E se fosse il tempo
per un nuovo
“Watergate” mondiale?
La notte del 17 giugno 1972 Frank Wills, dipendente del Watergate Hotel di Washington, notò un nastro adesivo sulla porta delle scale del parcheggio sotterraneo, era lì per impedire alla porta di chiudersi. Wills lo rimosse presumendo che fosse stato dimenticato dall'impresa di pulizia. Più tardi ritornò e scoprì che il nastro era di nuovo al suo posto e contattò la polizia.
Cinque uomini furono arrestati a causa di quella richiesta di intervento. La motivazione fu essere entrati nel quartier generale del Comitato nazionale democratico, la principale organizzazione per la campagna e la raccolta fondi del Partito Democratico, al sesto piano del Hotel. In seguito fu scoperto che erano entrati per verificare il funzionamento di alcune microspie, precedentemente posizionate nella sede del comitato democratico da loro stessi, e presto si comprese che quei cinque uomini erano dei servizi segreti americani.
La giurisdizione dell’inchiesta spettava alla FBI, corpo che si trovava in una fase di transizione interna essendo da poco mancato il suo storico e controverso direttore John Edgar Hoover. Uomo che guidò la FBI per quaranta anni consecutivi.
Tra le carte in possesso degli arrestati furono trovati numeri di telefono della Casa Bianca.
Uno degli scassinatori, James McCord, fu verificato essere un membro del "Comitato per la rielezione del presidente" (CRP), organizzazione che era stata costituita per finanziare e favorire la campagna per la rielezione di Richard Nixon.
Questi ed altri elementi portarono a costituire, su richiesta di parlamentari del partito democratico statunitense, un Grand Jury federale finalizzato ad istruire il procedimento penale.
Dalle indagini risultò che l'effrazione rientrava in un vasto piano di intercettazioni, spionaggio e sabotaggio attivato dagli uomini del presidente Nixon per facilitare la rielezione e contrastare l'attività politica del partito democratico.
Nel fare esplodere lo scandalo e, conseguentemente, far emergere tutta la verità ebbe un ruolo fondamentale il Washington Post.
L’inchiesta giornalistica fu portata avanti, infatti, da questa testata il cui direttore, Benjamin Bradlee, decise di assegnare l'incarico di seguire la vicenda a due giornalisti, Bob Woodward, in precedenza ufficiale della US Navy, ed al più esperto Carl Bernstein. I due, estremamente determinati nel voler comprendere quale fosse la “verità”, riuscirono a coinvolgere il vice-direttore del FBI che, forse per logiche interne alla stessa polizia federale in funzione della sostituzione di Hoover, fornì loro in segreto le informazioni per arrivare a dimostrare quanto fosse accaduto. Il suo nome era Mark Felt, in codice “gola profonda”.
Pochi uomini e tanta determinazione garantirono il rispetto della regola democratica in Stati Uniti ed, in senso lato, a tutto il mondo occidentale che da sempre vede nello stato americano il riferimento democratico da seguire.
Nixon, per altro un grande presidente, dovette dimettersi ma gli USA ed il mondo occidentale ne uscirono rafforzati.
Ebbene questi anni così difficili richiedono altrettanta trasparenza. Richiedono nuovi eroi che sappiano rischiare per garantire la democrazia nel nostro occidente. Richiedono uomini delle istituzioni con la schiena dritta che non abbiano timore ad indagare il potere senza volersi sostituire ad altri corpi dello stato democratico. Richiedono giornalisti di inchiesta e non di propaganda. Richiedono uomini di dubbio e non di granitiche certezze.
Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me in Stati Uniti, ove due grandi nubi nere successive hanno nascosto la verità sulle due ultime elezioni presidenziali americane. Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me in Europa ove il perseverare di segretazioni su atti economici, e non, legati alla pandemia covid creano sempre maggiori malumori. Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me nella nostra amata Italia sempre al centro di vicende internazionali oblique in questi tristi anni di intrighi e di Covid.
La nostra patria vide nel lontano 1993 il periodo di Mani Pulite, periodo che apriva a grandi speranze ma che, forse, necessiterebbe di una profonda capacità di inchiesta giornalistica per trovare le risposte alle tante domande che una lettura che, se non ancora storica, può essere definita “a distanza”, si sono formate su quegli anni. Anni di “suicidi strani”. Anni di azzeramento di un ceto politico, ma solo di una parte. Anni ove alcune categorie sociali e professionali uscirono intonse, ma che oggi ci chiediamo se furono “graziate”. Anni che palesemente non risolsero la questione morale. Anni che aprirono ad una stagione ove la nostra amata Italia perse di competitività a favore di altri paesi europei. Anni, quelli successivi a Mani Pulite, di governi che cadevano pur avendo la maggioranza assoluta in Parlamento a causa di uno strano indice economico, prima ignoto. Anni, quelli dal 1993 ad oggi, di governi tecnici ove andare a votare è stato molto difficile per il popolo italiano, sempre pronto un motivo per impedire e rimandare questo atto di democrazia. Anni, questi ultimi trenta anni, di misteri.
Ecco, tanti, troppi misteri in questa nostra amata Italia che meriterebbero giornalisti più liberi di indagare. Magari non troveranno niente ….. ma se dovessero trovare qualcosa …..
Egualmente in Europa ed in Stati Uniti.
Chissà, forse, rischieremmo meno una nuova guerra mondiale se emergessero giornalisti di questa fatta e nuove “gole profonde”.
Guerra che in pochissimi vogliono, purtroppo, però, alcuni di loro occupano i posti giusti per farla iniziare e questo preoccupa i tanti che amano la pace e la libertà.
Libertà di vivere in pace. Libertà di pensare. Libertà di scrivere e parlare. Libertà di lavorare. Libertà di viaggiare.
Tutte “libertà” a cui eravamo abituati e che, oggi, sembrano essere messe in discussione.
Ignoto Uno
17/06/2022