DA LUISA SPAGNOLI....AI GIORNI D'OGGI - ETTORE LEMBO NEWS

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Da Luisa Spagnoli ….. ai giorni d’oggi
In Italia negli ultimi dieci anni è avvenuto un vero e proprio crollo demografico.
La popolazione italiana fra trenta anni potrebbe ridursi a quarantotto milioni contro i cinquantanove milioni di oggi.
La nostra Patria è passata dai 500mila nati all’anno ai circa 393mila nel 2023. I decessi si sono attestati a circa 700mila, l’età media quarantasei anni.
Fotografia di una popolazione sempre più anziana.
L’Istat ha recentemente rinnovato l’allarme dichiarando che in Italia, già oggi, vi sono quasi sei pensionati per ogni minore di sei anni, dato che peggiorerà velocemente.
Anche la cultura e le tradizioni sono a rischio. Sempre meno gli italiani e in costante crescita il numero dei cittadini regolari stranieri presenti nel nostro Paese.
Oggi questi ultimi rappresentano l’8,7% della popolazione ed hanno una età media assai inferiore.
Nel 2023 gli stranieri regolari sono aumentati del 2,2% e la propensione ad avere figli è assai più alta di quella degli italiani.
A questi vanno aggiunti i clandestini.
Palesemente la nostra nazione deve, anche con molta velocità, affrontare questa fotografia del Paese e porre in essere reali, non demagogiche, azioni.
Tanti ne parlano. Istituzioni, politici, sindacati ed imprenditori, da tempo, dichiarano i rischi legati a questo scenario.
Le azioni sono assai poco coerenti ai dichiarato.
In Italia sono molte le cause che stanno portando a qualcosa di non troppo lontano dalla “autodistruzione” una delle più antiche culture al mondo, quella latina.
Fra queste è certamente in evidenza il profondo disagio della nazione nel vedere l’assoluta mancanza di qualità ed efficienza del sistema pubblico.
Dalla percezione di un sistema giudiziario che non appare terzo alla politica e troppo spesso non efficiente, ad una burocrazia più autoritaria che autorevole, certamente troppo costosa per quel che consegna ai cittadini.
Vi è, poi, la scuola estremamente autoreferenziale e politicizzata, a cui segue il sistema universitario sempre meno competitivo rispetto agli omologhi nel mondo.
Come non notare l’assoluta mancanza di posti di lavoro adeguatamente retribuiti per i neo laureati in un mercato del lavoro asfittico e troppo spesso pronto ad offrire proposte di impiego demansionate e sotto retribuite, a cui si abbina il contemporaneo delta fra la domanda rispetto all’offerta di posti di lavoro in ordine a causa della incapacità del sistema educativo di fornire giovani con adeguate  competenze rispetto alle richieste del sistema produttivo.
Veramente poco edificante affrontare il tema delle inefficienze, oltre che dei costi, della sanità pubblica italiana. Ambito ove non vengono premiati le alte qualità di molti medici a causa del fatto che la “regola” per “fare carriera” è, nella grande maggioranza dei casi, in tutta Italia, l’appartenenza, sottomissione, ad un partito.
Come non notare che molti fra i “nostri” migliori giovani medici stanno lasciando la loro Patria proprio per questo squallido meccanismo clientelare?
Questi sono alcuni, non tutti, dei temi che impediscono a giovani coppie di formare un nucleo familiare e sentire il desiderio di avere figli.
Oggi sono 9,5 milioni i giovani italiani che hanno lasciato il loro Paese per trovare lavoro all’estero. Questi percentualmente hanno molti più figli che i loro pari età rimasti in Italia.
Un fatto chiaro ed indiscutibile che definisce meglio di qualsiasi altro argomento quanto l’Italia, come sistema socio politico economico, sia la causa della mancanza di nuovi nati nella nostra Patria.
Altro che “Paese più bello del mondo” con la “Costituzione migliore al mondo” ed altri mille “migliori al mondo” con cui veniamo riempiti di “barzellette” tutti i giorni dagli “opinionisti tanto al chilo” costantemente presenti sui media italici.
Ogni tanto mi chiedo, io “cittadino semplice”, se costoro siano usi al confronto con gli standard di vita e dei servizi delle altre nazioni occidentali e siano in grado di comprenderne le grandi, in alcuni casi devastanti, differenze.
Proprie dette “differenze” sono la causa del fatto che le giovani coppie di italiani residenti all’estero sentano il desiderio di procreare ed i giovani italiani rimasti nella loro Patria no.
Preso atto di questo, potrebbe essere utile guardare nel nostro passato per trovare casi positivi e di successo.
Casi “sani” e, credibilmente, ripetibili in gran parte anche oggi.
Casi “concreti” e non “demagogici”.
A tale proposito mi permetto di portare alla memoria di chi mi onora nel leggermi la storia di una grande donna italiana del recente passato.
Il 30 ottobre 1877 nasceva a Perugia Luisa Spagnoli, nata Sargentini, morirà nel 1935 a Parigi dopo aver vissuto una vita impensabile per i suoi tempi e lasciato un segno indelebile del suo passaggio.
Oggi conosciuta per il marchio nella moda, in realtà questa magnifica donna italiana è stata colei che ha fondato prima la Perugina, in quel periodo creò il Bacio Perugina e le Rossana, poi la Buitoni e solo nell’ultimo periodo della sua favolosa e assai moderna, anche per i nostri giorni, vita , il marchio d'abbigliamento “Luisa Spagnoli”, questo portato avanti nell’alveo degli insegnamenti della madre dal primo dei tre figli.
Donna, madre, moglie e amante nella vita, imprenditrice e manager, creatrice di innovazione, nacque in una famiglia il cui padre aveva un negozio per la vendita al dettaglio del pesce e la madre casalinga.
Oggi la sua famiglia di origine si definirebbe, ovviamente con tono “sprezzante” da parte di coloro che governano il “pensiero dominante mediatico”, “patriarcale”.
Famiglia che seppe educare la figlia alla “libertà di pensiero” ed al desiderio, capacità, di rischiare e assumersi doveri e responsabilità anche in momenti molto complessi.
Una figlia che, giovane donna, a ventuno anni, sposò Annibale Spagnoli. Uomo che tradì in seguito per un nuovo e devastante amore, quello con Buitoni con cui creò il famoso marchio.
Dal matrimonio ebbe tre figli: Mario, Armando e Aldo.
Nel 1907, insieme a Francesco Buitoni, il cui figlio Giovanni divenne prima amante e, poi, inseparabile compagna, e Leone Ascoli, decise di aprire una piccola azienda con sede nel centro storico di Perugia, quindici i dipendenti all’inizio, la “Perugina”.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale il marito ed i dipendenti di quello che sarebbe divenuto uno storico marchio italiano vennero chiamati al fronte.
Questa grandiosa donna moderna non si perse d’animo e, senza mai interrompere la produzione, chiamò a lavorare le mogli dei suoi dipendenti.
Dette loro lo stesso ruolo che i loro mariti avevano avuto fino alla chiamata al fronte in azienda ma, questo il motivo del mio scrivere oggi, apri un asilo per i figli delle stesse e mise la regola aziendale che il tempo necessario ad allattare i neonati fosse conteggiato come “tempo retribuito”.
In pratica inventò il welfare.
Al termine della guerra le dipendenti, tutte donne, erano passate da quindici a più di cento!
Contemporaneamente creò gli allevamenti di conigli d’Angora per i filati con cui iniziò a creare scialli ed altri indumenti.
Indumenti che suo figlio Mario, memore degli insegnamenti della grande madre, userà donare ai bisognosi sin dal 1940, filantropia che non interruppe nemmeno durante i duri anni della Seconda Guerra Mondiale.
Anni di fame e freddo per molti italiani durante i quali Mario Spagnoli, anche in memoria della madre, usava donare ai suoi dipendenti per Natale maglie, calze e lana per un valore di 4.000 lire, un valore immenso per quei tempi.
Il figlio Mario continuerà ad implementare, sulle orme della madre, le politiche di welfare aziendale facendo predisporre, nei pressi dello stabilimento di Santa Lucia, una piscina per i dipendenti e le loro famiglie. Quelli erano gli anni in cui i bambini andavano al mare con le “colonie comunali”.
In seguito fece costruire abitazioni per i dipendenti, approntare asili nido in ogni stabilimento per i figli, promosse centri ricreativi per il tempo libero degli stessi e delle loro famiglie.
Il caso “Spagnoli” non fu l’unico caso in quegli anni. Ferrero, nelle Langhe, fondatore dell’omonimo marchio, applicò le stesse linee politiche nei confronti dei suoi dipendenti. Costruì case per chi lavorava nella sua azienda ed organizzò navette che giravano per i paesi del territorio e portavano le persone al lavoro.
Non furono gli unici e furono amati e rispettati da coloro che entrarono in contatto con loro.
Io, sempre “cittadino semplice”, mi chiedo perché i nostri governanti al posto di promulgare stravaganti norme quali la detassazione dei “Tampax” per favorire le nascite, non provino a studiare questi fulgidi esempi e, attraverso norme adeguate e lungimiranti, facilitino gli imprenditori che intendano emularli.
Allo stesso tempo mi chiedo, sempre io, sempre “cittadino semplice”, quali le motivazioni che non facilitino la predisposizione di asili nido nelle sedi dei principali enti pubblici italiani e nelle istituzioni in genere.
Si sente parlare tanto del fatto che il quaranta per cento delle donne che diventano madri lasciano il lavoro, forse seguendo gli esempi del passato questa percentuale diminuirebbe fortemente e le nascite riprenderebbero a salire.
In fondo quello che manca nella nostra amata Patria è sognare un futuro migliore. Migliore e concreto sin dalle piccole, ma grandi, cose.
Se nella nostra amata Patria ci fosse meno clientelismo e più lungimiranza l’Italia tornerebbe a sognare, sperare, credere nel futuro e, come gli italiani hanno sempre saputo fare, lavorare ed inventare.
Così facendo creeranno benessere e, con esso, il desiderio di avere famiglie numerose.
Famiglie formate da un uomo ed una donna che si amano e rispettano reciprocamente. In fondo, che piaccia o no, i figli nascono esclusivamente dall’unione di questi due “gender”.
Agli altri il diritto di vivere in pace e serenità.
Ignoto Uno
30/12/2023
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