LA IN AFRICA… COSI LONTANO? - ETTORE LEMBO NEWS

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LA IN AFRICA…

COSI LONTANO?
Giunge dall’Africa una notizia particolarmente inquietante di questi ultimi giorni: l’esplosione di una raffineria di petrolio accaduta in Nigeria venerdì sera, e che ha causato decine di morti e di feriti.
Come riporta l’ANSA in un articolo odierno, “l’'esplosione [...] è avvenuta venerdì sera in un sito illegale fra gli stati di Rivers e di Imo, nel sud petrolifero del grande Paese africano”, più precisamente nell'area distrettuale di Ohaji-Egbema, nella foresta di Abaezi. Continua poi riportando le parole di Ifeanyi Nnaji, del Servizio nazionale per la gestione delle emergenze nigeriano (Nema): "Abbiamo recuperato almeno 80 corpi carbonizzati e semicarbonizzati sul posto". A riferire queste cose anche un funzionario del governo locale e l'ong Youths and Environmental Advocacy Center (YEAC). L’Agenzia Giornalistica Italia scrive che “Secondo il sito web del quotidiano nigeriano Punch, l'inferno di fuoco, che ha gettato nel panico la popolazione, ha causato la distruzione anche di sei veicoli. Altre 150 persone con gravi ustioni sono state portate d'urgenza nei villaggi per essere curate, hanno riferito fonti del quotidiano nigeriano 'Daily Post'. Intanto viene ricercato il proprietario della raffineria illegale”. Aggiunge poi che “L'assessore alle Risorse petrolifere dello stato di Imo, Goodluck Opiah, non ha confermato il bilancio delle vittime "perche' molti parenti hanno portato via molti corpi".
Una fonte d'informazione straniera, Reuters, spiega che "Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha dichiarato che avrebbe intensificato la repressione delle raffinerie illegali dopo quella che ha descritto come una catastrofe e un disastro nazionale". Continua precisando che "Il petrolio greggio viene prelevato da una rete di oleodotti di proprietà delle principali compagnie petrolifere e raffinato in serbatoi improvvisati. Il processo ha provocato incidenti mortali e inquinato una regione già rovinata da fuoriuscite di petrolio in terreni agricoli, insenature e lagune". "Negli ultimi mesi o due, ci sono stati diversi raid e alcuni agenti di sicurezza coinvolti sono stati affrontati", ha detto Ledum Mitee, ex presidente del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP), come cita la stessa fonte, aggiungendo poi che “almeno 25 persone, compresi alcuni bambini, sono rimaste uccise in un'esplosione e in un incendio in un'altra raffineria illegale nello stato di Rivers in ottobre. A febbraio, le autorità locali hanno affermato di aver avviato un giro di vite sulla raffinazione del greggio rubato, ma apparentemente con scarso successo apparente. Funzionari del governo stimano che la Nigeria, il più grande produttore ed esportatore di petrolio dell'Africa, perda in media 200.000 barili di petrolio al giorno, più del 10% della produzione, a causa di intercettazioni illegali o atti vandalici di oleodotti”.
Ebbene, di fronte ad una catastrofe simile, di fronte ad una “esplosione” nel senso letterale del termine, come mai non vediamo schiere di persone che protestano contro un’ingiustizia simile, anche online, sui social network e nei vari blog? Dove sono finiti gli attivisti e gli ambientalisti che alzerebbero - giustamente - la voce contro fatti di questo tipo? Fatti di gravità ambientale, economica e soprattutto umana. Non vediamo nulla di tutto questo perché, come si direbbe nel lessico giuridico, “il fatto non sussiste”, o almeno sussiste in misura ridotta, oppure perché ancora lo riteniamo lontano, estraneo, “là in Africa”, non alle porte della nostra casa? Questo è l’errore principale: farsi condizionare dalla lontananza, da quell’aura di “esotico”, talvolta, che ci fa voltare la testa davanti a cose che, succedessero uguali dalle nostre parti, fomenterebbero non poche anime.
Questa vicenda ci invita a porre al lettore la seguente questione: l’interesse che ogni cittadino consapevole e desideroso di informarsi nutre verso le cose che più lo interessano, quelle che sente più vicine e pressanti, a quale soglia di “lontananza”, di “estraneità” potrebbe arrivare? Ossia, quand’è che una notizia viene ritenuta troppo lontana da perdere la dignità di essere considerata? Quali sono i criteri per i quali si relega a maggiore o minore distanza un fatto oggettivo?
La tipologia, ossia l’appartenenza o meno della notizia a campi per i quali si nutre interesse? Certamente sì, infatti il lettore tende normalmente a tralasciare quelle cose che non lo appagano né lo attirano più di tanto, a meno che non gli siano estremamente vicine e non lo coinvolgano direttamente.
L’entità, ossia l’importanza del fatto? Probabilmente sì, se accettiamo che una notizia possa somigliare, in un certo senso, ad un terremoto: l’intensità e la lontananza che raggiunge sono direttamente proporzionali.
E se un altro criterio fosse la stessa lontananza? La risposta sarebbe affermativa: secondo la pratica di un lettore medio, infatti, una notizia che viene da una parte remota del globo viene tralasciata, a meno che i suoi effetti non varchino le soglie della vicina realtà. Quali altri fattori discriminanti potrebbero esser trovati?
Un lettore attento citerebbe “la fonte d’informazione”: prudente e accorto è infatti colui che, nella ricerca di cose vere e nell’atto di documentarsi, presta attenzione nello scegliere da quali giornali, siti o blog andare a leggere, spesso e volentieri finendo col trarre da più parti, setacciandole tutte per individuare con eclettismo la verità che contengono. Controindicazioni al fare ciò non esistono: il problema però è che quest’attività rimane - per ora - confinata soltanto nella pratica dei buoni cittadini restii ad assimilare passivamente ogni cosa, ogni parola e notizia, vera o falsa che sia.
(Boris Borlenghi)
27/04/2022



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