UN NUOVO VIRUS O LA STESSA STORIA - ETTORE LEMBO NEWS

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UN NUOVO VIRUS...
O LA STESSA STORIA?

Dopo più di due anni passati a contrastare il Covid-19, mettendo in campo un’immensità di misure di prevenzione che, a distanza di così tanto tempo, stanno sembrando sempre più anacronistiche e fuori utilità, non ci stupisce neanche troppo la comparsa, in queste settimane, di un nuovo virus che comincia a serpeggiare fra la popolazione mondiale. Ormai siamo così assuefatti alla condizione di emergenza pandemica che quasi non consideriamo degno di nota questo cosiddetto “vaiolo delle scimmie” che sta già contando alcune centinaia di casi in tutto il mondo. Ora però, anziché cadere nel pedante, ripetitivo, già ormai visto terrorismo mediatico, in base al quale si dovrebbero ora elencare, uno dopo l’altro, gli aspetti più drammatici di questa malattia, a partire dalla “incontrollabile diffusione”, passando per i “devastanti effetti” e spostandoci sulla “difficile prevenzione”, sarebbe più opportuno afferrare la questione da un punto di vista oggettivo e statistico, portando i numeri reali e non quelli potenziali, le cause certe e non quelle ipotizzate, al fine di chiarire un quadro che potrebbe, non troppo tardi, essere rielaborato e presentato ai cittadini da un mainstream ormai allenato nel fare terrorismo psicologico.
Partendo dalla contagiosità e dalla modalità di trasmissione, l’Ansa riporta che “La malattia spesso si esaurisce con sintomi che di solito si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni, non è molto contagiosa tra gli uomini e si trasmette attraverso l'esposizione alle goccioline esalate e dal contatto con lesioni cutanee infette o materiali contaminati. Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. [...] È stato documentato che il tasso di mortalità per la famiglia dell'Africa occidentale è di circa l'1%, mentre per quella del bacino del Congo può arrivare fino al 10%. [...] La malattia endemica è normalmente geograficamente limitata a parti dell'Africa occidentale e centrale. Storicamente, la vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato di essere protettiva contro il vaiolo delle scimmie".
Sempre secondo la medesima fonte, Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano che ha isolato il 'monkeypoxvirus', responsabile del vaiolo delle scimmie attualmente presente in Europa, i sintomi “sono il mal di testa, pustole doloranti. Qualcuno ha avuto uno due giorni di febbre alta, altri no. [...] Si tratta spesso di poche pustole sulla schiena, arti o viso che nel giro di una settimana si seccano e si ha la guarigione". Continua poi: “Contro il vaiolo delle scimmie non credo neanche che si possa chiamare campagna di vaccinazione, al massimo si può parlare di somministrazioni mirate, [...], ma né il numero dei casi né il tipo di malattia giustifica una campagna vaccinale. Quello che abbiamo tracciato si riferisce o a soggetti che hanno partecipato a un evento nelle Canarie o a residenti in Paesi europei che al ritorno dalle Canarie con queste persone hanno avuto stretti contatti, soprattutto di tipo sessuale".
Dall’Ansa arrivano anche le parole di Hans Henri P. Kluge, direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità per la regione europea, il quale avverte che “la trasmissione rapida e amplificata del vaiolo delle scimmie si è verificata nel contesto della recente revoca delle restrizioni pandemiche ai viaggi e agli eventi internazionali”.
L’Ansa prosegue con le dichiarazioni dell’Oms per cui “l'attuale focolaio è trasmesso attraverso network collegati in gran parte all'attività sessuale, che coinvolge principalmente uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. [...] Il vaiolo delle scimmie è causato da un virus che può infettare chiunque e non è intrinsecamente associato ad alcun gruppo specifico di persone. [...] Sebbene un vaccino (MVA-BN) e un trattamento specifico (Tecovirimat) siano stati approvati per il vaiolo delle scimmie rispettivamente nel 2019 e nel 2022, queste contromisure non sono ancora ampiamente disponibili".
E per quanto riguarda invece i numeri del contagio? Questi li troviamo spiegati dall'AdnKronos, per cui "al 31 maggio risultano 557 i casi di vaiolo delle scimmie confermati nel mondo, di cui 321 nell'Ue/Spazio economico europeo e fra questi vengono conteggiate 14 infezioni segnalate dall'Italia. Sono i dati dell'ultimo aggiornamento dell'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. In meno di una settimana il conteggio è salito di 202 casi in Ue/See (e di 9 in Italia). Fuori dall'Unione europea, è il Regno Unito il Paese in cui il bilancio di monkeypox è salito di più: in 6 giorni si sono aggiunti un centinaio di casi, raggiungendo quota 179".
Ebbene, in che modo affrontare questo virus che, considerata la situazione attuale, sembra certamente diffondersi, ma in modo molto più limitato, contenuto e controllabile di quanto non sia accaduto con il covid? Occorre analizzare esattamente ciò che ci troviamo di fronte, ciò che ci viene propugnato, senza correre a conclusioni drammaticamente affrettate, a chiusure psicologiche dettate dal terrore o dalla preoccupazione. Occorre attenersi ai fatti, alla realtà oggettiva… Forse è complesso, ma ne vale la pena? A voi la risposta.
Boris Borlenghi
03/06/2022




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