Il ritorno del Darwinismo Sociale
l’ideologia alla base di
Nazismo e Comunismo
Era il 1992, tre anni dopo la caduta del muro di Berlino e un anno dopo la dissoluzione dell’URSS, quando il politologo economista americano Francis Fukuyama pubblicava il suo best seller “The End of History and the Last Man” in cui veniva annunciato al mondo che l’umanità era in procinto di raggiungere l’apice del suo progresso e il raggiungimento della società ideale, l’essere umano era stato liberato da ogni vincolo che non fosse quello della scienza in cui bisognava credere ciecamente, come l’unica verità degna dell’uomo moderno.
Tutti dovevano essere convinti che le ideologie del passato, foriere di guerre e distruzioni, erano state riposte negli armadi della storia, si era ormai alle soglie di un mondo nuovo.
Per ideologia si intende un sistema di idee, coerente e strutturato, ipotizzato a livello filosofico e proposto come interpretazione totale ed arbitraria della realtà. Ogni ideologia ha come obiettivo l’utopia della società perfetta e, dato il fine nobilissimo che si intende raggiungere, tutti i mezzi sono giustificati.
L’ideologia di genere rappresenta il tentativo di cancellare le leggi della Biologia, della Genetica, delle Scienze Naturali, ritenute obsolete a fronte dell'avanzare della Tecno-scienza, e la loro sostituzione con artifici Bio-giuridici inventati dall'uomo. È dunque un’Ideologia che dichiara guerra non solo alla natura ma anche alla scienza e utilizza il potere giudiziario per imporre una nuova visione del mondo e una precisa agenda politica di stampo totalitario.
In un mondo in cui la scienza rappresenta l’unico faro nel mare dell’esistenza, era indispensabile dare una spiegazione razionale e scientifica della creazione del mondo e della vita che contrastasse la narrativa mitologica messa in campo dalla religione. Questo compito fu portato a compimento con l’entrata in scena di Charles Darwin e con la sua pubblicazione “On the Origin of the Species by means of Natural Selection or the Preservation of Favorite Races in the struggle for life” del 1859.
Da sempre l’uomo ha cercato di dare delle risposte agli innumerevoli enigmi riguardanti la vita e l’universo e questo si attua mettendo in campo delle ipotesi, ipotesi che devono essere verificate e convalidate metodologicamente così da divenire dati di fatto inoppugnabili. Ogni studioso cerca di mettere a posto un tassello del mosaico fino a che non si arriva al traguardo della comprensione di una qualche legge di natura. Questo è il compito della scienza: scoprire le leggi che regolano i fenomeni naturali e nessuno mette in dubbio il progresso reale derivante dall’aver compreso il significato di una legge di natura. Diverso invece è il compito della tecnologia che utilizza le acquisizioni scientifiche per cercare di migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Diverso è anche l’atteggiamento da tenere nei confronti della tecnologia, infatti per poter contribuire al bene comune e favorire un progresso vero dell’essere umano la tecnologia deve rispettare le leggi morali e non quelle utilitaristiche del momento.
L’opera di Darwin è stata monumentale e affascinante è stato il suo tentativo di comprendere l’origine delle specie, ma il suo ragionamento partiva con una lacuna insanabile: l’impossibilità di dare una dimostrazione scientifica di come fosse sorta la scintilla della vita, quella proteina da cui si sarebbe, poi, sviluppato tutto il resto. Si dovrebbe ammettere, per onestà mentale, che non sono state ritrovate quelle evidenze che avrebbero dovuto confermare la veridicità dell’assunto di base, infatti gli studi successivi non hanno potuto dimostrare l’esistenza di quelle specie intermedie che si sarebbero dovute reperire nei fossili come prova dell’evoluzione da una specie all’altra.
Il mondo progressista che ha impostato tutta la sua ragion d’essere sull’ipotesi evoluzionista darwiniana si trova nell’impossibilità di accettare la verità pena il crollo di tutto l’edificio costruito nel corso di un secolo e mezzo in nome della scienza e per contrastare i pregiudizi religiosi. E pur di far trionfare la sua idea è disposto anche a fabbricare l’uomo di Piltdown, un reperto archeologico rimasto per più di cinquant’anni in mostra al museo di Storia Naturale di Londra come prova scientifica del famoso “anello mancante” prima di venire smaschero come clamorosa frode.
Nel tentativo di difendere una la teoria costruita sulle sabbie mobili, gli ideologi progressisti hanno inventato tutto un percorso pseudoscientifico in modo da creare una cortina fumogena indispensabile per continuare a contrabbandare la menzogna nascosta dietro una parte di verità.
La Microevoluzione all’interno della specie è un dato di fatto incontrovertibile che nessun essere razionale si sogna di contraddire. La Macroevoluzione Darwiniana, quella che serve per far avanzare l’ideologia progressista sotto l’egida della scienza, è un mito che deve essere smascherato.
Se l’impostazione ideologica su cui si è costruita un’azione politica si rivela errata come si fa a difendere l’indifendibile? Chi ci aiuta a capire come il mondo progressista affronti una realtà contraria alla sua impostazione ideologica, è Gyorgy Lukacs, uno dei rappresentanti più autorevoli della Scuola di Francoforte, e politicamente orientato verso il comunismo, l’altro mostro che ha insanguinato il ‘900.
“Tutta la scienza e tutta la letteratura devono servire esclusivamente alle esigenze propagandistiche formulate dall’alto, dallo stesso Stalin… La comprensione ed elaborazione autonoma della realtà…. era bandita per sempre” (Gyorgy Lukacs “Marxismo e Politica Culturale” 1959 Il Saggiatore)
Dina Nerozzi
11/11/2024
Una bugia che dura da millenni
In questi ultimi anni siamo stati testimoni di un fenomeno incomprensibile, almeno per molti, quello del diffondersi a macchia d’olio di comportamenti privi di senso, addirittura dannosi davanti a una minaccia indefinibile e poco realistica, almeno per chi ancora conserva qualche ricordo degli studi fatti nel corso di laurea in medicina.
Abbiamo assistito annichiliti al diffondersi di un panico, architettato e fuori controllo, a causa di un virus misterioso che si è manifestato in tutto il mondo in contemporanea, senza rispettare la stagionalità del fenomeno. Abbiamo visto orde di operatori sanitari in tuta spaziale che disinfettavano l’aria, l’acqua, le strade sempre per contrastare il terribile mostro a forma di virus che metteva in pericolo la vita di tutti. Un virus in grado di resistere per ore, giorni, settimane, forse mesi sulle superfici, nell’aria, nell’acqua, senza sapere esattamente come fosse possibile un’eventualità del genere dato che i virus non possono sopravvivere al di fuori dell’organismo ospitante.
Guai ad accennare a qualche dubbio sulla narrazione ufficiale, divulgata a reti unificate h24, il malcapitato veniva immediatamente tacciato di complottismo e messo a tacere con toni minacciosi.
Per fortuna, davanti all’incedere del male oscuro, proprio a Natale del 2020 giungeva dal nord il nuovo salvatore: il dio vaccino.
Tutto ciò a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni è stata una manifestazione plateale di un fenomeno non nuovo, dato che si è riaffacciato innumerevoli volte nel corso della storia, e consiste nel fatto che periodicamente l’individuo cessa di essere un essere umano e si trasforma in una rotella di un sistema, ragion per cui l’interesse individuale deve scomparire davanti alla tutela della collettività. Anche nel corso della Pandemia da Covid 19 la “vaccinazione” con un siero genico sperimentale diventava obbligatoria perché era doveroso raggiungere una immunità di gregge tale da garantire la tutela delle persone “fragili”.
E’ paradossale constatare come tutta una corrente di pensiero che ha sempre avuto come obbiettivo principale quello di cancellare dalla faccia della terra le superstizioni religiose, affidando solo alla scienza il compito di orientare le decisioni in ogni ambito del vivere, nella realtà dimostri di perseguire l’esatto contrario.
Chi ha studiato in maniera approfondita questo fenomeno è stato Igor Shafarevich (1923-2017), un matematico russo che ha affidato il suo pensiero al libro “Il Fenomeno Socialista” Harper Collins Ed., 1980.
La prefazione al testo citato è di Alexander Solzhenitsyn, un nome che non può lasciare indifferenti, non foss’altro per lo spazio a lui riservato in Occidente quando lo stesso era considerato un fiero avversario dell’URSS.
Scrive Solzhenitsyn, nella prefazione del libro di Shafarevich:
“il socialismo mondiale, e tutti i personaggi associati, sono avvolti nella leggenda; le sue contraddizioni vengono dimenticate o nascoste; non dà mai risposte agli argomenti contrari ma semplicemente li ignora e il tutto trae origine da un clima di irrazionalità che circonda il socialismo e da un’istintiva avversione nei confronti dell’analisi scientifica...”.
Ed è esattamente questo il punto: l’avversione istintiva del mondo socialista nei confronti della scienza. Quella scienza su cui, a parole, fanno affidamento per portare avanti la loro visione del mondo, e questo accade per il semplice motivo che spesso l’analisi scientifica dei fatti si trova ad essere in netto contrasto con quelle che sono le aspettative e le mete agognate dai seguaci del fenomeno socialista mondiale.
Prosegue Solzhenitsyn: “Le dottrine del socialismo brulicano di contraddizioni, le sue teorie sono in conflitto costante con la pratica, ciò nonostante, a causa di un istinto potente … queste contraddizioni non ostacolano minimamente la continua propaganda del socialismo. In realtà non esiste nemmeno una precisa definizione di socialismo; al suo posto esiste un qualcosa di vago, una rosea nozione di qualcosa di nobile e buono, di uguaglianza, di proprietà comune e di giustizia: l’avvento di queste conquiste porterà un’euforia istantanea e un ordine sociale ineccepibili ……. Shafarevich indica con grande precisione sia la causa che la genesi delle prime dottrine socialiste, che egli caratterizza come reazioni: Platone come reazione alla cultura greca e gli gnostici come reazione al Cristianesimo”.
Secondo Igor Shafarevich l’obbiettivo dei seguaci del fenomeno socialista è sempre stato quello di cercare di contrastare il tentativo dello spirito umano di elevarsi al di sopra della materia per dare spazio a quella scintilla divina che è parte inalienabile della natura umana e che invece qualcuno si ostina a voler negare. Nel corso dei secoli una forza potente e oscura periodicamente si è attivata per cercare di riportare l’essere umano agli albori della storia, al suo stato esistenziale primordiale.
Sempre nella prefazione di Solzhenitsyn si legge che “Il Socialismo cerca di ridurre la personalità umana ai suoi livelli più primitivi e di spegnere gli aspetti più elevati e complessi dell’individualità umana, quelli che la rendono simile a Dio. Anche la stessa uguaglianza, quella attrazione e grande promessa dei socialisti nel corso dei secoli, si rivela essere non uguaglianza di diritti, di opportunità e di condizioni esterne, ma uguaglianza in quanto identità, uguaglianza intesa come il muoversi della diversità verso l’uniformità.
Da quanto riferito si comprende perché quella in atto non è solo una guerra di eserciti e di bombe che piovono sulla testa, non è nemmeno una guerra di idee ma è soprattutto una guerra spirituale.
Dina Nerozzi
27/08/2024
Le Radici del Male, la Scuola di Francoforte
e il suo impegno nella distruzione della società
Joseph De Maistre (1753-1821), filosofo, giurista e padre del pensiero controrivoluzionario ci ha lasciato in eredità un aforisma che riesce a spie gare in poche parole ciò che accade in ogni angolo del mondo quando i malfattori prendono il potere: “Le false opinioni somigliano alle monete alse, coniate da qualche malvivente e poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza saperlo.”
Bisogna tener presente che De Maistre era un profondo conoscitore della politica e dei suoi trucchi avendo fatto parte attiva della Massoneria per 15 anni e dunque avendo avuto modo di conoscere le logiche e i meccanismi dall’interno di quei centri di potere che fanno produrre gli eventi.
Sua è anche l’interessante considerazione, particolarmente in sintonia con il tempo corrente, su come possano liquefarsi le Nazioni:
“Fino ad oggi le Nazioni venivano spazzate via per conquista”, vale a dire mediante un’invasione. Adesso però si apre una domanda importante: “una Nazione può morire sul suo suolo, senza un’invasione o un ripopolamento, solo consentendo alle mosche della decomposizione di corrompere il nucleo fondante di quei principi costitutivi che l’avevano resa quella che è? “
De Maistre aveva vissuto e operato in un mondo preda della rivoluzione francese in cui l’utopia della nuova trinità liberté, egalité, fraternité, erano state coniate da malfattori e, da quel momento, spese in tutto il mondo da persone oneste che continuano a perpetuare il crimine senza sapere cosa in realtà queste tre parole stiano a significare veramente.
Dopo la rivoluzione francese c’era stata la rivoluzione romana del 48 che, in varie tappe nel corso dell’800, aveva prodotto l’unificazione dell’Italia in un’operazione di falsa liberazione e vera conquista da parte del Piemonte e della sua casata di regnanti massoni e senza Dio.
La rivoluzione bolscevica del primo 900 in Russia sembrava destinata a completare l’opera messa a punto nel corso dei secoli e a far dilagare il fenomeno socialista nel mondo intero, dato che i promotori erano quegli stessi massoni che da tempo sognavano la conquista del mondo...ma qualcosa, nel meccanismo, non aveva funzionato come sperato.
Nel tentativo di capire che cosa fosse andato storto nell’impresa epica della conquista del potere globale nel 1922, per iniziativa dello stesso Vladimir I. Lenin, si riunì a Mosca l’Internazionale Comunista.
L’operazione non aveva avuto il successo sperato perché non era stato dato spazio sufficiente al Marxismo culturale.
In cosa consiste il Marxismo culturale? La rivoluzione portata avanti con le armi della cultura, come profetizzato da Joseph de Maistre, e non con i mitra e con le bombe. La rivoluzione culturale prevede il sovvertimento dei principi cardine della civiltà occidentale, vale a dire il sovvertimento dei principi della civiltà cristiana.
E’, a partire dall’internazionale Comunista del 1922 che nasce l’idea di una scuola che propagandi il nuovo impegno rivoluzionario; quello culturale.
La Scuola di Francoforte nasce ad opera soprattutto di Georgy Lukacs (1875-1951), un aristocratico ungherese, figlio di un banchiere e convinto comunista, il cui principio cardine è stato messo in evidenza in “Eros e Rivoluzione”. Secondo il disegno della natura a cosa servono eros e sessualità? Alla conservazione della vita. Bene, da quel momento si cambiava paradigma, per cui eros e sessualità si tramutavano in arma di distruzione di massa.
Chi vuole contrastare il disegno del Creatore può solo agire per distruggere l’esistente dato che non è in grado di creare niente in autonomia se non il caos.
Accanto a Lukacs, operava anche un altro personaggio rivoluzionario di non poco conto, Willi Munzemberg (1889-1940), il quale era convinto assertore della necessità di “organizzare gli intellettuali e usarli allo scopo di rendere puzzolente la civiltà occidentale”. La dittatura del proletariato sarebbe stata instaurata solo dopo che tutti valori del mondo occidentale fossero stati corrotti e dopo aver reso impossibile la vita per tutti.
Alla morte di Lenin, nel 1924, con la presa del potere da parte di Stalin la situazione in Russia si trovava ad una svolta, il compagno Stalin infatti considerava le teorie di Lukacs e Munzemberg, come quelle di Trotsky, delle pericolose deviazioni del pensiero Marxista utili unicamente all’agenda degli ebrei.
Nel 1924, dopo il cambio di rotta impresso da Stalin alla rivoluzione russa, Georgy Lukacs fu costretto ad emigrare in Germania dove diede l’avvio al primo gruppo di sociologi orientati verso il comunismo, era un abbozzo dell’Istituto di Francoforte per la ricerca sociale che sfocerà nella Scuola di Francoforte.
Nel 1930 un altro ebreo, Marx Horkheimer, subentrò nella direzione dell’Istituto, con il convincimento che l’Istituto dovesse occuparsi unicamente delle teorie di Karl Marx.
Con l’avvento del nazismo in Germania, l’istituto e la scuola dovettero lasciare il paese e trasferirsi negli USA e da quel momento i suoi adepti andarono a colonizzare le principali Università americane: California, Columbia, Princeton, Berkley e Brandeis, dove continuarono a portare avanti la diffusione del progetto legato al Marxismo culturale.
La tensione che si era andata creando tra nazionalismi e socialismo internazionale sfociò nella seconda guerra mondiale con il suo tragico carico di morte e distruzione.
Alla fine della seconda guerra mondiale i rappresentanti della Scuola di Francoforte rientrarono in Europa, soprattutto in Francia, ed ebbero i loro rappresentanti di rilievo in Herbert Marcuse, Theodor Adorno e Max Horkheimer. I nuovi guru della rivoluzione culturale erano tutti ebrei e portavano in eredità la teoria della liberazione destinata a fornire la basi teoriche della liberazione sessuale e dunque il ripristino del programma di Georgy Lukacs: l’impiego di eros e sessualità come armi di distruzione di massa che ebbe il suo apogeo nella rivoluzione sessuale del 68.
La Scuola di Francoforte sosteneva, in sostanza, l’idea che fintanto che gli uomini si fossero cullati nell’illusione che la ragione potesse risolvere i problemi del mondo, la società non avrebbe mai raggiunto il grado di disperazione necessario per far prevalere la rivoluzione socialista globale. Il compito della scuola veniva dunque ribadito: bisognava minare alla base l’eredità culturale della civiltà giudaico-cristiana.
Per destabilizzare la società e metterla definitivamente in ginocchio bisognava produrre ogni sorta di crisi e di catastrofi con tutti i mezzi possibili. Nonostante i numerosi tentativi messi in opera, la società occidentale mostrava di avere ancora dei residui di ideali cristiani che le consentivano un residuo di vitalità, ragion per cui la scuola si impegnò nel mettere a punto un’agenda che doveva operare alla stregua di un virus che doveva infettare e distruggere il mondo intero con il nobile intento di creare un mondo migliore.
Ecco le dodici regole necessarie per ottenere un mondo migliore
1. creare offese di razzismo e leggi sui crimini d’odio
2. portare cambiamenti continui per creare confusione (nei curricula scolastici ad es.)
3. propagandare la masturbazione nelle scuole insieme all’omosessualizzazione dei bambini e la loro corruzione esponendoli alla pornografia nelle classi
4. minare sistematicamente l’autorità dei genitori e degli insegnanti
5. favorire l’immigrazione su vasta scala per distruggere l’identità nazionale e fomentare future guerre razziali
6. promozione in eccesso di alcool e droga
7. promuovere sistematicamente le devianze sessuali nella società
8. creare un sistema legale inaffidabile che nutra biasimo nei confronti delle vittime dei crimini
9. creare dipendenza dai sussidi statali
10. controllare e istupidire i media
11. incoraggiare la distruzione della famiglia
12. attaccare a tutto campo la Cristianità e svuotare le chiese
Qualcuno ravvisa delle similitudini con quanto sta accadendo adesso attorno a noi? Non preoccupatevi, stanno creando un mondo migliore.
Dina Nerozzi
21/07/2024
Ordo ab Chao et post Tenebras Lux
Ormai il disordine regna sovrano ovunque e, come sempre, la fine di un ciclo storico vede come protagonista la guerra.
Giovan Battista Vico ci ha lasciato uno schema molto convincente del come i cicli storici tendano a ripetersi.
Quando il mondo è in preda al caos vuol dire che è in atto una transizione da un sistema che si è usurato ad uno alternativo che ancora non si è stabilizzato.
In guerra non si confrontano solo gli eserciti ma soprattutto due visioni del mondo, chi vince la partita determinerà le regole della nuova società e dunque la visione del mondo che si instaurerà con tutte le nuove regole.
Per riuscire a orientarsi nel caos che si è andato producendo, passo dopo passo, nel tempo e per capire quale sia la strada che vogliamo intraprendere bisogna ricominciare proprio dalle origini.
Il dilemma eterno che abbiamo davanti e che da sempre è alla base dei conflitti è il seguente:
Chi mette ordine nel caos? Dio o l’uomo? Anche se questo sembra un discorso poco adatto nell’epoca moderna in realtà, anche nel XXI secolo, tolte tutte le sovrastrutture accumulate nel corso del tempo, si arriva sempre alla stessa matrice.
Per cercare di trovare un punto d’incontro condiviso è necessario partire proprio dalle origini.
Nel racconto biblico Dio mette ordine nel caos separando la notte dal giorno, il buio dalla luce, le terre dalle acque per poi procedere alla Creazione di tutte le cose animate e inanimate esistenti in natura.
Ecco un primo assunto: l’uomo non ha creato il mondo, lo ha trovato gia’ fatto… Forse su questo possiamo essere tutti d’accordo, anche senza credere nell’esistenza di un Dio Creatore. E questo universo in cui siamo immersi ha anche un suo ordine prestabilito, i pianeti ruotano secondo regole che non sono state dettato dall’uomo, la vita sulla terra procede secondo regole che non hanno bisogno dell’intervento dell’uomo…forse possiamo essere d’accordo anche su questo altro punto.
Ecco già due verità che nessuno potrà mettere in discussione: l’uomo non ha creato l’universo e questo segue delle regole che prescindono dalla volontà dell’essere umano.
All’idea di un Dio Creatore, frutto di un pensiero primitivo secondo alcuni, è stata contrapposta una ipotesi “scientifica” quella dell’Evoluzionismo darwiniano secondo la quale la vita sarebbe sorta per caso dal nulla e da quel momento, sempre seguendo la regola della casualità, tutto si sarebbe evoluto fino a costituire il mondo come lo vediamo attualmente. Ma anche il pensiero evoluzionista non ha potuto sciogliere l'enigma di base e cioè come si sia sprigionata la scintilla della vita che, dunque, resta ancora nel dominio del mistero. Nonostante questa iniziale fondamentale manchevolezza, è stato costruito attorno all’evoluzionismo darwiniano tutto un castello di ipotesi “scientifiche” che giustificherebbero non solo il passato, ma soprattutto sarebbero in grado di orientare il progresso futuro in base al volere dell’uomo.
Forse possiamo dire, come terzo punto fisso, che né il Creazionismo né l’Evoluzionismo sono in grado di dare le prove “scientifiche” dell’origine dell’universo e della vita, almeno a tutt’oggi. Quindi si può affermare che non esiste nessuna scienza consolidata che possa imprimere il suo sigillo di verità sull’origine della vita e del mondo.
Con queste basi condivisibili possiamo dire che nel momento in cui si affronta un qualsiasi problema sarebbe opportuno cercare di prendere in considerazione il principio di realtà, e cioè che siamo privi delle conoscenze di base, quindi possiamo dire, socraticamente, che sappiamo di non sapere. Anche le verità scientifiche faticosamente accumulate possono eventualmente essere smentite davanti a nuove scoperte che mettono in crisi le labili certezze raggiunte.
Anche se la narrazione biblica dell’uomo nel suo paradiso terrestre dove tutto era disponibile, tranne il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, sembra essere lontana anni luce rispetto al mondo moderno, in realtà a ben guardare si scopre che essa è viva e ben presente anche ai nostri giorni.
E’ un dato di fatto che la natura ha fornito agli esseri umani tutto quello di cui hanno bisogno per poter vivere e tramandare la vita su questa terra, ma qualcuno ha pensato che l’opera di Dio, o della natura per chi lo preferisce, potesse essere migliorata, operazione che però prevede dei costi. Chi si adopera per migliorare la condizione umana si aspetta in cambio un guadagno.
Anche oggi gli esseri umani ignorano spesso i doni offerti da madre natura andando alla ricerca di artifici nella speranza di migliorare la vita e ciò avviene solo perché qualcuno ha pensato di poter migliorare l’opera di Dio in cambio di denaro. La formula che viene utilizzata a tale scopo prende il nome di progresso. Qualche innovazione frutto dell’ingegno dell’uomo sicuramente è servita a migliorare la vita di tutti un esempio sono gli acquedotti che portano l’acqua pulita direttamente nelle case e con essa anche l’igiene che serve per tutelare la salute. Qualche altra invenzione può essere considerata utile ma non indispensabile come lo è l’acqua, poi però esistono anche le invenzioni che sono decisamente dannose. Basta pensare a come l’industria farmaceutica voglia portare in molti paesi dell’Africa prodotti genici sperimentali mentre ci sarebbe bisogno semplicemente di portare l’acqua, per parlare di quanto è accaduto con la recente pandemia da Covid 19.
La domanda che sorge allora è perché invece di dare alle popolazioni ciò di cui hanno realmente bisogno si cerca di dar loro cose inutili se non dannose? Il tentativo di dare una risposta a questa interessante domanda riguarda tutti noi e ognuno può dare il suo contributo per capire il fenomeno.
Dina Nerozzi
18/07/2024