TANTO PER CAMBIARE - ETTORE LEMBO NEWS

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Tanto per cambiare era una “mistificazione giornalistica”
Il 26 novembre scorso la giornalista Paola Di Caro del Corriere della Sera intervistava il ministro della difesa Guido Crosetto al rientro da un viaggio a Gerusalemme.
Il titolo che la testata ritenne di utilizzare fu “Crosetto: «Gruppi di magistrati contro il governo»”.
Facile dedurre che il quotidiano abbia colto nelle due ultime risposte dell’intervista l’elemento più interessante della stessa, eppure il ministro della difesa italiano era in rientro da un incontro con l’omologo israeliano in costanza della guerra nella Striscia di Gaza.
Al fine di non essere tacciato di “complottismo”, e per permettere a chi mi onora di leggere quanto scrivo una autonoma riflessione, riporto integralmente la parte “incriminata”dell’intervista al Corriere della Sera.
Alla domanda della Di Caro “È questo il più grande pericolo per la continuità di questo governo?”, il ministro rispondeva «L’unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria».
Probabilmente stupita la giornalista incalzava Crosetto chiedendo spiegazioni attraverso questa domanda “Ma cosa intende?”
La risposta fu «A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese, mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee...».
Questo ha dichiarato al Corriere della Sera il ministro della difesa, ed è “virgolettato”.
A causa di queste dichiarazioni e delle reazioni politiche che ne sono seguite, il ministro della difesa è stato chiamato a dare spiegazioni dalla Camera dei Deputati in data 1 dicembre.
Interessante leggere il titolo del sito del Corriere della Sera a poche ore dall’audizione “Crosetto: «Mai parlato di incontri segreti e cospirazioni dei magistrati, contro di me un plotone d’esecuzione»”.
Oggettivamente che le dichiarazioni del ministro non fossero state prese come “una cosa seria” lo si poteva desumere dalla “oceanica” presenza di deputati durante le sue dichiarazioni, per la precisione trenta su quattrocento.
Guido Crosetto, utile menzionarlo al fine di permettere a tutti di comprendere il momento, era chiamato a rispondere ad una interpellanza parlamentare su quanto dallo stesso dichiarato del deputato Benedetto Della Vedova, esponente del gruppo “+Europa”.
In essa il parlamentare chiedeva di “circostanziare le accuse” e di far comprendere il significato della dichiarazione di Crosetto allorquando lo stesso “parla di opposizione della magistratura”.
Della Vedova ha chiesto esplicitamente al ministro “che cosa voleva dire?” e lo incalza con “Cosa voleva fare? Mettere le mani avanti rispetto ad eventuali provvedimenti giudiziari a carico di membri del governo o della maggioranza?”.
La risposta del ministro, il Corriere della Sera ci informa che lo stesso aveva un piglio “deciso”, è stata questa “Io non ho attaccato e non attaccherò mai la magistratura”.
Crosetto continua con “quando c’è stata la necessità di rivolgersi a un magistrato per denunciare fatti gravi, l’ho fatto”.
Dichiara, sempre l’esponente governativo di Fratelli d’Italia, di avere nei confronti dei magistrati “totale fiducia” e spiega che “il suo allarme dipende da cose dette da alcuni magistrati all’interno di dibattiti pubblici”.
Termina  aggiungendo che «Non ho mai parlato di incontri segreti e cospirazioni».
Nell’intervista di cinque giorni prima al Corriere della Sera risulta virgolettato questo pensiero del ministro “A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”.
Io, sempre “cittadino semplice”, faccio veramente fatica a comprendere la risposta del ministro in Aula alla interpellanza del Onorevole Della Vedova.
Non posso nascondere di essere rimasto quasi deluso, speravo, infatti, in un vero “colpo di teatro” con il quale il ministro sbaragliasse la sempre decantata “magistratura militante”.
Invece niente. Come sempre “non abbiamo capito noi”, non hanno capito i giornalisti del Corriere della Sera, anzi, questo si comprende da un titolo di Sky TG24, Crosetto ritiene che siano state “mistificate le mie parole”.
La magistratura nella nostra amata Italia ha, purtroppo, in più occasioni, svolto un ruolo che è apparso, da noi “cittadini semplici”, non in linea con la sua terzietà. Questo è un fatto.
Che esista una parte, assai minoritaria ma rilevante, di “magistrati militanti”, sin dal 1993, appare, purtroppo, tristemente per chi si ostina a credere che la “giustizia è uguale per tutti”, chiaro.
Molte le domande, per esempio, che i “cittadini semplici” hanno dentro loro stessi, tuttora, su quel devastante periodo che è passato alla storia come “Mani Pulite”.
Quella “Mani pulite” che annientò il ceto dirigente facente  parte del “pentapartito”, ma non trovò nulla sull’allora PCI, eppure l’Italia era in un periodo politico che passerà alla storia come “consociativismo”.
Di queste ultime settimane nuove suggestioni di stampa, sempre per esempio, legano quelle indagini della Procura del Pool di Mani Pulite di Milano alla tragedia di Via D’Amelio a Palermo ove vennero trucidati il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta.
Interessante la lettura, ancora per esempio, dell’intervista, su Libero, il 30 settembre scorso, al ex ministro Cicchitto che, sin dal titolo (“Cicchitto: perché Mani pulite non è mai arrivata in Sicilia”), fa intravvedere legami assai interessanti fra il sistema industriale del nord e la politica al sud.
Famose alcune intercettazioni telefoniche del 1990/1992 di Raul Gardini, intercettazioni che pochi giorni fa sono tornate alla ribalta della cronaca in ordine ad indagini sui rapporti fra il gruppo dallo stesso presieduto e la mafia.
Sempre sulle strane “lotte di magistratura” è impossibile non riportare alla memoria quel famoso, e strano, “papello” che sarebbe stato consegnato dal capo di Cosa Nostra, Totò Riina, all’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino che, a sua volta, dichiarò di averlo consegnato agli ufficiali del Ros Mori e De Donno.
Questi ultimi, per quelle dichiarazioni, vennero arrestati.
Arresti “eccellenti” e “carriere rovinate”.
Arresti, oggi, dichiarati “sbagliati” in quanto gli “arrestati” sono stati “assolti perché non hanno commesso il fatto” come ci ha informato, in data 27 aprile 2023, l’agenzia Ansa con questo titolo “Stato-mafia: confermate le assoluzioni per Mori, Subranni, De Donno e Dell’Utri”.
In quell’Ansa si legge che “al termine della camera di consiglio i giudici hanno annullato la sentenza di appello senza rinvio, con la formula per non avere commesso il fatto, per quanto riguarda il generale dell'Arma, Mario Mori e per gli ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni e Giuseppe De Donno”.
Corvi, stragi, attentati, inchieste giudiziarie, insabbiamenti veri o presunti, intrighi internazionali, omicidi eccellenti, sparizioni di indagati e testimoni, questa l’Italia dei misteri ove, purtroppo, la magistratura non ha saputo, in alcuni casi, forse, voluto, portare “verità”.
In questa nostra amata Italia, Patria tanto martoriata, nazione con un sempre più scadente ceto dirigente, proprio nessuno, ma veramente nessuno, sentiva la necessità di questa, speriamo ultima, temiamo non ultima, ulteriore, caduta di stile istituzionale.
Come se non con queste parole, possiamo, noi sempre “cittadini semplici”, commentare questa ennesima “farsa” della politica italiana?
Ignoto Uno
02/12/2023
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