con la legge Zan sulla omofobia, allo stesso modo che le dittature russa o cinese mettevano (e ancora mettono) nei lager i dissidenti fino a farli morire.

A nostro avviso da veri e buoni cattolici non si può votare a sinistra per tutte queste ragioni, che sono più forti di qualunque elemento critico possa esserci nella proposta politica dei partiti della cosiddetta “destra”, anche in caso di qualche contro-testimonianza personale di qualche leader non propriamente “esemplare”. Nella peggiore delle ipotesi, nessun partito governativo attuale farebbe mettere in galera per un presunto “reato di opinione”, come invece voleva fare la sinistra con la suddetta legge Zan. Nessun partito della destra sostiene la parità tra i matrimoni eterosessuali, che sono nell’ordine della natura, con i cosiddetti “matrimoni omosessuali” che sono invece semplicemente il frutto di un capriccio: quello di volere a tutti i costi sembrare normali quando invece servono a coprire un comportamento vizioso e – per i cattolici – un grave peccato contro il sesto comandamento che dice: “non commettere atti impuri”.

Per concludere, i cattolici che votano a sinistra di fatto si comportano, forse senza saperlo, come dei cripto-comunisti, per giunta atei e nemici di Dio, che vogliono ridurre a tacere chi la pensa diversamente da loro e con la scusa di essere “inclusivi” (cioè di accettare acriticamente tutte le visioni del mondo) arrivano al punto di rinnegare le ragioni profonde del loro stesso essere cattolici. Meglio dirlo chiaramente. So che qualcuno mi fischierà e forse mi insulterà. Ma io la penso così.

Il Credente
21/01/2025
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