I "VALORI CATTOLICI" - ETTORE LEMBO NEWS

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I “valori cattolici”
e le occasioni per il
centrodestra
di avvicinarsi ancora
di più alla gente

Acquisiti i risultati delle regionali in Lombardia e nel Lazio, con la vittoria netta delle coalizioni di centrodestra, vorremmo provare a interrogarci su una questione collaterale rispetto ai contenuti più strettamente politici delle recenti competizioni elettorali: vale a dire se e in che misura, eventualmente, si possa ancora parlare di “valori cattolici” presenti nei diversi programmi elettorali e quale effetto tali valori possano avere svolto e continuare a svolgere nel nostro dibattito politico-culturale.
Una premessa riguarda proprio l’individuazione di tali “valori cattolici”, che per comodità potremmo indicare a presidio di aree quali la sessualità e la famiglia (difesa della famiglia tradizionale e delle vita, scoraggiando l’aborto quale strumento di controllo delle nascite; dissenso rispetto al riconoscimento delle “famiglie arcobaleno”, cioè alle unioni gay variamente configurate); rifiuto della legalizzazione delle droghe “leggere”, considerate per niente innocue anzi molto pericolose perché inducono a “scalare” verso droghe più pesanti e letali; promozione di una società aperta, libera e solidale che però non teorizza l’abbattimento delle frontiere e l’accoglienza indiscriminata di stranieri, bensì che intende governare i fenomeni migratori con piani sopportabili per la popolazione “ricevente” e gestibili dal punto di vista economico e sociale.
I “valori cattolici”, per quanto riguarda le dinamiche delle società democratiche, di per sé sono facilmente riscontrabili non soltanto in Italia ma un po’ dappertutto nei paesi occidentali: basti pensare al pluralismo politico e valoriale, tipico valore cristiano che insegna ad accettare chi la pensi diversamente da noi, in un dialogo rispettoso e costruttivo; basti ancora fare riferimento alla “libertà di impresa” e al rifiuto di ogni forma di statalismo e di dittatura per imporre una economia governata dal centro sull’esempio di quella cinese oggi; basti ancora pensare alla fondamentale difesa della libertà religiosa, alla base di ogni altra libertà perché solo rispettando il credo di ogni gruppo sociale, senza che nessuna forma di culto prevalga sulle altre, si può attuare un vero dialogo culturale e una presenza libera ed equilibrata di componenti sociali tutte volte a costruire una società aperta e giusta.
Ebbene, proprio alla luce dei suddetti “valori cattolici”, possiamo dire che in Italia in queste ultime tornate elettorali, seppure in misura piuttosto esile, il patrimonio storico del cattolicesimo sociale continua ad agire soprattutto attraverso singole figure di politici sparsi nei vari partiti, specialmente nel centrodestra, come valori che, pur provenendo dalla dottrina sociale della Chiesa, si sono di fatto consolidati nei cosiddetti “valori costituzionali” non essendo più quindi immediatamente riconoscibili come di matrice cristiana.
Questo è un bene da un lato, perché potrà consentire al centrodestra che è uscito vincente di impostare politiche in difesa della famiglia e della vita, contro la droga libera e contro le forme estreme di radicalismo valoriale (ad esempio: legge Zan, legalizzazione della eutanasia attiva, aborto fino al nono mese come si sta cercando di imporre in paesi laicizzati quali gli Usa di Biden, cambio di sesso pagato dallo Stato quale estremo desiderio libertario di persone che avvertono in maniera schizoide la loro identità sessuale come diversa da quella biologica in cui sono nati, e così via).
I “valori cattolici” sono quindi messi alla prova di un governo sia centrale sia regionale (15 regioni su 19 sono governate dal centrodestra) che in teoria avrebbe la forza e il consenso per mantenere e promuovere una legislazione pro-vita, pro-famiglia, pro-anziani, pro-disoccupati, pro-salute mentale e contro invece le culture disfattiste del gender, delle droghe libere, dell’aborto e del fine vita.
Vedremo se questo potere assegnato dagli elettori al centrodestra italiana sarà gestito bene, in particolare con attenzione alle sfere eticamente più “sensibili” dei valori suddetti. Certo Giorgia Meloni come simbolo di un governo innovativo, per la prima volta condotto da una donna giovane in mezzo a uno stuolo di politici di lungo corso, dovrà darsi molto da fare per aumentare ulteriormente i propri consensi, convincendo non soltanto la parte di elettorato che comunque ha votato a sinistra oppure ai 5 Stelle, ma soprattutto per richiamare alla partecipazione politica e sociale quella quasi metà del paese che ormai non vota più.
Dicono che l’astensionismo sia diventato un “fenomeno fisiologico” della società mature. Forse invece, con più sano realismo, dovremmo definirlo una forma palese di distanza, sfiducia e quasi di protesta per un potere politico che si avviluppa attorno a logiche competitive elitarie e molto di vertice e prende sempre più le distanze da una base popolare che invece avrebbe bisogno di sostegno, comprensione e di essere davvero rappresentata in Parlamento.
Le forze politiche che saranno così abili da recuperare e promuovere i “valori cattolici” anche tra i non votanti, certamente potranno crescere nella stima e considerazione della opinione pubblica perché – penso lo si possa dire con ragionevole sicurezza – gli italiani rimangono un popolo fondamentalmente intriso della cultura cristiana dei nostri antenati e tali valori non sbiadiscono col tempo, anzi diventano più forti e significativi.
Il Credente
17/02/2023
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