Oggi è tempo
di patrioti
e non di partigiani.
Che cosa è il patriottismo e, conseguentemente, chi è un patriota?
Il “patriottismo” è il sentimento di amore, obbedienza e devozione verso la patria. È un sentimento puro, senza secondi fini, senza interessi di parte, personali. È donarsi, addirittura immolarsi per la propria Patria.
Questo porta ha chiedersi, e comprendere, cosa sia la “Patria”. La Patria è un “popolo” i cui membri sono nati in un “territorio” e che, singolarmente e congiuntamente, sentono di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni ad esso. È un popolo che sente il valore della terra ove è nato, l’appartenenza a quel “suolo” delimitato da “confini” certi.
La Patria è percepita come “benigna”, di essa si ha nostalgia quando ci si allontana, si emigra, se ne è esule.
Per la Patria si combatte e si muore, per la Patria si lotta per tenerla unita, indipendente, libera.
Chi questo non fa è un “traditore”. Traditore della Patria, poche sono le scelte più disonorevoli di quella di tradire la propria Patria.
Questo ci porta a vivere con estremo disagio, addirittura disgusto, chi piega gli interessi della nostra amata Italia, la nostra Patria, ad interessi di “altri”. Parteggia per “altri”. Facilita “altri”, anche a discapito dei propri “fratelli”, i compatrioti. Antepone se stesso, i propri interessi, a quelli collettivi della Patria.
Partigiani questi ultimi, non “patrioti”. Vi può non essere differenza, vi può essere una distanza incolmabile.
I “partigiani” nella seconda guerra mondiale furono “patrioti”. Oggi?
Oggi i “partigiani” sono coloro che parteggiano. Sono coloro che si schierano da una determinata parte, che aderiscono a un partito sostenendone le idee, seguendone le direttive, per lo più con spirito fazioso e settario. Certamente acritico. Addirittura a discapito degli interessi collettivi della Patria.
Quanti “partigiani” siamo costretti a sopportare nella nostra amata Italia. Li vediamo in Parlamento, in televisione, nelle piazze.
Parlano perché devono ripetere acriticamente il loro “mantra”. Parlano, quasi mai pensano. Parlano e, nel parlare, si sentono intelligenti, importanti, realizzati.
I “partigiani”, quelli delle “brigate bianche o rosse”, quelli della “Osoppo”, quelli erano “patrioti” non “partigiani”. Divenivano “partigiani” esclusivamente perché combattevano coloro che avevano “invaso” la nostra Patria. Combattevano, si immolavano, contro l’invasore.
Oggi? Cosa sono i tanti parlamentari, opinionisti, urlatori di strada e di tubo catodico, che parlano, quasi mai pensano, e, nel loro agire, favoriscono l’agonia della nostra Patria ed il saccheggio della stessa da parte di forze straniere? Nuovi lanzichenecchi che vengono, razziano, fanno “schiavi economici” gli italiani con l’aiuto di altri italiani.
Altri italiani che sono, per l’appunto, “partigiani” e non “patrioti”. Difendono la loro “parte”.
Oggi è tempo di “patrioti”, la nostra amata Patria, la nostra amata Italia, di questo ha necessità.
Uomini e donne che sappiano cosa sia la Patria, non parlino a vanvera. Uomini e donne che, sapendo chi essi siano, da dove provengono e dove vogliono andare, sappiano trovare alleati loro pari con cui parlare, trattare, da “pari”. Non da “succubi” o da “partigiani”, magari essendo “parte” di chi ha interesse di venire a “saccheggiare” la nostra amata Italia.
Ecco, da “cittadino semplice”, prego perché ognuno di noi sappia trovare al suo interno il senso della Patria e, guardando fuori da se stesso, sappia riconoscere nell’altro il “patriota” in chi è “puro” e, da “compatriota”, inizi la marcia verso la vittoria.
Da “compatrioti”, senza fini personali ma per l’amore che dobbiamo alla nostra terra, quella ove siamo nati ed ove desideriamo che possano vivere i nostri figli.
Una terra libera, sana, etica. Una terra “madre” e non “matrigna”.
Una terra ove si pensa con il “Noi” e non con l’”Io”. Una terra che premia chi produce ed ha successo onestamente perché egli è esempio per gli altri.
Una terra altruista.
Una terra amica.
Oggi cari “cittadini semplici” come me è il tempo del riscatto per il troppo ritardo che abbiamo avuto nell’alzare la testa, prima, ed il dito, poi, per dire una cosa, solo apparentemente semplice: io sono italiano, voi?
Ignoto Uno
30/04/2022