Oggi nel mondo
c’è chi dice
“ho ragione io perché lo dico io” …… poi però …..
I media europei ed occidentali sono passati dalla propaganda sul covid a quella sull’invasione dell’Ucraina
Quale è il mantra di questo nuovo circo mediatico
“Lottiamo per la pace”.
Ecco questo concetto, basato su un ossimoro, apre a delle domande, dei ragionamenti.
Per esempio:
Cosa significa “pace”? Vi è una sola “pace” possibile? È accettabile qualsiasi forma di “pace”? La “mia pace” è migliore della “sua pace”?
In questi giorni ho trovato nelle parole di una canzone di Sting uno stimolo alla riflessione.
La canzone si intitola “Russian” e recita “In Europa e in America, c'è un crescendo d'isteria in risposta alle minacce dei retorici discorsi dei Sovietici. Il sig. Krushchev ha detto, "vi seppeliremo". Io non sottoscrivo questo punto di vista
Sarebbe come una cosa ignorante da fare se anche i Russi amano i loro bambini”
“Non c'è monopolio nel senso comune, da ogni lato dello schieramento politico
Condividiamo la stessa biologia a dispetto dell'ideologia
Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini”
Nel testo si trova anche “Il sig. Reagan dice “noi ti proteggeremo.
Non sottoscrivo questo punto di vista. Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini”
Questa canzone fu scritta nel 1985, quattro anni dopo cadde il muro di Berlino senza spargimenti di sangue.
Al tempo vi erano tre grandi attori: Reagan, Gorbachev e Giovanni Paolo II.
Dei giganti che amavano i bambini e che si riconoscevano il diritto reciproco alla “dignità”.
Reagan vinse ma riconobbe le armi a Gorbachev allorquando a Malta garantì che la NATO non avrebbe preso dei vantaggi dalla debolezza sovietica.
Questa garanzia non è stata rispettata! Ebbene cosa vuol dire la parola “pace”?
Forse, in primo luogo, rispettare la parola che si da al “nemico” al fine di essere credibili e farlo divenire “avversario”.
La “pace” è mediazione, comprensione, equilibrio.
Nulla di tutto questo si sta vedendo. Poi sentiamo parlare di ricerca della “pace”, quale?
La “nostra pace”!
Abbiamo esportato la nostra pace e la nostra democrazia ovunque e ovunque ci hanno cacciati!
Questa volta, però, il “boccone” è più grosso. Mi chiedo, come possiamo pensare di imporre la nostra pace all’orso russo se non siamo stati capaci ad imporre la nostra pace nemmeno ai Talebani?
Oltre le parole con cui ci diamo ragione da soli, lo facciamo sempre, forse è il caso che “anche i russi amino i loro bambini”. Ma noi i nostri li amiamo per davvero?
Putin ci ha portato davanti tutte le nostre contraddizioni.
I media occidentali non le fanno emergere, ma questo non significa che non vi siano.
Io, uomo che parte da valori in me chiarissimi, spero che nella nostra amata Italia e nella nostra Europa possa emergere un qualcuno nuovo che si sieda con l’avversario Putin e ragioni con lui su cosa ci unisca prima che sul confronto armato ed insieme, non contro, a lui costruisca un paradigma di pace stabile.
Una nuova Yalta per l’Europa, che ne equilibri le diverse esigenze dei singoli popoli e ci dia altri cento anni di pace e non di guerra, lutti e povertà.
Il mondo è totalmente connesso, non solo attraverso reti digitali. Il mondo è totalmente globale, non solo nei mercati. Il mondo richiede “condivisione” altrimenti porterà distruzione e morte.
Grave fu l’errore di Obama di facilitare una guerra civile nel 2014 in Ucraina.
Grave fu pensare che quel “sasso in faccia” al “mondo sovietico”, di cui Putin è tuttora parte anche nella Russia di oggi, non avrebbe causato “rancori”.
Oggi vediamo distruzione e morte, povertà ed incertezze, incredibile quanto manchi la parola “dialogo” fra coloro che si arrogano il diritto di comandarci e dirigerci.
Forse è il caso che i popoli spieghino loro, i cosiddetti potenti della terra, che le parole vuote sono fatue.
Per essere credibili è necessario comprendere l’opinione dell’altro, non darsi ragione da soli. Questo vale per tutti, lo si insegna ai bambini, quelli che Sting ci ricorda che vanno amati.
Ed, allora, mi ricordo le parole di un vero grande, Martin Luther King, quando urlava “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare con i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli“
Parole fatue sento oggi nel nostro Occidente, parole senza contraddittorio, ci diamo ragione da soli. E qui mi fermo.
Ignoto Uno
28/02/2022