DEMOGRAFIA E "MIGRANTI"... - ETTORE LEMBO NEWS

Title
Vai ai contenuti
Demografia e “migranti”. Politiche ove l’ideologia governa sulla lungimiranza
Molti anni fa ho incontrato un vescovo, filosofo e teologo salesiano, persona assai pacata, sempre molto interessante da ascoltare per apprendere.
Quel prelato mi fece ragionare sul fatto che il Sacro Romano Impero cadde a causa del fatto che aveva “barbari” dentro lo Stato, schiavi a cui i romani avevano delegato praticamente nella totalità la gestione del loro quotidiano, e “barbari” ai confini.
Oggi il nostro quotidiano, dalla gestione delle incombenze domestiche a quella dei campi, dai lavori edili a quelli più umili e faticosi, finanche molte piccole attività commerciali sono in gran parte gestiti da stranieri con origini meno fortunate delle nostre.
Allo stesso tempo vediamo una pressione crescente di “migranti” ai nostri confini.
Una ampia, ma non maggioritaria, fascia socio politica ritiene che facilitare l’ingresso sul territorio nazionale dei cosiddetti migranti sia la soluzione pratica alla crisi demografica che la nostra Patria sta vivendo.
Al contempo nel sistema paese cresce la preoccupazione allorquando ci si rende conto dei rischi che possano essere intrinsechi da una presenza percentualmente importante degli stessi nella nostra collettività.
Questo soprattutto in assenza di rigide e ben strutturate regole di inserimento degli stessi atte a rendere la loro presenza non conflittuale con il tessuto sociale e culturale della nazione.
Mentre in Italia, ed in Europa, vi è una forte, quasi ossessiva, attenzione per il “cambiamento climatico”, io “cittadino semplice” mi vedo costretto a sottolineare che la politica non attua una altrettanto cogente azione politica su un tema almeno altrettanto preoccupante quale quello del calo demografico.
La crisi demografica che ci attanaglia richiederebbe da parte dell’esecutivo azioni puntuali ed incisive.
Sarebbe assai necessario evitare una dialettica degna del bar dello sport, quale l’insignificante lotta di parole vuote sull’IVA sui beni per l’igiene femminile, ed attuare politiche che abbiano reali e misurabili impatti a favore della famiglia.
Politiche che, facilitando e stabilizzando i nuclei famigliari, potessero favorire la natalità in Italia.
Permettetemi di sottolineare. Politiche adeguate, non ideologiche.
Sarebbe anche assai interessante ragionare su quali le cause del fatto che le coppie di giovani italiani all’estero hanno una media percentuale di figli più alta dei coetanei in Italia.
Stimolati da questa riflessione sarebbe assai utile copiare, anche in sede di manovra di bilancio, le best practice a favore delle giovani famiglie degli altri Stati europei.
Nel 2014 I residenti in Italia si attestavano a circa 61 milioni, da quel momento la contrazione è stata costante, soprattutto quella di cittadini nati da genitori italiani.
L’Istat, dall’analisi dei dati del primo semestre di questo anno, prevede una fecondità a 1,22 figli per donna, dato in continuo peggioramento.
Nel primo semestre in Italia sono nati circa 3.500 bambini in meno rispetto allo stesso periodo del 2022 confermando il dato già evidenziato negli anni precedenti.
Nel 2022 i nuovi nati erano stati 393mila, 6.681 in meno dell’anno precedente.
Se il dato medio denota 1,22 figli per donna in Italia, si deve prendere atto che lo stesso scende a 1,18 se si analizza la natalità delle sole donne di cittadinanza italiana contro 1,33 nel 2008.
Secondo i dati ISTAT nella nostra amata Patria nel 2050 risiederanno 54 milioni di italiani, come nel1972.
Eurostat prevede che l’Europa UE27 perderà entro la fine del secolo 28 milioni di abitanti, dai dati ISTAT notiamo che almeno 5 milioni di questi saranno italiani.
Palese, ed assai preoccupante, lo squilibrio demografico rappresentato da questi numeri.
Andando più in profondità sui dati dobbiamo notare che entro il 2070 la popolazione europea sopra i 65 anni aumenterà di cinque milioni.
Nello stesso arco temporale la popolazione italiana calerà di due milioni e mezzo di unità in età lavorativa raggiungendo l’assai preoccupante parità fra gli italiani in età lavorativa e gli altri.
Questa prospettiva demografica causerà entro il 2070 una diminuzione in termini reali del PIL pari ad un terzo di quello attuale ed un rapporto debito pubblico-Pil che potrebbe attestarsi a duecento per cento.
Dati che dovrebbero portare a radicali semplificazioni e ristrutturazioni del sistema stato sin da subito.
Sono evidentemente indispensabili immediate, non ideologiche o demagogiche, men che meno clientelari, scelte politiche in ordine ad azioni che invertano il trend demografico.
Altrettanto impellenti sono le azioni che riducano drasticamente i costi del sistema Stato creando maggiore vivibilità e stabilità alla nazione.
Azioni oggi nella concretezza assenti.
Il calo delle nascite deriva anche dal fatto che strutturalmente è in diminuzione la popolazione italiana in età fertile.
Necessario ricordare che quello che passò alla storia come il “baby boom”, gli anni dal 1965 al 1975, sono gli anni del “boom economico” e della stabilità sociale.
Allo stesso tempo le donne italiane mediamente oggi rimangono in attesa del primo, direi unico, figlio intorno ai 31 anni.
Figli che nel 41,5% dei casi nascono fuori dal matrimonio, dato anche questo in continua crescita, era 39,9% nel 2021.
Tutti elementi che denotano un chiaro mutamento della struttura sociale della nostra Italia.
Sistema sociale, questo di oggi, che porta a 183mila nascite in meno rispetto al 2008. In termini facili da comprendere i bambini che nascono sono quasi il 31% in meno!
Oggi  viviamo una nuova “guerra mondiale a rate”, gli esperti temono che possa evolvere in una guerra mondiale basata su guerre civili all’Interno dei singoli Stati.
Io, sempre “cittadino semplice”, cerco di guardare oltre a ciò che mi viene messo davanti agli occhi.
Vedo la povertà culturale e morale assai prima di quella economica.
Vedo il protervo tentativo di disintegrare i valori su cui, nei secoli, si è formata la cultura occidentale.
Quella che vide i “romani” conquistare il mondo portando cultura e benessere ovunque arrivarono.
Un “impero” quello che seppero costruire ove tutti trovavano benessere.
Su cosa cadde quell’impero?
Sulla caduta dei valori su cui si fondò, sul triclivio, sugli eccessi di bacco, su atteggiamenti lascivì l’impero romano perse la fierezza che lo portò ad essere annientato dai “barbari”.
Barbari dentro l’impero ed ai confini dell’impero.
Io, sempre e solo “cittadino semplice”, vedo delle similitudini al mondo di oggi, non so voi.
Ignoto Uno
30/10/2023
.
Torna ai contenuti