PRODUZIONE INDUSTRIALE - 2,5% NEL 2023 - ETTORE LEMBO NEWS

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Produzione industriale -2,5% nel 2023, l’Italia non stava “volando”?
Non so se chi mi onora nel leggermi ricorda i toni trionfalistici sull’Italia “locomotiva d’Europa” degli opinionisti nel 2023.
Mi chiedo se sono io a ricordare male quanto ero costretto ad ascoltare o leggere sui vari media italiani o se la mia memoria non è fallace ed erano i molti opinionisti ad aver parlato a vanvera.
In questo secondo caso, più che “opinionisti”, detti giornalisti, cattedratici o “tuttologi” non possono che rappresentare null’altro che degli esseri umani chiamati a dibattere di argomenti su cui non hanno competenza.
Impossibile, infatti, poter ritenere che gli stessi fossero dei prezzolati o dei pavidi.
Certamente chi, fra i tuttologi televisivi e della carta stampata, ha ritenuto di poter narrare i “trionfi” italici durante il 2023 non potrà che essere ritenuto, quantomeno, incompetente o “asservito” al “coro del potere”.
In ogni caso, oggi, i numeri parlano e definiscono che la nostra amata Patria non naviga in acque tranquille.
L’Italia, dal mio punto di vista, sta vivendo una profondissima crisi culturale che impatta sulla “morale”, fatto che sta causando deficit devastanti in molti ambiti del sistema socio politico economico della nazione.
Due fra i tanti la sanità e la giustizia.
Solo guardando la realtà senza atteggiamenti propagandistici potremo far ripartire l’Italia, questo è oramai inconfutabile.
Fra i tanti elementi del sistema paese in crisi vi è il sistema industriale.
Indispensabile tenere bene a mente che il settore industriale italiano, nel 2022, ha registrato un PIL pari a 391,1 miliardi di euro, già in diminuzione rispetto ai 392,5 miliardi, in termini reali, del 2021, e che la percentuale sul PIL totale si attestava al  20,5%, un quinto del PIL totale.
L’Italia, e l’Europa, deve tornare a politiche industriali che semplifichino e deburocratizzino le attività di chi intende intraprendere e, conseguentemente, dare lavoro vero.
Politiche lontane dalla logica perversa dei sussidi.
La produzione industriale, in Italia, nel 2023 è calata del 2,5% rispetto al 2022, ancora in discesa, peggio anche della Germania che notoriamente non sta più interpretando il ruolo di locomotiva d’europa.
Il 2021, era facile prevederlo, è stato un anno di forte rimbalzo, il 2022 è stato segnato da stabilità, il 2023 non può che essere definito, per quel che concerne la produzione industriale, come un anno da dimenticare velocemente.
Le cause si possono trovare sia nella domanda interna, sia nella domanda internazionale, l’export.
Un elemento dovrebbe far molto riflettere. Negli anni passati l’industria doveva fare i conti con la carenza dei materiali, fino a meno 4,3%, nel 2023, purtroppo, la causa della crisi è assai diversa, è la mancanza di domanda.
Il 22% delle imprese italiane, il livello massimo da fine 2020, si dichiara preoccupata, infatti, proprio della crisi della funzione dei consumi interna e degli ordini dall’estero.
Ulteriore elemento utile a confutare la crisi è che le analisi di settore denotano che l’utilizzo degli impianti, oggi, si attesta al 75,5%, il minimo da tre anni.
Crisi, quella della industria italiana, che trova origine anche dalla diminuzione degli ordini provenienti dai Paesi europei, Germania in testa.
L’industria nella Federazione tedesca è diminuita del 1,5% e, addirittura, del 3,7% a dicembre nel manifatturiero.
L’industria chimica tedesca è, esempio particolarmente eclatante, ai minimi dal 1995.
Se, da un lato, non possiamo fare altro che prendere atto di questo scenario a tinte fosche della produzione industriale europea ed italiana, dall’altro dobbiamo notare come In dicembre, ci informa Banca d'Italia, il calo dei prestiti delle banche italiane alle società non finanziarie ha visto un ulteriore rallentamento rispetto al mese precedente, pari al 3,7%.
Bankitalia, inoltre, rende noto che, su base annua, il calo dei depositi è pari a 3,1%.
Tutti dati che dovrebbero portare le istituzioni politiche e finanziarie europee ed italiane ad agire senza indugio, fatto che non riusciamo a vedere.
Vediamo, al contrario, la difesa oltre ogni misura di una linea politica che è la principale causa di questa crisi.
Le elezioni europee si stanno avvicinando, purtroppo appaiono sempre più come un campo di battaglia fra i partiti, sia di maggioranza che di opposizione, con il fine di “pesare il potere” di ognuno di loro, potere calcolato in percentuale di rappresentanza.
Di programmi politici, magari condivisi all’interno dei singoli gruppi parlamentari rappresentativi del Parlamento Europeo, neanche l’ombra.
Forse perché reali differenze non ci sono.
Ed allora molto meglio far finta di litigare su Sanremo, sul caso Salis o su altre cose, importanti o meno che siano, che non declinano elementi strategici che permettano a noi cittadini di comprendere quale futuro avranno i nostri figli.
E, mediando proprio il Sanremo che fu, la “barca va”… a fondo.
Ignoto Uno
13/02/2024
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