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CHIESA ITALIANA: QUEI QUATTRO DA TENERE D'OCCHIO!! - ETTORE LEMBO NEWS

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Chiesa italiana: quei quattro personaggi
da “tenere d’occhio”
Il Credente


 
Ma davvero, anche dopo l’arrivo di Leone XIV, come dice il quotidiano La Verità (2 giugno, pag. 2) “la CEI segue il Vangelo di Elly e ‘vende’ la cittadinanza facile”?
L’attacco del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro alla struttura dei vescovi guidata dal Card. Matteo Zuppi è diretto e senza giri di parole: la CEI sarebbe ancora avvolta nelle nubi immigrazioniste tipiche dell’era Bergoglio, parteggerebbe per l’abolizione dei confini, per gli arrivi senza limiti con applausi alle Ong, tipo quella di Casarini. In sostanza sarebbe succube – come lo è di fatto stata nell’ultimo decennio – della visione politica di sinistra, alla quale va la simpatia e l’adesione ideale del suo presidente, che attualmente è anche arcivescovo di Bologna.
E’ giusto quindi chiedersi cosa stia succedendo nella Chiesa italiana in questa fase delicata, di riposizionamento “politico” della Chiesa dopo l’elezione di Papa Leone XIV. Il card. Camillo Ruini ha recentemente sottolineato come il nuovo pontefice stia rappresentando una boccata di ossigeno per la maggioranza dei credenti, i quali non si sono di fatto mai riconosciuti negli eccessi ideologici e pastorali di Francesco. Temi come quelli del gender, dei gay, delle “due mamme”, del woke, paiono molto distanti dai convincimenti espressi sinora da Leone XIV, il quale però si è dimostrato più incline a riproporre esortazioni simili a quelle del suo predecessore a proposito delle guerre in Ucraina e a Gaza, oltre che a invocare attenzione da parte delle pubbliche autorità per quanto riguarda le sorti dei settori più poveri delle popolazioni.
Ci sono quattro nomi che appaiono, in questa fase di “riconfigurazione” politica della Chiesa italiana, rilevanti: il primo è quello del presidente della CEI già citato, card. Matteo Zuppi. E’ chiaro che la sua figura appare importante e nodale: è stato voluto a quel posto da Bergoglio, come a marcare con chiarezza il terreno ideologico al cui interno il pontefice argentino voleva che marciassero i vescovi italiani. Barra tutta a sinistra, con alla guida un vescovo che è figlio della Comunità di Sant’Egidio, presidio progressista romano e internazionale guidato dallo storico Andrea Riccardi. Quest’ultimo è il secondo nome da osservare con attenzione: da decenni Riccardi rappresenta, insieme all’altro storico Alberto Melloni, la punta di diamante della cultura cattolica progressista, con in più la singolare propensione a porsi come “Papa laico” che sa essere molto influente nei confronti della stessa gerarchia episcopale italiana. Non è raro infatti incontrare qualche vescovo che afferma (sotto vincolo di anonimato) di non poter sopportare la tendenza di Riccardi a imporre visioni ecclesiali e financo pastorali, come se si trattasse di un nuovo Vangelo “alla Sant’Egidio” da far assumere all’episcopato.
Un terzo nome singolare e di primo piano, è quello dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, fino a pochi giorni fa Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia. Questo organismo, riformato “brutalmente” (dicono alcuni ex-docenti) da Bergoglio per togliere tutte le eredità della visione del Papa polacco sulla sessualità e la vita, appare molto diverso da come era nato e si era sviluppato: sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI era infatti divenuto una sorta di “argine” ai debordamenti libertari in tema di sessualità, vita, figli, natalità. Con l’arrivo di Bergoglio le cose sono cambiate, la vecchia guardia dei docenti “tradizionalisti” è stata quasi del tutto spazzata via e i nuovi arrivati hanno iniziato – sotto la guida di Paglia – ad allargare le maglie della moralità matrimoniale, per farla più in sintonia con il permissivismo mondano imperante. Ebbene: Leone XVI ha revocato l’incarico a mons. Paglia e lo ha sostituto con il card. Baldassarre Reina, che è il Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Paglia rimane al momento presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
E infine ecco il nome più singolare: Luca Casarini, attivista di estrema sinistra da sempre, fondatore ed esponente di punta della Ong Mediterranean Saving Humans, recentemente indagato con l’ipotesi di reato di avere ricevuto una grossa somma per caricare a bordo della “Mare Jonio” un gruppo di immigrati raccolti da una petroliera danese. Secondo l’ipotesi di accusa si tratterebbe di una sorta di ricatto estorsivo, mentre Casarini si difende dicendo che la somma ricevuta è stata una donazione per avere contribuito a risolvere il problema dei migranti irregolari che così hanno potuto sbarcare a Pozzallo.
Casarini ha la caratteristica di essere il primo laico, “rivoluzionario” di professione, ad essere divenuto “padre sinodale” due anni fa, per volere di Bergoglio che aveva allargato a religiosi e fedeli comuni il diritto di partecipare al “Sinodo dei Vescovi”, fino ad allora (come dice il nome) riservato appunto ai vescovi. Piaceva molto al Papa argentino, evidentemente la pensavano allo stesso modo e il capo della Ong presumibilmente rappresentava una sorta di “figlio ideale” di Bergoglio che poteva fare quello che lui come Papa chiaramente non poteva: caricare direttamente i migranti e portarli in Italia.
Ecco i quattro nomi da tenere sotto osservazione. Come si è visto e sentito dai primi interventi ed omelie, il nuovo pontefice non ha timore di ribadire i valori spirituali e morali che il suo predecessore invece o sottaceva o addirittura rifiutava (ricordate i “valori non negoziabili” da lui respinti?). Certo, Leone XIV non potrà e forse non vorrà fare piazza pulita degli estremisti che si sono annidati in Vaticano nell’epoca del suo predecessore.
Però – per fortuna – occorre dire che il popolo cattolico non la pensa come le élite ecclesiastiche e laiche che costituiscono l’ossatura dei cosiddetti “cattolici di sinistra”: la brava gente che va in chiesa, che ha una fede semplice e genuina, non vuole sentire parlare di Lgbtq+, nemmeno di invasione islamica, nemmeno di eutanasia, nemmeno delle “due mamme” o dei “due papà” che invece sono tanto cari ai cattolici di sinistra. Il Papa dovrà agire con accortezza e precisione, ma senza gli strappi che invece sono stati tipici di Bergoglio che quando incontrava una cardinale, un vescovo o un fedele “tradizionalista”, spesso senza tanti complimenti lo spazzava via, togliendogli l’incarico e mandandolo in remote parrocchie fuori dall’orizzonte dei media mainstream.
Vedremo cosa succederà al card. Zuppi: è probabile che rimanga ancora a lungo, perché Leone XIV non può dare l’impressione di fare un repulisti alla rovescia rispetto a Bergoglio. Quanto a mons. Paglia, potrebbe rimanere anche lui alla Pontificia Accademia per la Vita per un certo periodo e poi lasciare “per raggiunti limiti di età”. Il “papa laico” Riccardi è più difficilmente governabile, perché Sant’Egidio è fuori dal controllo diretto del Vaticano, anche se è pur sempre una realtà di fedeli consacrati a un impegno (lodevole, bisogna riconoscerlo) di aiuto ai più poveri. È probabile che Riccardi possa continuare nella sua azione di collegamento tra la Chiesa e la sinistra, magari attenuando le pressioni fin qui esercitate che avevano infastidito non poco.
Infine, Casarini dovrà vedersela col processo a suo carico, ma nel frattempo ha annunciato l’arrivo di una seconda nave per caricare migranti: insomma, il tipo è battagliero e vuole dare filo da torcere al governo Meloni.
In conclusione, potremmo dire che il nuovo Papa ha le idee chiare, non è un estremista e agirà coi piedi di piombo, limando, tagliando con delicatezza, senza urtare né i progressisti né i tradizionalisti: speriamo che porti avanti una Chiesa finalmente riconciliata con la sua base popolare e che prosegua nel suo compito fondamentale: annunciare il Vangelo, parlare della santità di vita, far intuire che una vita buona qui sulla terra può favorire l’ingresso in paradiso. Perché il Paradiso, quello vero, checché ne dica Marx, non si trova quaggiù, ma lassù.

 
Il Credente
02/06/2025
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