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LEONE XIV GUARDA AL MONDO - ETTORE LEMBO NEWS

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Leone XIV, guarda al mondo con presenza ecclesiale
e non come politico, ma alcuni tra cardinali,
arcivescovi e preti, preferiscono l’ideologia e la politica

 
Intanto a Damasco, nel silenzio generale dei media, si compie l’ennesima strage di Cristiani dentro una chiesa.

 
La riflessione del Patriarca Francesco Moraglia  su Leone XIV, “un Papa che guarda al mondo con una presenza ecclesiale e non come un politico”  nasce dal il suo primo saluto: "La pace sia con tutti voi! “ pubblicato nel sito del Patriarcato di Venezia l’8 maggio 2025, dando così una chiara chiave di lettura, sul ruolo che Papa Leone XIV intende rivolgere al suoi Pontificato.
Riportiamo per correttezza l’intera riflessione, evidenziandone alcuni passi.
Ringraziamo il Signore e gioiamo per il dono di questo Papa che, certamente, non era nel novero dei nomi più gettonati e tuttavia è un uomo conosciuto e che conosce bene la Curia Romanain quanto già prefetto del Dicastero dei Vescovi – pur non essendo un “prodotto” della Curia. Si tratta di un religioso agostiniano, già missionario, che è stato anche vescovo di una piccola diocesi del Sud America, in Perù.

 
È un figlio di sant’Agostino che ha studiato a Roma e padroneggia bene l’italiano. Una figura che ha accettato la croce del pontificato, al di là di ogni retorica e con uno sguardo sereno, anche se teso ed emozionato, e ha pronunciato delle parole che non provenivano dalla circostanza o dal desiderio di piacere.

 
Il nome che ha scelto indica una grande continuità ecclesiale. Il primo Papa Leone, che ricordiamo con il titolo di Magno, ha affrontato un’epoca drammatica; pensiamo all’incontro con Attila e pensiamo anche alle tensioni all’interno della Chiesa, soprattutto in ordine alle dispute teologiche su Cristo.

 
Questo vuol dire che Leone XIV è un Papa che guarda al mondo con una presenza ecclesiale e non con lo sguardo di un politico. Infatti ha rivolto subito a tutti il saluto pasquale del Cristo Risorto – “La pace sia con tutti voi!” – precisando immediatamente questo riferimento al Signore. Ciò vuol dire che non vi può essere vera pace dei popoli se non vi saranno dei cuori pacificati.

 
Importante è stato, infine, il richiamo alla preghiera che è di tutti, anche dei più umili, dei più piccoli, degli anziani: l’Ave Maria. La Vergine, nel cenacolo, ha atteso con i discepoli il dono dello Spirito Santo e mi piace pensare alla Sistina come ad un cenacolo che ha atteso il dono dello Spirito.

 
Auguriamo al Santo Padre di sentire il bene e l’affetto di tutta la Chiesa. Non gli faremo mancare i nostri piccoli aiuti che sono importanti per un pastore il quale ha la consapevolezza – tutta agostiniana – di essere con noi cristiano e per tutti noi vescovo.
+ Francesco Moraglia, patriarca
Una riflessione, quella del Patriarca Francesco Moraglia, che trova riscontro poi nella lettera che Papa Leone XIV ha rivolto ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, ricevuti in Udienza il 17 giugno nell’Aula delle Benedizioni.
Tralasciando quello che è avvenuto prima che Leone XIV divenisse Papa e che ha suscitato malumori tra fedeli e non, ricordiamo le gravi polemiche sullo “oscuramento” delle festività cattoliche, Natale e Pasqua, nelle scuole e la sostituzione con quelle Islamiche, Ramadan, la concessione di aree parrocchiane, per ospitare immigrati, non sappiamo se regolari o meno in particolare in alcune diocesi del Vicariato in prossimità di Roma, e di cui tuttora attendiamo risposta dal Vicariato, fatti accaduti dopo le indicazioni di Leone XIV, non possono che indurci a riflessioni.
Registriamo il silenzio dei Vescovi alla polemica sorta dopo che alcuni alunni di scuola sono stati accompagnati in una moschea e “indotti” a pregare ed ascoltare l’Imam.
Ma sono degli ultimi giorni gli avvenimenti che dimostrano come alcuni Vescovi, oltre che qualche cardinale, e qualche prete, sono assai lontani dalle indicazioni che Leone XIV ha voluto dare fin dall’inizio del Suo Pontificato.
Sorrento, il parroco celebra la messa con indosso i colori della bandiera palestinese”
Don Rito Maresca, il parroco in questione, ha deciso di indossare sull’altare, durante la celebrazione del Corpos Domini, una casula con i colori della bandiera palestinese.
La casula sacerdotale, che deriva dalla antica “poenula”, è un mantello che simboleggia la carità che il sacerdote deve possedere per celebrare l’Eucarestia.
Un gesto che ha colpito i fedeli e non solo. Gesto che è stato accompagnato da un'omelia altrettanto incisiva: “Mentre noi adoriamo il pane spezzato - ha detto don Maresca, secondo il Mattino - a Gaza si spezzano corpi innocenti. E non possiamo far finta di non vedere”.
Giustificazione del Maresca che dimostra una chiara presa di posizione, a torto o ragione, contravvenendo non solo a quelle indicazioni di cui sopra, ma ideologizzando politicamente il sacro abito talare, cioè la sacralità dell’abito adibito alla celebrazione della Eucarestia.
Scendendo poi verso il sud Italia, anche in Sicilia, si prendono iniziative “politiche ideologiche” lontane dalle indicazioni date da Leone XIV, ma seguendo le indicazioni del non eletto Papa, cardinal Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale.
L’arcivescovo di Messina, mons. Giovanni Accolla, e l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, rispettivamente delegato per la carità e delegato per le migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, rilanciano il tema delle cosiddette “seconde generazioni” asserendo: «Urgente riconsiderare lo ius scholae».
Questo, in contrasto con quanto espresso dagli Italiani, dopo il recente referendum che tra i quesiti referendari prevedeva facilitazioni e riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza.
Accolla e Lorefice, asseriscono: «È la via per riconoscere la cittadinanza a chi ha compiuto un percorso scolastico stabile nel Paese. Come Chiese di Sicilia annunciamo la volontà di ritrovarci per riaprire il confronto» - e continuando –
«La cittadinanza non è solo un dato giuridico: è una condizione di riconoscimento, appartenenza e partecipazione. E oggi questa dimensione tocca da vicino decine di migliaia di giovani che, pur nati o cresciuti in Italia, pur condividendo lingua, cultura e quotidianità con i loro coetanei italiani, rimangono “stranieri” nei documenti».
Affermazioni prettamente ideologiche, attribuibili ad una certa area politica che a questo punto non risparmia nemmeno la chiesa, mettendo in campo ogni mezzo possibile in cerca di riscontri irrimediabilmente perduti, contrari alla volontà dei cittadini Italiani.
Affermazioni che non trovano riscontri nemmeno oltre confine, dove quelle “concessioni” date proprio ad immigrati analoghi, non hanno sortito ad integrazione ma ad altro. Esempi tipici in Francia, ma non solo.
Se da un lato si può ipotizzare un’azione umanitaria nell’accoglienza, con una possibile integrazione di alcuni, dall’altro bisogna prevedere anche una introduzione di sovversivi “dormienti”, pronti a innescare meccanismi di invasione, terrorismo o altro.
Fenomeno assai diffuso in certi paesi, proprio da cui provengono quasi tutti gli immigrati e di cui gli effetti devastanti forse li possiamo osservare in alcune delle guerre attualmente in atto.
Certe azioni, che hanno innescato meccanismi complessi che poi hanno portato a quegli scontri con impressionante numero di morti anche tra donne, anziani e bambini, cui stiamo assistendo, difficilmente sarebbero potuti accadere se non ci fossero state “mani” dall’interno.
Forse proprio da immigrati stabilizzati e regolarizzati in certi territori?
Certe valutazioni vanno fatte tenendo in considerazione tanti aspetti e non solo alcuni.
Cosi come appare incredibile ciò che accade a Pistoia, dove il prete, definito comunista, secondo alcune fonti, Don Massimo Biancalani, si schiera contro il Comune che ha ordinato lo sgombero del centro immigrati a Vicofaro a causa di criticità igienico sanitarie e contro il vescovo della diocesi. (fonte libero)
Eppure l’interpretazione data dal Patriarca di Genova sembra essere chiara “un Papa che guarda al mondo con una presenza ecclesiale e non come un politico”.
E lo dimostra anche l’essenza dell’immediato messaggio inviato a Damasco dopo il barbaro attacco alla chiesa greco-ortodossa di Sant’ Elia a Damasco.
Papa Leone XIV, con parole che toccano il cuore, ha definito l’attentato “una ferita aperta per l’intera umanità”. L’evento, consumatosi il 23 giugno 2025, ha scosso nel profondo la Siria e l’intera comunità cristiana globale, riproponendo con urgenza la necessità di proteggere i luoghi sacri e di promuovere un dialogo interreligioso autentico, soprattutto in contesti dilaniati dai conflitti.
Facciano un passo indietro, preti, vescovi e cardinali, e se intendono svolgere un ruolo politico, che si dimettessero in maniera da svolgere, se eletti, al ruolo che prediligono, assai diverso dal ruolo spirituale cui sono attualmente chiamati a rispondere.  
Ed a proposito di risposte, dessero finalmente seguito a quelle domande di cui da tempo aspettiamo riscontro; “pasti del giubileo Giovani” e partecipazione al convegno politico da parte del vicariato.
Ettore Lembo
28/06/2025
 


 


 

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