COLLOQUI DI PACE:
SOLO APPARENZE?
Nelle zone più orientali del continente europeo il conflitto fra Russia e Ucraina non sembra affievolirsi, con l’assedio alla città di Mariupol che prosegue incrollabile e con gli eserciti di entrambe le parti ormai stremati, quello russo per un assalto che non tollera più di sostenere, quello ucraino per una resistenza che vorrebbe dirsi stanca ma che, mantenuta viva dagli aiuti occidentali, tutto fa meno che cedere.
Proprio in questi frangenti si assiste, nel cuore del Vecchio Continente, a colloqui internazionali fra i leader, con un tentativo dopo l’altro di ricreare l’equilibrio fra le due potenze contendenti e, più in generale, fra l’intero sistema europeo. O meglio, questo è ciò che sembra, ciò che i media ci invitano ad assimilare e che viene presentato come la realtà: una parata di tentativi di pace, che si susseguono uno dopo l’altro e che placano il turbamento del cittadino medio rendendolo ancora più assuefatto ai movimenti di chi lo governa. Il cittadino, appunto quello medio, preso come esempio, si spaventa di fronte all’orrore della guerra, raccontata dalle più rimbombanti fonti di informazione con una particolare enfasi sugli aspetti emotivi, ma subito si rincuora di fronte ai tentativi di pace che i leader mostrano di mettere in campo. E in questo modo ripone in essi una fiducia che, per quanto nei limiti sia opportuna, rischia tuttavia di diventare eccessiva. E questo a cosa porta? Ad un ripetersi dello stesso ciclo che abbiamo evidenziato.
Uno degli esempi a noi più vicini che potrebbero interessare intorno a questo ragionamento lo si può trovare nell’incontro di ieri, giovedì 21 aprile, fra il primo ministro ungherese Viktor Orbán e personalità come Papa Francesco e Matteo Salvini. Come riporta l’Ansa, la prima parte della visita italiana del presidente magiaro si è incentrata sull’incontro con Sua Santità, la quale “ha fatto riferimento all'opera che sta conducendo l'Ungheria per la protezione dei rifugiati che arrivano dall'Ucraina, come riferisce la Sala stampa della Santa Sede”. Il Papa ha poi salutato il capo di Stato omaggiandolo di una “formella in bronzo raffigurante San Martino [di Tours, nato nell’odierna Ungheria, ndr], che protegge il povero donandogli una parte del proprio mantello”, come spiega AGI, e salutandolo in lingua inglese.
Sempre secondo la già citata Ansa, “Si tratta della prima visita ufficiale all'estero del capo del governo magiaro dopo le elezioni del 3 aprile che lo hanno riconfermato alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo ed anche del primo faccia a faccia ufficiale in Vaticano tra papa Bergoglio e il premier Orban”. Faccia a faccia che potrebbe ripetersi presto, seguendo a ruota gli incontri del 28 agosto 2016, privato, e del 12 settembre 2021, quando, con le parole di AGI, “Il Papa [...] incontrò Orban, il presidente ungherese Janos Ader e il vice primo ministro Zsolt Semjén".
Alla fine dell’udienza papale, Orbán ha avuto un colloquio con il leader della Lega Matteo Salvini presso l'accademia ungherese di Roma. Come riporta Adnkronos, “Salvini si è complimentato con il primo ministro” e "ha sottolineato l’apprezzamento del proprio partito ‘per la saggezza del Papa, in particolare a proposito dell’invasione dell’Ucraina per sollecitare lo stop al conflitto’.” Sempre secondo la medesima fonte, “Orbán ha illustrato le sue politiche economiche a tutela delle famiglie e dei più giovani, con finanziamenti mirati per chi fa figli e vantaggi fiscali”.
Salvini ha incontrato Orbán insieme al responsabile del Dipartimento Esteri Lorenzo Fontana. La stessa testata giornalistica riferisce che Salvini ha evidenziato "la totale sintonia con Orbán per quanto riguarda il contrasto all’immigrazione illegale, la necessità di abbattere il carico fiscale per famiglie e imprese, per lavorare a un progetto di centrodestra europeo chiaramente alternativo ai socialisti, per difendere i valori e le radici dell’Occidente”.
Con una panoramica più generale su questa serie di colloqui, emerge chiaramente la volontà, da parte dei leader occidentali, di presentare una situazione quanto più “sotto controllo” possibile, con movimenti politici e sociali che, nell’ottica di una ricostruzione europea, paiono a tutti gli effetti essere costruttivi. Dal punto di vista morale, l’incontro fra il presidente ungherese e Papa Francesco si identifica come un semplice colloquio di tipo più culturale che altro, mentre quello fra lo stesso e Salvini contiene finalità più politiche.
Basandosi sui dati dell’ONU e del governo ungherese, Reuters precisa che “il numero delle persone che hanno lasciato l’Ucraina per sottrarsi all’invasione russa ha superato i 5 milioni di persone nella crisi umanitaria più pesante in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. [...] Circa 625,000 rifugiati sono arrivati in Ungheria dall’inizio del conflitto, e circa l’80% di loro ha proseguito per altre destinazioni”.
Ma mentre questo accade, l’Europa e l’America finanziano letteralmente il conflitto, e il cittadino si compiace di vedere i tentativi di pace dei tanto fidati governanti, che oltre le apparenze non si sottraggono allo schema occidentale di comune coalizione.
Boris Borlenghi
22/04/2022