TRUMP VA A PROCESSO - ETTORE LEMBO NEWS

Title
Vai ai contenuti
TRUMP VA A PROCESSO,
O VI VIENE MANDATO?

Si pensa generalmente che il sistema della giustizia, in Italia così come in altri Paesi, debba essere qualcosa di limpido, imparziale e capace di garantire a ciascuno il trattamento più opportuno nei diritti fondamentali. Quando però la giustizia si sottomette a fattori politici, economici e sociali pubblici o privati, senza restare del tutto a sé e in tal modo impermeabile da inutili influenze esterne, allora cominciano ad emergere problemi che portano da un lato ad una generale riduzione della credibilità e della fiducia nella stessa, dall’altro a pesanti errori che si ripercuotono sulla vita dei cittadini coinvolti. Spesso e volentieri il sistema della giustizia viene manipolato nei suoi compartimenti da personaggi totalmente esterni, figure di grande rilievo sociale che si arrogano il diritto di dirigere le faccende a loro piacimento per ripulirsi da macchie sul proprio conto o per screditare avversari nel campo in cui si sentono minacciati. E a questo si aggiunge una propaganda martellante che, un passo dopo l’altro, plasma la mente dei cittadini convincendoli di verità che di fatto nulla c’entrano con la realtà delle situazioni, con i dati oggettivi, con le fonti che parlano chiaro.
Non si tratta solo di teorizzare grandi questioni, si tratta qui di metterle in pratica mostrando ciò che sta accadendo in questi giorni: l’incriminazione di Donald Trump nel processo Stormy Daniels sta per concretizzarsi martedì pomeriggio con il processo all’ex presidente degli USA che dovrà affrontare una serie di accuse che, secondo i suoi sostenitori e una larga parte dell’opinione comune, gli sono state mosse con il solo fine di screditarlo e intralciare la sua campagna presidenziale per le elezioni del 2024. Si tratta della prima volta che un ex presidente viene incriminato penalmente in Usa: una mossa che comunque non gli impedirà di continuare a correre per la Casa Bianca.
Come riporta una nota fonte giornalistica italiana, “l'udienza è fissata per le 14.15 locali in una New York già blindata, con eccezionali misure di sicurezza nei luoghi più sensibili, dal tribunale alla Trump Tower. Il timore è quello di incidenti, dopo che The Donald aveva aizzato i suoi a protestare e riprendersi il Paese, evocando il rischio di morte e distruzione”. Parole subito ben accolte dai suoi sostenitori: la deputata cospirazionista Marjorie Taylor Greene ha annunciato che martedì andrà a NY a protestare invitando altri ad unirsi a lei "contro l'incostituzionale caccia alle streghe", mentre c'è stato un boom di raccolta fondi della campagna elettorale del Tycoon: nelle 24 ore successive alla comunicazione della procura sono arrivati oltre 4 milioni di dollari, di cui oltre il 25% da parte di persone che non avevano mai donato prima alla campagna di Trump. Ma più nel dettaglio, come si svolgerà questo processo? Come riporta la nostra stessa fonte, “si cercherà di garantire che tutto si svolga nella massima riservatezza prima del rilascio su cauzione. Verranno letti oltre 30 capi di imputazione di frode aziendale, che la difesa cercherà di far archiviare subito [...]: nessuno sa ancora quali carte abbia in mano il procuratore Alvin Bragg”.
La questione per cui Trump è stato accusato ruota intorno alla cifra di 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perché non rivelasse durante la campagna del 2016 la sua relazione con l’allora candidato alla presidenza. Come riporta la stessa fonte, si trattava di una “somma pagata dall'allora avvocato - e ora super teste - Michael Cohen su disposizione di Trump”.
Continua lo stesso giornale spiegando che la condanna risulterà essere “una ammenda, nel caso sia considerato un misfatto, o da 1 a 4 anni di carcere se classificato come reato. Il legale dell'ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. In tal caso dovrebbe essergli risparmiata l'umiliazione dell'arresto”.
Opinioni contrastanti arrivano dal popolo americano: “Nessuno è al di sopra della legge, questa incriminazione è solo l'inizio", commenta a caldo Michael Cohen, l'ex legale del Tycoon divenuto poi il suo principale accusatore, mentre arriva sostegno dallo speaker della Camera, Kevin McCarthy: "[il procuratore] ha danneggiato irreparabilmente il nostro Paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali". Appoggio anche da Ron DeSantis, che nei sondaggi presidenziali ha ottenuto ottimi risultati, basti pensare ad un 64% in Florida, e che spesso è ancora ingiustamente addidato come nemico di Trump, o meglio, elogiato a questo proposito. Egli afferma che "La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un'agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana”. E anche l'ex vicepresidente Mike Pence ha commentato che "L'incriminazione di Donald Trump è scandalosa, [...] una mossa politica. Accusare un ex presidente è un disservizio al Paese che dividerà ulteriormente gli americani"
Sembra dunque una autentica giustizia, questa? Giustizia in cui un presidente viene incriminato di una somma di tutti i suoi misfatti proprio nel bel mezzo della sua campagna elettorale e senza prove del tutto concrete a disposizione? Ovviamente la giustizia stessa impone che ciascuno riceva il trattamento più opportuno in base a ciò di cui si è reso colpevole, ma essa richiede anche di essere applicata con correttezza, criterio e limpidezza, senza scendere in una sua vergognosa mercificazione. E la propaganda, che nel frattempo corona il tutto con una buona dose di informazioni falsificate e imprecise, dovrebbe da noi cittadini essere vista sempre con maggior diffidenza: anziché accettare passivamente ciò che ci propina, in fatto di dati, statistiche e affermazioni perentorie, bisognerebbe che tutti ci mettessimo a giudicare cosa di vero c’è realmente, cosa affermano i dati obiettivi, confermati da varie fonti incrociate, svincolandoci così da un sistema che ormai si arroga il diritto di dire e fare tutto ciò che ritiene con la convinzione di non poter essere mai fondamentalmente messo in dubbio. Cosa dovremo aspettarci martedì? Staremo a vedere, anche se è improbabile che il Tycoon riesca agevolmente a sfuggire ad accuse che paiono precisamente cucite intorno a lui.
Boris Borlenghi
04/04/2023


.
Torna ai contenuti