E se il 25 partorisse
un nulla di nuovo?
Un governo tecnico
per esempio.
Con una legge elettorale scritta ad arte per impedire la governabilità, a cui si unisce un ceto dirigente politico inadeguato alle difficoltà della nazione, cosa potrà produrre il 25 settembre?
Da Vescovo di Roma, il Santo Padre ha voluto esprimere, durante il suo volo di rientro dalla visita in Kazakistan, la sua opinione sulla campagna elettorale italiana e, neanche tanto fra le righe, ha ritenuto di far comprendere al ceto politico italiano ed ai cattolici il suo disagio.
“Oggi essere politico è una strada difficile. Dico essere un grande politico, un politico di quelli che si mettono in gioco per i valori della patria, per i grandi valori. Non che si mette in gioco per interessi, la ‘poltrona’ o per altro” un messaggio chiaro, vorrei dire adamantino.
“Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello, che non aiuta niente, anzi tira giù lo Stato, lo impoverisce” parole, anche queste, assai pesanti da leggere fra le righe più che sulle righe. In ogni caso veri e propri macigni.
Infine la frase che da la chiave di lettura del suo pensiero “All’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Venti. Non so spiegarlo. Non condanno, né critico. Non so spiegarlo, semplicemente”.
Il Santo Padre non può fare altro che lanciare messaggi in puro stile “gesuitico”, noi “cittadini semplici” possiamo dire la nostra in modo più chiaro e, senza voler divenire irriverenti, dare almeno una parte delle risposte che il Santo Padre non trova.
La principale delle risposte noi “cittadini semplici” la troviamo nel ceto politico inadeguato che esprime la nostra povera Patria. Un ceto politico molto attento al proprio personale potere e assai distratto a risolvere i pesanti temi di inefficienza e di mancanza di etica presenti nella nazione.
Vi è, poi, l’ancora più grave tema del costante lavoro svolto dai e sui media per annullare negli italiani il desiderio dell’approfondimento e del dubbio. Un lavoro di annichilamento della capacità di pensare che, almeno in parte a sua insaputa, riguarda la scuola e l’università. Un lavoro iniziato forse più di trenta anni fa.
Ancora, un ceto dirigente pubblico sempre più autoreferenziale e succube all’appartenenza ad ambienti politici.
Forse, però, la motivazione più importante del triste momento socio politico ed economico che gli italiani si trovano costretti a vivere è la mancanza di nette divisioni fra i poteri che bilanciano la democrazia in Italia, fra queste la sempre più percepibile magistratura militante che, in alcuni casi, piega il diritto ad interessi di parte senza tutelare gli alti interessi del popolo Italiano.
Pochi uomini dello Stato, in tutte le istituzioni, che rovinano il lavoro di tantissimi e fedeli servitori dello Stato presenti in tutte le istituzioni.
Una Italia che deve sopportare e convivere con un sistema autoreferenziale e corrotto in ogni suo elemento. Istituzioni, media, sistema politico, burocratico, delle grandi imprese. Sistema inadeguato sia sul piano delle competenze che dell’etica.
Certamente anche noi “cittadini semplici” siamo responsabili di questa situazione italiana. Siamo noi che accettiamo supinamente ogni scelta di questo ceto dirigente. Spesso ne diciamo tutto il male possibile ma, quasi tutti noi, siamo pronti a renderci proni al sistema pur di non avere “problemi”.
Un egoismo di quasi tutti che non comprende che, così facendo, siamo noi ad essere il problema. Chi di noi può dire che la sua qualità di vita non è peggiorata negli ultimi dieci anni? Chi di noi può dichiarare con convinzione che il futuro dei propri figli sarà migliore del proprio?
Il sistema Italia siamo noi, conseguentemente se l’Italia non funziona la colpa è in primis nostra, del nostro egoismo.
Aver supinamente accettato una legge elettorale che garantisce ad un numero limitatissimo di italiani di “nominare” i nostri rappresentanti in parlamento è la principale causa dello sfacelo italiano di oggi.
Il non aver difeso la supremazia della politica sulle lobby è l’errore che il popolo italiano ha compiuto ed oggi porta noi “cittadini semplici” a lamentarci della pochezza di questa campagna elettorale.
Non difendemmo il nostro diritto ad avere un vero ruolo attivo nelle scelte su chi deve rappresentarci nelle istituzioni, ma oggi ci lamentiamo se la politica ci prende letteralmente in giro con slogan che sono oltre il livello del demenziale e, in molti casi, porta in parlamento persone inadeguate a rappresentarci.
Siamo noi “cittadini semplici” che abbiamo loro permesso di trattarci come bambini stupidi.
Lo abbiamo voluto noi.
Cosa accadrà dal 25 settembre nella politica italiana?
Vincerà FDI della Meloni? Cosa vuole dire vincere? Vuole dire avere più voti degli altri partiti? No, dovrebbe voler dire essere in condizione di governare nel rispetto di quanto promesso agli elettori.
Potrà farlo? Quasi sicuramente no.
Viviamo una campagna elettorale basata su un modello di repubblica bipartitica mentre, nella realtà, abbiamo due coalizioni composte da più partiti che il giorno dopo le elezioni potrebbero prendere strade diverse per seguire le proprie convenienze.
Se questo avverrà, ovviamente, i leader dei partiti lo ammanteranno di frasi tipo “il paese lo vuole”, “la nazione è in pericolo”, “l’Europa ci chiede coesione”, “la situazione economica non permette di tornare a votare”. Frasi che solo la politica italiana in tutta Europa ha il coraggio di dire ai propri cittadini. D’altronde noi “cittadini semplici” permettiamo loro di farlo.
La colpa è nostra, loro fanno esclusivamente il loro gioco. Il gioco del potere. Il gioco dei “loro” interessi, non degli interessi della nazione.
Se, però, l’unico gioco dopo il 25 settembre sarà quello del potere, a chi converrà governare prendendosi sulle proprie spalle il compito di scegliere in questa situazione socio economica?
Probabilmente a nessuno. Ed allora, se quel piccolo partitino di centro dovesse poter garantire qualche maggioranza “tecnica” vedremo nascere un nuovo salvatore della Patria. Un nuovo, o vecchio, tecnico a cui delegare il compito di metterci la faccia.
Giochetto antico della politica italiana, gestire il potere con una foglia di fico davanti a proteggere la loro immagine.
Che triste che sarebbe questo scenario!!!!
Per questo chi non vorrebbe andare a votare, dovrebbe andare all’urna ed annullare la scheda.
Questo è l’unico modo vero per esprimere il disagio per questi, eventuali, “giochetti della politica” nostrana.
Chi volesse rimanere a casa il 25 settembre, ragioni sulla opportunità di andare nell’urna e annullare la scheda scrivendo “Non nel mio nome”, dovessimo essere in tanti il sistema paese capirà che è arrivato il momento di fare qualcosa di serio per la nostra nazione, per la nostra amata Italia.
Qualcosa che permetta ai nostri figli di essere orgogliosi di essere italiani
Qualcosa che permetta all’Italia di tornare grande, tornare ad avere la capacità di sognare e progettare.
Ignoto Uno
23/09/2022