BUON INIZIO
DELLA SCUOLA:
SIA UN ANNO
(RIN)CARO
Siamo abituati ad identificare la pandemia come un periodo di crisi economica e sociale, in cui ci siamo trovati costretti a mutare la nostra vita per riadattarci a norme ed imposizioni, certamente discutibili, volte a "proteggerci" da un male quasi sconosciuto. Terminati questi anni bui, ecco che l’arrivo in scena, perché tale si può definire, del conflitto russo-ucraino ci fa scivolare di nuovo gradualmente nel baratro delle limitazioni sociali, volte ora a tutelare gli interessi nazionali in un senso il più possibile "patriottico", contro le difficoltà che vengono dall gigante d’oriente. Caro bollette, costi della vita che salgono alle stelle, ostacoli finanziari che strangolano famiglie e imprese e le forzano a tirare la corda sull’uso dell’energia elettrica, del gas, dell’acqua addirittura.
Nel frattempo, però, spesso non si ricorda in modo appropriato un’altra categoria che, alla pari del resto della società, sta subendo il contraccolpo di queste misure, seppur in modi diversi. Ci stiamo riferendo ai giovani, intendendo con questo termine tutti coloro che stanno frequentando una scuola o un’università, o che non si ritengono ancora pronti a costruire la propria vita in maniera indipendente dalla famiglia. Ecco quindi che la famosa crisi pandemica non va definita solo come economica e sociale, ma anche come culturale e morale: proprio dal modo in cui i ragazzi sono stati costretti, per mesi, a seguire le lezioni dallo schermo di un computer, a sostenere verifiche ed esami senza quel fondamentale contatto interpersonale, si comprende come la sconfitta sia stata anche appunto culturale, in un degrado scolastico e universitario - ma non solo - che nella stragrande maggioranza degli studenti ha affievolito la propensione all’apprendimento, anziché rinvigorirla per permetterle, ora in tempi migliori, di rifiorire e recuperarsi.
Ma non possiamo fermarci qui: con le conseguenze del conflitto orientale di cui tanto si parla, si impongono anche nel mondo della scuola quelle raccomandazioni, già protese verso l’essere norme, riguardanti il contenimento dei consumi energetici. Come si legge su una nota testata giornalistica italiana, il ministro dell’Istruzione Paolo Bianchi, intervistato da SkyTg24, afferma: "Non abbiamo mai parlato di settimana corta in Consiglio dei ministri. Si può fare come piano didattico, nell'autonomia delle scuole, non come misura di risparmio energetico. Sono contrario a dire che poiché c'è un'emergenza, la scuola deve essere la prima a pagare. Le scuole hanno sempre fatto la loro parte, con Comuni e Province. [...] È l'intero Paese che deve cambiare direzione rispetto ai consumi". L’espressione "non come misura di risparmio energetico" possiamo prenderla alla lettera, oppure ci sarebbe più conveniente tenerla in considerazione nel caso in cui, nei tempi a venire, venissero veramente applicate certe restrizioni, stavolta con il chiaro fine di moderare l’uso delle risorse energetiche? Per ora pare che questa non sia la strada, ma nulla esclude che la situazione possa cambiare radicalmente, vista la maniera incalzante con cui si stanno riadattando, in merito a tali limitazioni, non pochi settori della società.
Continua poi il ministro, spostandosi sullo spinoso tema del numero di docenti disponibili: "in due anni abbiamo perso quasi 300mila studenti ed in 10 anni [...] ci saranno 1,4 milioni di studenti in meno. Abbiamo 650-700mila docenti di ruolo, abbiamo attivato quest'anno le supplenze annuali dal 15 agosto. Le cattedre scoperte sono quelli che rinunciano o per situazioni impreviste, come malattie. Il dato nazionale è del 5%". Continua poi sottolineando l’enorme quantità di assunzioni: "l'anno scorso sono stati immessi in ruolo 61mila docenti, quest'anno già oltre 50mila ed altri 25mila lo saranno entro l'anno. Poi ci sono 91mila insegnanti di sostegno in deroga ed una quota a tempo determinato c'è sempre".
Come inquadrare la situazione, dunque? Certamente ora siamo in un frangente per cui famiglie e imprese si trovano soffocate dalle imposizioni governative volte a contrastare la destabilizzazione dei rapporti fra l’occidente e il bellicoso oriente, dopo periodi in cui effetti simili li procurava la pandemia. E intanto anche la scuola ne risente, quasi allo stesso modo, sia perché le norme di risparmio energetico vi si potranno applicare, pur trattandosi di luoghi cruciali per la vita sociale, sia perché le difficoltà delle famiglie di rapportarsi con essa stanno diventando sempre maggiori: secondo una differente testata nazionale, quest’anno si registrano "incrementi medi dei listini del +7%: un aumento che assieme all'acquisto dei libri potrebbe portare la spesa per ogni studente a sfiorare quota 1300 euro, lo afferma il Codacons".
Fra numerose difficoltà, dunque, ma anche fra non poche possibilità si apre questo nuovo anno scolastico: auguriamo a tutti gli studenti di ogni età e istituto, così come alle loro famiglie e ai loro docenti, un buon rientro, che possa essere quanto più caro e meno gravoso possibile, sotto ogni punto di vista.
Boris Borlenghi
14/09/2022