ELEZIONI, QUALCUNO DEVE RIFLETTERE - ETTORE LEMBO NEWS

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Elezioni,
qualcuno deve
riflettere più di altri

Le elezioni politiche Italiane, appena concluse, richiederanno, come è giusto che sia, una attenta riflessione.
Tutti meno due, i partiti che dovranno fare i conti con un risultato non soddisfacente o con dirigenze che, lo dicono i numeri, hanno errato molto in questi mesi.
Di sicuro sarà importante che i leader di quei partiti definiti anti sistema, o No Vax, sbollita la ovvia delusione iniziale,  sappiano riconoscere i loro errori e fare un concreto “mea culpa”.
Purtroppo le dichiarazioni di alcuni di essi, dopo quella che non può che essere definita in altro modo che “catastrofe”, sembrano andare in direzione opposta.
Leader che, per eccesso di autostima e protagonismo, forse anche arroganza, hanno depauperato un vantaggio competitivo di raro valore, donato loro da una gestione estremamente politicizzata di una pandemia che ricorda la famosa peste del XIV secolo.
Era infatti la fine del 2019 allorquando apparve nel nostro paese il covid ed era il 23 gennaio 2020 che a Wuhan fu dichiarato il primo devastante lockdown.
Da li iniziò di un periodo, anche in Italia, di scelte politiche molto spesso discutibili, che hanno stravolto la vita degli Italiani, al punto che milioni di persone sono scese in piazza innumerevoli volte per dichiarare il proprio assoluto dissenso verso quelle scelte politiche. Tutto questo senza contare quei dissenzienti, non visibili, e che forse erano di più, ma che rimanevano silenziosi.
Un importante bacino di persone che con una sensibilità diversa da ciò che la politica aveva messo in atto, avrebbe potuto generare qualche cosa di importante.
Invece tutto questo ha prodotto un topolino. Anzi vari topolini.
A dimostrarlo?
“Italexit” con il suo leader Paragone e tanti urlatori della piazza, con 515.294 voti pari a 1,87%,  “Italia Sovrana e Popolare”, con 309.493 voti pari a 1.12%,  “Vita”, con 196.656 voti pari a 0,71%,  sono il frutto di errori che hanno disintegrato il sogno di molti.
Quali le cause? La prima, e più grave, il credere che un “like” fosse un “voto”, la seconda il sentirsi ciascuno indispensabile.
Questo lo intuii quando, nel lontano Febbraio Marzo, mi feci parte diligente di una serie di incontri fra esponenti di questo variegato mondo del dissenso. In alcuni casi dovendo accettare di vivere comportamenti imbarazzanti di alcuni di loro.
Compresi che poco si poteva costruire con chi si rappresentava, era chiaro che con un ego così sproporzionato era difficile, o forse impossibile riuscire ad aggregare.
Oggi siamo nel dopo voto.
I risultati, sono sotto gli occhi di tutti e, plasticamente possiamo vedere la sconfitta di un sogno di libertà.
Altri leader sconfitti in questa tornata elettorale hanno già fatto un passo indietro, e alcuni si sono dissolti nella loro pochezza.
Un popolo, quello che ha urlato il proprio desiderio di autodeterminazione e libertà, non ha riconosciuto in questi leaders del dissenso, i loro leader.
I numeri parlano.
Ora, questi leaders hanno il dovere morale di non impedire, a causa del loro sproporzionato orgoglio, il formarsi di qualcosa che ci permetta di sognare.
Qualcosa che metta al centro l’uomo e non gli interessi delle multinazionali, qualcosa che metta al centro gli italiani e non l’ego di chi si sentiva già parlamentare, se non addirittura ministro.
Ettore Lembo
27/09/2022
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