RIFLESSIONI DI
UN CITTADINO.
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Già, perché anche la pazienza più grande ha un limite! Questa elezione del Presidente della Repubblica (?) sembra davvero il parto della montagna che sfornò il topolino… un travaglio eterno e, parrebbe, anche piuttosto complesso. Pare che il “conclave” a pane ed acqua proposto dal “democratico” Letta (curioso il suo parallelismo con le Vaticane fatiche nei rinnovi pontificali! Anzi, forse no pensando ai pesci rossi in acqua santa che nuotano nelle sacre fontane) non stia portando i frutti sperati quanto a rapidità e risolutezza nella decisione. Eh no, pare proprio che non riescano a far quadrare il cerchio. Effettivamente mettere, almeno ufficialmente, d’accordo schieramenti ed interessi tanto diversi è impresa ardua nel momento in cui si è avuta anche la netta sensazione, nell’ordinaria amministrazione del Governo, che ci sia una incapacità (voluta?) di dirigere questo nostro malridotto (grazie alla dissennatezza con la quale hanno amministrato finora la cosa pubblica) Paese in maniera democratica e civile, a prescindere anche degli interessi che ci sono dietro le quinte. E mentre lor signori si dilettano, dall’alto degli scranni del loro marcio potere, a condurre un ridicolo mercato delle vacche, perché ovviamente questo è il motivo di tutte queste fumate nere, atto a procacciarsi tutti la stalla e il bove migliore, l’Italia piange sulle sue povere membra piegate. Fustigata, ridicolizzata, oggetto di derisione o misericordia, dipende dalla propensione della gente ad essere ironica o drammatica, e zimbello di mezzo pianeta la nostra “madre turrita” guarda lei stessa attonita e svilita lo scempio di cotanta inettitudine. E mentre ancora dopo giorni, lassù si gioca alle tre carte, qua giù, tra noi poveri mortali, si gioca alla sopravvivenza… al dover scegliere se andare dal dentista o comperare i vestiti ai tuoi figli, al dover pagare bollette lievitate che nemmeno con Pane degli Angeli (infatti stiamo parlando di dannati demoni!) e alla scommessa quotidiana di mettere sul tavolo una minestra per sé e per i propri cari. Soprattutto se sei un portatore sano di libertà costituzionali, (e quindi un “malato” da eliminare perché disobbediente ai dictat dittatoriali vigenti nello stato di Draghistan) da condannare al pubblico ludibrio, alla disoccupazione e ad ogni sorta di limitazione. Ahi serva Italia di dolore ostello… diceva il magnifico Dante! E aveva ragione!
Enrica Stanca