Dal 25 Aprile
al DIgital Service Act,
Le istituzioni politiche dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul Digital Services Act (DSA).
Atto finalizzato formalmente a dare più responsabilità alle grandi aziende tecnologiche sui contenuti che ospitano.
Il DSA prevede, infatti, misure contro la “disinformazione” e i “contenuti illegali” o che potrebbero “risultare nocivi”.
Quali gli strumenti che dette grandi aziende del web hanno per definire ciò che è “nocivo”?
Inoltre “nocivo” a chi? Rispetto a che cosa?
“Informazione illegale”? In questi anni, ed ancor più in queste ultime settimane, stiamo vivendo il caso di Assange, giornalista che ha reso pubblici atti segretati negli Stati Uniti. Mi chiedo se l’aver violato il segreto sia stato Assange o chi al giornalista ha fornito i documenti? Mi chiedo a cosa serve una informazione con il “bavaglio”? Mi chiedo se è informazione o propaganda di potere un sistema dei media, tutti i media, che non abbia l’assoluta libertà di produrre e rendere pubblico qualsivoglia documento, notizia, di cui entri in possesso?
Il cosiddetto quinto potere è tale proprio perché rende noto anche quanto il potere costituito non vorrebbe far vedere, esiste per rendere noto all’opinione pubblica anche i rumori di sottofondo, esiste per rendere noto ciò che è “scomodo” ai potenti. Il quinto potere è “potere” se autonomo.
Se l’informazione non fosse questo non avremmo avuto il Watergate per esempio. Ne siamo tutti consapevoli?
L’Istituto Luce di fascista memoria narrava i partigiani come “banditi che compivano azioni terroristiche” e non come “resistenza ad un potere dispotico”. Il 25 aprile è la data in cui l’Italia festeggia esattamente quella capacità di “resistenza” partigiana per la “libertà”. Libertà di pensare ed esporre il proprio pensiero pubblicamente in primo luogo.
In termini estensivi potremmo dire che il processo a Galileo Galilei, oggi in costanza di fact checking, non avrebbe visto una contrapposizione sui media fra opinioni diverse sulla sua teoria. Teoria che sarebbe stata immediatamente bollata come “fake news”. Quante “notizie” bollate come “fake” in questi tristi tempi di “pensiero unico” risulteranno “vere”?
Chi decide quale sia la verità? Il “potere” che la impone togliendo il contraddittorio. Togliendo la “contro informazione”. Togliendo la libertà di pensare!
Un tempo la chiamavano “censura” e la si additava come strumento delle dittature, tutte le dittature qualsiasi fosse il posizionamento filosofico o culturale, per annullare l’opposizione.
Oggi, nell’era del fact checking, strumento che in pochi secondi indirizza ciò che è “giusto” da ciò che è “sbagliato”, si applaude una norma ove il diritto del pensiero opposto è annullato.
In fondo, da tempo, i social network decidono, cancellando dal sistema gli oppositori al pensiero dominante, ciò che è “corretto” da ciò che non lo è.
La domanda, però, si ripete: corretto per chi? A quale fine?
A questo punto mi chiedo che cosa sia oggi la libertà?
Siamo sicuri che questo 25 aprile sia ancora da festeggiare o sia arrivato il momento di tutelarne i valori che esprime?
Ragioniamoci insieme. Per noi. Per il futuro dei nostri figli.
Ignoto Uno
25/04/2022