Springsteen apre
la campagna elettorale
di Biden attraverso
gli Obama?
Bruce Springsteen, cantante rock statunitense di fama mondiale, nacque nel New Jersey e visse tutta la sua infanzia nella cittadina operaia di Freehold. Il padre di origine irlandesi e olandesi, la madre di origine italiana.
Quest’ultima proveniva da una famiglia emigrata negli Stati Uniti alla fine dell'ottocento da Vico Equense vicino a Sorrento.
Famiglia operaia e lui stesso camionista, oggi miliardario.
Un grande esempio di quell’idea di vita che viene chiamato “sogno americano”.
In altre parole quella speranza che attraverso il duro lavoro, il coraggio, la determinazione sia possibile raggiungere un migliore tenore di vita e la prosperità economica.
Rispetto delle leggi, merito e duro lavoro.
Ebbene tutti i media occidentali hanno ritenuto di dare ampio risalto al fatto che Springsteen ha aperto a Barcellona la sua tournée in Europa con 55mila spettatori.
Fra questi Obama con la moglie Michelle che è salita anche sul palco per cantare con la star del rock.
Chi sarebbe lieto di non vedere correre per la Casa Bianca la signora Obama ha avuto, da questo gesto, un sussulto di speranza. Forse la vita futura della stessa si sta indirizzando verso il canto.
Purtroppo i più smaliziati vedono in questo gesto, solo apparentemente banale, il modo di fare politica di oggi. Vedono una precisa azione di campagna elettorale del mondo Obama, Clinton e Biden.
Con Springsteen fedele servitore.
Alla rockstar noi “cittadini semplici” avvezzi alla memoria desideriamo rammentare l’origine delle sue fortune, merito, lavoro e fiducia nel sogno americano e, contemporaneamente, consigliamo di andare a studiare quei drammatici giorni del 2020 allorquando mori, colpevolmente ucciso da un poliziotto nella città più di sinistra d’America, George Floyd.
Allo stesso tempo consigliamo alla stessa rockstar di leggere la posizione che prese pubblicamente Obama.
Nei giorni successivi alla morte del afroamericano di 46 anni Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020 a Minneapolis in Minnesota, Barack Obama, infatti, pubblicò su Medium alcuni suoi pensieri e consigli a coloro che protestavano in tutto il paese per “aiutare ad arrivare a un vero cambiamento”.
Fautore principale delle proteste era il gruppo di estremisti neri americani Antifa. Che rappresenta una netta minoranza della stessa comunità nera.
Proteste che spesso si tramutavano in vera e propria violenza urbana.
Obama, che nel testo condannava le violenze, dichiarava, contemporaneamente però, che “spetterà alle nuove generazioni di attivisti il compito di ideare strategie che meglio si adattino ai tempi che corrono” e continuava dicendo “Credo che ci siano da trarre alcune importanti lezioni dagli sforzi fatti in passato.Innanzitutto, l’ondata di proteste che attraversa il paese rappresenta un genuino e legittimo sentimento di frustrazione per i continui fallimenti nel riformare le pratiche di polizia e del più ampio sistema di giustizia penale negli Stati Uniti”.
“Ondata di proteste legittime” disse. Ebbene quelle proteste videro la distruzione di abitazioni ed attività private, automobili incendiate, l’abbattimento di statue quali quella di George Washington nella capitale statunitense, addirittura il tentativo di distruzione di un crocifisso in una chiesa cattolica ritenuta vicino ad organizzazioni di bianchi suprematisti.
Distruggere simboli storici e religiosi sembrò in quei giorni ai più attenti una vera e propria strategia degli appartenenti ad Antifa.
Antifa, pur se tutti i media che fanno riferimento al mondo vicino ad Obama negano che lo stesso ne sia il leader o, così si diceva un tempo, il “cattivo maestro”, ribadisce in continuazione la vicinanza con lo stesso Obama ed i suoi membri vedono in lui uno dei più importanti riferimenti.
Inoltre, noi “cittadini semplici” riteniamo assai utile, e lo consigliamo anche alla rockstar, guardare il docufilm “Mules”.
In esso si racconta di attivisti di Antifa, con il telefonino in mano per documentare a qualcuno le loro gesta, che votavano, durante le elezioni presidenziali del 2020, decine e decine di volte ed, ognuno di loro, in vari Stati della Federazione Americana nello stesso giorno.
Elezioni che videro il Presidente Trump dichiarare che vi sono stati brogli che ne hanno stravolto il risultato. Elezioni che oggi sono sotto indagine di una Commissione Inquirente del Congresso americano.
Che i cosiddetti “mules” fossero di Antifa lo hanno già riscontrato le autorità giudiziarie di molti Stati americani.
Springsteen dovrebbe ricordarsi che, se lui discendente da immigrati, è quello che è oggi, lo deve al fatto che i suoi antenati prima, e lui negli anni che lo hanno portato al successo partendo dalla nobile ma non altrettanto redditizia attività di camionista dopo, hanno creduto nel sogno del successo legato al lavoro ed alla legalità.
Legalità che è il primo requisito della democrazia.
Antifa è la negazione di tutto questo.
Antifa è distruzione delle radici americane fino a abbattere i monumenti quali quelli di Washington e di Colombo.
Antifa è sopruso, fino a bruciare case private e attività di comuni cittadini inermi.
Antifa è immigrazione clandestina come le corti americane riscontrano ogni qual volta ne arrestano qualche membro per le sue gesta.
Antifa è sradicamento delle radici giudaico cristiane del popolo americano e, consegue, mette a rischio la cultura di tutto l’occidente.
Antifa è, direttamente o indirettamente, la cultura del deep state americano costruita durante le loro permanenze alla Casa Bianca dagli Obama, Clinton ed, ora, Biden. Assecondati dai Bush e dai Cheney, se non anche dai Pompeo e Pence.
Caro Springsteen la tua “Born in the USA” canta con orgoglio un’altra America e, indirettamente, un altro occidente.
A noi “cittadini semplici”, che amiamo il rispetto delle leggi, la crescita sociale per merito, le nostre radici culturali ed i nostri simboli, l’America che tu oggi supporti non ci piace.
Amiamo quella di prima, quella che parte dai Roosvelt, passa per i Kennedy ed i Reagan e arriva ad un uomo che non ha promosso nemmeno una guerra ed ha causato la pace attraverso i Patti di Abramo in medio oriente quale è stato il Presidente Donald Trump.
A noi, sempre “cittadini semplici”, piace quella che, portando a morire solo in Italia 90mila giovani americani, quella America ci ha dato libertà, democrazia, pace e benessere.
Quella che ha “esportato la democrazia nel mondo” lasciando guerre civili e povertà ovunque la vorremmo dimenticare e perdere per sempre.
Ma noi siamo “semplici” e siamo rimasti “ceto medio”, non siamo radical chic e non parliamo “green” dai nostri aerei privati.
Ignoto Uno
02/05/2023