Riflessioni sulla destituzione del Generale Vannacci
“Il generale Roberto Vannacci è stato destituito dal Comando dell'Istituto Geografico Militare di Firenze. Lo hanno deciso i vertici dell'Esercito all'indomani delle polemiche esplose per le frasi definite razziste e contenute nel libro scritto dal generale stesso” questo recita una nota.
Io, “cittadino semplice”, posso sommessamente chiedere se chi ha preso questa decisione lo ha fatto sull’onda di “polemiche esplose” o a fronte di una “lettura attenta” del libro scritto da questo alto servitore dello Stato?
Io, sempre “cittadino semplice”, uno fra tanti visto che questo libro in Italia sta divenendo un vero e proprio best seller come parrebbe dalle vendite dichiarate da Amazon, ho voluto “approfondire” ed ho letto “Il mondo al contrario”.
Strenna che, sin dalle prime righe, si posiziona con queste parole “Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità”.
La prefazione continua con “la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati”.
Lette queste poche righe mi sono, io “cittadino semplice”, sentito esattamente uno di coloro che si sentono “inadeguati” e che, abituato a leggi e principi “ben diversi”, sto cercando di capire se sia io divenuto “minoranza” o siano altri divenuti “usurpatori” in questo sistema socio politico economico che chiamiamo “Italia democratica”.
A questo punto, preso atto della dichiarazione del ministro della difesa Guido Crosetto che recita “Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il Gen. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione.
Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”, ho ritenuto assai interessante approfondire il concetto di “opinione” e comprendere quando la stessa possa recare “discredito” ad una Istituzione.
Interessante, inoltre, comprendere la differenza fra “farneticazione” ed “opinione”.
Per, infine, cercare di definire chi abbia il ruolo per dichiarare una “opinione altrui” farneticante.
Da “cittadino semplice” ho aperto un sacro testo, Il Treccani, ed ho acquisito la definizione di “opinione”.
Essa recita “Concetto che una o più persone si formano riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni, quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura si propone un’interpretazione personale che si ritiene esatta”
“io la penso così” si sente spesso dire nelle nazioni democratiche allorquando la propria opinione “ha senso più vicino a convinzione, principio, soprattutto in materia morale, religiosa, politica, sociale” questo possiamo ancora leggere sempre sul Treccani.
“Avere il coraggio delle proprie opinioni, sostenerle a viso aperto e comportarsi in modo coerente con esse” lèggiamo sempre su questo utile libro, oggi facilmente compulsabile anche digitalmente, che ci riporta alla memoria che i “reati di opinione” sono “una categoria di reati che comprende gran parte dei delitti contro la personalità dello stato con particolare riferimento ai reati di propaganda e apologia sovversiva, nonché di vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali”.
Il Treccani ci ricorda che esiste il concetto di “opinione corrente”, “dominante” che rappresentano “l’atteggiamento ideologico, politico, morale, prevalente in un determinato momento storico”.
Era, permettetemi una provocazione, “opinione dominante” nell’Italia delle leggi razziali che il popolo ebraico fosse da deportare, questo diceva chi governava le Istituzioni al tempo. Per fortuna della dignità della nazione vi era chi aveva una “opinione” diversa e li aiutava a fuggire dalla morte.
Molti gli italiani al tempo che, per paura delle conseguenze, rimanevano attoniti ma silenti, alcuni, i migliori diciamo oggi, combatterono per difendere le proprie “opinioni”.
Questi, con l’aiuto degli alleati, alla fine vinsero e li onoriamo come “eroi partigiani”, avessero perso oggi li continueremmo a denominare come i fascisti ed i nazzisti li definivano al tempo “banditi”.
Io, “cittadino semplice”, posso arrivare a pensare che, nell’era dei media che dominano il pensiero delle masse, li avrei potuti vedere denominati “farneticanti”.
Sempre dal sacro libro, il Treccani, posso comprendere il significato proprio di “farneticazione”.
“Ragionamento sconclusionato, fantasia, immaginazione di chi farnetica” recita il libro.
Non posso che chiedermi chi abbia il diritto in un sistema democratico di dichiarare una affermazione politica portata nell’agorà attraverso la forma più chiara quale è una argomentazione attraverso un libro, “farneticante”, ovviamente senza argomentare detta posizione.
Non posso che chiedermi quale scelta dovrebbe compiere chi si è assunto il ruolo di stroncare il pensiero altrui nel caso dovesse comprendere che, neanche tanto celatamente, una democraticamente ampia fetta di cittadini si rispecchiano in buona parte dei concetti espressi dal generale nel suo libro.
Per esempio io, “cittadino semplice ma assai libero pensante”, cittadino che non ha paura di esprimere le proprie “opinioni”, nel leggere il capitolo sulla “famiglia” non trovo nulla di “farneticante” allorquando comprendo che in esso vi è una difesa strenua della cosiddetta “famiglia tradizionale”, esattamente quella da cui provengo anche io.
“Sono figlio di una famiglia tradizionale: un padre che lavorava e che spesso non era presente proprio per motivi legati alla sua professione e una madre casalinga che, quasi da sola, si è occupata di tutte le faccende domestiche e ha allevato, cresciuto e seguito me e i miei due fratelli sino alla nostra maggiore età”.
Questo scrive il generale,ed in queste parole si comprende il suo rammarico nel vedere la distruzione di quella che, non a caso, tuttora, viene definita “famiglia tradizionale”, cioè parte di una “tradizione”, tradizione che contiene “valori” che portarono la nostra Patria al boom economico.
Oggi le signore del gentil sesso lavorano, nulla di male in questo, anzi. Credere, però, che una famiglia sia composta da un “padre” ed una “madre” non è “farneticazione”, è pensiero di una maggioranza troppo spesso silenziosa perché spaventata e non tutelata allorquando cerca di esprimere la propria opinione.
Che il signor ministro accetti la mia “farneticazione”, più o meno come i partigiani che cercavano di “combattere” i fascisti con i “giornali clandestini”.
Io, nell’utilizzare il mio libero diritto di pensare, condivido il desiderio di tutelare quel modello sociale, in cui anche io sono cresciuto e mi sono formato, che si legge nelle parole del generale Vannacci quando scrive “la bellezza di un nucleo familiare tradizionale in cui uno dei genitori, generalmente la madre, si è essenzialmente preso cura della famiglia, anche senza rinunciare al lavoro, e l’altro si è occupato primariamente del sostegno economico pur condividendo, quando poteva, la vita e i bellissimi momenti del focolare domestico”
Io mi schiero con il generale allorquando definisce quel modello “una istituzione vincente, dunque, sicuramente perfettibile, come tutto, ma indubbiamente e oggettivamente efficace” conseguentemente memore del detto “squadra che vince non si cambia” anche io, sempre “cittadino semplice”, mi stupisco degli “attacchi e delle critiche a cui la famiglia tradizionale è stata sottoposta negli ultimi cinquanta anni da una moltitudine di soggetti che propongono modelli diversi, a volte originali e stravaganti, che dovrebbero soppiantare un’istituzione che invece, per secoli, si è dimostrata più che all’altezza del proprio compito”.
Cosa di “farneticante” in questo mio “punto di vista”, opinione per l’appunto?
Cosa di “farneticante” se si vive con profondo disagio i tentativi politici, fatto da non confondere con le private abitudini sessuali, dei movimenti lgbtq+ che “introducono il concetto di fluidità sessuale, di percezione del sesso e di transgender e che classificano come famiglia l’unione tra due persone di sesso uguale o, non importa quale sesso, anzi, il sesso non esiste è solo una percezione”?
Non è “farneticazione” rimanere dell’idea che per milioni di anni l’ Homo Sapiens ha garantito la sua sopravvivenza e la sua crescita attraverso un essere umano di sesso maschile che formava coppia stabile con un essere umano di sesso femminile con il fine della procreazione, e conseguentemente mantenimento in vita della specie, e della sua formazione.
Non è “farneticazione” dichiarare che questo principio va tutelato.
Questa non è “omofobia”.
Sempre il Treccani definisce l’omofobia come “atteggiamento di condanna dell’omosessualità”.
Non vi è nessuna “condanna” nel ritenere che la “famiglia” sia composta da un uomo ed una donna e che una “Unione”, basata anche essa sull’amore, possa essere senza nessun problema, anzi con le dovute tutele di diritto, parte del sistema socio politico economico e composta anche da persone dello stesso sesso.
Questo “pensiero” non è “farneticazione”, dovrebbe essere, e lo è stato per migliaia di anni, una “ovvietà” che precede il pensiero politico, ma nel mondo di oggi è divenuto argomento dell’agenda politica, noi “cittadini semplici” che siamo ancora ancorati ad un pensiero “tradizionale” accettiamo, anzi aneliamo, il confronto paritetico con chi, “cittadino semplice o potente” di “opinione” diversa, voglia argomentare, accettando il confronto nell’argomentazione,la sua diversa “opinione”.
Quello che non accettiamo è di essere definiti, oltraggiati, umiliati, derisi, sempre senza contraddittorio, come “farneticanti”.
Il libro del Generale Roberto Vannacci rappresenta solo un punto di vista, non oltraggia lo Stato, può essere condiviso integralmente o in alcune sue parti, caso che mi annovera, ma apre un dibattito in una libera democrazia.
L’aver deferito e destituito questo alto servitore dello Stato per questa “causa” ricorda a me, sempre “cittadino semplice”, quel “punirne uno per educarne cento”, famosa affermazione e linea guida della Rivoluzione Culturale cinese, quella, però, è una dittatura non una Repubblica.
Deferire e destituire il generale Roberto Vannacci vuole, forse, lanciare questo di messaggio?
Io “cittadino semplice” non voglio e non posso crederlo, sarebbe proprio troppo per chi ama la Costituzione garante della nostra amata Patria.
"Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!" scrive il generale nel suo libro. Quante volte ognuno di noi si è sentito apostrofare con un “non sei normale” a causa di un nostro comportamento all’interno di un gruppo sociale?
Questa la mia “interpretazione” del linguaggio usato dal generale in quel passaggio. Forse poteva argomentare con più accuratezza, soprattutto doveva ricordare che oggi il “pensiero unico” va di moda e da quello bisogna tutelarsi per evitare l’ostracismo. Certamente non voleva essere “razzista”.
Per capirlo, però, va letto tutto il libro, magari raffinando la propria maieutica nel leggerlo.
Se, poi, dichiarare che esiste una “lobby Gay”, o LGTBQ+ che dir si voglia, è “farneticazione”, sempre sommessamente e sempre da “cittadino semplice”, mi permetto di far notare che, proprio nel diritto del libero pensiero democratico, esistono formali libere associazioni che tutelano e trattano i cosiddetti “diritti LGTBQ+”, questo a casa di noi “cittadini semplici” si chiama “lobby”.
Infine, al fine di aiutare chi cerca la verità nelle parole e non la strumentalizzazione, queste alcune frasi in queste ore del Generale Vannacci “Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute".
Nei “toni e nelle maniere dovute”, il diritto di parola è uno di quelli,l’ostracismo no.
Ignoto Uno
20/08/2023