Ragionando su Giulia
Un 22enne molto probabilmente, chi crede nella giustizia lascia al giudice il compito di formulare sentenze, ha ucciso una ragazza sua coetanea con cui aveva avuto una relazione.
Tutto quanto i media ci hanno raccontato su questo fatto di sangue lascia pensare che, se la ricostruzione sarà confermata, questo ragazzo abbia premeditato la sua azione di morte a causa del fatto che lei aveva deciso di interrompere la relazione.
Lui è stato arrestato in Germania vicino a Lipsia dopo sette giorni di latitanza in giro per l’Europa.
Filippo Turetta, questo il nome del presunto assassino, ad oggi non ha parlato con nessuno di quanto è avvenuto, di quanto molto probabilmente ha fatto, delle cause che, dato per scontato che sia stato lui, lo hanno portato a fare un azione così folle.
Azione violenta.
Azione incomprensibile.
Azione inaccettabile.
Se condannato perché colpevole per la giustizia, la sentenza mediatica è già stata formulata comprensiva di aggravanti e cause sociali, è auspicabile che paghi il suo “giusto” debito con la giustizia.
È necessaria, infatti, fare “giustizia”, non “vendetta”.
Giustizia che saranno gli inquirenti, prima, e i giudici, dopo, a poter “richiedere”, prima, e “proclamare”, alla fine di un percorso che deve chiamarsi “di giustizia”.
Le immagini televisive raccontano di due famiglie distrutte. Quella della povera Giulia che ha perso una figlia assassinata, così sembrerebbe, esclusivamente perché stanca della relazione sentimentale con il suo ex ragazzo, ora molto probabilmente suo assassino.
L’altra, quella di chi avrebbe ucciso, i primi a ritenerlo sono proprio i genitori dello stesso, persone che, sempre dal racconto dei media, sembrano esattamente rappresentabili come “una famiglia normale”. Una famiglia di “gente per bene”.
Oggi i media incolpano il “patriarcato”.
Alcuni “tuttologi”, meglio noti come “opinionisti”, hanno commentato questa tragedia collegandola al fatto che “i salari delle donne sono inferiori a quelli degli uomini”.
Capisco che potreste pensare che sia uno scherzo, purtroppo è successo realmente su RAI3, ovviamente senza nessuna richiesta di spiegazioni su come possa essere correlato l’atto omicida con detti salari da parte del conduttore.
Cosa leghi la cultura del “patriarcato” con questo assassinio è difficile da capire, ma nessun giornalista, nessun opinionista, nessun tuttologo, ne lo ha chiesto, ne lo ha spiegato.
La cultura che una parte vuole imporre si basa sullo sradicamento delle radici della nostra nazione.
Tutto è utilizzabile per raggiungere questo obiettivo, addirittura la immensa tragedia occorsa a questa sfortunata ragazza.
Che cosa è il “patriarcato”?
Il Treccani recita che è una “organizzazione famigliare, contrapposto al matriarcato, in cui i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile”.
Nelle famiglie “patriarcali” di un tempo, oggi viviamo nell’era dei “separati”, la “madre” era una figura altissima ed estremamente tutelata dal sistema sociale.
La “madre” era il “capo indiscusso” nella famiglia.
Il “marito” usava depositare tutti i suoi guadagni nelle mani della “moglie” sia che la stessa fosse casalinga, sia che avesse un lavoro.
L’azione più inaccettabile nella famiglia era quella di offendere la “padrona di casa”, questo era il modo di definire la “moglie” da parte del “marito” sia che essa fosse, voglio ribadirlo, una casalinga, sia che avesse un lavoro.
Vi è veramente qualcuno che, salvo per alcuni aspetti normativi legati al cognome, vede nella nostra amata Italia la dominanza della figura paterna nel nucleo famigliare oggi?
Vi è veramente qualcuno che ritiene di poter vedere nella nostra amata Italia la dominanza del ruolo dei padri separati sulle madri separate? Nel caso, chi avesse questa “buffa” idea, è pregato di andare a contare quanti padri separati sono costretti ad usare i servizi della Caritas e quante sono le madri separate negli stessi locali ad usare gli stessi servizi. Servizi quali la così definita “mensa dei poveri”.
La società civile italiana si è modificata dal referendum sul divorzio ad oggi.
Qualcuno ritiene in meglio.
Certamente il divorzio è stato una conquista sociale di libertà sia per gli uomini che per le donne.
Altrettanto vero che spesso, troppo spesso, i figli nei divorzi divengono “oggetti” da usare nella lotta fra genitori e che, detti figli, sono assai spesso strumento di ricatto finanziario da parte delle madri - ex mogli sui padri - ex mariti.
Gli omicidi tra il 1 gennaio e il 12 novembre 2023 in Italia sono stati 285.
Le vittime di genere femminile sono state 102, pari al 35,8%, di cui maturati in un contesto familiare o affettivo 82 donne e 43 uomini.
Ognuno di questi omicidi ha una storia diversa, la sua tipicità.
Calpestarli con semplificazioni è squallido, vigliacco, sporco.
Giulia andrebbe lasciata in pace, nessuna ideologia dovrebbe strumentalizzarla.
Sarebbe assai bello, oserei dire elegante, se tutti tacessero lasciando agli inquirenti il compito di dare tutte le risposte basandosi sui fatti che sapranno comprendere.
Fra queste la risposte più importante sarà quella della motivazione che ha portato un ragazzo di una “famiglia per bene” a compiere un atto così efferato.
Probabilmente “folle”.
Ignoto Uno
22/11/2023