raccolta 22 - ETTORE LEMBO NEWS

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È arrivato il tempo
di “unire i punti”
del disegno?
Forse sì
La Federazione Tedesca intende limitare, dal 2024, l’erogazione di elettricità dalle colonnine di ricarica degli autoveicoli, egualmente vuole contingentare il consumo di corrente elettrica per il funzionamento delle pompe di calore delle case.
La motivazione ufficiale è che intende limitare i consumi di corrente elettrica a causa della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina.
Potrebbe questo essere “copiato” dagli altri Stati dell’Unione Europea? Forse no, forse sì.
Contemporaneamente in tutta Europa i governi stanno progressivamente obbligando al pagamento elettronico. Il governo italiano non ha potuto alzare a sessanta euro l’uso del contante a causa di direttive provenienti dall’Unione Europea proprio in questi giorni.
Magari in seguito, sempre per motivi di interesse collettivo, lo Stato potrebbe  contingentare il carburante degli autoveicoli che un singolo cittadino potrà utilizzare in un determinato periodo di tempo.
Sempre magari lo Stato potrebbe verificare gli acquisti (rigorosamente elettronici) attraverso un “ente governativo” che, con legge, avrà il compito di controllare in tempo reale gli utilizzi dei conti correnti.
Fatto già normato in Italia ove l’Agenzia delle Entrate è già, oggi, autorizzata a controllare i conti correnti delle persone e, per conseguenza, è in grado di controllare i loro acquisti.
Passato il principio, gli Stati potrebbero, sempre per motivi di “superiori interessi collettivi”, limitare attraverso norma molti altri elementi dei comportamenti dei singoli.
La norma che impedisce i Rave, per un “involontario” errore dell’estensore della stessa, ampliava a dismisura la limitazione ad incontrarsi, finanche in casa propria o per strada.
Norma ovviamente corretta nel momento in cui  intende legiferare  sul reato di invadere una proprietà privata per farne quello che si vuole, peccato che il reato di appropriazione indebita già esista.
Norma che potrebbe essere anche vista come un nuovo elemento di un più ampio progetto di limitazione delle libertà personali.
Fatto che, attualmente, non è dimostrabile  ma che , iniziando ad  unire i punti, può far temere che il reale disegno non sia la tutela dei diritti individuali ma la limitazione delle libertà dei singoli.
Egualmente potremmo iniziare a temere che il lockdown legato al COVID fosse poco significativo in ordine alla pandemia, ma molto utile a modificare, limitandoli, i bisogni di libertà degli individui e delle famiglie.
È questo il futuro che desideriamo per noi stessi e per i nostri figli?
Se la risposta dovesse essere un chiaro “no”, forse è arrivato il momento che noi “cittadini semplici” decidiamo di occuparcene superando l’individualismo e ragionando usando il “noi” invece del “io” .
Ignoto Uno
30/12/2022
Price cup sul gas.
Dopo il trionfalismo,
forse, il nulla?
“Il tetto del prezzo del gas è una grande vittoria italiana” questo ha dichiarato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni  al termine del Consiglio Affari Energia dell’Unione Europea.
Toni trionfalistici a cui si è unito anche il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica italiano, Gilberto Pichetto Fratin, dichiarando "È vittoria dell'Italia".
L’Intesa, che è stata votata, con il voto contrario dell'Ungheria e l’astensione di Olanda ed Austria, entrerà in vigore dal 15 febbraio e prevede che se il prezzo del gas al TTF, mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale, sarà per tre giorni consecutivi sopra i 180 euro e che il suo differenziale rispetto agli indici di riferimento globali sarà di 35 euro, scatterà il blocco del prezzo a 180 euro a megawatt ora.
Due, conseguentemente, le condizioni che contemporaneamente dovranno verificarsi per far scattare il meccanismo.
"Con questo meccanismo l'Europa sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per il nuovo round di riempimento degli stock, che sarà più impegnativo di quest'anno" ha dichiarato la commissaria Ue per l'Energia, Kadri Simson.
La  Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha aggiunto che le misure "consentiranno all'Ue di prepararsi al prossimo inverno in maniera più efficace e di velocizzare la messa in campo delle fonti rinnovabili".
Cosa comprendiamo da tutto questo noi “cittadini semplici” ed avvezzi all’orticaria quando temiamo di essere stati presi per i fondelli da coloro che ci governano?
In primo luogo che questo inverno terminerà senza che l’Unione Europea abbia saputo dare un segnale di compattezza e di capacità fattiva nel trovare una soluzione alla necessità di contenere il prezzo dell’energia delle famiglie e delle imprese. Evidente il fatto che non vi sia unione nella decisione e che la stessa mantenga una impostazione finanziaria e speculativa nella determinazione del prezzo per l’utente finale.
In secondo luogo che si voglia continuare a mantenere al centro della politica energetica europea le fonti rinnovabili senza assolutamente dare impulso a scelte energetiche che possano realmente modificare la nostra dipendenza da poteri esterni all’Europa.
In terzo luogo queste dichiarazioni ci dicono che la guerra in Ucraina durerà ancora a lungo, fatto che vedrà gli stessi che non fanno nulla per portare l’occidente alla pace incolpare la Russia di non volere la pace.
La quarta questione, però, sembrerebbe la più spinosa. Siamo così certi, infatti, che un così complesso meccanismo farà scattare un reale taglio dei costi del gas?
Per noi “cittadini semplici” sarà facile comprenderlo ogni qual volta andremo a pagare la nostra bolletta del gas o della corrente elettrica.
Infine, giusto per non dimenticarcelo, se la nostra bolletta, sia in famiglia che in azienda, sarà calmierata con sovvenzioni a deficit da parte del nostro governo, ricordiamoci che quel deficit lo pagheranno i nostri figli che saranno sempre più schiavi dei debiti della nostra amata Italia.
Forse è arrivato il tempo di cambiare passo lavorando sul serio ad una pace credibile in Europa, ghettizzando tutti coloro che vogliono la guerra nel nostro continente e non solo Putin, impedendo che altri focolai e tensioni si accendino nei Balcani, smettendo di implementare politiche “green” a senso unico visto che l’inquinamento è globale e che Cina, India e Stati Uniti da soli producono la stragrande maggioranza di CO2 sulla terra e  ricordandoci che dobbiamo dare un futuro ai nostri figli.
Futuro che, noi “cittadini semplici”, non vorremo che si basi sulla “decrescita felice” che, poi, riguarda sempre solo “noi” visto che “loro” sono sempre più “ricchi e felici”.
Ignoto Uno
21/12/2022
Noi, io,
pensiamo da soli
Cosa è una “interfaccia neuronale”?
Forse è più facile comprenderlo con la denominazione in inglese “Brain Computer Interface” (interfaccia cervello-computer).
Una “interfaccia neuronale” è  un mezzo di comunicazione diretto tra il cervello di un essere umano, il suo sistema nervoso centrale, ed un dispositivo esterno quale, ad esempio, un computer.
Questa tecnologia può essere mono direzionale, tipicamente dal corpo umano alla macchina, o bidirezionale.
Le prime rappresentano la funzione complementare allo strumento che interviene in aiuto ai deficit dell’essere umano a causa di una malattia.
Le bidirezionali permettono lo scambio di informazioni tra il dispositivo esterno e il cervello.
Ebbene è facilmente comprensibile, da chi, pur rimanendo “cittadino semplice”, possiede il dono del dubbio e della volontà della comprensione, che questa nuova tecnologia, soprattutto, ma non solo, nella sua versione bidirezionale, può essere estremamente pericolosa sul piano etico. Chi “comanda” sulle scelte che l’essere umano compie, infatti, in questo secondo caso? L’uomo o la macchina?
Allo stesso tempo, se eticamente gestita e lasciando all’uomo il proprio libero arbitrio, questa nuova tecnologia può essere strumento per curare molte patologie in modo estremamente più qualificato e vincente.
Anche in campo non sanitario essa può trovare utilizzi che, nel migliorare la qualità della vita dell’uomo, possono essere assai positivi. Deve, però, garantire libero arbitrio, privacy e certezza di libertà.
Il tema, infatti, non è sulla tecnologia, ma sull’utilizzo etico della stessa da parte di coloro che la posseggono. La posseggono appunto.
L’ingegneria biomedica e la neuroingegneria non sono per definizione “cattive”, anzi sono un grande ed interessante balzo in avanti della competenza dell’uomo.
La scienza non deve essere rallentata, ma eticamente normata, vincolata all’interno di binari che non le permettano “fughe in avanti” a discapito della umanità ed a favore di chi possiede la tecnologia.
È compito della politica definire i limiti in cui lo scienziato, e l’industria che lo muove e finanza, si deve muovere.
Se è magnifico pensare che un giorno attraverso una interfaccia neuronale bidirezionale un essere umano con gravi deficit motori possa tornare ad una totale libertà di movimento, è altrettanto aberrante che una analoga interfaccia neuronale bidirezionale possa etero dirigere le scelte di una persona. Per esempio ne possa permettere il movimento ma, a piacere del proprietario della tecnologia, anche impedirlo.
È inaccettabile, oltre che integralmente non etico, che si possa “dall’esterno” e in assenza di “consapevolezza” portare un essere umano ad attuare scelte o a compiere azioni.
Dal decidere solo apparentemente consapevolmente, ma in realtà etero diretti, l’acquisto di un bene piuttosto che di un altro, a “decisioni” molto più profonde quali “decidere” che si ama una persona o “uccidere” una persona, financo se stessi. Il tutto solo perché il cervello riceve impulsi dall’esterno.
Io “cittadino semplice” ma cultore della necessità del comprendere attraverso un libero convincimento basato sulla ricerca attraverso la maieutica, non posso che essere terrorizzato dall’ipotesi che alcuni poteri potrebbero ritenere di avere il diritto di decidere se, per motivi di età piuttosto che di “inefficienza”, il singolo possa essere etero diretto a compiere suicidio, magari perché ritenuto “inutile”, “vecchio”. Oppure, addirittura, “non omologato”.
Io “cittadino semplice” non posso sapere se questo sia già possibile o futuribile ma possibile, so però che pretendo che questo non possa accadere.
Pretendo, non chiedo, che la politica ne normi l”illecita.
Pretendo, non chiedo, che la politica normi la centralità dell’uomo sulla macchina.
Pretendo, non chiedo, che la politica garantisca l’umanesimo ed impedisca il transumanesimo.
Pretendo, non chiedo, che la politica fermi i poteri economici anche solo di pensare di ridurre l’essere umano a strumento nelle loro mani, oggetto e non soggetto nella loro disponibilità attraverso la scienza e le “macchine”.
La scienza è lo strumento di evoluzione degli esseri umani, sempre, anche in questo caso, non è ne deve divenire strumento di gestione degli esseri umani.
L'acquisizione e l'interpretazione di segnali elettroencefalografici con il fine di comandare il movimento di una sedia a rotelle piuttosto che permettere ad un essere umano di camminare rappresenta un successo nel percorso di miglioramento della qualità della vita e saremo sempre orgogliosi di questi successi umani.
Questa scienza non ci fa paura, anzi vorremmo vederla meglio supportata dal potere politico ed economico.
Al contrario quella al servizio del “potere”, economico o scientifico che sia, finalizzata alla sottomissione da parte di pochi di tutti, quella si che ci fa paura.
Questa scienza deve essere messa in condizione di non poter agire.
Oggi abbiamo la certezza che questa “scienza asservita” al potere di pochi sia ghettizzata dal potere esecutivo negli Stati? No, anzi la vediamo spesso dominare.
Oggi abbiamo la sicurezza che non si voglia limitare la libertà degli esseri umani portandoli, per esempio, ad un pensiero unico attraverso, appunto, anche, questa scienza asservita?
No, noi “cittadini semplici” ci sentiamo sempre più circondati, messi in una camicia di forza, e questo non ci piace.
Conseguentemente reagiamo con una civile ma sempre più decisa protesta, una sempre più civile ma decisa proposta alternativa.
Oggi la nostra priorità non può essere la “tranquillità” ma deve essere la tutela della “normalità”.
Normalità basata su quei valori che hanno portato il benessere nei secoli.
Noi rispettiamo tutti, riflettiamo sulla evoluzione della società, tuteliamo le minoranze e riteniamo che le maggioranze abbiano il diritto dovere di governare, governare anche il cambiamento.
Noi, “cittadini semplici”, sappiamo di essere la maggioranza.
Noi, “cittadini semplici”, sappiamo che siamo noi ad essere chiamati a riportare l’ordine in questo nostro mondo devastato dal caos e dagli egoismi.
Noi, coloro che con strenua resistenza continuiamo a ritenere che esistono padri e madri e non genitori uno e due.
Noi, coloro che vorrebbero cambiare le cose e non solo il nome con cui vengono chiamate.
Noi, coloro che amano l’altro sesso ma non ne fanno vanto.
Noi, coloro che vedono altri esseri umani amare persone dello stesso sesso e li rispettano ma non accettano che i gusti sessuali diventino elemento di “quota” di assunzione nelle aziende o di “gendererizzazione” della società umana. Fatto questo ultimo che evidenzia come ci siano poteri che ci vogliono ridurre a “prodotti classificati”.
Noi, sempre “cittadini semplici”, se riprenderemo a ragionare con il “noi”, se sapremo amare con il “noi” ma rispettare il singolo individuo, se torneremo alla cultura del “merito” e aborriremo quello delle “quote”, se torneremo alla concretezza e scapperemo dalla gestione ideologica della vita, sappiamo che il mondo tornerà in pace, tornerà a crescere, tornerà alla felicità.
Noi, coloro che pensano “da soli”, sappiamo di essere la maggioranza e, stanchi di tutte queste falsità ed ipocrisie, stanchi dei pochi che attraverso le “macchine” vogliono governare ed imprigionare il pensiero di tutti, noi ci riprenderemo la nostra libertà.
Anche di sbagliare, perché sappiamo che la verità si cerca, non te la regala nessuno.
Ignoto Uno
19/12/2022
Pensare è meglio
che sognare.
La CGIA di Mestre, il cui ufficio studi socio economici è riconosciuto a livello internazionale, in data 11 dicembre rilasciava un documento che dichiarava che l’aumento dei tassi  recentemente annunciato dalla BCE causerà maggiori costi finanziari alle imprese italiane per un valore stimato in quindici miliardi di euro.
Fatto che impatterà sui prezzi al consumo riducendo la già asfittica funzione dei consumi interni.
La stima, questo dichiara l’ufficio studi, si basa sull’ipotesi che i tassi si alzeranno di 2 punti percentuali medi, fatto che su 749,2 miliardi di finanziamenti alle imprese in Italia porterà ad una crescita del costo del denaro per le stesse di circa quindici miliardi.
Il dichiarato obiettivo della BCE è di rallentare l’inflazione, obiettivo nobile se non portasse ad una molto plausibile, ed altrettanto rischiosa, probabilità di stagflazione.
Termine con cui si definisce una fase economica che vede la concomitante presenza di alta crescita dell’inflazione a cui si abbina una grave decrescita dei consumi, con ovvia ricaduta sul PIL e sulla occupazione.
Allo stesso tempo l’Istat dichiara una inflazione che sfiora il 13%. Dato che noi “cittadini semplici”, nella nostra privata “inflazione”, riteniamo ridicolmente ottimistico
Chi di noi, infatti, non vede drammaticamente ridotto ben oltre il 13% il potere di acquisto?  Potere assai più devastato. Non possiamo che commentare che si avvicina, se non ci siamo già, l’incubo degli incubi.
Timore che viene quotidianamente confermato dai dati di altri centri studi.
Quello della Coldiretti - IXE, per esempio, negli stessi giorni confermava queste preoccupazioni. Nel loro studio, infatti, viene dichiarato che, rispetto al 2021, anno già negativo, si aspetta un calo del sette per cento delle spese in funzione del Natale da parte delle famiglie italiane con il quarantadue per cento degli italiani adulti che spenderà meno di cento euro in regali di Natale e spesa per il tradizionale pranzo.
Percentuale che sale sopra il settanta per cento se si considera il tetto massimo di spesa a duecento euro.
La Confesercenti in questi giorni, durante la sua assemblea annuale, rilanciava dichiarando che nel 2022 la riduzione di spesa da parte delle famiglie italiane è stata di circa sette miliardi e che si prevede una funzione dei consumi che, nel periodo 2023- 2025, si contrarrà di ulteriori ventidue miliardi.
Fatto che porta a ritenere che nel 2023 chiuderanno definitivamente ulteriori sessanta mila aziende del settore del commercio, con circa ulteriori centomila posti di lavoro diretti persi, più tutto l’indotto che vedrà gravi contrazioni.
Sempre durante l’assemblea veniva dichiarato che il prezzo dell’energia rispetto al esercizio 2019 si attesterà ad un più 269%.
Questo il quadro di riferimento, eppure il tono dei media nazionali è positivo per il futuro, forse confondono le aspettative del loro futuro con quelle dei lettori.
Media che continuano a raccontarci di COVID e guerra in Ucraina, di barconi pieni di migranti e di Unione Europea che darà fondi, di Trump e Putin grandi cattivoni, ma che non ci parla delle guerre nel mondo, dei bambini che in esse muoiono, degli italiani che fanno la fila alla Caritas, dell’inefficienza della magistratura telecomandata dalla politica, forse sarebbe più corretto dire che telecomanda la vita della nazione, dell’abbandono in cui versano i nostri ospedali italiani ove in un pronto soccorso puoi aspettare anche ventidue ore prima che qualcuno si preoccupi di curarti o rimanere anche una settimana su una barella in attesa di un “letto”, di una pubblica amministrazione rapace capace solo di funzionare negli uffici della agenzia delle entrate ma altrettanto capace di far aspettare sei mesi per riuscire a fare l’esame di guida, tempo che precipita se passi per un’auto scuola e paghi settecento euro.
Media che non si accorgono che, in tutta Italia, con assoluta ripetitività, a novembre scompaiono molti farmaci salva vita presenti nei piani terapeutici di assistiti oncologici o cardiovascolari, ma gli stessi farmaci l’assistito li può trovare a pagamento.
Media che non si accorgono dei brutali piani di rientro attuati in queste settimane da molti, anche strategici, istituti di credito in Italia.
Questo non comunicano i media nostrani ma, d’altronde, lo stesso Santo Padre prega per i bambini ucraini che subiscono questa devastante guerra in Ucraina, ma si dimentica di citare gli agghiaccianti dati sulle vittime della guerra civile in Yemen rilasciati nelle stesse ore dall’Unicef. Organizzazione che parla di più di 11.000 bambini uccisi o feriti, una media di quattro al giorno, dall’escalation dei combattimenti nel 2015. Dati smentiti dalla stessa organizzazione delle Nazioni Unite che dichiara che il numero potrebbe essere molto più rilevante.
Che dire ….. forse l’unica cosa da dire è che comunque sarà Natale e tutti saremo più buoni.
Con buona pace della verità
Ignoto Uno
15/12/2022
“Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani”
fra pochi giorni
l’anniversario, ma ….
Fahimeh Karim, madre di tre figlie, allenatrice di pallavolo, iraniana, il 1 dicembre di questo anno è stata condannata a morte per aver partecipato a Pakdasht, vicino a Teheran, alle manifestazioni contro le leggi che limitano le libertà delle donne nella sua nazione ed aver preso a calci un paramilitare.
Tirare calci durante una manifestazione può causare una condanna a morte in quel di Teheran oggi.
Essere una adolescente che vuole vestire all’occidentale e non indossare un velo sulla testa può voler dire morire sparati o buttati giù da un tetto nell’Iran di oggi.
È già successo più di 60 volte in questi due mesi di proteste.
Una madre che protesta per la libertà delle sue figlie e tante figlie del popolo iraniano uccise solo perché esprimono una idea di vita diversa da quella “di Stato” nella loro Patria.
Fra pochi giorni sarà il 10 dicembre e, nel 1948, in questa data l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a Parigi, adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
In essa l’articolo 1 recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Votarono a favore 48 membri su 58. Nessun paese si dichiarò contrario.
Gli Stati mussulmani erano poco rappresentati in quella Assemblea e alcuni si opposero alla dichiarazione.
Anche oggi gli Stati membri dell’OCI e del Consiglio islamico d’Europa hanno sviluppato dichiarazioni, quali la Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo, in cui vengono espresse posizioni assai lontane da quelle della Dichiarazione Universale.
In essa è l’essere umano il “fondamento” del diritto, mentre nel mondo musulmano il solo legittimato a regolare i rapporti tra gli individui è Allah.
I principi di uguaglianza, libertà di coscienza e di contrarre matrimonio, oltre alla diversa natura dei sistemi di diritto furono gli elementi di dissenso.
Elementi di particolare distinguo furono l’articolo 16 della Dichiarazione ove si afferma la libertà di contrarre matrimonio senza limitazioni religiose e l’articolo 18 che dichiara la libertà di culto, entrambi in contrasto con la legge islamica.
La Repubblica Federale Cinese, pur avendo aderito alla dichiarazione, già al tempo pose, attraverso un membro della propria delegazione, il filosofo Chung-Shu, alcuni determinanti distinguo sui principi, dichiarando come la pratica applicazione della Dichiarazione nel sistema sociale cinese fosse ostacolata dal diverso concetto etico delle relazioni sociali e politiche.
I rapporti umani a fondamento della convivenza cinese si basavano, e continuano a basarsi, sul dovere dei cittadini nei confronti del prossimo piuttosto che sulla rivendicazione di personali diritti soggettivi.
Doveri che devono essere resi obbligatori e fatti rispettare dallo Stato.
Chung-Shu propose una sua versione della Dichiarazione che ci permette, ancora oggi, di comprendere il concetto di “centralismo democratico”. Nella sua versione il primo diritto dell’uomo era quello di “vivere”.
Facile denotare la distanza fra chi ritiene la vita un “dono da rispettare” e chi la ritiene un “diritto da garantire”.
Inoltre, esattamente e coerentemente susseguente alla filosofia confuciana, centrale nella cultura cinese, ed alla dottrina comunista, Chun-Shu affermava che il “riconoscimento di un diritto ad un individuo doveva essere bilanciato da un dovere verso la società”.
Il filosofo sosteneva che la vita non dovesse essere solo “decorosa” ma anche “intimamente piacevole”.
Era il 1948, sono trascorsi 74 anni, purtroppo invano.
Anzi sembrerebbe di tutta evidenza che nel nostro occidente tutto, nella nostra Europa e, ancor di più, nella nostra amata italia la cultura dominante non sembrerebbe più essere quella, allora definita “europeista”, che portò a porre al centro dei diritti umani la persona, ma che, dal mio punto di vista di “cittadino semplice”, abbiano sempre più spazio sia le istanze che vedono l’essere umano sottoposto teocraticamente a Maometto, sia quella cultura “centralista” dello Stato padre e padrone di tradizione cinese.
Solo in questo modo possiamo comprendere, non accettare, il “silenzio” del femminismo occidentale tanto esposto a tutelare le culture LGTB e tanto poco pronto a difendere con i denti la libertà della donna di non indossare un velo.
Ma dove sono le seguaci di quelle urlanti sessantottine che manifestavano urlando “è mia e ne faccio quello che voglio” e difendevano la minigonna?
Allo stesso tempo dove sono i cultori della libertà dell’individuo come supremo aspetto della vita nell’era dei ricatti sul lavoro in era COVID?
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Ricattare un operatore sanitario, un tutore dell’ordine, un docente di perdere la propria possibilità di garantire una vita dignitosa alla propria famiglia togliendogli il suo lavoro, ed il suo reddito, se non si fosse “vaccinato” contro il Covid19 perché preoccupato del fatto che fosse, ed è ancora, sperimentale e non garantire al gli stessi nemmeno il reddito di cittadinanza che veniva elargito, con grande magnanimità, a tutti, anche agli esponenti di clan malavitosi apparentemente senza reddito ma con la Lamborghini e la villa, questa magari abusiva, come può essere giustificato se non da una “deriva” confuciana e comunista Maoista?
Di pochi giorni fa la sentenza della Corte Costituzionale che capiremo solo allorquando sarà pubblico il dispositivo, per ora anticipato da un comunicato stampa, atto rilevante in termini di indirizzo della comunicazione politica ma non significativo in termini di diritto, noi “cittadini semplici” cultori delle libertà democratiche a noi insegnate dai filosofi greci prima ed illuministi poi, appassionati cultori della Carta Costituzionale Statunitense, nel vedere un serio rischio di deriva “centralista”, con disagio e sconcerto, prendiamo atto della sempre maggiore distanza fra il nostro modo di leggere ed intendere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e quella di chi, oggi, è chiamato, pro tempore, a governare il nostro occidente tutto.
Questo mi angoscia ma, poi, alzo lo sguardo e vedo tanti che al richiamo della libertà rispondono “io sono con te”, felice mi rassereno e mi unisco a loro, “cittadini semplici” come me.
Ignoto Uno
04/12/2022
Italia, per migliorare
bisogna cambiare
Sir Winston Churchil disse che “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.
Questo aforisma del grande statista mi sembra calzare appieno alla storia degli ultimi trenta anni della nostra amata Patria.
Era il 17 febbraio 1992 ed io ero un giovane adulto in carriera allorquando il telegiornale mi informò che il presidente del Pio Albergo Trivulzio, a Milano, veniva arrestato mentre intascava una tangente.
Il suo nome era Mariotto Chiesa, socialista Craxiano, ignoto ai più ma uomo di straordinario potere in quella che al tempo veniva definita la “Milano da bere”.
Quel giorno iniziò un percorso, allora osannato da tutti, che modificò in profondità il tessuto socio politico economico e culturale della nazione. Lo chiamarono “mani pulite”.
Sono passati trenta anni, guardo indietro, mi ricordo chi eravamo, come vivevamo, quali erano le nostre speranze, le nostre rabbie, i nostri valori e mi chiedo se siamo veramente diventati una Italia migliore.
La risposta, almeno la mia, è “no”.
Nel 1992 vi era una diffusa corruzione morale, un endemico clientelismo, gli italiani ne erano estremamente stanchi.
Oggi, questa la mia umile opinione di “cittadino semplice”, la corruzione morale ed il clientelismo sono ancora più diffusi rispetto a quel tempo.
Oggi la corruzione, in ogni sua triste forma, regna sovrana.
Nel 1992 il popolo dei semplici italiani credeva ciecamente in due istituzioni cardine dei sistemi democratici: la magistratura ed il sistema dei media.
Oggi la magistratura è piegata da un eccesso di carrierismo politico che la induce ad usare la legge come clava e non come strumento di garanzia della libertà democratica della nazione tutta.
I cittadini onesti la vivono con paura e non come strumento a loro protezione.
Il sistema dei media si è trasformato da “quinto potere”, organo di controllo della tenuta democratica del Paese, a strumento di propaganda del potere.
Informazione e, così auto definita, contro informazione sembrano, con pochissime eccezioni, due pastori maremmani posizionati ai due estremi del gregge di pecore.
Ove le “pecore” siamo noi “cittadini semplici”. Pecore da condurre verso il mattatoio molto più che verso l’ovile.
Era il 1992 e la politica portava nel nostro Parlamento persone, allora tutte additate come “usurpatori del bene comune”, quali Andreotti, De Mita, Forlani, Goria, Craxi, De Michelis, Zanone, Occhetto e tanti tanti altri. Politici che, al tempo, furono massacrati, Craxi fu fatto addirittura oggetto di un famoso lancio di monetine e ridotto all’esilio.
Oggi vediamo la stessa caratura culturale e politica nel nostro molto più ameno che austero Parlamento?
De Mita venne, tanto per esplicitare il mio pensiero, additato da un famoso “avvocato” di Torino con un, non amichevole, titolo di “filosofo della Magna Grecia”, oggi la quasi totalità della nostra classe politica ha difficoltà anche con il congiuntivo ed il condizionale.
Nel 1992 vi era un politico di nome Gianni De Michelis che ideava un grande progetto di pace ad est dell’Italia che denominò “esagonale”.
Progetto che aveva l’ambizione di porre la nostra Patria al centro degli scambi culturali ed economici fra la vecchia Europa ed i paesi ex Patto di Varsavia.
Oggi in Europa la nostra Italia pesa meno della tanto bistrattata Ungheria di quel “cattivone” di Orban ed i nostri politici ed intellettuali vivono a colpi di slogan conditi da un mantra assai noioso: l’Europa lo vuole.
“Europa” che assai di sovente si declina come sinonimo di “poteri finanziari” o “poteri forti”. Quelli che, tanto per parlar chiaro, hanno come obiettivo l’annichilimento della cosiddetta classe media.
Nel 1992 il rapporto fra debito pubblico e PIL non raggiungeva il 100%, oggi supera il 134% con buona pace del fatto che abbiamo avuto un certo numero di “Governi dei migliori”.
Nel 2022 i giovani italiani espatriati sono più di 9 milioni.
Giovani in cerca di un mondo migliore.
Nel 1992 erano gli oriundi italiani del Sud America che volevano rientrare in Italia per vivere una vita migliore.
Oggi anche i clandestini usano la nostra amata Patria come piattaforma di ingresso in Europa per poi scappare verso lidi migliori.
Nel 1992 esisteva la Fiat, la Parmalat, il Made in Italy del lusso e tutti questi erano in gran parte marchi, maestranze, competenze italiane.
Ricchezza italiana che rimaneva in Italia.
Oggi di italiano non vi è quasi più niente e siamo al paradosso che le aziende controllate dal ministero dell’economia si rappresentano fiscalmente come aziende dei Paesi Bassi e pagano ad Amsterdam le tasse.
Il ceto politico, dirigente ed intellettuale italiano di questi trenta anni è il colpevole di tutto questo.
Il “merito” non si crea con un titolo o modificando il nome di un ministero, si crea con il ripristino dei valori che lo identificano.
Ecco appunto Churchil, la nostra amata Italia in questi trenta anni è cambiata, certamente non migliorata, per alcuni peggiorata, ma se non fosse cambiata, fosse rimasta quella del pentapartito e del consociativismo con il partito comunista oggi sarebbe ancora peggio di quello che è.
Per “migliorare bisogna cambiare” ci insegna lo statista.
Per l’Italia, ancor più per gli italiani, è arrivato il tempo del “cambiamento”, non del tornare indietro, ma del guardare avanti.
L’Italia ha davanti un periodo di enormi difficoltà, tutte dovute a scelte errate compiute dal suo ceto dirigente in questi trenta anni.
I numeri lo dicono, i fatti lo dicono.
La nostra amata Italia, conseguentemente noi cittadini, non abbiamo una autonomia energetica, non abbiamo più una massa critica industriale nel settore siderurgico, chimico e metalmeccanico, non abbiamo una autonomia nel settore delle nanotecnologie, non abbiamo un settore della ricerca vero e propositivo, non siamo competitivi con le nostre università.
La nostra amata Italia non cresce demograficamente e vede i suoi giovani lasciare la nazione per disperazione, ha una burocrazia ridondante clientelare ed estremamente costosa, la giustizia in ogni ordine e grado non ha più la fiducia del popolo che deve proteggere, nemmeno a livello di Corte Costituzionale, nemmeno da parte degli altri settori della sicurezza nazionale.
Gli italiani sono divenuti individualisti, disattenti al bene comune, tristi, in alcuni casi aridi, certamente disincantati e sfiduciati.
Questa è l’Italia che vedo io “cittadino semplice”, una Italia che i media non ci raccontano e, questo, crea ancora maggior disagio nelle famiglie che non si riconoscono in ciò che sentono in televisione e leggono sui giornali.
Le famiglie italiane hanno sempre più paura, hanno addirittura il timore per i propri conti correnti.
I media parlano di PNRR, quello che fino a poche settimane fa risultava “tutto fatto dal governo Draghi” ed oggi vede “opere a rischio” che potrebbero non essere realizzate per 44 miliardi.
I media parlano di miliardi, le famiglie di portafogli sempre più vuoti.
Socrate insegnava ai suoi discepoli che “Il segreto del cambiamento non è nel combattere il vecchio, ma nel costruire il nuovo”, ecco questo mi porta alla mente la fotografia, certamente a tinte fosche, che emerge nel cercare di guardare la nostra amata Italia governata, sempre dagli stessi, in questi trenta anni. Trenta anni di “sondaggi per fare scelte”, tanti sondaggi e nessun statista.
Gli italiani non hanno più molto tempo per iniziare a “costruire il nuovo”, magari buttando il cuore oltre l’ostacolo dopo la delusione che molti hanno provato nel vedere la distanza fra le promesse ed i fatti nel patto di cambiamento che sottoscrissero in molti con il M5S.
Io, “cittadino semplice”, non posso che augurare a tutti noi che siano in numero sufficiente quelli che amano Socrate.
Un uomo di dubbio alla ricerca della conoscenza.
Non del “sondaggio”.
Ignoto Uno
03/12/2022
I caduti di Ischia
ci faranno riflettere?
A sentire la Meloni, no.
Da sette giorni le squadre dei soccorritori lavorano per far riprendere una vita la più normale possibile agli abitanti del comune di Casamicciola ad Ischia.
Undici le vittime e uno i dispersi. Dodici persone portate via certamente dalla forza della natura ma, anche, dalla mancanza di buon senso nel rispettare il territorio.
Persone portate via da una enorme, ma non così difficile da prevedere, quantità di terriccio e detriti che ha distrutto, abbattuto, annichilito tutto ciò che ha incontrato nella sua corsa verso il mare.
Perché è accaduto? Anzi perché è accaduto nuovamente visto che già accadde il 10 novembre 2009?
Sarà la magistratura a dover dare le risposte a queste domande e, per favore evitiamo di continuare a strumentalizzare le tragedie, non offendiamo la nostra intelligenza cercando di incolpare i sempre di moda nei nostri tempi “cambiamenti climatici” che nulla o quasi hanno a che vedere con quanto è accaduto, difficile non notare che nel 2009 di cambiamenti climatici non si parlava ma i morti vi furono lo stesso.
Forse quel che è mancato dal 2009 ad oggi sono stati i “cambiamenti umani” la cui assenza è molto più colpevole nelle stragi dovute a piogge torrenziali rispetto ai “cambiamenti climatici”.
Tanto, o tutto, infatti, ha a che vedere con la tragedia l’intensa, e spesso abusiva, urbanizzazione di estese aree dell'isola.
Questa la principale causa dell'innalzamento del livello di rischio idrogeologico al massimo grado a cui oggi vediamo sottoposta questo magnifico gioiellò del nostro mar Tirreno.
Il Premier Meloni ha voluto bacchettare il suo Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin,  che ha alzato il dito contro la trascuratezza, cortese eufemismo, di alcuni sindaci, e delle forze di polizia locale ai loro ordini, nell’impedire il nascere come funghi di intere palazzine abusive in aree ove solo la mancanza di rispetto di ogni regola, abbinata ad una mancanza di cultura, poteva far pensare, prima, ed edificare, dopo, una palazzina.
Il Ministro, in un question time alla Camera dei Deputati ha riferito che “Il 49% del territorio dell'isola è classificato a pericolosità elevata e molto elevata per frane nei Piani di Assetto Idrogeologico e sono oltre 13.000 gli abitanti residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane”.
Cosa aggiungere se non che gli abitanti di Ischia residenti sono 19.523 al 31 luglio di questo anno.
Tredicimila residenti a rischio su diciannovemilacinquecentoventitre!
Il Ministro ha voluto anche sottolineare che “è amaro ricordare che per la 'messa in sicurezza della zona costiera' e per 'la riduzione dell'erosione e la stabilizzazione dei versanti nel comune di Casamicciola' sono stati stanziati 12 anni fa dal Ministero dell'Ambiente complessivamente 3 milioni e 100 mila euro, ma gli interventi risultano ancora in fase di progettazione".
Il Ministro ci dichiara che l’Autorità di Bacino ha effettuato i suoi studi e che esiste un vigente Piano di Assetto Idrogeologico.
Esiste tutto meno il rispetto delle leggi e del buon senso.
Il Ministro Pichetto Fratin ci ricordava con le sue parole poco “politiche” ma molto “vere” che il compito di evitare che vengano costruite nuove abitazioni ove non è legale, addirittura pericoloso fino a causare morte, è dell’Ente comunale e delle sue strutture.
Ora abbiamo una nuova “emergenza, un nuovo “commissario”, nuovi “sfollati”, soprattutto nuovi “morti” e, come sempre in Italia, dopo il lutto e le tante chiacchiere, probabilmente niente di “nuovo” nel modo “clientelare” di gestire questa ennesima, ma non “nuova”, tragedia.
Quando avremo la fortuna di assistere a dei corpi di polizia comunale meno dediti a “dar multe” alle auto in sosta (ma mai davanti ai locali degli “amici”), meno dediti a nascondere autovelox nelle strade per far cassa magari migliorando la parte variabile dei propri emolumenti, meno dediti ad andare a controllare gli esercenti, ovviamente quelli “non amici”, senza notare gli abusivi che vendono in nero sul selciato del marciapiede mercanzia, spesso contraffatta, in concorrenza al negoziante con POS e cassa fiscale?
Quando avremo la fortuna di vedere gli stessi tutori dell’ordine comunale attenti a fermare e far abbattere, prima che venga posato in opera il tetto, edifici nei letti dei torrenti o sotto il livello idrogeologico?
Questa nostra Italia, almeno così io “cittadino semplice” penso, avrebbe l’urgente necessità di molte meno regole, ma quelle necessarie e veramente utili fatte rispettare a tutti e non solo ai “non amici”.
Questo non solo ad Ischia, oggi colpita dall’ennesimo lutto al cui cordoglio io mi unisco, ma in tutta Italia.
Una Italia distrutta da un abusivismo edilizio, poco “abusivo” e tantissimo “clientelare”.
Facile darsi un ruolo con gli autovelox che se, sfortunatamente, “fotografano” la targa di un “amico” si può sempre “aggiustare”.
In onore dei nuovi “caduti da clientelismo” di Ischia speriamo che la nostra amata gente italica desideri divenir più “saggia” e meno “clientelare”
Se così sarà questi morti avranno pace.
Ignoto Uno
02/12/2022
Un bikini che
chiede rispetto,
almeno spero
In era di mondiali, era in cui lo sport del calcio si confonde con temi quali il rispetto delle donne, la guerra in Ucraina, le tematiche gender, il riscaldamento globale e tanto altro, succede di leggere su un quotidiano sportivo italiano che una giovane ragazza croata, probabilmente in cerca di visibilità, certamente assai avvenente per i canoni di bellezza occidentali, posta sui social alcune sue foto che fan brillare gli occhi di chi nel mondo gender è rimasto nell’antica tradizione di essere cultore del rapporto “maschio che cerca esclusivamente donne biologiche”,  così vengono definiti coloro che sono uomini che guardano le donne e che, pur se oramai con i capelli bianchi, solo a veneranda età, imparano che possono esistere “donne non biologiche”.
Queste foto, certamente non volgari almeno quelle che il quotidiano riportava, ma, altrettanto certamente, assai interessanti per un cultore della su citata categoria gender, oltre a fare il giro del mondo con grande felicità della giovane tifosa, hanno creato il caos in quel del Qatar.
Le severe regole morali che riguardo il gentil sesso, tuttora posto sotto la "tutela maschile", sarebbero state violate.
Il succinto abito utilizzato negli scatti fotografici, che tanto scalpore ha prodotto nel mondo social, potrebbe portare alla giovane tifosa conseguenze fino all’arresto. La avvenente supporter, infatti, potrebbe essere dichiarata rea di non aver rispettato le norme dello Stato ospitante i mondiali.
La tifosa d’altronde non potrà mai difendersi dichiarando di non essere stata informata delle severe leggi in materia vigenti nello Stato, dato che, pressoché ovunque, si può trovare scritto, in tutte le lingue, che "Si consiglia a uomini e donne di non indossare pantaloncini o magliette senza maniche quando si recano in edifici governativi, strutture sanitarie o centri commerciali. Se non si veste in modo modesto, potrebbe essere richiesto di lasciare o negare l'accesso a questi luoghi" ed è ben evidente che di “maniche” proprio non ve ne era traccia nel succinto vestire della ragazza.
Le reazioni sono state tante e non tutte dello stesso segno.
Non tutti, infatti, hanno apprezzato gli scatti fotografici della tifosa croata. Molti adulti qatarioti, padroni a casa loro, si sono infastiditi per la mancanza di rispetto nei confronti delle loro tradizioni e delle leggi vigenti nel loro Stato.
"Vergognati, rispetta la storia, la cultura e le tradizioni dei Paesi che visiti" questa una delle affermazioni che riporta il quotidiano Il Messaggero di Roma che, attraverso un proprio inviato, ha voluto comprendere le reazioni del mondo qatariota e, più generalmente, islamico a quegli scatti in terra mussulmana.
A dire il vero vi sono stati anche commenti opposti di chi reputa gesto “eroico” chi, come questa ragazza, si sente pronta a sfidare leggi che, almeno noi occidentali e chi provenendo dagli Emirati si è “occidentalizzato”, reputa retrograde e afflittive nei confronti delle mondo femminile. Fatto denunciato anche da Amnesty International.
Una considerazione va, almeno penso io che sono un “umile cittadino semplice”, posta al centro del nostro ragionamento su un tema, come questo, dei diritti e delle libertà civili.
Il rispetto degli stili di vita non può essere negato unilateralmente, i “compromessi” devono essere “reciprocamente accettati”.
Ebbene se una giovane croata deve rispettare le leggi, gli usi ed i costumi tradizionali del mondo islamico, allora anche il mondo islamico deve rispettare leggi, usi e costumi del mondo occidentale e della nostra, mia, amata Italia.
Se ad un maschio mussulmano qatariota, a casa sua, da “fastidio” vedere una donna in bikini, a molti italiani da altrettanto fastidio vedere una donna che deve indossare qualcosa di molto prossimo al burka ed avere il vestito totalmente nascosto da un velo nel nostro Bel Paese, atto che è anche contro la legge italiana che vieta di “travisare” il viso.
Noi occidentali, se non vogliamo essere travolti da una cultura che non ci appartiene, dobbiamo chiedere al mondo mussulmano una cosa semplice: reciprocità.
Se questa giovane ragazza croata con i suoi scatti fotografici ci avrà aiutato a chiedere “reciprocità”, allora dovremmo ringraziarla, non perché bella donna, ma perché intelligente e coraggiosa.
Ignoto Uno
29/11/2022
DDL Bilancio 2023,
nulla di nuovo.
Nella notte del 21 novembre il Governo a guida del Presidente del Consiglio Meloni ha reso noto il disegno di legge di Bilancio per il 2023.
Il titolo potrebbe essere “la discontinuità fra il Governo Meloni ed i suoi predecessori si inizierà a vedere con la legge di bilancio del 2024”. Se ci sarà ancora, ovviamente.
Oltre a questo DDL il governo ha approvato un decreto legge con “misure urgenti in materia di accise e Iva sui carburanti”.
In esso le stesse vengono rimodulate. In pratica le imposte fisse su benzina e gasolio, contraddicendo quanto deciso in data 10 novembre nel decreto “aiuti”, vengono aumentate.
In questo ultimo decreto, infatti, il governo ha deciso di diminuire i vantaggi per i contribuenti alzando le accise di 10 centesimi.
Il governo Draghi, le cui disposizioni sono rimaste invariate fino al decreto “Aiuti” dell’esecutivo Meloni, prevedeva accise pari a 0,48 centesimi al litro per la benzina, 0,37 centesimi sul gasolio, 0,18 centesimi sul GPL e azzerate quelle sul metano. Dal 1° di dicembre al 31 dicembre le accise sulla benzina saliranno a 0,58 centesimi al litro, sul gasolio a 0,47 e sul Gpl a 0,22 centesimi con evidenti e più che proporzionali ripercussioni sull’inflazione. Si tenga, inoltre, conto che sulle accise viene poi calcolata anche l’IVA.
Contemporaneamente la norma nota come “reddito di cittadinanza”, tanto ritenuta nociva alla cultura della nazione da parte di coloro che reputano il lavoro un “dovere” e non un “diritto”, rimarrà invariata fino al 2024.
Praticamente l’unica vera azione liberista e, come si suol dire, di “destra” di questo governo, lo stesso che si presentava come “di destra e sovranista”, è  rimandata di dodici mesi con buona pace delle azioni in materia proclamate in campagna elettorale.
Superfluo far notare che gli effetti di riduzione o rimodulazione dei costi dello Stato nel 2023 dovuti al reddito di cittadinanza saranno pari a zero essendo la norma pressoché identica.
Siamo, come spesso accade in Italia, ad un annuncio, un “faremo”, annuncio facile da smentire con la legge di bilancio del 2024, magari da un nuovo esecutivo.
Per questo è quasi paradossale veder proclamare manifestazioni di piazza da parte del M5S di Conte e del Partito Democratico visto che la norma non ha subito variazioni. Siamo praticamente alle chiacchiere sul nulla.
Le altre azioni presenti nel disegno di legge sono piccole operazioni di facciata che non produrranno alcun effetto concreto quali, solo a titolo di esempio, l’aver cancellato l’IVA su determinati prodotti di largo consumo presenti nel sistema della grande distribuzione.
Uno su tutti la pasta di grano duro che vedrà azzerata l’IVA, fatto che produrrà un figurativo risparmio di circa 0,173 centesimi di euro ogni confezione da 500 grammi.
Facile comprendere che il sistema della distribuzione assorbirà senza cambiare il prezzo allo scaffale l’azzeramento dell’IVA dichiarando che i prezzi non potranno che aumentare per i maggiori costi di trasporto legati all’incremento del costo del carburante dovuto all’innalzamento delle accise.
In questo contesto il governo dichiara sontuosamente di aver rimesso al centro dell’azione politica la famiglia ed il ceto medio.
Io, “cittadino semplice”, nel dichiarare la mia soddisfazione nell’apprendere che quella fosse la volontà, mi vedo costretto a rappresentare la mia opinione che sarebbe stato veramente molto facile fare molto meglio.
Al contempo leggo che l’Istat ci informa che “l'insieme delle politiche sulle famiglie” ha ridotto il “rischio di povertà” dal 18,6% al 16,8% grazie a questo DDL Bilancio.
“Le stime  - ci informa l’Ente Statistico Nazionale - includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: la riforma dell’Irpef; l'assegno unico e universale per i figli a carico; le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; l'anticipo della rivalutazione delle pensioni”.
La riforma dell'Irpef, l'assegno unico e gli altri interventi, ci spiega l'Istat, hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori mentre per le famiglie monocomponenti e per gli ultrasessantacinquenni soli la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all'anticipo della rivalutazione delle pensioni.
“Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente” ci fa sapere sempre il nostro amato Ente.
Io, “cittadino semplice” uso al carrello della spesa del supermercato, ho sempre forti difficoltà a sentirmi meno preoccupato di quanto io in realtà sia da quando devo constatare che il nostro Ente di Statistica mi informa che l’inflazione viaggia verso il 13%.
Cifra assai preoccupante, ma quasi risibile rispetto ai delta di prezzo che devo constatare sui prodotti di mio uso settimanale o sulla bolletta della corrente elettrica e del gas. La mia “personale inflazione”, quella legata ai beni che io settimanalmente compro al supermercato, infatti, in questo 2022 supera, questa è la mia esperienza, il 100%, altro che il 12,9%.
Sempre l’Istat ci informa che “la riforma dell'Irpef ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive del 1,5% per l'intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio alti” mentre il beneficio medio risulta meno elevato nel venti per cento della popolazione, quella più povera, caratterizzata da contribuenti con redditi per i quali scatta l’esenzione dall’imposta.
Le famiglie che peggiorano la propria situazione subiscono, invece, una perdita più elevata nella fascia più ricca della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale.
Questa dotta analisi fornitaci dal nostro amato ISTAT contiene, però, una “perla”. In essa, infatti, viene dichiarato che “l’analisi dell'attuale scenario distributivo tiene conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell'inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti”.
Sommessamente mi chiedo cosa serva tutta questa dotta analisi sul reddito se non misura il risultato delle azioni di governo attraverso il DDL Bilancio sulla reale capacità di acquisto degli italiani. Potere di acquisto che noi “cittadini semplici” gradiremmo vederci analizzata per livello di reddito sia in quanto individui, sia nel loro ruolo di elementi di un nucleo famigliare.
Memore, però, dell’antica massima che inizia con “escusatio non petita ….” io “cittadino semplice” non posso che essere veramente molto deluso dal risultato del primo vero banco di prova di un esecutivo che si presentava come quello del ritorno alla politica legata al proprio corpo elettorale.
Sarò un “cittadino troppo semplice” per comprendere la lungimiranza di questo disegno di legge di bilancio ma, questa la mia forte convinzione, famiglie ed imprese avrebbero voluto vedere una reale svolta, segnali forti in campo fiscale e di politiche sociali che permettessero sul serio alla nostra nazione di iniziare un percorso di ripresa.
Ripresa che, non andrebbe mai dimenticato, non potrà che basarsi su nulla altro se non sulla voglia del fare del nostro popolo.
Non su altro, tantomeno su politiche ove gli interessi delle famiglie e degli imprenditori, in particolare quelli medi e piccoli che sono il reale tessuto della nazione, sono messi in secondo piano rispetto ad asseriti interessi “europei”.
Interessi che, con sempre più plastica evidenza, non sono “degli europei” ma di “alcuni europei” e, fra questi secondi, noi “cittadini semplici” di tutta Europa ed italiani, proprio non ci siamo.
Volete un esempio: l’ennesimo rinvio sulle scelte di price cap sul prezzo del gas che sarebbero dovute essere prese dal ultimo Consiglio Europeo e che, per l’ennesima volta, senza nessun rispetto di noi “cittadini semplici”, è stato rinviato al prossimo ennesimo straordinario Consiglio Europeo.
Avete presente quella battuta “anche questa volta si decide la prossima volta”? Ecco, appunto.
Intanto noi “cittadini semplici”, sempre più attoniti, vediamo il futuro dei nostri figli sempre più a rischio.
Ignoto Uno
26/11/2022

Dagli Europei ai Mondiali,
dal poliziotto statunitense
alla polizia morale iraniana,
chi si inginocchia questa volta?
Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha dichiarato durante la conferenza stampa di inaugurazione dei mondiali di calcio che “noi europei per quello che abbiamo fatto negli ultimi tremila anni dovremmo scusarci per i prossimi tremila anni prima di dare lezioni morali agli altri”.

Io, “cittadino semplice” europeo che non ha nessun desiderio di dare lezioni di morale a chicchessia, desidero, però, chiedere al presidente Infantino se le persone uccise dalla polizia per un eccesso di violenza da parte della stessa vanno ricordate tutte con la stessa enfasi e sdegno oppure no.

Tutti noi ricorderemo come agli ultimi europei di calcio in Inghilterra la pressoché totalità dei giocatori si inginocchiasse prima del fischio di iniziò della partita.

Atto che veniva compiuto in memoria di un afro americano di nome George Floyd, uomo che nel maggio precedente ai campionati europei veniva ucciso con un ginocchio sul collo da un poliziotto della Contea di Minneapolis negli Stati Uniti.

Probabilmente molti ricorderanno anche lo sdegno dei commentatori televisivi nei confronti di quei giocatori che si rifiutarono di compiere il gesto di inginocchiarsi.

Ebbene era lo scorso settembre allorquando a Teheran Masha Amini, ragazza curdo-iraniana di ventidue anni, moriva uccisa in carcere dopo essere stata arrestata dalla polizia morale iraniana.

Era “colpevole” di essersi tolta il velo ed aver fatto vedere i propri capelli in pubblico. Questo il motivo che portò la polizia morale del suo paese ad ucciderla.

Scaturirono da quel inaccettabile fatto delle proteste in tutto l’Iran e, durante una di queste, una ragazza di venti anni con i capelli biondi volle girare un video

Questa giovane si chiamava Hadid Najali ed era probabilmente pronta ad affrontare la repressione della polizia morale iraniana, altrettanto probabilmente non era pronta a morire.

Hadid Najali fu uccisa da 6 colpi di pistola sparati dalla stessa polizia morale che la colpirono al viso ed al petto.

A sparare uno o più poliziotti iraniani. La motivazione di tanta violenza essersi permessa di togliersi il velo ed aver, senza velo, protestato nella città di Karaj a venti chilometri dalla capitale iraniana.

Hadid protestava per l’assassinio della sua collega universitaria in un carcere iraniano perché aveva deciso di togliersi il velo e liberare al vento di Teheran i suoi capelli. Questo è stato sufficiente per ammazzarla.

Masha ed Hadid non sono le uniche ragazze morte per aver contestato l’obbligo di indossare il velo in Iran in questi tristi mesi di protesta e repressione.

Sarebbero, infatti, almeno quarantuno i morti durante le manifestazioni, in alcuni casi delle minorenni.

Adolescenti che volevano liberarsi dall’obbligo del velo. Una di diciassette anni buttata giù da un tetto di un palazzo.

Nessuna rapina, nessuno spaccio o induzione alla prostituzione come nel caso americano, solo ricerca di libertà, voglia di sognare, di esistere, di parlare, di pensare.

Per questo, che in Iran parrebbe essere un reato per cui si può essere uccisi, una adolescente o una giovane universitaria, piuttosto che una donna può essere arrestata o uccisa. Uccisa atrocemente e senza alcuna pietà.

Ieri, 21 novembre, si sono aperti i campionati mondiali di calcio in Qatar, nessuno si è inginocchiato in memoria di quelle giovani vite iraniane.

Ricordate i campionati europei in Inghilterra? Ricordate i giocatori pressoché tutti inginocchiati per marcare la loro, e delle loro federazioni nazionali, indignazione per quanto era successo ad un nero americano ucciso da un poliziotto bianco in Stati Uniti?

Sarebbe bello vedere le stesse federazioni nazionali chiedere lo stesso gesto ai loro tesserati per queste povere giovani iraniane.

Senza voler insegnare la morale a nessuno, ma dando pari dignità a fatti che vedono essere colpevoli poliziotti che, in spregio del loro dovere di difendere la vita umana, si sono assurti a carnefici.

Se nessun calciatore, nessuna federazione nazionale, vorrà esprime sdegno pubblico per le morti di quelle giovani ragazze iraniane, noi “cittadini semplici” non potremmo che comprendere che il mondo del calcio non reputa la vita di giovani donne, in alcuni casi adolescenti, di eguale dignità di quella di un afro americano ucciso da un poliziotto bianco con un ginocchio sul collo che lo stava arrestando perché aveva appena fatto una rapina.

Donne che non avevano appena compiuto una rapina ma che avevano esclusivamente la colpa di non voler indossare un velo.

Da un lato delle giovani studentesse, dall’altra un pregiudicato.

Sia le prime che il secondo uccisi da atti di esponenti delle forze dell’ordine.  Atti, tutti, egualmente scellerati. Atti, tutti, egualmente Inaccettabili.

Atti che, però, il mondo del calcio mondiale non ha ricordato con eguale sdegno e fermezza.

Noi “cittadini semplici” dovremo iniziare a temere che di diritti delle donne, tema tanto presente nel nostro amato mondo occidentale, non se ne debba parlare allorquando non serva a fare propaganda nelle nostre nazioni.

Propaganda che ha sempre un colore, una ideologia, una posizione politica.

Quanta tristezza nel vedere tanta iniquità.

Caro mondo del calcio batti un colpo, dai a noi la speranza che tu sia ancora libero di pensare autonomamente.

Caro mondo del calcio inginocchiati per queste povere ragazze come avesti con tanto orgoglio fatto, solo due anni fa nel campionato europeo, per un uomo di colore pregiudicato.

La vita di quel uomo aveva certamente un valore, il fatto che fosse un ricercato non doveva avere nessun valore, non si uccide mai nessun essere umano inerme.

Esattamente per questo motivo, oggi, la vita di queste giovani ragazze, giovani studentesse incensurate, non può valere meno.

Se non saprai essere altrettanto “attento ai valore della vita” anche questa volta, caro mondo del calcio non ci disturbare più.

Continua a tirare calci a quel pallone, ci continueremo a divertire ed a rilassarci nel vedere ventidue giovanotti in mutandoni correre spensierati in un campo verde invidiandoli per quanto guadagnano solo per “giocare”, ma lascia ad ambienti più seri e liberi i messaggi sulla morale.

Tu, o mondo del calcio miliardario, ci avrai, infatti, dimostrato che dei temi morali te ne ricordi esclusivamente quando fa comodo a te o ai tuoi amici e non perché la tua morale ti costringe a prendere posizione memore che i comportamenti di quei ventidue ragazzi milionari solo per tirare un calcio ad un pallone sono esempio per tanti.

Come potresti, o mondo miliardario del calcio, se fossi veramente libero, sdegnarti per la morte di un pregiudicato afro americano e non sdegnarti per delle giovani ragazze uccisi tutti da poliziotti senza senso del rispetto della vita?

Ignoto Uno
21/11/2022
Dalla XMAS a chi li
strumentalizza,
dove la verità?
Io sono un uomo il cui padre, nato nei primissimi anni del ‘900, fu un antifascista esule prima in Francia e, successivamente, in Inghilterra.
Io sono un uomo che ha visto raccontare in casa, da antagonisti, il famoso ventennio, con i tanti scuri indimenticabili fra cui cito l’infamia delle leggi razziali ma, anche, fatti positivi che, al contrario, non vengono mai rappresentati dalla narrativa dei vincitori.
Da cristiano liberale non posso accettare le strumentalizzazioni ed i linciaggi, credo fortemente nella libertà e nella verità, pretendo il rispetto di tutti, anche, forse soprattutto, di chi ha compiuto atti inaccettabili per i miei valori.
Rispettare non vuol dire assecondare, accettare, diventare come l’altro. Rispettare significa conoscere se stessi e saper rimanere se stessi senza dover perdere il rispetto dei propri valori per poter additare l’altro.
Ancor più grave, per un uomo come me, manipolare la verità per massacrare un altro, magari perché ha tenuto pubblicamente posizioni diverse dal pensiero dominante.
La gogna mediatica è il nuovo “olio di ricino” di fascista memoria, appunto.
Per questo voglio esprimere, dopo averlo fatto privatamente, anche pubblicamente, la mia solidarietà ad un intellettuale, certamente non fascista, quale è il maestro Enrico Montesano attaccato perché avrebbe indossato nelle prove di una trasmissione televisiva la maglietta della XMas e, addirittura, fatto il saluto fascista.
Posso chiedere, neanche troppo sommessamente questa volta, se coloro che lo hanno linciato mediaticamente hanno contezza della storia personale di colui che hanno strumentalizzato a vari fini per rendersi visibili e dare una “lezione” a tutti coloro che, come questo grande artista, hanno tenuto posizioni non gradite al potere?
L'attore è stato impegnato politicamente aderendo negli anni ‘70 prima al PSI e, nei primi anni novanta, al PDS di Achille Occhetto. Partito per cui ricopri, anche, cariche elettive per le quali rinuncio ai vitalizio. Si avvicinò al centro destra fino ad appoggiare Gianni Alemanno nella campagna a sindaco di Roma. Simpatizzò, infine, per il M5S. Una storia politica di un uomo che ha sempre rincorso la ricerca della libertà in una Italia che cerca solo omologazione e clientelismo, questo certamente non necessario ad un grande attore come Montesano.
Permettetemi, però, di dare a questi analfabeti che lo hanno attaccato il consiglio di leggere, basta Wikipedia che non rappresenta a chi scrive il meglio della ricerca storica, la verità storica sulla XMAS, dopo averlo fatto, magari imparando qualcosa, comprenderanno che per fare i “linciatori fascisti” serve studiare molto di più.
A Montesano ma, paradossalmente, anche a chi si è formato in una cultura di destra estrema e difende il suo pensiero anche nelle parti da me non condivise, esprimo la mia solidarietà.
Oggi è tempo di libertà e verità, proprio quei valori che gli autodefiniti “antifascisti” non rispettano dando del “fascista” a chi non lo è mai stato. Da veri fascisti appunto.
Ignoto Uno
20/11/2022
2023,
anno della verità?
Nel giorno in cui il Presidente Trump ha annunciato di voler correre per le presidenziali statunitensi del 2024, giorno in cui il mondo ha rischiato una nuova guerra mondiale a causa di due missili che hanno colpito il territorio polacco inizialmente dichiarati russi, in seguito forse “deviati dagli ucraini” o addirittura ucraini, noi “cittadini semplici” dobbiamo prendere atto di quanto David Stockman argomenta nel suo libro “Great Money Bubble” a riguardo della terrificante crisi economica e finanziaria che lui e molti altri analisti ritengono che gli Stati Uniti, l’Europa e l’Italia, non dimenticando la Cina, si prevede che dovranno affrontare  nel 2023.

David Stockman è stato rappresentante repubblicano degli Stati Uniti dello Stato del Michigan ed ex uomo d'affari ma, soprattutto, è stato il direttore del “Ufficio di gestione e bilancio” degli Stati Uniti durante la presidenza Reagan.

Nel libro argomenta il suo punto di vista su quanto in Stati Uniti accadrà in termini macro e micro economici a causa delle scelte politiche in questi due anni di presidenza Biden.

In Great Money Bubble dichiara che i principali dati macroeconomici americani saranno peggiori di quelli del 1950, ovvero pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, con ricadute assai gravi sul sistema socio economico della nazione.

Questo libro confermerebbe le enormi preoccupazioni che erano già emerse dalla lettura dell’analisi del Fondo Monetario Internazionale in ordine al 2023 con ricadute che sembrerebbero essere devastanti anche in Italia.

Di tutta evidenza, infatti, il fatto che un collasso dell’economia statunitense non potrà che causare enormi ripercussioni economiche anche in Italia sia per le imprese che per le famiglie. Ripercussioni ancor più impegnative per la serissima crisi finanziaria in Cina con le direttamente derivanti conseguenze nel mondo ed in particolare in Germania, non più locomotiva d’Europa.

Ripercussioni che riguarderanno in particolare i più deboli economicamente. Piccole aziende, artigiani e famiglie con il reddito più basso potrebbero dover sopportare momenti molto difficili da gestire. Un numero estremamente elevato di partite IVA non riusciranno a rimanere attive come, d’altronde, hanno già segnalato tutte le associazioni datoriali, Confindustria e Confcommercio in primis.

Io “cittadino semplice” non posso che notare che questo, se vero, sarebbe stato totalmente causato da scelte politiche, negli Stati Uniti amministrati da Biden e nella nostra Italia ed Europa, ideologiche e non pragmatiche.

Pragmatismo facilmente definibile come assente anche in ordine alle drammatiche vicende ucraine. Vicende che proprio in queste ore hanno rischiato di scatenare l’apocalisse.

Scelte basate su una narrazione spesso lontana dalla realtà e dalla storia dei popoli coinvolti. Narrazione che molto raramente ha permesso all’opinione pubblica di formarsi una autonoma opinione attraverso contraddittori reali sui media occidentali. Media che appaiono tutti allineati su un unico “pensiero”.

Il Presidente Trump, nel suo discorso di scesa in campo per le elezioni del 2024, per la prima volta non ha voluto menzionare il fatto che nel 2020, a suo avviso, l’elezione del presidente degli Stati Uniti fu manipolata attraverso significativi brogli elettorali. Il motivo va ricercato esattamente nell’analisi socio economica di Stockman, quello è il tema a cui i leader mondiali devono rapidamente dare serie e non ideologiche risposte.

Certamente c’è chi vorrebbe vedere una nuova Commissione di indagine sul tema dei brogli elettorali del 2020 nel Congresso americano ma, da questo discorso, il principale focus è di Trump è salvare la nazione dalla catastrofe economica in cui l’attuale presidenza la ha portata e, conseguentemente, ha portato tutto l’occidente, Italia compresa.

Coloro che hanno causato, o permesso con il silenzio, l’esistenza della attuale presidenza americana attraverso determinanti brogli sono i primi colpevoli di questa situazione economica e questo il Presidente Trump lo ha fatto nettamente comprendere. Loro saranno chiamati a spiegare le loro scelte ai loro popoli.

Contro di loro verrà puntato il dito non solo dal popolo americano, ma da tutti coloro che nel mondo staranno pagando le scelte di una agenda politica che non sarebbe dovuta esistere banalmente perché non rappresentativa della volontà degli elettori americani.

Per l’Italia, e per il nuovo governo italiano, a causa del ruolo che potrebbe avere avuto qualcuno nella nostra amata patria, la sfida economica abbinata al rischio che, in ogni caso, emergano le prove che coinvolgono l’Italia su quanto sempre più parrebbe evidente, a chi vuol guardare, essere avvenuto nel 2020, sarà una sfida difficile, campale.

Una sfida le cui scelte definiranno il futuro di tanti, soprattutto degli italiani, per moltissimi anni.

Una sfida ove vedremo quale sia la reale capacità di questa Italia di giocare un ruolo da leader in Europa e nel mondo sapendo prendere decisioni autonome e non seguire esclusivamente le scelte e gli interessi di altri. Interessi spesso lontani da quelli di noi “cittadini semplici”.

Io, che “cittadino semplice” sono, ho chiaro che se i nostri governanti sapranno giocare con etica e lungimiranza il ruolo a cui sono stati chiamati, l’Italia e le famiglie italiane ne avranno enormi vantaggi.

Allo stesso tempo a me “cittadino semplice” è chiaro che, se il nostro esecutivo lascerà ad altri il compito di decidere per noi italiani, la nostra amata Patria, e con essa le nostre imprese e le nostre famiglie, sarà schiacciata da interessi altrui e rischierà moltissimo.

“Prima gli italiani” è lo slogan dei sovranisti della nostra amata Italia e, ne sono totalmente convinto, sarà utile se avremo l’intelligenza di ricordarcelo.

Ricordiamocelo nei fatti concreti, non solo nelle scaramucce su una nave che porta dei poveri disperati in giro per il mediterraneo, magari in Francia, soprattutto adesso che il rendimento del decennale italiano ha raggiunto il 4,04% mentre il decennale tedesco è a 2,09% con evidenti ricadute sugli interessi sul debito pubblico italiano rispetto a quello tedesco. Ricordiamocelo raddrizzando la nostra schiena e non subendo certe “pressioni” dei soliti “mercati finanziari”, gli stessi “mercati” che hanno fatto speculativamente esplodere il prezzo dell’energia a favore di alcuni che hanno così drenato la ricchezza di tutti, e con essa il benessere delle nostre famiglie.

A noi “cittadini semplici” interessa molto di più il controllo delle infrastrutture strategiche quali i porti, gli aeroporti, le autostrade e le reti digitali, quasi sempre oramai fuori dal controllo nazionale ed in mani straniere.

A noi “cittadini semplici” interessa molto di più di tutto il resto la bolletta elettrica ed il costo della nostra vita.

A noi “cittadini semplici” interessa molto di più la possibilità di tornare ad avere la possibilità di esprimerci liberamente e di poter assistere a dibattiti pubblici, anche sui media, ove sia possibile assistere ad un libero e reale contraddittorio.

A noi “cittadini semplici” è, infatti, venuto oramai a noia questo sistema mediatico che spesso, troppo spesso, appare eccessivamente etero diretto sempre dalla stessa fazione ideologica che, sempre a noi, appare essere quella che ha alle spalle pochi e non difficili da identificare personaggi internazionali ben trasversali a tutti i partiti italiani.

Alla fine, neanche tanto in fondo, a noi “cittadini semplici” interessa che la nostra vita non venga devastata da errori ed omissioni che alcuni, anche in Italia, potrebbero aver compiuto perché troppo “amici” dei soliti “poteri forti” portando discredito e povertà a tutti.

Sarà un caso ma, al di là dei soloni nei media, la gente semplice spera che Trump, o un “Trump” nelle loro nazioni, torni o arrivi presto e, a questi, che si dica che “Trump ha perso” causa esclusivamente un sorriso ed un ricordo. Ricordate Trilussa con la volpe e l’uva? Ecco appunto.

Ignoto Uno
17/11/2022
Elezioni americane,
chi ha vinto?
“Ha vinto Trump”, “ no, non ha vinto Trump perché ha vinto meno di quanto i sondaggi dicevano che avrebbe vinto”, “no, non ha vinto Trump perché i repubblicani hanno scelto il governatore della Florida”.

Siamo arrivati al punto di leggere una Ansa che dichiarava che un “collaboratore” di Trump avrebbe telefonato alla CNN per informarli che Trump sarebbe stato “furioso”perché “aveva vinto poco”, non perché aveva “perso”.

Qualche giorno fa scrivevo su questo giornale un pezzo dal titolo "informazione, disinformazione e contro informazione", in queste ore stiamo avendo un fulgido esempio della distanza, spesso incolmabile, fra la “notizia” ed il “commento”.

Quale la notizia? A leggere quello che scrivono i media di tutto il mondo nei loro articoli, pressoché a senso unico globale, “ha vinto il partito repubblicano nelle elezioni di Midterm”, che è a guida Trump.

Poi vi sono i commenti……..

Le assemblee democratiche si “vincono” con un membro in più dell’avversario politico

Il resto è noia.

Con questo nuovo Congresso americano e con questo nuovo Senato, qualsiasi composizione essi avranno, l’inquilino della Casa Bianca dovrà confrontarsi e lo stesso ha già dichiarato che “collaborerà con la opposizione”, questo è il linguaggio che ha ritenuto di usare. Avrebbe dovuto meglio dire, dal mio punto di vista, che è pronto a prendere atto della nuova maggioranza nei rami del parlamento americano ed ha trovare con la stessa il dovuto equilibrio istituzionale. Sarebbe stato più chiaro per tutti.

Equilibrio che impatterà sugli Stati Uniti e, come è ovvio vista la rilevanza degli stessi, su tutte le nazioni nel mondo.

Nuovi equilibri e nuovi scenari si stanno aprendo, anche per la nostra martoriata Europa e la nostra amata Italia.

Sapranno coglierne le opportunità i governanti europei?

Questo, però, per i media nostrani non conta.

Parrebbe, infatti, che la “notizia” per lor signori sia esclusivamente “Trump ha vinto poco”.

In fondo, involontariamente, la vera notizia la hanno data.

Trump ha vinto, con questo nuovo scenario le cancellerie, e la NATO, dovranno fare i conti.

Ignoto Uno
10/11/2022
Informazione,
disinformazione,
contro informazione
e media moderni.
Amando le letture, ed essendo appassionato di storia, ho imparato come i paradigmi che definiscono i conflitti bellici si siano modificati nel tempo.

Al contrario la motivazione profonda che spinge alla guerra è costantemente la supremazia, in particolare quella economica, degli uni sugli altri.

Allo stesso tempo, assai frequentemente, le guerre vengono combattute in territori diversi da quelli dei reali contendenti e, ancor più frequentemente, i reali Stati contrapposti non sono quelli i cui eserciti si contrappongono nel conflitto.

Dalla comparsa della informazione moderna, soprattutto da quando la televisione e la radio sono entrate nella vita delle persone, ancor più oggi con il web, l’informazione, con le correlate disinformazioni e contro informazioni, è una delle principali armi nei conflitti.

In questo secolo la finanza ed il sistema mediatico sono divenuti arma strategica.

Questo costringe noi “cittadini semplici” ad uno sforzo supplementare se desideriamo arrivare ad avere una opinione terza alle strumentalizzazioni.

Mai come oggi, se si desidera essere liberi, è necessario mantenere alta la cultura del dubbio basata sulle domande Socratiche.

Pericoloso delegare incondizionatamente la ricerca a pochi che la divulgano, magari ponendosi come leader della “contro informazione”. Terminologia di origine militare e non legata alla divulgazione di “verità” ma utilizzata per indirizzare le popolazioni verso un obiettivo che interessa ad alcuni.

Purtroppo il famoso  “quinto potere”, fondante per la democrazia che prende origine sulla conoscenza condivisa nell’agorà, è, ovunque, anche nel nostro occidente, un tempo patria della libertà di opinione, oramai inesistente o quasi.

La famosa, e tanto indispensabile, “libera stampa” si è tramutata, nella stragrande maggioranza dei casi, in “stampa di partito” o di “potere”.

Fu Giovanni Falcone, magistrato ucciso insieme alla sua signora ed ai suoi fidi uomini di scorta, ad insegnare a noi “cittadini semplici” a “seguire il denaro” per comprendere la realtà. Ebbene chi di noi, nel leggere o sentire una notizia, conosce per davvero quali i fondi che permettono di produrre quella informazione?

Questo vale anche per questa testata e consiglio chi legge a verificare, nella risposta troverà le motivazioni che rendono questa testata libera e, conseguentemente, la mia decisione di accettare di scrivere su di essa.

Difficile trovare “informazione” libera nel occidente di oggi, ma cosa significa “informare”?

Informare significa “dare notizia”. La “notizia” è l’elemento fondante il potere dell’informazione. Non il “commento”.

La “notizia” è “vera” o “falsa”, quando è “verosimile” o “non data per intero” noi “cittadini semplici” e lettori siamo di fronte a “contro informazione”, qualsiasi sia il suo messaggio, fatto ancor più deontoligicamente grave di dare una notizia falsa.

Il tema della verità della notizia è il vero tema. Oggi la complessità del sistema socio politico economico rende sempre più arduo dare notizie “vere”.

Un mondo così “veloce” crea, anche eticamente, diversi “punti di vista”.

Per questo sarebbe indispensabile avere un sistema dei media terzi ed indipendenti. Media che dovrebbero avere esclusivamente editori non coinvolti in interessi economici in altri settori, i così detti azionisti “puri”.

Un sistema dei media così forte da poter essere realmente indipendente.

Così capace da essere libero.

Così scevro dalla ricerca del potere da essere, se stesso, il “potere”. Il potere della “verifica” del sistema democratico.

Purtroppo siamo circondati, come ci diceva un grande poeta quale fu Gaber, “servi del potere”. Di ogni “potere”. In alcuni casi “servi” del proprio “ego”.

Pochissimi gli uomini liberi nel mondo dell’informazione occidentale e noi “cittadini semplici” ne paghiamo duramente le conseguenze.

Questo ovunque, certamente in Italia.

Questo sia nel mondo dei media tradizionali che nei nuovi media.

Nei secondi la cultura dell’informazione “contro” all’informazione dei media “tradizionali” è altrettanto parte di una logica di potere quanto la più famosa del cosiddetto main stream.

Informazione, disinformazione e contro informazione dicevo.

Quelle che dichiarano “fake” ogni cosa che non piace, quella che non porta in luce le “notizie” quando pericolose alla “linea editoriale”, quella che manipola una “notizia” per farla sembrare l’opposto di quella che è, quella che ci vuol far credere che il bianco è nero ed il nero è bianco per indirizzare noi “cittadini semplici” nel parco dei buoi. Qualsiasi sia quella stalla.

Questo chiunque lo persegua sia del main stream che del contro informare.

Purtroppo una vera cultura del dubbio oggi ha pochi adepti. Molte le cause di questo. Certamente una è la scuola che, da molti anni, non porta le menti dei più giovani alla maieutica, anzi cerca di indirizzarle verso un pensiero unico. Certamente un’altra si può identificare nei media che, con sempre maggiore forza, conducono i lettori ed ascoltatori verso quella massificazione che tanto piace a chi controlla l’informazione.

Una idea di “potere” buio che intende etero dirigere e non aprire le menti alla conoscenza ed al dubbio. Qualsiasi sia il messaggio che porta, messaggio che, estremamente raramente, consegna a chi lo ascolta anche la sua antitesi.

Una idea di “quinto potere” non illuminato come dovrebbe essere quello di chi si sente veramente “servitore” del suo popolo, il fruitore della notizia.

Servitore, non padrone.

Negli Stati Uniti domani si voterà per le elezioni di Midterm e, questo il mio auspicio, vedrà la vittoria di chi ha contro il sistema globale dell‘informazione. Sembra, infatti, molto probabile che a vincere sia il “cattivone” come la stragrande parte dei media lo fa percepire.

Se questo avverrà sarà una magnifica notizia sia per chi si sente vicino al pensiero del Presidente Trump sia per i suoi antagonisti per la semplice ragione che questa vittoria sarà il segno lampante che il popolo americano ha scelto indipendentemente dalla pressione mediatica quasi per intero schierata contro al Presidente Trump ed ai suoi candidati.

Magnifico segnale di libertà, segnale che ci porterà tutti a ricordare come i popoli sono come l’acqua. I popoli, quando decidono di mettersi in movimento, nessuno riesce a fermarli, nemmeno i poteri più forti.

Questa è una bella notizia, chissà se la leggeremo?

Ignoto Uno
07/11/2022
Siamo pronti
per una nuova “Era”
che superi questo
Medioevo?
Nella storia dell’uomo il 9 novembre è una data che segna molti momenti importanti. Fra i tanti mi piace ricordarne tre.
È il 9 novembre 1906 il giorno che vide il grande Presidente Theodore Roosevelt compiere il primo viaggio all’estero di un presidente degli Stati Uniti d’America aprendo la sua nazione ad una visione politica sovranazionale pronta ad alleanze commerciali. Non casuale il fatto che si recò a visitare lo Stretto di Panama allora in costruzione. Stretto che fu, ai tempi, simbolo di cambiamento dei rapporti e dei traffici commerciali e, attraverso gli stessi, di un nuovo modo di sviluppare i rapporti politici. Metodo che trovò il suo culmine nel famoso Piano Marshall che fu alla base del benessere dell’Italia e dell’Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale.

Il 9 novembre è, anche, la data in cui, nel 1846, Papa Pio IX pubblicò l’Enciclica “Qui pluribus”. In essa spicca il ragionamento sul cosiddetto “indifferentismo”, azione che si caratterizza sulla “indifferenza” cioè sul non attribuire alcuna importanza ad un comportamento qualsiasi conseguenza esso causi, sul non prendere posizione e sul non attuare scelte volontarie di schieramento. Comportamento che tende esclusivamente a massimizzare il conseguimento di vantaggi personali e di beni materiali, senza curarsi di principi etici o religiosi.

Una delle letture principali e più moderne dell'indifferentismo in politica lo propose Piero Calamandrei. Egli fece notare come la Costituzione non può essere ritenuta “statica “, non può essere “un pezzo di carta”, ma la stessa richiede quotidiano “impegno, spirito di sacrificio, volontà di mantenerne le promesse, responsabilità di ognuno in quanto singolo”.

Calamandrei affermava che “una delle offese più gravi che si possono compiere nei confronti della Costituzione è l’indifferenza nella politica”.

Politica che, per Calamandrei, doveva essere “altruistica” e non “opportunistica”.

Il 9 novembre 1989, ancora, vedeva la fine di un’era. In quella data, infatti, cadeva il muro di Berlino e, di fatto, terminava la guerra fredda.

Tre momenti storici apparentemente così lontani ma che, se ben approfonditi rispetto al nostro quotidiano italiano, europeo ed occidentale tutto, dovrebbero portare tutti a riflettere trovando in essi degli elementi per il nostro ragionamento altamente simbolici e moderni.

Il 9 novembre 2022 potrebbe vedere terminare un’altra era. Con le elezioni di Midterm in Stati Uniti potrebbe, infatti, cadere lo strapotere finanziario, globalista e di coloro che reputano corretto ed etico “superare l’uomo”.

Questa “Era” sarebbe potuta terminare con le elezioni del ottobre 2020 americane ma, spontaneamente o meno, esse videro vincere il partito democratico americano e salire alla Casa Bianca Biden.

Oggi anche molti di coloro che senza mezzi termini si schierarono con Biden e demonizzarono il Presidente Trump si astengono dal auspicare che i candidati del primo possano vincere questa nuova tornata elettorale. Vi sono coloro, addirittura, che si dichiarano “pentiti” e si schierano con il presidente Trump ed i candidati dallo stesso appoggiati dichiarando che mai avrebbero pensato di poter arrivare a voler tenere questa posizione.

Le cause di questo vanno ricercate, questo penso io “cittadino semplice”, nel fatto che è oramai plastico nel mondo intero come la cultura “post umana” dei Biden, Hilary Clinton ed Obama con tutti I loro “adepti” nelle varie nazioni ed i loro “pupari” nel mondo della finanza e delle nuove tecnologie nei media abbia portato l’intero pianeta sull’orlo della guerra nucleare ed i cittadini occidentali verso una povertà inimmaginabile solo due anni fa.

Una cultura politica che, spesso basata sulla manipolazione della realtà attraverso i fedeli e sodali media tradizionali, ha devastato con scelte scellerate elementi cardine della vita occidentale quali la famiglia storicamente rappresentata, il desiderio di successo, il merito. In una sola parola la cultura del miglioramento sociale individuale attraverso il lavoro e la volontà di costruire un futuro migliore alla nuove generazioni. Esattamente l’opposto della cultura politica della “decrescita felice”.

Nella nostra amata Italia noi “cittadini semplici” dobbiamo vedere i nostri giovani che, senza alcuna bussola sul futuro, sopravvivono a se stessi. Ancor peggio siamo costretti a prendere atto che i migliori di loro, i più preparati o i più intraprendenti, alla ricerca di una vita migliore, lasciano la nostra Patria ed espatriano alla ricerca di un mondo che dia loro la possibilità di sognare.

Nella nostra amata Italia noi “cittadini semplici” non possiamo fare altro che prendere atto che la “giustizia” spesso non è libera e terza ma è politicizzata ed incapace di tutelare il proprio alto ruolo nel ricordo dei dettati della Costituzione italiana e di Montesquieu. Troppo spesso noi “cittadini semplici” siamo costretti a constatare come i magistrati veramente indipendenti dalla politica vengano anzi emarginati.

Nella nostra amata Italia noi “cittadini semplici” non possiamo che prendere atto di come la scuola e l’università siano, troppo spesso, etero diretti da una cultura che tende a manipolare le menti dei discenti e portare gli stessi verso la cultura della maieutica, unico vero strumento di crescita di un popolo. Una scuola ove molto spesso si reputa centrale parlare di “gender” ma si riducono di anno in anno i programmi scolastici sulle materie più significative dei singoli corsi di studio. Una scuola che marginalizza i docenti “all’antica” per dare spazio e potere agli adepti del pensiero “post umano”. Una scuola ove si arriva a pensare che si debba far provare agli adolescenti maschi il vestire femminile per aiutarli a comprendere se vogliano cambiare sesso, ma non si insegna loro la cultura del merito e del desiderio di salire nella scala sociale.

Nella nostra amata Italia noi “cittadini semplici” siamo costretti ad una burocrazia che reputa corretto vessare i cittadini per esempio impiegando molti mesi, nell’era della “velocità”, per rilasciare un documento quale un passaporto, una carta d’identità o una patente di guida e, contemporaneamente, pretende che il cittadino, sempre denominato “utente”, debba pagare con precisione certosina ogni nuovo balzello a lor signori venga in mente.

Nella nostra amata Italia noi “cittadini semplici” non possiamo far altro che prendere atto nel vedere un ex ministro del governo Draghi divenire “advisor”, almeno in sede governativa sarebbe bello usare l’italiano, del nuovo esecutivo Meloni ed occuparsi del costo per le famiglie e per le imprese del conto energetico, cosa che non fu capace di fare fino al giorno prima da ministro. Di questi giorni, infatti, la notizia che il costo della bolletta energetica su base annua aumenterà più del trecento per cento distruggendo il tessuto sociale della nostra patria.

La cultura e gli adepti del globalismo “post umano”, quelli che per un anno intero hanno fatto finta di non sapere che la guerra in Ucraina con il costo della bolletta elettrica non ha nessun elemento di contatto, mentre con la speculazione finanziaria compiuta sì, sono la causa profonda di questa Italia.

L’8 novembre con le elezioni di MIdterm americane è alle porte ed il 9 novembre in Italia sapremo se in Stati Uniti sarà tornata la cultura del umanesimo.

Se così dovesse essere, noi “cittadini semplici” non potremmo fare altro che sperare che il famoso detto “quando in USA una farfalla batte le ali in Europa arriva un uragano” sia vero ed avvenga presto.

Noi “cittadini semplici” non vediamo l’ora di tornare a sognare ed essere felici, non vediamo l’ora di tornare a pensare in grande per i nostri figli, non vediamo l’ora di ricuperare la nostra antica semplice quotidianità.

Il muro del post moderno il 9 novembre potrebbe, dovrebbe, essere caduto ed il mondo potrà riprendere un percorso di pace, le persone più semplici potranno tornare a sperare in una vita serena, ognuno di noi potrà tornare a credere in se stesso ed  ad avere il desiderio di costruire la propria famiglia. Noi “cittadini semplici” torneremo a credere all’individuo ma non più all’individualismo.

Questa è la speranza di tanti. Questo potrà veramente accadere e nulla potrà fare l’ex Presidente Obama che, senza mai aver sollecitato una Commissione d’Inchiesta sui brogli elettorali del 2020 in Stati Uniti, ritiene di aver diritto di dichiarare “cospirazionista” il Presidente Trump basando la sua certezza esclusivamente sulle “indagini con la palla di vetro” di Google e del marchio “fake” dato a chi ha opinioni diverse da quelle del suo principale azionista.

Ex Presidente Obama che esorta tutti gli americani ad andare a votare al fine di “evitare che i cospirazionisti possano mettere le mani sul potere a vari livelli”.

Io “cittadino semplice” se quel giorno vedrò superata la cultura proposta dal ex Presidente Obama, dal ex Segretario di Stato Hilary Clinton e dall’attuale inquilino della Casa Bianca ne sarò felice, spero anche voi che mi leggete.
Ignoto Uno
04/11/2022
Riflessioni sul 25 aprile
e sul dibattito in corso
Il 25 aprile rappresenta il termine della fase militare della Resistenza italiana e l’inizio di una fase politica dei suoi rappresentanti.

Era il 25 aprile 1945, infatti, allorquando il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, a Milano, proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dalle truppe naziste e fasciste. Il fine era di liberare il nord Italia dalle truppe naziste, in ritirata a causa della salita delle truppe alleate dal sud, prima che americani ed inglesi facessero il loro ingresso nei capoluoghi del nord.
Quel giorno venne emanato anche il decreto che «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano» stabiliva la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Mussolini, che tre giorni dopo venne raggiunto e fucilato.
Questo atto impedì alla storia di comprendere fino in fondo le dinamiche del periodo di governo fascista e le scelte di Mussolini. Certamente fu un errore, ad oggi ancora in molti si chiedono se a qualcuno questo errore fu utile compierlo.
Il 29 aprile fu firmata la resa a Caserta ed  il 2 maggio terminò il conflitto in Italia.
Il 2 giugno 1946, con il referendum fra monarchia e repubblica, nacque la Repubblica Italiana che si dette forma con la stesura della Costituzione.
Il 25 settembre 2022, per la prima volta da quei giorni, in Italia le urne hanno sancito che un partito di destra e con molti dirigenti provenienti da quel Movimento Sociale Italiano che rappresentò, nella prima repubblica italiana, l’esperienza che, pur se parlamentare e coerente alla Costituzione, ove è sancito essere illegale ricostituire il partito fascista, era la formazione più prossima ideologicamente al fascismo.
Da questo 25 settembre opinionisti e giornalisti, oltre a politici ed ad alte cariche dello Stato, fomentano una continua polemica sul “fascismo di ritorno”.
Chi con continui dibattiti, chi con dichiarazioni poco utili a evitare estenuanti dibattiti televisivi sul tema.
Ebbene, io “cittadino semplice”, reputo che al popolo italiano, composto da padri e madri, nonni e nonne, giovani ed anziani, partite iva e disoccupati, operai e semplici funzionari pubblici, questo tema non crea nessuna emozione.
Noi “cittadini semplici” guardiamo all’oggi, ai problemi di oggi e gradiremmo avere idee chiare sul futuro che il ceto dirigente tutto vuole costruire per l’Italia.
I dibattiti storici si facciano nelle sedi universitarie o nei circoli intellettuali.
L’Italia, illustri opinionisti, non è estremista, ne fascista ne comunista, l’Italia è spaventata dalla crisi economica, dalle bollette del gas ed elettriche, dalla difficoltà ad arrivare a fine mese, dall’agenzia delle entrate che va a colpire cittadini allo stremo anche per cento euro ma non riesce a ricuperare evasione fiscale dai grandi evasori.
L’Italia, illustri opinionisti, è sfinita dal vostro parlarvi addosso, dai tanti dibattiti televisivi e dai tanti editoriali che non raccontano delle tante notizie che si possono facilmente trovare sulla stampa internazionale.
L’Italia, illustri opinionisti, è attonita perché non riesce a darsi una ragione su come possa essere possibile che in un anno la Commissione Europea non abbia saputo evitare la speculazione sul costo dell’energia elettrica causando la chiusura di migliaia di attività industriali e commerciali e bollette del trecento per cento piu care alle famiglie.
L’Italia, illustri opinionisti, è stupita nel vedere il risibile risalto che i media dedicano alle tante attività giudiziarie in essere che vedono coinvolti personaggi politici europei ed italiani che parrebbe si siano arricchiti con il covid, i vaccini e le mascherine.
L’Italia, illustri opinionisti, con le elezioni del 25 settembre, data la pochezza della proposta politica, ha votato “contro”. Contro di voi e della vostra faziosità.
All’Italia, illustri opinionisti, a noi “cittadini semplici”, non interessa parlare di Mussolini e del fascismo, state sicuri noi non intendiamo perdere quel residuo spazio di libertà che ci viene ancora concesso tornando indietro nel tempo.
Noi siamo stanchi di essere controllati su tutto, tracciati su tutto, limitati nel poter esprimere la nostra opinione.
Si censurati banalmente perché non invitati se di opinione diversa a quella del potere se non per essere massacrati nella nuova agorà mediatica che sono i talk show televisivi dai nuovi picchiatori, diversamente fascisti, che sono alcuni “tutto opinionisti” onnipresenti negli stessi.
La nostra Italia vorrebbe vedere un quinto potere autonomo da poteri forti e dai leader di partito, trasversale e dotato di maieutica, libero e forte. Non vorrebbe vedere un nuovo Istituto Luce del terzo millennio.
Ecco di questo “nuovo fascismo” che imperversa da qualche anno siamo preoccupati, non del fatto che la seconda carica dello Stato ci informa con eccesso di anticipo che il prossimo 25 aprile non parteciperà alle manifestazioni in memoria di quel giorno.
Noi “cittadini semplici” saremo cultori della democrazia a prescindere, la democrazia futura che vorremmo tornare a vedere altrettanto ampia di quella che proprio in quel 25 aprile 1945 veniva prima sognata e poi costruita da personaggi quali De Gasperi e Pertini.
Oggi non la percepiamo così.
Ignoto Uno
01/11/2022
21 ottobre 2022,
giornata storica?
Il 21 ottobre 2022 verrà ricordato come il giorno in cui la Repubblica Italiana ha visto per la prima volta un Presidente del Consiglio donna.
Un fatto storico che vede salire a Palazzo Chigi la leader del partito della destra italiana.
Certamente un fatto positivo che spazza via, lo dobbiamo sperare, la trita immagine della donna in secondo piano rispetto all’uomo, del sesso debole, della donna vessata.
Altrettanto certamente è interessante vedere che la prima donna Presidente del Consiglio in Italia proviene da una cultura opposta a quella del pensiero dominante femminista.
Alla Presidente Meloni il compito di traghettare l’Italia verso una nuova stabilità sociale ed economica.
All’esecutivo presieduto dalla Presidente Meloni il compito di affrontare, in ritardo di almeno trenta anni e con una nazione che sta subendo una crisi economica pari a quella del tanto sempre ricordato ‘29, una congiuntura fra le più complesse della storia recente mondiale. Congiuntura che impone riforme.
Riforme che, questa volta, è auspicabile che siano strutturali, concrete, realmente di semplificazione ed efficentamento del sistema sociale ed economico della nazione.
Riforme quali quella della giustizia, ove è imprescindibile che la magistratura venga messa nella condizione di recuperare la credibilità persa.
Riforme quali quella della Pubblica Amministrazione che deve essere semplificata e riportata ad essere strumento di crescita del sistema Paese e non di mero controllo dello stesso. Pubblica Amministrazione ridondante e, troppo spesso, incomprensibile nelle sue azioni ed eccessivamente costosa.
Riforme quali quella fiscale e tributaria, l’Italia ha urgente necessità di semplificazioni e riduzione del peso del costo del sistema Stato sia sulle famiglie che sul sistema produttivo.
Riforma del sistema scolastico ed universitario, oggi estremamente autoreferenziale e senza alcuna standardizzazione del metodo di giudizio sul valore dell’apprendimento che la singola unità scolastica, ancor più universitaria, rilascia ai propri discenti. Sistema di studi troppo spesso non collegato alle richieste del sistema produttivo della nazione.
Ancor prima, però, di queste urgentissime riforme vi sono temi centrali quali la solidarietà ai più deboli in contrapposizione con la forte necessità di rimettere al centro la cultura del merito e del lavoro.
Infine, in questa fase storica ove l’Europa è stata colpita da una guerra che solo a parole tutti non vogliono, la Presidente Meloni ed il suo Esecutivo dovrà far comprendere agli italiani quale sia l’idea di Atlantismo, di Europa, di Nazioni Unite che questo nuovo Esecutivo vuole proporre.
La campagna elettorale, fortunatamente è finita, in essa vedemmo tanta demagogia e nulla di realmente interessante da approfondire nella comprensione.
La Presidente Meloni si presenterà ai due rami del Parlamento e presenterà il progetto del suo governo, quella allocuzione sarà il primo vero momento che ci permetterà di comprendere se il 21 ottobre 2022 è stato veramente un giorno storico per la nazione italiana.
Se noi “cittadini semplici” sentiremo un discorso alto in cui con chiarezza comprenderemo l’idea di che Italia avremo fra venti anni, se capiremo quale sia la posizione di questo Esecutivo in ordine alle nuove tecnologie ed ai rischi di una cultura post umana dominante, se avremo noi “cittadini semplici” la convinzione che l’Esecutivo appena formato saprà far tornare gli italiani alla serenità ed a pensare al futuro positivamente, se tutto questo avverrà noi “cittadini semplici” sapremo che il 21 ottobre 2022 è stata una giornata storica.
In caso contrario sapremo che il teatrino della politica continua a divaricare il rapporto fra gli italiani semplici e coloro che sono seduti nei palazzi del potere.
Senza preconcetti noi, “cittadini semplici”, aspettiamo di sentire, e poi vedere, concetti e fatti.
Quelli, e solo quelli, giudicheremo.
Ignoto Uno
23/10/2022
Primum vivere …..
Le speculazioni, non è il conflitto in Ucraina a causare l’incubo economico in cui oggi si trovano sia le famiglie che le imprese italiane, hanno portato una vera e propria rivoluzione dello stile di vita nella nostra nazione.
Nel chiedere che cosa di concreto abbia fatto la Commissione Europea ed il governo Draghi, sempre dagli opinionisti osannati,  per permettere agli europei tutti ed agli italiani in particolare di mantenere almeno costante la propria qualità di vita, non posso che constatare altro che il fatto che, in crescita da nove mesi, cinque milioni di italiani, il 10,7% dei contratti, non riescono a pagare le bollette di luce e gas a causa dell'aumento del prezzo dell'energia, un numero che nei prossimi mesi è destinato a crescere.
Ulteriori 3,3 milioni di italiani, infatti, hanno dichiarato che avranno difficoltà a far fronte alle prossime bollette.
Una situazione in costante peggioramento evidenziata anche dal fatto che due morosi su tre è la prima volta che nella loro vita si trovano nella necessità di non pagare una bolletta.
Una situazione inaccettabile che deve causare domande, e non certezze, sulle reali cause e sulle conseguenti soluzioni.
Una domanda mi sembra semplice e spontanea, quale la relazione fra il costo della bolletta energetica e la fonte della produzione dell’energia stessa? La risposta è assolutamente nessuna, dato che il prezzo per l’utilizzatore finale di energia si forma su un calcolo meramente finanziario e non come conseguenza del costo di produzione. Essendo questo vero il tema dell’energia pulita non impatta sul prezze al cliente come è solo una scusa la guerra in Ucraina rispetto al prezzo di vendita dell’energia elettrica prodotta da idroelettrico, eolico e da pannelli solari.
Queste speculazioni stanno fortemente favorendo i produttori di energia elettrica da rinnovabili e, al netto che un governo serio avrebbe dovuto da molto scindere il prezzo dell’energia elettrica da un calcolo finanziario e riportarlo nell’alveo di un prezzo tecnico collegato al costo di produzione, sarebbe interessante un approfondimento sui reali beneficiari di questa speculazione e se, nella stessa, si possano riscontrare ipotesi di reato.
Vorrei, nell’ambito di questo ragionamento, fare un passo oltreoceano e riportare i concetti che su un tweet ha voluto evidenziare il presidente Trump in ordine alle differenze fra il suo periodo di governo e oggi.
L’inflazione in Stati Uniti è passata  dal 1.4% al 8.3% il prezzo del gas da 2.39$ a 3.76$, i tassi di interesse sui mutui a trenta anni da 2.65% al 7.08%, i prezzi al largo consumo sono aumentati del 13.5%, questi alcuni degli indici che segnalano le conseguenze delle politiche statunitensi nei primi due anni della presidenza Biden. Conseguenze che, dopo aver così significativamente colpito la qualità della vita delle famiglie americane, arrivano causando ancor maggiore disagio in Europa ed in Italia.
Al costituendo governo italiano ci piacerebbe chiedere quali immediate azioni intenda attuare in discontinuità con il governo precedente la cui “lealtà” all’alleanza con l’attuale presidenza americana ha portato alla povertà un numero crescente di italiani come terribilmente evidenziato da quei cinque milioni di italiani che non possono, loro malgrado, pagare le bollette che ricevono.
La soluzione non può essere quella della dilazione dei pagamenti delle stesse, ne quella dei prestiti agevolati per poterle saldare, la soluzione deve, non può essere diversamente, essere strutturale e definitiva.
L’Italia deve occuparsi prima delle proprie famiglie, delle proprie imprese, del proprio benessere e questo con o senza la sempre presente per gli italiani Europa
“Vengono prima gli italiani” si diceva a destra nel nostro emiciclo parlamentare e nella recente campagna elettorale, ora si applichi con estrema urgenza questo concetto seguendo l’antica massima latina del “primum vivere deinde philosophari”,  è infatti tempo di concretezza e di maggiore aderenza agli aspetti pratici della vita degli italiani.
Ignoto Uno
18/10/2022
Elezione della
Seconda Carica dello Stato.
Come commentarle?
Primo giorno di scuola e squallore sempre in crescita.
La distanza fra cittadini ed istituzioni continua ad aumentare plasticamente.
Semplice evidenziarne la causa, noi “cittadini semplici”, abituati a vivere nella semplicità di chi mette la faccia su quel che fa, non possiamo accettare di vedere la seconda carica dello Stato essere eletto attraverso il voto determinante di franchi tiratori.
Come potremmo apprezzare tanto squallore noi che siamo impegnati con la concretezza del quotidiano? Come non chiedersi quali “scambi non dichiarabili” siano nascosti in questo comportamento?
Mai nella storia della Repubblica si è caduti così visibilmente in basso.
Il neo presidente del Senato, parlamentare di lungo corso e di destra post fascista, il senatore Ignazio La Russa, è stato eletto a Presidente del Senato, ricordo che è la seconda carica istituzionale dello Stato, con 17 voti di senatori che non reputano dignitoso dichiarare di averlo votato al punto da negare di averlo fatto.
I cosiddetti “franchi tiratori”. Persone che, su un argomento di così alta rilevanza istituzionale, non hanno la dignità di mettere la faccia sul proprio gesto.
Persone che votano su un tema di alto valore costituzionale e non sono “orgogliosi” del loro agire al punto da negare di averlo fatto.
Persone che, in questo agire, dimostrano di non conoscere il valore del “voto” in un sistema democratico.
Come volete voi, “cittadini semplici” come me, definire tale comportamento se non “squallido”?
Questo il primo atto di questa nuova legislatura.
Le cause di tanta pochezza?
Facile comprendere la “difficoltà” di dichiarare di aver votato per uno scranno di tanta rilevanza costituzionale, dopo aver puntato il dito sul “fascismo di ritorno” per tutta la campagna elettorale, chi, come immagini televisive hanno dimostrato frequentemente in questi mesi, è ancora uso fare il saluto romano schierato con altri a questo gesto ancora avvezzi.
Simboli antichi da un lato, ancora cronaca da un altro.
Simboli che sarebbe interessante comprendere quale reale e profondo significato hanno oggi rispetto a ieri
Simboli da studiare per comprendere un disagio più che per definire un percorso filosofico.
In ogni caso simboli illegali e da non usare ancor più se si è parte delle Istituzioni.
“Apologia del partito fascista” il reato che viene commesso nell’usarli nella nostra repubblica, ma nessun magistrato ha visto quelle immagini trasmesse in questi mesi dalle televisioni così dette del main stream.
Forse non le hanno viste nemmeno i senatori di opposizione di questa legislatura che urlano al “fascismo” tutti i giorni ma votano, probabilmente a propria insaputa, un signore, un senatore della Repubblica, che, almeno questo gli va riconosciuto, agisce pubblicamente e coerentemente a quello che pensa.
Noi, “cittadini semplici”, anche oggi, ci siamo alzati ed abbiamo iniziato la nostra giornata finalizzata a garantire serenità, per quanto ad ognuno di noi possibile, alle nostre famiglie.
Una cosa sola, però, la chiediamo a lor signori ed è quella di metterci la faccia e di non disturbarci più con parole che, almeno per loro, dal  primo giorno di scuola, si sono dimostrate vuote.
Ignoto Uno
14/10/2022
Diritti civili.
Per tutti o solo
per alcuni?
La storia dei diritti civili ha riguardato nei secoli molti temi.
Fra questi il ‘900 ha affrontato quelli della schiavitù, con la conseguente parità di diritti a prescindere del colore della pelle, e della parità delle donne con gli uomini.
Temi importantissimi e sacrosanti.
Temi che in questo secondo millennio, dal mio punto di vista, hanno preso una deriva violenta e non condivisibile.
Come si può accettare, infatti, la violenza del movimento dei Black Lives Matter in Stati Uniti? Violenza che arriva a ritenere giusto, tanto da farlo, la distruzione di simboli da loro avversi quali statue di personalità storiche quali Washington e Lincoln nelle città. Per non parlare del fatto che, per fortuna solo in un caso, nella capitale federale statunitense gli stessi Black Lives Matter hanno ritenuto di avere il diritto di abbattere una statua rappresentante Gesù Cristo.
Quale la logica che porta qualcuno a pensare di rappresentare il proprio disagio attraverso l’utilizzo della violenza sull’altro. In pratica si utilizza la violenza per contestare la violenza che si asserisce di subire.
Altro grande, ed importantissimo tema, quello dei diritti di parità delle donne.
Tema di parità che, voglio essere estremamente netto su questo, è centrale in una società che voglia crescere armonicamente.
Entrambi questi temi alti e fondanti vengono troppo spesso, sempre a mio umile parere, strumentalizzati e tramutati a simboli di una parte.
La libertà è comprensione di ogni punto di vista a cui segue una sintesi che rappresenta la mediazione fra gli stessi. In caso contrario diverrà sopraffazione, disagio che porta il sopraffatto a reazioni quasi sempre altrettanto errate ed eccessive.
In Stati Uniti le violenze e, in alcuni sporadici casi, gli eccessi di tutela delle azioni illegali di esponenti della comunità nera stanno creando sentimenti estremamente divisivi e pericolosi per la tenuta sociale stessa della nazione.
Richieste di “zone franche”, di “quote”, di “diritti a compensazione per il periodo abominevole della schiavitù” per la comunità nera stanno portando altre comunità e minoranze, per esempio quella dei nativi (i discendenti dei pellerossa), a forme di protesta contro i neri e finalizzate a richiedere gli stessi diritti compensativi.
Eccesso chiama sempre eccesso. Non è mai una soluzione, questo ci insegna la storia. Purtroppo nel mondo di oggi il pensiero di Giovan Battista Vico non è certo ritenuto centrale.
Egualmente temo di dover dire per la cultura, ed il relativo movimento, femminista. Movimento, questo io penso, oramai troppo partigiano, nel senso di schierato a prescindere da una parte. A prescindere soprattutto dai contenuti.
Come non stigmatizzare la sgradevole, sempre per chi vi scrive, differenza di comportamenti e di presa di posizione del movimento femminista allorquando vi era da attaccare l’amministrazione Trump comparata con il devastante, e veramente assai sgradevole, silenzio dello stesso movimento femminista mondiale in ordine al massacro delle donne talebane dopo la fuga dall’Afghanistan delle truppe USA voluta dal Presidente Biden?Egualmente come non stigmatizzare il silenzio dei movimenti femministi rispetto alle torture di massa in Cina delle donne della comunità degli Oiguri? Ancora come non rimanere delusi dal silenzio delle leaders del movimento femminista, comprese onnipresenti parlamentari italiane, in ordine agli odierni fatti contro le donne e contro la loro richiesta di libertà dal potere teocratico in Iran? Ricorda qualcuno le parlamentari di sinistra inginocchiate in parlamento?
Il femminismo è un movimento che gli storici tendono a suddividerlo in tre momenti.
Voglio dichiararlo in premessa, il femminismo è stato centrale nel miglioramento del sistema sociale occidentale. Non riconoscerlo e non ringraziarlo per questo sarebbe ridicolo.
I tre momenti distinguono diverse generazioni di donne che hanno combattuto “battaglie” a favore della emancipazione delle stesse.
La prima fu in Inghilterra e vide le “suffragette” esserne le protagoniste.
Le suffragette erano un comitato che, era il 1865, combattè per il diritto di voto alle donne. Diritto che, in Inghilterra, ottennero parzialmente nel 1918 quando il Parlamento inglese votò il diritto al voto alle mogli dei capifamiglia sopra i 30 anni e integralmente il 2 luglio del 1928. Solo in questo anno, infatti, tale diritto fu garantito a tutte le donne adulte del Regno Unito. in Italia questo oggi scontato diritto venne riconosciuto solo con il referendum sulla scelta fra monarchia e repubblica alla fine della seconda guerra mondiale.
Il secondo momento fu negli anni ‘60 del secolo scorso in Stati Uniti con il femminismo americano.
La seconda guerra mondiale cambiò totalmente il modo di vivere delle donne americane che sostituirono nel lavoro gli uomini al fronte.
Con il boom economico post bellico degli anni ‘60 le stesse donne non erano più disposte a rimanere tra le mura domestiche senza alcun tipo di ambizione personale. Le rivendicazioni riguardarono dal diritto al controllo della fertilità della donna, al diritto di abortire, oltre al diritto ad affrontare apertamente il tema dello stupro e della violenza domestica.
Il tema dell’immagine della donna proposta dai media e, in generale, dai mezzi di comunicazione di massa divenne centrale nel dibattito femminista di quel periodo.
Movimento che al tempo ritenne che delimitare il ruolo delle donne in quello della “padrona di casa” era svilire le loro potenzialità.
Allo stesso tempo il movimento ritenne che l’idea di una donna madre e limitata al lavoro domestico non poteva più essere quella veicolata dalla pubblicità che, al contrario, doveva essere strumento di cambiamento di una cultura più moderna e paritetica con l’uomo  per l’universo femminile. Iniziò un percorso di emancipazione della figura della donna. Percorso che, se ebbe come obiettivo quello di dare valore alla figura femminile portandola ad avere una posizione paritetica ed autonoma, a mio sempre umile parere, oggi, ha spesso ridotto la stessa figura femminile a quella di un oggetto.
Il terzo momento gli anni ‘80 e ‘90, in essi il femminismo, ormai movimento strutturato in tutto l’occidente, dopo aver ottenuto in diverse nazioni sia il voto che altri risultati su temi, che il movimento chiama “battaglie”, quali l’aborto ed il divorzio, lo stupro e le violenze domestiche, porta il proprio ragionamento sulla consapevolezza verso la sessualità in un’ottica di “rieducazione” della società.
La chiamarono “emancipazione sessuale” ove i diritti di genere e dei “transgender”, la discriminazione razziale e di classe, il diritto al lavoro, le politiche di aiuto alla maternità presero piede.
Temi di contenuto, meno, dal mio punto di vista, le soluzioni spesso proposte, soprattutto in Italia, ancor più soprattutto sulle politiche a supporto della maternità.
Negli ultimi anni la tutela delle minoranze o il tentativo di riequilibrio di alcune situazioni sociali ha portato la politica, spesso inadeguata in occidente e prona alle lobby, a normare invece che ad educare su questi temi.
Il risultato è stato quello di veder produrre da parte del legislatore norme che prestabilivano “quote”.
La madre di tutte le “quote” è quella delle “quote rosa”, cioè del definire che si debbano obbligatoriamente assumere o dare incarichi per “quota” anche al gentil sesso.
Oggi vediamo, sul precedente di una norma meramente basato su percentuali, nascere analoghe richieste da altre lobby. Da quella degli omosessuali a quelle degli extracomunitari regolari.
In futuro, dovesse passare questo principio, vedremo che le stesse lobby si divideranno ulteriormente.
Permettetemi un paradosso per spiegare la deriva che io temo che dovremo vedere assai presto nel nostro occidente.
Da questa cultura opportunistica, basata su diritti profondi da tutelare, rischieremo di vedere, ricordo voglio fare un esempio a paradossò, la lobby delle “bionde naturali” chiedere quote autonome da quella generale dato che in Italia le “bionde naturali” sono una netta minoranza delle donne. Vedremo i cittadini italiani di origine tunisina, è ovviamente solo un banale esempio casuale, chiedere quote autonome  da quelle generali per gli extracomunitari divenuti cittadini italiani. Vedremo le varie categorie “gender”, scusatemi la franchezza ad alcuni certamente indigesta ma voglio dichiarare che queste clusterizzazioni di mera origine di marketing del privato delle persone mi fa letteralmente schifo, chiedere “quote” autonome partendo dal principio che se le “donne” hanno diritti anche gli altri “gruppi” debbano averne di pari.
Questo porterà a sistemi socio politico economico centrifughi e non inclusivi, la storia ci insegna che la fine di quei percorsi è sempre un totalitarismo repressivo dei diritti.
Io, “cittadino semplice”, avezzo allo studio e poco propenso alle urla di gruppo per darsi ragione da soli, sono fortemente convinto che sia la cultura, e non la norma, a far crescere i sistemi sociali.
Cultura alta e basata sulla maieutica e sulla condivisione di soluzioni fra portatori di idee, valori, interessi opposti. In pratica sulla politica della mediazione.
Ecco, appunto, questo alto valore, la capacità di mediare, mi porta ad affrontare uno dei temi più spinosi in assoluto nel mondo divisivo di oggi.
Il tema della tutela della vita ed il conseguente tema dell’aborto.
Ragionerò sul tema dell’eutanasia in un prossimo futuro dopo che avrò terminato una serie di incontri con personalità e scienziati di diverse culture che mi permettano di avere una visione completa di su un tema così ultimativo. Reputo, infatti, che sia molto più costruttivo ascoltare e comprendere che prendere la parola allorquando non si è approfondito con la miglior completezza possibile temi di questa complessità.
Diritto alla vita ho appena scritto.
Tema dall’ampiezza assoluta.
Diritto alla qualità della vita.
Diritto a decidere della propria vita.
Diritto a costruirsi la propria vita.
Diritto di nascere.
Ogni diritto ha il suo opposto dovere, ma di doveri si sente parlare assai meno.
Allora provo a guardare il tema dell’aborto.
Alcuni la legge sull’aborto la definiscono “una battaglia vinta”, o anche “una conquista”.
Parole divisive e, questa la mia opinione, inopportune ed autolesioniste.
Vorrei che chi mi onora di leggermi si soffermasse sul fatto che una “battaglia” non rappresenta che un passaggio in una “guerra” e non la parola “fine”. Altrettanto la parola “conquista” può prevedere una successiva parola “ritirata”, in alcuni casi “disfatta dovuta ad una controffensiva”.
Poco saggio, dal mio umile punto di vista di “cittadino semplice”, basare la crescita culturale di un sistema sociale complesso su queste categorie.
Il diritto all’autodeterminazione sulla gravidanza di una donna esclude il diritto alla vita del nascituro in grembo. Questo secondo, infatti, non viene tutelato nel suo diritto di nascere.
A dire il vero non viene tutelato nemmeno il ruolo del padre, certamente meno impegnativo, ma comunque indispensabile alla procreazione.
Ancora, per esempio in Italia ove i demografi stanno rappresentando fortissime preoccupazioni sulla decrescita, non sono presi in considerazione gli interessi sociali di lungo periodo della civiltà italiana.
Il diritto a non volere un bambino è sacrosanto, meno il dichiarare che detto diritto abbia una sola soluzione (quella dell’aborto) e non diverse soluzioni che siano da verificare prima di quella di ultima istanza che è l’aborto.
Lo Stato deve tutelare anche il diritto alla vita del nascituro garantendo, concretamente e non ipocritamente, soluzioni alternative alla gestante che non vuole diventare mamma.
Parlare in questi termini oggi porta i cultori di una visione diversa a definirti come un “estremista cattolico”, nulla di più lontano da me, oppure un “fascista”, sconsiglio a definirmi tale ho già querelato altri che lo hanno fatto, provenendo da una cultura ben diversa da quella post Hegheliana. Io sono solamente un uomo libero che ragiona basandosi sui propri valori e sulla logica.
Molto più banalmente, o molto più elevatamente, desidero proporre a chi legge una idea della mediazione alta come strumento della gestione del sistema sociale ove nessuno ritenga che la strada della “battaglia” e della “conquista” sia una strada percorribile e che, soprattutto, chi la intende percorre comprenda che la vittoria di una battaglia non esclude la “controffensiva” di chi ha perso la stessa.
La vita sociale sarebbe opportuno non interpretarla come una battaglia ma come una crescita condivisa e rispettosa di ogni diritto, non solo quello di uno degli attori in campo. Questa la mia opinione di umile “cittadino semplice”.
Vivremo tutti più felici.
Ignoto Uno
03/10/2022
Io sono Italiano
Per quel nulla che vale desidero esprimere la mia solidarietà alla Presidente Meloni che, oggi, viene attaccata dalla stampa spagnola su una storia riguardante il padre, e solo il padre, di 27 anni fa.
“Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere” fu scritta nel 1906 da Evelyn Beatrice Hall in 'The Friends of Voltaire' con lo pseudonimo di S. G. Tallentyre ed erroneamente attribuita a Voltaire stesso che, in realtà, non la disse mai.
Palesemente la testata non vola così alto da comprendere l’alto valore democratico di questo magnifico aforisma.
Non ho mai votato per FDI, ma intendo esprimere la mia più totale solidarietà alla Presidente Meloni per l’ignobile bassezza che ha subito oggi. Bassezza che la ha colpita esclusivamente perché esponente di una cultura non allineata al potere mediatico dominante nel nostro Occidente globalizzato.
Infatti, pur se nella Bibbia (Deuteronomio 24,16 e Ezechiele 18,20) si sostiene che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli, il quotidiano spagnolo “Diario de Mallorca” ha voluto offendere l’integrità morale e politica della Presidente Meloni portando alle cronache la storia del padre.
Era il 1995 quando Francesco Meloni, padre della Presidente,  venne fermato nel porto di Maó, a Minorca, con 1.500 chili di hashish su una barca a vela.
Ne conseguì una condannato a 9 anni.
Al netto del fatto che il padre della leader di FDI aveva abbandonato la famiglia allorquando la figlia aveva un anno e la stessa ha recentemente spiegato di aver voluto rompere definitivamente i rapporti col genitore ad appena 11 anni, non posso che esprimere il mio disgusto per questo killeraggio di puro stampo fascista.
Ignoto Uno
30/09/2022
Dal “essere umano”
al “post umano”
Permettetemi aprire con una dichiarazione di principio: io sono brutalmente contrario ad una cultura basata sul transumanesimo nella sua più recente accezione.
Aborro anche solo l’idea del “post umano”. Cerco la scienza come strumento di miglioramento della vita, ma una scienza equilibrata nel suo agire che abbia dei limiti basati sull’etica. Una scienza strumento e non fine.
Provo a spiegare il mio punto di vista partendo da un tentativo di comprensione sia dell’origine  storica del concetto di “transumanesimo” che dell’attuale visione del pensiero transumano.
Oggi i cultori del transumanesimo  sono arrivati a ritenere che possa essere interessante affrontare il ragionamento del “post umano”, ritenendolo un miglioramento del “umano”
Fatto che li rende a me “disumani”, come può un essere umano negare se stesso cercando di annichilirsi attraverso il divenire niente più che un corpo antropomorfo che trasporta un apparato tecnologico?
Il significato del termine "transumanesimo" fu delineato, già nel 1957. Fu Julian Huxley che vide la possibilità che l’uomo rimanesse  “umano” ma trascendesse se stesso incrementando le sue potenzialità umane con “nuove potenzialità” per la sua “natura umana”. Iniziando un percorso logico che ha portato all’aberrazione di poter pensare che l’essere umano possa superare la “natura umana” per passare ad una natura “tecnologica”, il “post umano” appunto.
Sir Julian Sorell Huxley, nato in Gran Bretagna nel 1887, era un biologo genetista e, certamente, fu uno scienziato che, vedendo lo sviluppo tecnologico con gli occhi di un giovane scienziato degli inizi del ‘900, trovava nell’interazione fra la “tecnologia” e il “corpo umano” una “emancipazione” dell'umanità.
Umanità che poteva decidere di assumere consapevolmente il compito di guidare il generale processo evolutivo dell’uomo.
L’uomo rimaneva per lui il centro dell’umanità.
Sir Huxley interpretava questo come un elemento di accelerazione della possibilità di raggiungere traguardi sociali. Il suo pensiero era, ancora, di un mondo tecnologico al servizio dell’essere umano. Non il contrario.
Fu, negli anni ottanta del secolo scorso, che il transumanesimo, in particolar modo negli Stati Uniti, cambiò significato, si orientò verso l’individuo fino ad acquisire la definizione proposta da Max More che concepì il transumanesimo come “una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana”.
Il Transumanesimo differisce dall’umanesimo, reputa infatti di poter riconoscere, anticipare ed indirizzare, anche in modo radicale, l’evoluzione del essere umano, nella diretta persona dell’uomo, anche con cambiamenti e alterazioni nella natura intrinseca dell’essere umano.
Ritiene di avere il diritto etico di intervenire sulle vite degli esseri umani a prescindere dal libero arbitrio degli stessi.
Pensa che la vita, ed il conseguente modello sociale, sia il risultato del progresso nelle varie scienze e tecnologie e della interazione delle stesse con il corpo e la mente umana.
Vita come “risultato del progresso della scienza”, non vita come punto centrale dell’essere umano.
Questo, dal mio punto di vista, è aberrante.
Aberrante è, infatti, quanto si spinge a proporre Robin Hanson allorquando dichiara di interpretare l’evoluzione dell’essere umano come una interazione fra uomo e macchina ove la seconda determina i comportamenti del primo al punto che lo stesso Hanson dichiara che “Il Transumanesimo è l'idea secondo cui le nuove tecnologie cambieranno il mondo a tal punto che i nostri discendenti non saranno più per molti aspetti “umani””
Il cofondatore di Google,Lerry Page, vuole fornirci degli esempi del “post umano” e li identifica nell'eliminazione dell'invecchiamento e nel potenziamento delle capacità intellettuali e fisiche.
Io, ancora fieramente essere umano, ricordo a me stesso la bellezza di un uomo anziano che, proprio per la sua fierezza di esserlo ed apparire tale, è di insegnamento al giovane.
Io, ancor più fieramente, riporto alla mia memoria il ruolo degli anziani nei modelli sociali più evoluti.
Io, con forza, voglio ricordare la grandiosità della figura del nonno che è maestro di vita del nipote.
Idea centrale del transumanesimo è quella di "evoluzione autodiretta" vale a dire pretendere che l'intelligenza umana, addirittura la macchina, possa sostituire la logica naturale.
Questo è il percorso di chi reputa la “globalità massificata” più importante del “singolo”. Una globalità che riduce l’essere umano ad oggetto, a monade etero diretta attraverso una “macchina” che dal corpo governa l’uomo.
Io, “cittadino semplice”, amante delle tecnologie e dello sviluppo attraverso la ricerca, chiedo al governo che verrà di tutelare la centralità dell’uomo, anche permettendo allo stesso di comprendere che la morte non è altro che una, l’unica, certezza perché l’essere umano ha il dovere di evolversi, migliorare la propria esistenza, ma ha, anche, il dovere di rispettarsi accettando la propria natura umana.
La “macchina” deve rimanere una “macchina”, il mistero della vita deve rimanere la bussola della nostra evoluzione.
Ignoto Uno
30/09/2022
Al governo che verrà
Le recenti previsioni Istat sul futuro demografico in Italia segnalano un drammatico trend di decrescita della popolazione.
L’Istat, infatti, prevede una riduzione in dieci anni di un milione e trecentomila italiani.
Questo il dato che definisce meglio di qualsiasi altro la profonda crisi in cui versa il paese.
Da 59,2 milioni del 1 gennaio 2021, se non cambieranno le scelte politiche in questa nostra amata Italia a favore delle famiglie, nel 2030 la popolazione italiana potrebbe ridursi a 57,9 milioni. Popolazione di cittadini italiani il cui mix fra “nuovi italiani” e persone con “antiche origini italiane” vedrà i primi in rapida crescita percentuale rispetto ai secondi, con una rischiosa ed indesiderata, almeno da chi scrive, rapida perdita dell’identità nazionale.
Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa 3 a 2 nel 2021 a circa 1 a 1 nel 2050.  Fatto che definisce una popolazione formata in gran parte di anziani.
Entro dieci anni in 4 Comuni su 5 è atteso un calo di popolazione, e il rapporto aumenta a 9 su 10 nel caso delle zone rurali.
L’Istat prevede che entro il 2041 le coppie con figli saranno una su quattro, di cui un significativo numero non “storicamente italiane”.
Allo stesso tempo, negli ultimi 18 anni, si deve prendere atto che gli imprenditori nella nostra  amata patria hanno deciso in gran numero di passare la mano. È infinito, infatti, l’elenco di aziende cedute a gruppi stranieri.
La bassa competitività del sistema economico ha causato un vero e proprio depauperamento della ricchezza produttiva della nazione. Di questo, anche di questo, sono colpevoli tutti coloro che hanno governato la nostra amata Italia in questa catastrofica seconda repubblica.
Elemento assolutamente centrale è la non credibilità della nostra giustizia. Sistema giudiziario che non vede i tanti esponenti onesti ed istituzionali dello stesso trovare il coraggio di affrontare i pochi, ma potenti, esponenti politicizzati e corrotti. Sistema della giustizia che viene percepito come non efficiente.
È impossibile non notare come in Italia si possa vedere un numero di magistrati passare alla politica assolutamente anomalo rispetto ad ogni altro paese democratico occidentale.
Cosa dire, poi, del sistema burocratico italiano se non che è ridondante ed autoreferenziale. Una burocrazia portata a produrre esclusivamente norme finalizzate ad aumentare il potere di controllo sui processi da parte di questa casta. Una burocrazia che noi “cittadini semplici” percepiamo come in gran parte corrotta e limitante della capacità di crescere del paese.
Come non leggere questo triste elenco di “doglianze” in parallelo al rapporto della Fondazione Visentini - Luiss 2021 presentato lo scorso marzo?
Rapporto che evidenzia che tre giovani italiani su dieci si dichiarano intenzionati a lasciare l’Italia per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro da un’altra parte.
Gli stessi dichiarano che in Italia non sono soddisfacenti ne le prospettive professionali, con le conseguenti possibilità di raggiungere una reale autonomia finanziaria, ne quelle di carriera, soprattutto per le ragazze, con evidenti conseguenze sulla possibilità di costituire nuovi nuclei familiari stabili che possano mantenere, attraverso il lavoro, un benessere in linea con le aspettative di un giovane occidentale di oggi. A fronte di questo vediamo alcuni “tromboni del potere” definire i nostri giovani “bamboccioni”!
Permettetemi di notare come i dati demografici forniti da ISTAT trovino assoluta coerenza con queste informazioni.
Tornando, però, ai nostri giovani dobbiamo prendere atto che i primi, e più convinti, a voler lasciare il Paese sono i cosiddetti “cervelli”, cioè i nostri giovani più preparati.
Dato confermato dalle analisi del Rapporto Migrantes sugli “Italiani nel mondo” che denota come, solo nel 2019, furono più di 50 mila i giovani cittadini italiani che hanno lasciato definitamente la loro patria.
Nel decennio 2009-2018, secondo il Rapporto annuale 2019 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, sono stati 250mila, oltre ad ulteriori 50mila per motivi di studio.
Inoltre, nel guardare con maggior dettaglio questi dati, si evidenzia che il trend delle “fughe” non è stato costante negli anni, bensì ha denotato un aumento del 33% negli ultimi cinque.
Una perdita di capitale umano ma anche di capitale sociale impressionante, se si considera che a partire sono, mediamente, i più intraprendenti, ambiziosi, determinati, animati da un forte spirito d’innovazione e di voglia di scoperta.
L’industria del made in Italy, che nel contempo è pressoché passata tutta in mani straniere, a causa di questo e di un sistema scolastico sempre meno qualificato, non riesce a trovare, l’informazione è nell’ultimo recentissimo rapporto della Fondazione Altagamma, 346 mila giovani con le competenze necessarie a ricoprire i ruoli scoperti nelle aziende.
Facile notare come il combinato composto di salari netti insufficienti a permettere un futuro a questi giovani e prospettive del Paese sempre peggiori, oltre a modelli scolastici anche essi inadeguati ed autoreferenziali, siano la causa di questa debacle.
Tutti i settori che rappresentano questo problema. Moda, design, arredamento, nautica, automotive e alimentare i più in difficoltà a trovare le professionalità richieste, addirittura il 50% dei profili tecnici. In generale non vengono coperti il 40% dei posti che sia l’industria che i servizi mettono sul mercato del lavoro. Con buona pace del mantra che la nostra amata Italia è una della nazioni in cui si vive meglio e che la nostra scuola e la nostra università sono fra le migliori del mondo.
Se il nostro ceto politico non cambierà passo molto velocemente, passando per esempio ad ascoltare gli “scomodi” piuttosto che i “yes man”, il futuro, con la crescente “fuga dei cervelli”, non potrà che essere sempre peggiore.
Lo dicono i dati, quelli che non sono stati affrontati da nessun partito durante la appena conclusa campagna elettorale.
A coloro che saranno chiamati a governare, pro tempore, tutti noi “cittadini semplici” sottolineo un dato che fa riflettere.
Gli italiani iscritti al AIRE sono aumentati del 82% dal 2006 ad oggi e che, fonte l’Ufficio Centrale di Statistica del Ministero dell’Interno con dati aggiornati all’inizio del 2020, su quasi 5,5 milioni di residenti all’estero, 3.223.486 persone sono componenti di un nucleo familiare che ha deciso di lasciare il nostro paese con i figli al seguito.
Solo al fine di far ragionare su quanto sta accadendo, dobbiamo anche notare come siano aumentati del 158.1% i nati all’estero da cittadini AIRE e del 42,7% le iscrizioni all’Anagrafe con la motivazione “espatrio”.
Una Italia che sta morendo quella che emerge da tutto questo.
Io “cittadino semplice” lo consegno a chi ci governerà, augurando loro buon lavoro e chiedendo loro un impressionante cambio di passo.
Noi “cittadini semplici” siamo esausti dalle promesse irrealizzabili e dalle parole vuote.
Noi “cittadini semplici” siamo esausti di sentir parlare di grandi temi e di non vedere nessuno che si occupi di questi aspetti drammaticamente concreti per il futuro della nostra amata Patria.
Ai nuovi governanti chiediamo cento giorni di stravolgenti novità. In politica economica, fiscale, sociale, estera.
Chiediamo chiarezza.
Chiediamo poche parole e molti fatti.
Esattamente il contrario di quanto visto fino ad oggi.
Ignoto Uno
26/09/2022
Un caso di
burocrazia italiana
Motorizzazione civile italiana, via Laurentina a Roma, ore 10.30 del 22 settembre due giovani ventenni entrano in un salone con sei sportelli aperti e solo cinque utenti presenti, prendono un numero, aspettano di essere convocati ad uno sportello, al loro turno provano a chiedere alcune informazioni su come si può conseguire la patente di guida.
La risposta ha del paradossale: le informazioni le forniamo allo sportello solo il lunedì, mercoledì e venerdì, dovete tornare domani o cercarle su internet.
Non credo che servano commenti.
Io, “cittadino semplice”, mi chiedo perché non si riesca a fare esami per prendere una patente senza passare per una scuola guida.
Mi chiedo perché lo Stato sbatta i suoi cittadini verso il privato per poi urlare la “centralità del servizio pubblico”.
Mi chiedo perché questa nostra amata Italia abbia un servizio pubblico RAI così scadente e senza cultura, mi chiedo perché la sanità pubblica non abbia standard e, spesso, sbatta i malati disperati verso la sanità privata, mi chiedo perché si parli tanto di diritto allo studio e di centralità della scuola pubblica e, poi, si debba prendere atto che appena ci si allontana un po’ dai capoluoghi non si abbiano reali possibilità di scelta sul percorso di studi che il giovane desideri seguire appena finita la scuola media, mi chiedo perché gli asili nido pubblici sono così insufficienti e molto più fruibili da parte degli extracomunitari piuttosto che dai bambini italiani a prescindere dal reddito delle famiglie.
Io, “cittadino semplice”, mi chiedo quando questa dittatura della burocrazia lascerà spazio ad una Italia concreta e leale con i propri cittadini ……. non sudditi.
Oggi si vota ….. io protesterò nell’urna vergando “Non nel mio nome”, ma andrò all’urna perché sono un cittadino e non un suddito.
Ignoto Uno
25/09/2022
E se il 25 partorisse
un nulla di nuovo?
Un governo tecnico
per esempio.
Con una legge elettorale scritta ad arte per impedire la governabilità, a cui si unisce un ceto dirigente politico inadeguato alle difficoltà della nazione, cosa potrà produrre il 25 settembre?
Da Vescovo di Roma, il Santo Padre ha voluto esprimere, durante il suo volo di rientro dalla visita in Kazakistan, la sua opinione sulla campagna elettorale italiana e, neanche tanto fra le righe, ha ritenuto di far comprendere al ceto politico italiano ed ai cattolici il suo disagio.
“Oggi essere politico è una strada difficile. Dico essere un grande politico, un politico di quelli che si mettono in gioco per i valori della patria, per i grandi valori. Non che si mette in gioco per interessi, la ‘poltrona’ o per altro” un messaggio chiaro, vorrei dire adamantino.
“Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello, che non aiuta niente, anzi tira giù lo Stato, lo impoverisce” parole, anche queste, assai pesanti da leggere fra le righe più che sulle righe. In ogni caso veri e propri macigni.
Infine la frase che da la chiave di lettura del suo pensiero “All’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Venti. Non so spiegarlo. Non condanno, né critico. Non so spiegarlo, semplicemente”.
Il Santo Padre non può fare altro che lanciare messaggi in puro stile “gesuitico”, noi “cittadini semplici” possiamo dire la nostra in modo più chiaro e, senza voler divenire irriverenti, dare almeno una parte delle risposte che il Santo Padre non trova.
La principale delle risposte noi “cittadini semplici” la troviamo nel ceto politico inadeguato che esprime la nostra povera Patria. Un ceto politico molto attento al proprio personale potere e assai distratto a risolvere i pesanti temi di inefficienza e di mancanza di etica presenti nella nazione.
Vi è, poi, l’ancora più grave tema del costante lavoro svolto dai e sui media per annullare negli italiani il desiderio dell’approfondimento e del dubbio. Un lavoro di annichilamento della capacità di pensare che, almeno in parte a sua insaputa, riguarda la scuola e l’università. Un lavoro iniziato forse più di trenta anni fa.
Ancora, un ceto dirigente pubblico sempre più autoreferenziale e succube all’appartenenza ad ambienti politici.
Forse, però, la motivazione più importante del triste momento socio politico ed economico che gli italiani si trovano costretti a vivere è la mancanza di nette divisioni fra i poteri che bilanciano la democrazia in Italia, fra queste la sempre più percepibile magistratura militante che, in alcuni casi, piega il diritto ad interessi di parte senza tutelare gli alti interessi del popolo Italiano.
Pochi uomini dello Stato, in tutte le istituzioni, che rovinano il lavoro di tantissimi e fedeli servitori dello Stato presenti in tutte le istituzioni.
Una Italia che deve sopportare e convivere con un sistema autoreferenziale e corrotto in ogni suo elemento. Istituzioni, media, sistema politico, burocratico, delle grandi imprese. Sistema inadeguato sia sul piano delle competenze che dell’etica.
Certamente anche noi “cittadini semplici” siamo responsabili di questa situazione italiana. Siamo noi che accettiamo supinamente ogni scelta di questo ceto dirigente. Spesso ne diciamo tutto il male possibile ma, quasi tutti noi, siamo pronti a renderci proni al sistema pur di non avere “problemi”.
Un egoismo di quasi tutti che non comprende che, così facendo, siamo noi ad essere il problema. Chi di noi può dire che la sua qualità di vita non è peggiorata negli ultimi dieci anni? Chi di noi può dichiarare con convinzione che il futuro dei propri figli sarà migliore del proprio?
Il sistema Italia siamo noi, conseguentemente se l’Italia non funziona la colpa è in primis nostra, del nostro egoismo.
Aver supinamente accettato una legge elettorale che garantisce ad un numero limitatissimo di italiani di “nominare” i nostri rappresentanti in parlamento è la principale causa dello sfacelo italiano di oggi.
Il non aver difeso la supremazia della politica sulle lobby è l’errore che il popolo italiano ha compiuto ed oggi porta noi “cittadini semplici” a lamentarci della pochezza di questa campagna elettorale.
Non difendemmo il nostro diritto ad avere un vero ruolo attivo nelle scelte su chi deve rappresentarci nelle istituzioni, ma oggi ci lamentiamo se la politica ci prende letteralmente in giro con slogan che sono oltre il livello del demenziale e, in molti casi, porta in parlamento persone inadeguate a rappresentarci.
Siamo noi “cittadini semplici” che abbiamo loro permesso di trattarci come bambini stupidi.
Lo abbiamo voluto noi.
Cosa accadrà dal 25 settembre nella politica italiana?
Vincerà FDI della Meloni? Cosa vuole dire vincere? Vuole dire avere più voti degli altri partiti? No, dovrebbe voler dire essere in condizione di governare nel rispetto di quanto promesso agli elettori.
Potrà farlo? Quasi sicuramente no.
Viviamo una campagna elettorale basata su un modello di repubblica bipartitica mentre, nella realtà, abbiamo due coalizioni composte da più partiti che il giorno dopo le elezioni potrebbero prendere strade diverse per seguire le proprie convenienze.
Se questo avverrà, ovviamente, i leader dei partiti lo ammanteranno di frasi tipo “il paese lo vuole”, “la nazione è in pericolo”, “l’Europa ci chiede coesione”, “la situazione economica non permette di tornare a votare”. Frasi che solo la politica italiana in tutta Europa ha il coraggio di dire ai propri cittadini. D’altronde noi “cittadini semplici” permettiamo loro di farlo.
La colpa è nostra, loro fanno esclusivamente il loro gioco. Il gioco del potere. Il gioco dei “loro” interessi, non degli interessi della nazione.
Se, però, l’unico gioco dopo il 25 settembre sarà quello del potere, a chi converrà governare prendendosi sulle proprie spalle il compito di scegliere in questa situazione socio economica?
Probabilmente a nessuno. Ed allora, se quel piccolo partitino di centro dovesse poter garantire qualche maggioranza “tecnica” vedremo nascere un nuovo salvatore della Patria. Un nuovo, o vecchio, tecnico a cui delegare il compito di metterci la faccia.
Giochetto antico della politica italiana, gestire il potere con una foglia di fico davanti a proteggere la loro immagine.
Che triste che sarebbe questo scenario!!!!
Per questo chi non vorrebbe andare a votare, dovrebbe andare all’urna ed annullare la scheda.
Questo è l’unico modo vero per esprimere il disagio per questi, eventuali, “giochetti della politica” nostrana.
Chi volesse rimanere a casa il 25 settembre, ragioni sulla opportunità di andare nell’urna e annullare la scheda scrivendo “Non nel mio nome”, dovessimo essere in tanti il sistema paese capirà che è arrivato il momento di fare qualcosa di serio per la nostra nazione, per la nostra amata Italia.
Qualcosa che permetta ai nostri figli di essere orgogliosi di essere italiani
Qualcosa che permetta all’Italia di tornare grande, tornare ad avere la capacità di sognare e progettare.
Ignoto Uno
23/09/2022
Democrazie
versus
Autocrazie
La parola “Democrazia” è una fra quelle che richiama emozioni più forti.
Molto spesso usata, in alcuni casi abusata, dai politici occidentali, può essere definita in vari modi ma io, “cittadino semplice”, desidero richiamarla alla mia memoria come la “forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti”.
Coniugata in questi termini, mi chiedo se essa sia esattamente confacente a rappresentare il modello sociale italiano che forma il suo ceto parlamentare attraverso l’attuale legge elettorale, il tristemente noto “rosatellum”.
Potremmo, forse, ritenere che la nostra amata Italia, oggi, ha una forma di costituzione del potere esecutivo oligarchica? Probabilmente no, ma potremmo inventare, in fondo va tanto di moda coniugare neologismi, una nuova categoria, potremmo definirla “semi oligarchica”.
“Sistema politico caratterizzato dalla concentrazione del potere effettivo nelle mani di pochi che, nella maggior parte dei casi opera pressoché esclusivamente a proprio vantaggio senza tener conto degli interessi più complessivi del sistema socio politico economico che governa” questa è la definizione di oligarchia che mi sembra più efficace.
In essa il passaggio chiave è quello di “potere effettivo” che si distacca da quello di “potere formale”. Potremmo parlare di “potere sostanziale”.
Io, “cittadino semplice”, non la trovo poi così lontana questa definizione rispetto alla situazione di fatto che molti di noi percepiamo nella nostra amata Italia ed in Europa.
Ho utilizzato il concetto di “semi oligarchia” solamente perché sono palesi coloro che nei partiti decidono chi entrerà in Parlamento. Parlamentari che sono veri e propri nominati.
Sarà, poi, vero che sono proprio i vari Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta, Calenda - Renzi, Bonino e Fratoianni, finanche i vari Paragone e Toscano ad essere i veri decisori finali della composizione delle liste nei loro partiti politici?
Possiamo temere che tutti loro, o parte di loro, abbiano forti pressioni invisibili e non dichiarabili nella composizione di dette liste.
In questi giorni si è parlato tanto di “fondi russi”, siamo così certi che, nel caso siano veramente stati erogati, questi siano gli unici? Niente da altre superpotenze?
Niente da certi famosi poteri finanziari assai forti e presenti?
Possibile che questi poteri, usualmente assai pervicaci nella vita socio economico politica italiana, non abbiano “consigliato” nessuno? A nessun partito?
I politici occidentali tutti, in questo mondo moderno, incapaci di dare serenità e futuro ai propri popoli, da tempo, si sono lanciati nella creazione di nuove definizioni.
Alcune vanno più di moda di altre nel nostro occidente.
“Autarchia” quella che va nella nostra Europa per la maggiore.
Su di essa mi sono voluto soffermare andandone a ricercare la definizione ed ho trovato che in filosofia è il “principio fondamentale dell'etica cinica e stoica, consistente nell'autosufficienza spirituale del sapiente che deve ‘bastare a sé stesso’ per risentire il meno possibile del bisogno delle cose e del mondo”, in economia è la “condizione di un paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero”.
Modelli di studio sui sistemi economici autarchici li possiamo trovare nel pensiero tedesco dei primi dell’Ottocento, Fichte fra i più noti.
Politiche autarchiche si imposero negli imperi centrali durante la Prima Guerra Mondiale. Negli anni ‘30 del secolo scorso tendenze autarchiche furono forti con l’affermarsi di governi totalitari ed il diffondersi di modelli di economia pianificata.
Nazismo, fascismo e comunismo stalinista ne adottarono il pensiero.
Alla base dell’autarchia vi è il principio dell’autosufficienza.
Certamente gli esempi storici recenti europei portano all’uso di questi principi da parte di totalitarismi ed i totalitarismi, di destra e di sinistra, non sono mai accettabili da noi “cittadini semplici”.
A New York alla platea della 57ma edizione dell'Annual Awards Dinner della 'Appeal of Conscience Foundation, fondazione che gli sta conferendo il premio di “Statista dell’Anno”, Mario Draghi ha ripetuto il suo credo “Evitare le ambiguità, le autocrazie sfruttano le esitazioni".
Il premio di Statista dell’Anno è un riconoscimento assai importante, in cosa abbia eccelso in modo così superiore alla media durante questo anno il Premier italiano non mi è molto chiaro, certamente lo possiamo interpretare come un “premio alla carriera”, sicuramente importantissima quella di Mario Draghi, ma, usualmente, questi premi si conferiscono al termine della stessa e, nel caso del Premier, non sembrerebbe essere questo l’auspicio degli stessi estensori dell’onorificenza.
L’intervento di Draghi è stato, infatti, preceduto da un messaggio del Presidente Statunitense Joe Biden che lo ringrazia per la sua "leadership" e per la "voce potente" che ha avuto nella promozione dei diritti umani, a cui hanno fatto  seguito le parole di Henry Kissinger che, parlando del premier italiano, ha detto che “Il suo coraggio e la sua visione faranno sì che resterà con noi a lungo".
Draghi, nel suo intervento, ha parlato di “nuova guerra fredda”, di “polarizzazione” e ha dichiarato che “sarà il modo in cui trattiamo con le autocrazie che definirà la nostra capacità di plasmare il futuro" terminando, infine, con il declinare alcuni ideali “chiari ed espliciti” sui valori fondanti le nostre società. Cioè il suo modello di Stati Uniti ed Europa.
La fede nella democrazia e nello Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale.  Questi i cardini della democrazia secondo il presidente Draghi.
Io, “cittadino semplice”, però, nel vedere declinati questi importanti valori, mi ritrovo con il forte disagio di non sentire di vivere in un occidente che, oltre a parlare, fino troppo, di questi valori, li applica in primis con coloro che sono i più diretti interessati, intendo dire i cittadini membri di questa nostra amata Italia.
Dove la “democrazia” in Italia oggi? Democrazia che prende origine da un reale esercizio di delega da parte del popolo che può scegliere rappresentanti liberamente eletti e non nominati “oligarchicamente”.
Abbiamo visto questo in questa tornata elettorale in Italia?
Certamente no!
Proprio per questo noi “cittadini semplici” ci sentiamo governati da una “autocrazia” che condanna le “autocrazia” altrui.
Un tempo vi era un famoso detto “il bue che dice ……”.
Ebbene, se qualcuno si ritrova in questa mia analisi, egli non potrà che convenire che il non presentarsi alle urne autorizza questa imposizione dall’alto, solamente l’espressione del voto attraverso l’annullamento della scheda può, infatti, definire la volontà di vedere rispettata la democrazia attraverso l’andare alle urne e, contemporaneamente, il disagio per un momento che, nel puntare il dito contro le “autoarchie”, non può più accettare queste “oligarchie autartiche” camuffate.
Ignoto Uno
21/09/2022
“Not in my name”
andiamo a scrivere
nell’urna
“Not in my name” è uno slogan di protesta che nella storia recente è stato usato più volte.
Nel 2015, dopo i drammatici attentati di Parigi del ISIS, le comunità islamiche lo urlarono in tutte le piazze europee ed italiane per prendere le distanze da chi dichiarava di uccidere in nome della loro fede.
“Sconfiggiamo il cancro del terrorismo" questo il motivo del loro scendere in piazza. Insieme cristiani, ebrei e mussulmani, tutti cittadini con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
“Non nel mio nome” un concetto che rappresenta un sentimento di disagio, di presa di distanza, di protesta rispetto a cosa sta succedendo.
Che cosa è il voto in una elezione democratica se non dichiarare la propria adesione al principio intrinsecò della democrazia rappresentativa e, in seconda battuta, al pensiero politico di un determinato partito?
Mai come in questa tornata elettorale italiana sentiamo tutti un forte sconcerto per la pochezza dei contenuti dei programmi dei singoli partiti che sono presenti in campo.
Parole vuote, slogan urlati che non hanno nessun collegamento con la profondità della crisi in Italia, niente di profondo, serio e qualificato.
Per commentare questa fase della politica italiana sarebbe appropriato usare una famosa frase del grande Paolo Villaggio ma l’argomento, la nostra democrazia, mi impedisce quel linguaggio, mi impedisce di trasformare questa tragedia culturale in farsa.
Mi limiterò ad esprimere il mio profondissimo disagio. Avendo una certa consuetudine con la lettura e con gli argomenti approfonditi seriamente, quello che vedo e sento mi annoia e preoccupa.
Noi, “cittadini semplici”, dal mio punto di vista, abbiamo il dovere di esprimere concretamente questo disagio.
In democrazia il “pensiero”, anche il “disagio”, si esprime con il voto.
Voto che rappresenta il più alto momento democratico.
L’articolo 48 della Costituzione italiana definisce i caratteri del voto nel nostro sistema democratico.
In primo luogo afferma che il voto è un dovere civico ed è definito personale, eguale, libero e segreto.
il voto non può essere delegato, ecco cosa significa personale.
Non andare a votare è una forma di “delega” agli altri.
il voto di un singolo è uguale ed ha lo stesso valore di quello degli altri. Non vi sono quindi distinzioni e deve essere espresso liberamente e direttamente.
Per questo mi rivolgo ai “cittadini semplici” come me chiedendo loro di non perseguire il percorso della protesta attraverso l’astensione ma di presentarsi all’urna ed annullare la scheda scrivendo “non nel mio nome”.
Questo gesto civico renderà plastico il nostro disagio.
La nostra amata Italia merita un momento di impegno silenzioso e gandiano da parte di tutti noi.
Ignoto Uno
19/09/2022
“Chi di voi è senza peccato
scagli la prima pietra”
A partire dal 2014, l’anno dell’occupazione della Crimea, la Russia ha trasferito oltre 300 milioni di dollari a partiti e dirigenti politici stranieri di oltre una ventina di Paesi europei e non.
Solo per riderci un po’, noto che sarebbero 1.875.000 euro all’anno a singola nazione, soldi che si sarebbero divisi certamente in più di uno. Fosse vero significherebbe che almeno venti Stati fra Europa, Africa ed Asia del Sud hanno dei dirigenti che si vendono per un tozzo di pane.
Torniamo seri.
Il fine ovvio è influenzare l’opinione pubblica a proprio favore.
A rivelarlo è stato un alto funzionario statunitense mentre il Dipartimento di Stato rendeva noto un documento inviato dal segretario di Stato, Antony Blinken , a numerose ambasciate e consolati USA all’estero.
Il funzionario dichiarava anche che queste sarebbero «cifre minime» rispetto a quelle investite complessivamente da Mosca e che gli Stati coinvolti sono in Europa, Africa e Asia del sud.
Contemporaneamente il presidente del Copasir, l’esponente di FDI Adolfo Urso, casualmente proprio da Washington DC, dichiarava che “ad oggi non esistono notizie del coinvolgimento di partiti o politici italiani”.
Affermazione immediatamente smentita dal quotidiano La Repubblica che sostiene che una sua fonte, funzionario della Segreteria di Stato USA, ovviamente anonima, avrebbe dichiarato che il nostro paese comparirebbe nel dossier, anche se non sono noti i nomi delle sigle politiche o di esponenti politici coinvolti
Da “cittadino semplice”, fortemente sostenitore del Patto Atlantico, mi chiedo se questa sgradevole situazione faccia emergere esclusivamente “interferenze” russe nella politica italiana o, anche se non soprattutto, “interferenze a pugno di ferro nel guanto di velluto” dell’amministrazione americana in carica rispetto alle prossime elezioni politiche italiane ed a non dichiarati dirigenti politici italiani.
Questo “dire ma non dire” non è la cifra di una nazione, gli Stati Uniti, che vogliono guidare la “libertà” e la “democrazia” nel mondo
Chi sa “parli”, non “lasci intendere”! Porti prove al suo puntare il dito, faccia chiarezza e permetta ai cittadini elettori di poter decidere in consapevolezza.
Qualsiasi altro comportamento ha un profilo più consono a chi negli anni cinquanta era leader in quella little Italy narrata da Puzo piuttosto che della più antica democrazia nel mondo.
Noi “cittadini semplici” italiani esigiamo nomi e prove, non accettiamo frasi oblique.
Noi “cittadini semplici” vediamo da sempre l’Italia al centro di intrighi internazionali ove tutte le super potenze sono state coinvolte.
Da Sigonella a Gladio, da Mitrokin ai finanziamenti sovietici all’allora PCI. Dal mai dimenticato e chiarito terrorismo rosso al mai dimenticato e chiarito terrorismo nero ed alle tante stragi sempre commemorate e mai comprese fino in fondo.
Il popolo italiano merita più rispetto in questa già noiosa e scadente campagna elettorale.
Lo merita dalle nazioni alleate ma ancor più dai politici italiani con ruoli istituzionali.
Se il ministro degli Esteri italiano, Di Maio, ed il presidente del Copasir, Urso, hanno informazioni certe le rendano pubbliche nella loro totalità, se sono segreti di stato avrebbero dovuto tacere nella loro integrità ed affrontare il grave tema nella sede opportuna segretata, il Copasir.
Infine, preso atto di questa ulteriore carenza di comportamenti da statisti nel nostro triste Occidente di oggi, permettetemi di rasserenare politici ed opinionisti nostrani, non lasciatevi prendere dal “panico”, i “cittadini semplici” italiani percepiscono corruzione di ogni tipo e colore, da corruttori interni e stranieri, per ogni fine, in ogni elemento del sistema socio politico economico Italiano.
Credetemi o voi che siete classe dirigente, l’Italia, la nostra amata Patria, non è poi così fessacchiotta.
L’Italia vive e rinascerà anche se deve convivere con tutta questa finzione, questo ceto dirigente politico ed intellettuale che fa finta di essere “vergine”.
Avete mai letto Pirandello o Tommasi di Lampedusa?
Noi sì e ci annoiate un po’ ….. forse troppo.
Ignoto Uno
16/09/2022
2001 - 2020  - 2022
e se ci fosse un filo
fra loro?
Erano le 14.45 italiane del 11 settembre 2001, un martedì, quando le agenzie giornalistiche iniziarono a battere la notizia che un aereo di linea si era abbattuto su un grattacielo di New York.
Ero nel mio ufficio, accesi la televisione, tutte le reti stavano trasmettendo edizioni straordinarie che mandavano in onda quelle indimenticabili immagini di quel primo impatto.
Ne seguirono altri tre, sempre aerei di linea che si abbattevano contro obiettivi civili e militari.
Vi furono 2.977 persone che persero la vita. I terroristi suicidi furono 19. I feriti furono oltre 6.000.
Furono colpite le torri del World Trade Center ed il Pentagono, un aereo cadde nel nulla in Pennsylvania.
Fu Al Qaida. Lo dissero subito tutti.
Gli Stat Uniti reagiranno con la guerra in Afghanistan che vide la presenza dei soldati americani fino a quest’anno.
In ventuno anni l’occidente a guida USA non riuscirono praticamente a cambiare nulla in quella terra visto che, oggi, l’Afghanistan è tornato esattamente nella stessa condizione di quel tempo.
Al Qaida nacque nel 1979 durante l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’allora Unione Sovietica, una delle tante che quel paese subì. Fu Osama bin Laden che, arrivato in Afghanistan dalla filo statunitense Arabia Saudita, la creò con il fine di assoldare mujaheddin stranieri per resistere all’invasione sovietica. Mai dichiaratamente chiaro chi lo finanziò, certamente non fu il Cremlino ed al tempo la Cina non era pronta ad agire sullo scenario globale.
Nel 1989 i russi si ritirarono ma Al-Qaida non si sciolse, si trasformò in una "forza di intervento rapido" del Jihad contro i nemici del mondo islamico.
Con la guida di Ayman al Zawahiri, ucciso con un missile lanciato da un drone USA a Kabul il 31 luglio scorso, mai fu più evidente come quel giorno che nulla era in Afghanistan durante l’occupazione occidentale del paese, Osama bin Laden si radicalizzò ed intimò, era il 1998, ai soldati americani di lasciare il territorio dell'Arabia Saudita.
Da quel momento fino alla presidenza Trump in Stati Uniti molti gli attentati in Europa compiuti da Al-Qaida, molti i morti, molti i feriti ma, certamente molte di più le domande che, sin da quel 11 settembre 2001 non hanno mai trovato risposte.
Già al tempo chi provava ad alzare il dito veniva tacciato di “complottista”, sin da quel tempo chi provava a dimostrare che certe ricostruzioni non potevano essere credibili veniva disintegrato come “propagatore di fake” ed azzittito.
Io “cittadino semplice” non sono un ingegnere aereo spaziale, ma ne frequento, nel tempo, soprattutto dopo aver frequentato a lungo Washington DC, ho chiesto loro come fosse possibile che un aereo passeggeri di linea volasse a volo radente, pochi metri da terra, tanto da colpire una facciata del Pentagono. Risposta sempre uguale: impossibile manca la portanza.
Io “cittadino semplice” che ho avuto a lungo ruoli importanti in compagnie aeree ho chiesto ai comandanti dei voli di linea delle stesse compagnie come potesse un principiante al volo fare quella virata che permise al primo aereo di schiantarsi perfettamente sulla prima torre. Risposta sempre la stessa: manualmente era impossibile, anche loro piloti esperti non avrebbero potuto.
Io “cittadino semplice”, nel rivedere ogni anno le immagini di quella devastante tragedia, mi sono sempre chiesto se fosse stata solo fortuna che un cameraman professionista fosse nel posto giusto, e così attento, tanto da riprendere le immagini, con una perfetta angolazione, sia dell’ avvicinamento che dello schianto, di quel primo aereo su quella prima torre quel giorno. Immagini che modificarono totalmente il futuro del mondo intero.
Tante altre sono le domande che un “cittadino semplice” come me si pone ancora oggi nel rivedere quelle immagini e nel constatare come la vita di tanti fu modificata quel giorno.
Oggi studio gli Stati Uniti di questa era Biden, così strana, così diversa, così basata su valori imposti dall’alto.
Studio questi Stati Uniti che corrono verso delle elezioni di “mezzo termine” che segneranno un momento di non ritorno per il popolo americano e non solo.
Studio questi Stati Uniti e mi accorgo che gli italiani vivono con “noia” le proprie elezioni politiche di settembre e con “apprensione” quelle degli Stati Uniti.
“Apprensione” che tocca sia coloro che credono nelle politiche di Biden e temono che sia “azzoppato”, sia coloro che credono che il “vero Presidente” sia Trump e vedono in questo momento elettorale statunitense l’inizio della “riconquista della verità”.
Io “cittadino semplice” guardo questo mondo, oggi che ha appena chiuso un ciclo storico durato settanta anni, e mi chiedo se quei momenti e questi non abbiano un filo rosso nascosto che li unisce.
Io “cittadino semplice” che crede nella cultura illuministica della democrazia mi chiedo, e chiedo, se non sia arrivato il momento che le tante domande che non hanno mai avuto alcuna risposta in questo nostro travagliato occidente abbiano risposte comprensibili, credibili e chiare.
Io “cittadino semplice” penso a tutto questo e porto alla mia memoria le parole di quel immenso poeta che si chiamava Giorgio Gaber in quel suo testo postumo intitolato “Se ci fosse un uomo” ove chiedeva “Se ci fosse un uomo. Un uomo nuovo e forte.
Forte nel guardare sorridente la sua oscura realtà del presente”
Un uomo forte di una “tendenza senza nome se non quella di umana elevazione” …. di una rinascita improvvisa.
Un “uomo “generoso e forte” capace di “odiare l’arroganza”, Gaber pensava che un uomo con queste caratteristiche ci avrebbe potuti portare fuori dal “medioevo” in cui l’occidente sta vivendo e che, un uomo sì fatto, potrebbe traghettarci in un nuovo rinascimento pieno di luce.
Speriamo che questo uomo possa emergere in questo buio e che, non è possibile arrivare ad un nuovo rinascimento senza passare per la verità, dia a noi “cittadini semplici”  le risposte a quelle domande che scaturiscono nel ricordare quella tragedia di quel 11 settembre per iniziare, e ci conducano in quel coacervo di “stranezze” che sono il “COVID”, la “guerra in Ucraina” e quel 2020 così centrale nella campagna elettorale statunitense di oggi.
Un uomo che ci conduca alla verità per poter, dopo e solo dopo, girare pagina ed entrare in un nuovo rinascimento dell’occidente tutto.
Ignoto Uno
11/09/2022
Anche nel lutto si possono
riconoscere le differenze
In un momento storico estremamente complesso, in un momento storico senza certezze, in un momento storico ove i popoli tutti non hanno più punti di riferimento globali certi, in questo momento è mancata Sua Maestà la Regina Elisabetta II.
Il suo regno è durato 70 anni, aveva solo 26 anni quando la storia la chiamò a regnare sul suo popolo.
Ha regnato fino all’ultimo istante, solo 48 ore fa nominava Liz Truss nuovo premier britannico, la terza donna premier in Gran Bretagna.
Ha conosciuto 7 Papi, 15 Primi Ministri del Regno Unito, 14 Presidenti degli Stati Uniti.
Tutto il mondo oggi la ricorda.
Tante sfumature, chiari e scuri, nel suo regno. Momenti che hanno condizionato la vita di tanti, non sempre positivamente.
Oggi, però, è stata scritta una pagina di storia e, in questi momenti, si comprendono le differenze.
Una mi ha colpito più di altre.
Forte la differenza del cordoglio espresso fra il presidente Biden e il presidente Trump
Il primo con un linguaggio irrituale per un presidente degli Stati Uniti, una nazione che ha in “The God we trust” il suo simbolo.
Il presidente Trump con una rituale, e non banale, affermazione del suo cordoglio. “Our thoughts and pray” dichiara Trump, frase tradizionale ed appropriata per un presidente statunitense.
Diversa, diciamo innovativa, quella del presidente Biden.
Due Americhe diverse anche in questo.
Io “cittadino semplice” credo fortemente che, in certi momenti, si debbano rispettare le tradizioni.
Quelle che oggi qualcuno vuole spazzare via.
Stato, chiesa, famiglia, ecco i valori che hanno permesso alle generazioni che ci hanno preceduto di avere il benessere che noi “cittadini semplici” di oggi stiamo perdendo.
La Regina Elisabetta, amata da alcuni e detestata da altri, era un simbolo del nostro mondo e la presidenza Biden, del cattolico Biden, non avrebbe dovuto dimenticarsi di “pregare” per lei.
Perché? È semplice, questa è la tradizione del presidente degli Stati Uniti nell’ esprimere il cordoglio del popolo americano.
Ignoto Uno
09/09/2022
Un consiglio al governo
dei migliori di oggi
e di domani
A causa dei devastanti errori nelle scelte di politica energetica che, negli ultimi trenta anni, tutti i partiti italiani e l’Unione Europea hanno compiuto, oggi, e per i prossimi anni, gli italiani dovranno affrontare e gestire, come ci dice l’attuale governo, “razionamenti drastici” a partire da gennaio. Diciamolo chiaro la causa di questa catastrofe è chi ha gestito l’Italia in questa seconda repubblica, per cui proprio di tutti, e non di quel cattivone di Putin che fa esclusivamente i suoi interessi senza fare sconti a chi si dichiara suo nemico.
La guerra è guerra si usava dire, oggi la guerra si fa a colpi di sanzioni e di reazioni alle sanzioni e chi porta un popolo in questa nuova forma di guerra dovrebbe prima predisporsi alla battaglia. In caso contrario fa la parte del famoso Benito e degli altrettanto famoso carri armati che lo seguivano di manifestazione in manifestazione. Poi la guerra è finita come è finita.
Oggi il cattivone nuovo, all’anagrafe Putin, in attesa del ritorno del cattivone per antonomasia, all’anagrafe Trump, ci dice che il suo gas non lo vedremo più fino a quando vi saranno le sanzioni contro il suo popolo. In questo un democratico antico vuole vedere un segnale di trattativa, una richiesta di una nuova Reykjavík, ma le trattative si aprono riconoscendosi reciprocamente e, almeno per ora, questa è una chimera.
Quale lo scenario per la nostra amata Italia. Ecco alcuni elementi di ulteriore analisi. Il gas proveniente dalla Libia rischia di non arrivare più a causa della situazione di tensione interna in quella nazione. Nazione ove storicamente la Russia è molto presente. Il gas Algerino viene fornito all’Italia da una azienda ove Gazprom è socio di maggioranza. Come abbiamo già scritto dalla Russia il gas parrebbe non arrivare più, il gas nord Atlantico ha prezzi che mettono il sistema socio economico italiano sul lastrico o fuori mercato.
Vi ricordate la decrescita felice di Grilliana memoria?
Ebbene, oggi, per sopravvivere, l’Europa ci dice di consumare il 15% di gas in meno rispetto ai consumi medi pre Covid.
Come raggiungere questo drammatico obiettivo impattando il meno possibile su famiglie ed imprese?
C’è chi parla del gas in Adriatico per ridurre questa necessità di tagliare i consumi, peccato che qualche professore, che ovviamente non viene mai portato in televisione e fatto parlare, dice che, soprattutto nel alto Adriatico, i rischi di una estrazione massiva sia pericolosa per la pianura padana e che, in ogni caso, ve ne è veramente poco di gas la sotto. Io non so dove sia la verità, conseguentemente pongo alcune domande su questo tema ai partiti in campagna elettorale.
Quanti metri cubi standard di gas ci sono in Adriatico da estrarre?
In che misura risolvono i problemi italiani di politica energetica? Per quanto tempo li risolvono?
Il tema, infatti, è acquistare tempo per costruire quelle infrastrutture che ci permetteranno di ricuperare la competitività sui costi energetici.
Fatto che non passa di certo per i rigassificatori nel lungo periodo dato che i costi di produzione di energia attraverso questo percorso metterebbero fuori mercato le aziende italiane. Ovviamente la killer solution non sono di certo i pannelli solari sui tetti di tutte le case degli italiani, anche se farebbero certo parte di un mix che potrebbe portare la soluzione necessaria alla nazione.
Ed, allora, qualche suggestione a chi governa per gestire, almeno in piccola parte, il tema tattico del taglio dei consumi in attesa di soluzioni che ci portino fuori da questa situazione che, secondo un “cittadino semplice”, era facilmente prevedibile, ma che il ceto politico italiano ed europeo allorquando decisero di porre sanzioni contro “Putin” (non contro la “Federazioni Russa”, lo diceva Biden che parlava di facilitare un colpo di stato in Russia), era molto facilmente prevedibile. Situazione che, credo sia doveroso riportarlo alla nostra memoria di “cittadini semplici”, nessuno dei politici italiani, oggi in campagna elettorale, vide 180 giorni fa quando ci portarono in questa guerra non dichiarata contro “Putin”.
Secondo il fisico inglese David JC MacKay i treni ad alta velocità che viaggiano a pieno carico consumano 3 kWh per 100 persone chilometrò.
Questo significa che consumano per trasportare 100 persone per un chilometro quanto sarebbe necessario per fare tre lavatrici.
La distanza fra Roma e Milano, solo per fare un esempio, è di 571 chilometri ed un treno di ultima generazione può trasportare mille passeggeri. Questo significa che un treno su questa tratta a pieno carico necessità per il suo movimento di 17.310 KWh
Oggi quanti sono i treni su tratte nazionali o interregionali che viaggiano con tassi di riempimento significativamente inferiori al 50%? Empiricamente mi sembra di poter dire molti.
Forse, lo dico sommessamente e da “cittadino semplice”, al fine di tagliare il fabbisogno di gas del 15% in base annua, questa potrebbe essere una ipotesi di lavoro.
Accorpare e ridurre il numero dei treni in movimento sulle stesse tratte, razionalizzare. In queste ore il governo francese ha chiesto alle sue ferrovie di fare un esercizio in tal senso. Ovviamente lo Stato dovrà impedire che questo faccia schizzare in alto i prezzi incrementando la inflazione.
Perché non viene fatto? Forse perché causerebbe esuberi e, salvo che per il gruppo NTV, sarebbero esuberi nel pubblico, più difficili da gestire?
Il governo potrebbe scegliere questo metodo come potrebbe favorire le imprese azzerando, o riducendo molto significativamente, gli oneri fiscali sul lavoro invece di dare cassa integrazione senza costi alle imprese. Costi che finirebbero nella fiscalità generale.
Tagliare drasticamente gli oneri sulla bolletta e gli oneri sul costo del lavoro permetterebbe, questo io credo, agli imprenditori di continuare a produrre e mantenere le quote di mercato e permetterebbe ai lavoratori ed alle famiglie di non ridurre la propria capacità di spesa e mantenere una capacità di consumo della famiglia con impatto sulla funzione dei consumi. Ovviamente queste sono minori entrate, chissà se questa “guerra non guerra” costringerà i partiti a tagliare costi inutili dello Stato e le conseguenti clientele?
Certamente, qualsiasi scelta il governo attuale o futuro vorrà fare, lo Stato dovrebbe impedire le speculazioni sui prezzi, cioè fare quello che oggi non ha voluto o saputo fare.
Ignoto Uno
07/09/2022
Cosa imparare
dalla
crisi energetica
Circa sei mesi fa ha avuto inizio il conflitto fra Russia ed Ucraina.
Palesemente una guerra fra Occidente e Federazione Russa in terra di Ucraina.
I parlamentari di tutti i partiti italiani in quel periodo dichiaravano, tronfi ed a petto in fuori, che se gli Stati europei avessero smesso di acquistare il gas dalla Federazione Russa, la stessa sarebbe fallita in poche settimane.
Nessun politologo, economista, analista, giornalista reagiva con un minimo di dubbio a questa “marziana” affermazione.
Nessuno di loro poneva ai politici nostrani domande su quanto pesasse percentualmente il flusso proveniente dal gasdotto del Tarvisio sul totale del fabbisogno energetico nazionale. In quei giorni andava ancora di moda dichiarare che pannelli solari e pale eoliche avrebbero sostituito il gas russo. Ilarità dette in libertà mediatica che nessuno confutava.
Quanto fossero “marziane” quelle posizioni lo possiamo comprendere molto bene oggi, 180 giorni dopo, con il costo del gas a 339 euro megawatt/ora.
Oggi i partiti italiani tutti, all’unisono, fanno le vergini e si stracciano le vesti nel prendere atto che il costo della bolletta energetica per le famiglie e le imprese in questi mesi si è triplicato, che a causa di questo quasi 15 milioni di italiani su 60 milioni hanno raggiunto la posizione di “povertà tecnica”, che  sempre a causa di questo le imprese non riescono a continuare a produrre.
La Confcommercio prevede nel mese di settembre la chiusura di altre 120 mila attività commerciali con ulteriori 370 mila posti di lavoro persi, vi sono poi gli artigiani e le industrie.
Sono passati sei mesi ed il panico regna sovrano in Italia, non in Russia. Chi prova, però, a dirlo è un “disfattista” o un “filo russo”!!!
Nel panico i nostri politici rilanciano, ora non venti anni fa, l’idea delle centrali nucleari. Centrali che necessitano 15 anni per divenire operative.
Gli stessi politici che avevano quelle “certezze” oggi parlano di “dramma nazionale” e di “soluzioni emergenziali”.
Il governo Draghi che dichiarava che la Russia non sarebbe sopravvissuta alle sanzioni economiche occidentali a lungo, oggi tace. Draghi prende la parola al meeting di Comunione e Liberazione e non fa nessun accenno di autocritica, tantomeno lo fanno i politici che, sempre gli stessi, hanno portato l’Italia in questa situazione di assoluta impreparazione ad affrontare l’emergenza. Questa emergenza come ogni altra emergenza.
Gli stessi politici che non seppero prevedere le conseguenze delle sanzioni economiche occidentali alla Federazione Russa e le ripercussioni della riduzione delle esportazione del gas da parte della stessa, oggi parlano di “emergenza nazionale”.
Qualcuno addirittura, forse a causa di una scarsa cultura democratica, propone di rinviare le elezioni politiche in Italia.
Nessun partito era escluso sei mesi fa dalla sagra del parlare a vanvera sulle conseguenze alle sanzioni. Ne i partiti di maggioranza, ne di opposizione.
Questi politici tutti, dalla Meloni all’estrema sinistra, passando per quel che resta del M5S, non hanno nessuna possibilità di ridare alla nazione una prospettiva di crescita
Il motivo è semplice: hanno dimostrato quanto siano tutti dalla stessa parte e tutti terrorizzati di dire la verità agli Italiani su quanto li aspetta
In fondo sono stati loro (tutti in questi trenta anni) a ridurre la nostra Patria in queste condizioni
Per essere chiari tutti gli analisti prevedono per l’Italia un PIL nel 2023 a meno del 1% ed una inflazione a due cifre, contemporaneamente l’indice delle ore lavorate vede una riduzione verticale e la cassa integrazione straordinaria crescere vorticosamente
Forse è il caso di predisporre qualcosa di nuovo e di più serio per il futuro della Nazione
Certamente servirà realismo, pragmatismo e tanta umiltà  per far tornare il sorriso agli italiani
Esattamente tutto quello che questi partiti, portati solo alla demagogia, non ci sanno proporre.
Ignoto Uno
27/08/2022
Elezioni politiche,
una occasione persa.
La farsesca pantomima, tristemente tutta italiana, della formazione delle liste elettorali dei singoli partiti, ancor prima la personalizzazione nominativa dei singoli simboli, mi porta a dire che questa tornata elettorale possa essere già definita come l’ennesima occasione persa dal popolo italiano per riportare al centro della vita collettiva l’alto valore delle istituzioni.
Da un lato i cosiddetti partiti storici, partiti che sempre più si rappresentano come comitati politici se non d’affari, dall’altra la creazione di partitini derivanti dai disagi e dalla protesta anti politiche COVID  fanno tristemente e drammaticamente notare l’assenza di veri e propri statisti nella nostra povera Italia di oggi.
Un tempo i partiti erano portatori di valori e tradizioni basati su chiari e profondi principi etici, storici e filosofici.
In questa triste e banale seconda repubblica abbiamo dovuto vedere il nascere, e prosperare, di partiti personali basati su tanti slogan e scarsi contenuti. In termini valoriali sia il linguaggio che i contenuti si sono drammaticamente semplificati. “Destra” e “sinistra” sono divenute parole “simbolo”, veri e propri feticci svuotati delle loro origini. Egualmente la parola “Centro”, luogo della politica di cui molti vogliono appropriarsi.
Partiti che devono delegare il ruolo esecutivo a “tecnici” avendo loro difficoltà a gestire scelte che potrebbero dover essere lontane dalle loro dichiarazioni in campagna elettorale. Situazione che rischiamo di rivivere dopo questa nuova tornata elettorale, fatto che sancirebbe la fine di una già agonizzante seconda repubblica.
Nessun reale cambiamento negli ultimi trenta anni. Nessuna vera riforma. Nessuna idea strategica. L’Italia è ferma e sempre più povera e triste. Sempre più chiusa in se stessa e sempre più senza fiducia nelle istituzioni.
Giovan Battista Vico, storico filosofo e giurista partenopeo, nella sua teoria dei “corsi e ricorsi storici” dichiarò che la storia si caratterizza dal ripetersi di tre cicli distinti: l’età primitiva e divina, l’età poetica ed eroica, l’età civile e veramente umana e che questo “ripetersi” è predeterminato dalla provvidenza.
L’Italia di oggi appare, almeno a chi cerca di comprendere i dati sociali ed economici senza lasciarsi rimbambire dalla cultura mediatica del “siamo i migliori, del “va tutto bene”, come una nave allo sbando che corre il serio rischio di affondare.
Un tendenziale del PIL per il 2023 sotto al 1% abbinato ad una inflazione che rapidamente sta raggiungendo le due cifre, una crisi del sistema industriale dovuta a politiche clientelari ed esclusivamente tattiche, una politica energetica totalmente insensata, una scuola di ogni ordine e grado che non punta a valorizzare il merito, una magistratura politicizzata, una burocrazia che si è fatta casta, un ceto politico che parla per frasi fatte e non sa dare soluzioni strategiche a ciò che la nazione dovrà affrontare sin dall’autunno, questi elementi ed altri che potremmo aggiungere dicono a noi “cittadini semplici” che siamo in quella tipica fase entropica che precede un cambiamento.
Cambiamento che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha cercato o di rallentare o di accelerare allorquando ha deciso lo scioglimento delle Camere.
Momento in cui lo stesso Presidente ha utilizzato per lanciare un monito agli attuali partiti richiamandoli a “pensare al Paese”.
In questo monito io vedo quel concetto vichiano di “età primitiva e divina”. Solo un mondo “primitivo” richiede, infatti, il richiamare il proprio ceto dirigente a svolgere con attenzione il proprio ruolo.
A me “cittadino semplice”, infatti, mi sovviene una domanda, forse banale ma forte in me, “come mai il Presidente ha sentito la necessità di lanciare questo monito a chi si occupa della cosa pubblica?”.
Mi sembra che dovrebbe essere scontato che chi è chiamato a governarla pro tempore metta al centro il Paese, cioè noi “cittadino semplice”.
Nel monito la risposta, una risposta che non volevo, io “cittadino semplice”, accettare. Non è il Paese al centro degli interessi dell’attuale sistema politico italiano. Al centro vi è il potere. Vi sono loro stessi. Fatto tristemente conclamato dal teatrino della formazione delle “alleanze” e della formazione delle singole liste.
“Pensare al Paese” una ovvietà per chi siede in Parlamento, per chi ha un ruolo qualsiasi che lo porta a gestire pro tempore ed in nome e per conto dei cittadini la nazione. “Pensare al Paese” è il motivo stesso dell’esistere del sistema democratico.
Purtroppo noi “cittadini semplici”, da molto tempo, al di là delle domande retoriche, abbiamo chiaro che il ceto dirigente tutto della nostra amata Italia non ha al centro il bene comune ma la loro personale posizione. I risultati di questo egoismo sono sotto gli occhi di tutti. Fatto, drammaticamente non opinione, conclamata da questo squallido momento elettorale.
La nostra Patria è nel baratro, è già successo, succede ciclicamente, come sempre, come un araba fenice, se lo vorrà veramente, se vorrà reagire, se saprà unirsi, se comprenderà che si vince unendosi, se saprà tornare a sognare con il noi, se saprà essere felice per le vittorie altrui e trovare in esse la speranza e la forza per le proprie vittorie e non provare per l’altro invidia ma ammirazione, se saprà essere nazione e non individuo, la nostra amata Italia tornerà agli splendori che la nostra storia e la nostra intelligenza ci permettono di ambire.
Mai come adesso abbiamo di fronte la sfida del cambio di passo. Abbiamo tutti noi, infatti, di fronte la sfida di riportare la cultura e la competenza al centro del nostro modello sociale. Di fronte la necessità di ricreare uno Stato servitore e non padrone del proprio popolo.
Una sfida che richiede ad ognuno di noi “cittadino semplice” il dovere di usare il nostro potere di delega con attenzione e lungimiranza. Dobbiamo imparare dagli errori da noi compiuti negli ultimi trenta anni, errori che sono la causa di questa catastrofe in cui viviamo.
Il Presidente della Repubblica ci ha sfidato a “pensare al Paese”, non parlava a noi, parlava ai partiti, ma noi “cittadini semplici” dobbiamo raccogliere la sfida e uscire da un pensiero pre costituito perché siamo noi coloro che sono al centro del sistema democratico avendo noi il potere costituzionale del voto.
Noi “cittadino semplice” abbiamo il dovere verso le future generazioni di tornare a mettere al centro del nostro pensiero il bene comune della nazione e non un pensiero egoistico. Tornare a favorire i De Gasperi e superare i demagoghi che vivono di propaganda.
Io “cittadino semplice” desidero interpretare il monito del Presidente come una richiesta di impegno, una richiesta di cambiamento, una richiesta di presa di coscienza sul valore del nostro ruolo di cittadini e patrioti.
Ecco la nostra sfida. Partiamo insieme e costruiamo il “nuovo” per superare l’esistente e ridare a tutti noi la possibilità di costruire una nazione libera e non basata su sudditi.
L’Italia può e deve tornare ad essere un pari delle altre grandi potenze mondiali. L’Italia deve richiamare a se stessa il ruolo di fondatore della Unione Europea su quei principi di Spinelli e De Gasperi.
Questo noi “cittadino semplice” dobbiamo chiedere a chi pro tempore ci governerà. Lo dobbiamo chiedere con forza ed orgoglio, da padri e madri, per garantire un futuro di prosperità ai nostri figli.
Una Italia “pari” degli altri “grandi” come lo è stata ai tempi di De Gasperi, ai tempi in cui vi erano grandi partiti con capacità di mediazione sociale basata su valori forti e certi. Centralità della Patria basata sulla famiglia e sul lavoro.
Con saggezza, umiltà, stabilità. Senza arroganza e velleitarismi. Se sapremo essere concreti e consistenti i nostri figli torneranno a pensare e vivere pensando alla libertà come un elemento ovvio e non come un obbiettivo da riconquistare.
Ecco allora il ritorno a Giovan Battista Vico.
Se sapremo, tutti insieme, vivere con le parole dell’epitafio di Kant - La morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me - staremo iniziando una lunga marcia verso la felicità. Felicità che si basa su scelte con radici profonde, quelle della morale, e sulla capacità di guardare l’infinito spazio sopra di noi ed avere il desiderio di esplorarlo tutto, senza limiti perché liberi di pensare e sognare.
Esattamente come fu dopo la seconda guerra mondiale.
Passiamo dall’età primitiva, oggi terribilmente visibile, a quella “poetica ed eroica”.
Quella della voglia indefessa del fare, del costruire, del ricostruire.
Quella di De Gasperi appunto ….. e se non dovessimo ritenere che oggi vi sia un partito che possa rappresentare questa Italia, se il nuovo Parlamento non vedrà la presenza di leader alti ma solo di “politicanti”, allora è tempo di prenderne atto, di ragionare finalmente con il “noi”, di superare l’individualismo, di prendere atto che della cosa comune bisogna occuparsene con altruismo ….. se tutto questo dovesse essere il nostro pensiero allora è tempo di fare politica fuori dal Parlamento e rioccupare il posto politico della “mediazione”, di rioccupare il centro della politica e chiedere a chi ha occupato la sede della politica di farsi da parte.
Forse, nel fare questo, negli scranni parlamentari potremmo trovare degli alleati che, stimolati da un nuovo movimento di popolo, sapranno fare la loro parte nel ricostruire un grande sogno italiano.
Ignoto Uno
25/08/2022
Politiche energetiche,
Sanzioni, decrescita felice.
Felice per chi?
Per noi no!
In queste ore di crisi di governo, annoiati dall’ennesimo gioco di palazzo, noi “cittadini semplici” guardiamo i numeri e cerchiamo di comprenderli sperando che chiunque sia chiamato a governare sappia passare dall’ideologia al pragmatismo e dia una speranza a tutti noi.
Nel 2020 le emissioni globali di CO2 saranno pari a 32 miliardi di tonnellate, valore che qualcuno oggi già ritiene ottimistico.
Valore più alto di sempre ma destinato ad essere superato nel 2023 con buona pace della cosiddetta green economy.
Con 16,7 miliardi di tonnellate, il resto del mondo ne produce 15,3 miliardi di tonnellate, Cina (con 9,9 miliardi di tonnellate di CO2 emessa),  Stati Uniti (con 4,5 miliardi) ed India (con 2,3 miliardi di tonnellate di CO2) sono gli Stati che inquinano maggiormente il globo.
Le cause principali, in particolare modo per la Cina, sono  l’esportazione di beni di consumo e la forte dipendenza dal carbone.
Per quanto concerne la nostra Europa, un quarto delle emissioni di CO2 è dovuto alla sola Germania ancora fortemente dipendente dal carbone con centrali di vecchia generazione.
La Francia risulta molto meno inquinante grazie al fatto che la principale fonte energetica del Paese è il nucleare.
Politiche energetiche diverse, risultati diversi sia in ordine alle politiche contro l’inquinamento che in ordine alle politiche industriali.
Molte le suggestioni che danno questi numeri. Suggestioni in ordine al piano energetico italiano ed alle scelte strategiche che è chiamato a prendere. Strategie che non possono che essere prese in termini pragmatici e non ideologici.
Suggestioni in ordine alle scelte politiche finalizzate a stimolare gli Stati con maggiore emissione inquinanti ad agire con forte impegno ed occuparsi di un tema, come questo, che ha un impatto globale. Politiche che potrebbero, riducendo anche l’inquinamento da trasporto, riportare le produzioni ad una logica di equa distribuzione oggi persa, fatto che sarebbe fattore di ripresa dell’occupazione nella nostra amata Italia.
Noi “cittadini semplici” amiamo molto l’aria pulita, ma siamo veramente stanchi di vedere politiche più basate su ideologie ed appartenenza a gruppi sovranazionali che a logiche pragmatiche di natura energetica e di politiche industriali.
Il conflitto Russo contro Stati Uniti, Europa, NATO ed Ucraino ha fatto emergere alcune delle tante, e macroscopiche, incoerenze dell’attuale Unione Europea.
Un’Unione Europea governata da sempre da un ceto politico di cultura middle europea e da una burocrazia assai autoreferenziale ed allo stesso coesa. Gruppo di potere che, attraverso il mantra “lo vuole l’Europa”, sta portando 450 milioni di cittadini ad una importante riduzione della propria qualità della vita.
Tutti i centri di ricerca dell’eurozona, infatti, evidenziano un  molto preoccupante calo di tutti gli indicatori economici.
Ancor più grave è che dichiarano un trend in forte peggioramento costante.
La crescita nell’Europa Ue27 scenderà ulteriormente toccando un valore inferiore al già basso 2,7%.
La nostra amata Italia toccherà il 2%.
Drammatiche le previsioni per il 2023 ove si prevede per la nostra amata Italia un PIL al 0,9%. In Maggio era 1,9% la previsione per il 2023, definirlo “taglio” parrebbe riduttivo.
Allo stesso tempo le previsioni sull’inflazione, già oggi fuori controllo, sono per un ulteriore rialzo.
Solo per nota permettetemi di evidenziare che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha dichiarato dati identici per gli Stati Uniti sia nel 2022 che nel 2023, con una inflazione che già oggi è sopra il 9%.
Il sistema dei media, degli opinionisti e degli analisti incolpano di questo “incubo sociale ed economico” la guerra in Ucraina, le tensioni sul fronte del gas e le politiche dovute alla Pandemia da Covid19.
È permesso a noi “cittadini semplici” chiedere se le scelte politiche prima sulla pandemia ed oggi sullo scenario ucraino fossero le uniche scelte possibili o se alcune posizioni ideologiche dominanti hanno causato tutto questo?
Possiamo noi “cittadini semplici” ritenere che nella crisi fra Stati Uniti, Europa, NATO e Russia sul territorio ucraino vi sia stata da parte dei primi tre una forte sottovalutazione delle conseguenze interne delle sanzioni che gli stessi hanno voluto imporre alla Federazione Russa? Possiamo pensare che il ceto politico di governo occidentale, tutto filosoficamente di una parte, non abbia compreso come la crisi in Ucraina si svolga in un teatro di competizione a dimensione multipla in cui è molto complesso calcolare rischi e benefici di qualsiasi azione sanzionatoria a livello economico?
Possiamo in ultima analisi noi “cittadini semplici” ritenere che l’ideologia abbia dominato sul pragmatismo in coloro che in occidente sono pro tempore stati chiamati a determinare il futuro dei nostri figli?
Ideologia che si è trasformata in incompetenza.
Le sanzioni economiche applicate alla Russia da Stati Uniti, Europa e NATO hanno prodotto una ripartizione dei costi/benefici che, a leggere gli analisti economici, produce, e produrrà,  costi a chi le sanzioni le ha promulgate e non altrettanti a chi le dovrebbe subire. Allo stesso tempo produce, e produrrà, zero benefici a chi le sanzioni le ha promulgate ed un miglioramento delle entrate alla Federazione Russa pari a 500 milioni al mese in più rispetto a periodo pre bellico.
Questo il quadro che noi “cittadini semplici” vediamo leggendo esclusivamente documenti ufficiali, senza dietrologie, solo numeri ed ore di apprendimento, allora una domanda ci sovviene: dove gli statisti, dove i “salvatori della Patria”?
Noi “cittadini semplici” non riusciamo più nemmeno ad annoiarci nel vedere il teatrino mediatico italico ed europeo.
La tragedia che facilmente vediamo di fronte a noi è colpa di questo parlamento tutto, speriamo in qualcosa di nuovo che possa partire da “noi cittadini semplici”.
Un qualcosa che ami più l’Italia e gli italiani che la “cosa” stessa, cioè il potere.
Ignoto Uno
15/07/2022
Dal globalismo
al pragmatismo …
cercando di non passare
per la povertà.
Mai come oggi l’affermazione “siamo alla canna del gas” rappresenta una realtà per la nostra amata Italia.
Affermazione ancora più vera per l’Europa ed in particolare per quella che veniva definitiva “la locomotiva”, cioè la Germania.
Sui media italici in questi mesi abbiamo trovato un’apoteosi di “certezze”, di “va tutto bene”, di “il Presidente Draghi è il leader della nostra Europa”.
Siamo, noi “cittadini semplici”, tutti d’accordo sull’importanza del pensiero positivo, ma meno sulla manipolazione della verità.
Scenari Economici.it ha recentemente scritto un articolo dal titolo “Germania: senza gas russo. Crollo della chimica, alluminio e vetro. -8% del PIL”. Questo articolo riprende una analisi del quotidiano tedesco BILD.
D’altronde è la stessa Bundesbank a prevedere un crollo del PIL tedesco di oltre 8% nel 2023. “Un disastro da tempi di guerra” lo definisce. Con buona pace della “locomotiva” che, allo stesso tempo, deve prendere atto che la più grande sua azienda di componentistica metalmeccanica passa nelle mani di un gruppo cinese.
Inoltre, anche gli Stati satelliti della Repubblica Federale Tedesca hanno sempre più evidenti tensioni sociali, i Paesi Bassi, per esempio, stanno registrando tensioni sociali enormi  nel settore agricolo, il primo comparto in termini di Prodotto Interno Lordo della nazione.
Tutto questo, e tanto altro ancora latente, è dovuto a scelte ideologiche avvenute in Europa ed, infine, alla situazione Russo - Ucraina - Occidente.
In fondo la nostra Europa e la nostra amata Italia sono state portate in una guerra non dichiarata dai propri attuali governanti.
Il Presidente Draghi, in questo mio ragionamento non è per nulla importante se ne condivido o meno l’operato a Palazzo Chigi,  forse proprio a causa di quanto è sopra esposto, ha incassato sul “price cap” un sonoro “ne parliamo la prossima volta” in Europa.
Un “ne parliamo la prossima volta” che credo abbia trovato origine anche in quanto dichiarato dagli analisti di JP Morgan. La banca, infatti, ha affermato che un taglio di 3 milioni di barili alle forniture giornaliere di petrolio spingerebbe i prezzi del greggio a Londra a 190 dollari, mentre un taglio di 5 milioni di barili potrebbe portare il prezzo del greggio a 380 dollari. In  questi giorni quota intorno i 100.
La stessa banca statunitense, permettetemi la divagazione, scrive nella sua ultima analisi mensile che “ la recessione nella Federazione Russa potrebbe essere molto più morbida di quanto indicato dalla maggior parte delle stime. Al momento il suo prodotto interno lordo, che era stato stimato intorno al meno 9% si attesterebbe a meno 3,5%“.
Torniamo, però, alla nostra amata Italia ove parrebbe che alcuni leader politici, solo per citare alcuni dei nomi che vanno per la maggiore Di Maio, Renzi e Giorgetti, a cui si uniscono alcuni dei più potenti e storici “pupari cattolici del Palazzo” più un gruppetto di sparing partners in cerca di “nuovo potere”, senza dimenticare una parte di quel “oltretevere” da sempre avvezzo a gestire  l’Italia, vorrebbero fondare il “nuovo centro” intorno al brand “Draghi” e riportare l’Italia ad una legge proporzionale.
Un Draghi molto amato dal Presidente Statunitense Biden per la sua non condizionata alleanza con quella parte di USA che appoggiano l’attuale, sempre più vacillante, amministrazione americana.
Enrico Letta, anche lui di origine democristiana, dichiara di essere favorevole ad un proporzionale con sbarramento mentre Silvio Berlusconi ci tiene a far notare che il “centro liberare” è lui con Forza Italia.
Noi “cittadini semplici” con qualche anno già vissuto, percepiamo quel senso di consociativismo che stabilizzerà il potere nelle mani di chi oggi già lo detiene e ci chiediamo perché questa ritrovata “stabilità” dovrebbe portare l’Italia ad una nuova ricchezza diffusa e fiducia nel futuro.
Sarà difficile far capire questo ulteriore gioco di palazzo ai tanti italiani che hanno ben altre priorità da affrontare e che potrebbero veramente mal digerire questo ulteriore distacco fra noi “cittadini semplici” ed il ceto dirigente al potere.
Il pidduista Luigi Bisignani, uomo di potere e di intelletto, nei giorni scorsi ha lanciato questo messaggio in bottiglia “Il Presidente del Consiglio, il cui maggior pregio-difetto è la ritrosia, dovrebbe tenersi alla larga da quelli che continuano a “nominarlo” invano, soprattutto visti i precedenti”. Anche, ma non solo, da questo noi “cittadini semplici” comprendiamo che il fuoco sotto la cenere è sempre più forte nella nostra amata Italia.
Ogni governo, soprattutto quelli che hanno una minore credibilità da parte dei loro cittadini, ha sempre rappresentato il suo operato come “perfetto”. A sentire, e vedere, i principali media italici sembrerebbe che la nostra amata Italia si trovi proprio in una situazione di questo tipo. Nessuna critica, tantomeno una apertura dei media nazionali a voci ed informazioni dissonanti con il “potere”.
Un tempo, noi “cittadini semplici”, la chiamavamo propaganda, poi Zuckerberg ci ha insegnato che si chiama “metaverso”. Ovvero il mondo di Peter Pan, quello che non c’è. Questa sembra la rappresentazione mediatica dell’attuale situazione sociale, economica e politica italiana.
Una realtà parallela dove tutto va bene, una Italia virtuale. Purtroppo la realtà è palesemente molto diversa.
Questo porta noi “cittadini semplici”, ma avvezzi alla maieutica, a rappresentare la nostra Patria come un novello Titanic ove si balla tutti fintamente felici in attesa del “botto”. Botto basato su una continua perdita di competitività, su una inflazione in continua rapida crescita, su un sistema di imprese in crescente crisi, su un sistema finanziario in grande sofferenza, su un tasso di disoccupazione che, se saputo leggere, rappresenta una Italia senza certezze.
Peccato che, dopo il “botto”, gli italiani saranno ancora vivi ma non più sopiti dalla melassa mediatica, colmi di ansie e di problemi urgenti.
Purtroppo gli stessi italiani cercheranno “il colpevole” e, facilmente, lo troveranno in Draghi. Paradossalmente nel meno peggio. Nel fusibile di tanti.
La nostra amata Italia sono molti anni che ha messo la prua verso l’iceberg senza che nessuno di coloro che, nel rappresentare gli italiani, in ogni Istituzione, si sia mai realmente attivato per farle cambiare rotta.
Nei tempi recenti, quelli che vedono al centro di ogni pensiero lo scenario ucraino, tutto si è accelerato ed alcune esternazioni hanno rappresentato il paradigma delle difficoltà che la nostra amata Italia sta vivendo incrementando in noi “cittadini semplici” l’angoscia che la nostra amata Italia si stia trasformando in “Titanic Italia”. Fra queste ne desidero rammentare una, solo perché legata al primo dei nostri attuali incubi, il gas. Come non definire trionfale l’affermazione del ministro Cingolani allorquando annunciò che “le riserve di gas sono al 55%” proprio mentre l’asta per lo stoccaggio delle riserve di gas naturale andava deserta ed i prezzi esplodevano?
Egualmente le trionfanti affermazioni sul gas del Congo, dell’Angola e del Mozambico, oltre a quello del Qatar. Affermazioni, diciamo così, “ampliate sugli effetti nel breve”. Infine l’Algeria che vuole rinegoziare al rialzo il prezzo esposto nel contratto sul gas che ha appena firmato con il governo italiano.
In questo scenario, Draghi continua a tentare di convincere, al momento con pochi risultati, i suoi partner europei sul “price cup”.
La motivazione sembra “atlantica”, quell’atlantismo “suddito” che a noi “cittadini semplici” proprio non ci piace.
L’atlantismo che ci esalta è quello di De Gasperi e Roosvelt , ma oggi abbiamo Draghi e Biden. Uno certamente non eletto, l’altro, forse, facilitato da una serie di “aiutini” o “aiutoni”.
Vi è, poi, l’Europa nella quale, non siamo al tempo di Spinelli, il gioco del “cerino” con gli “amici” è, da sempre, molto di moda. Spesso, oltretutto, le dita che si bruciano sono italiane.
Infine, gli Stati Uniti capeggiati dall’amico Biden. Amico che si guarda bene dal farci arrivare gas a condizioni più convenienti.
Parafrasando un Grande Papa “tutti vogliono le nostre prove d’amore, io sto ancora aspettando che qualcuno dia una prova d’amore a noi”, questo vien da dire a noi “cittadini semplici” sia agli USA di Biden ed Obama, che tanto hanno avuto dalla nostra amata Italia, sia all’Europa.
Sempre da “cittadini semplici”, ma un po’ annoiati dal “rumore che nasconde la verità”, la stessa domanda desideriamo proporla ai politici ed a qualche “corpo intermedio”, entrambi dovrebbero tutelarci oggi ma che, al contrario, pensano al “futuro”. “Futuro” che, forse perché siamo un po’ esausti da questo “Circo Barnum”, pensiamo sempre che sia il “loro” e non quello della nostra Patria.
Noi vorremmo che si pensasse al “presente” di tutti e non solo di alcuni. Noi vorremmo che ci proponessero un progetto chiaro sulla “futura Italia”, chiaro e realmente misurabile. Certamente noi “cittadini semplici” saremmo pronti, avendone compreso i vantaggi successivi, a fare la nostra parte per dare un “futuro” ai nostri figli, ma il “futuro”, il “sogno”, dovrebbe riguardare tutti i nostri figli, non solo quello di alcuni.
Sembrerà strano ma questo a noi “cittadini semplici” risulterebbe più democratico ed equo.
Magari, facendo qualcosa di serio in questo senso, i cittadini riprenderebbero anche ad andare a votare. Sempre che, al di là delle tante affermazioni roboanti, la politica ne senta realmente la necessità di essere eletta con i voti, magari veri, della maggioranza degli italiani.
Ignoto Uno
11/07/2022
E se tornassero a
sognare tutti gli italiani
e non solo alcuni?
Analizzando le ultime elezioni amministrative si nota come la tendenza dei cittadini a disinteressarsi del momento elettorale, iniziata nel 2008, si stia ulteriormente ampliando.
Carlo Buttaroni, fondatore dell’Istituto demoscopico Tecnè, fa notare come in questa tornata si sono presentati alle urne circa il 30% in meno degli elettori a basso reddito rispetto alle elezioni precedenti.
La motivazione è che questo cluster vorrebbe politiche di sostegno al reddito più concrete e di lunga prospettiva. Gli appartenenti a questo cluster, infatti, sono passati “Dal voto ideologico” a quello “economico”, anche perché le ideologie, salvo che negli slogan un po’ triti del teatrino della politica italica, non esistono praticamente più. Anzi è sempre più plastica a tutti la visione di una politica senza spessore, tradizioni, cultura che vive di parole fatue e cerca esclusivamente il proprio potere.
È sempre più evidente che il reddito di cittadinanza non sia ritenuto dalla grande maggioranza dei meno abbienti come una politica risolutiva della loro situazione di disagio. Conseguentemente preferiscono l’opzione del “non voto” non avendo più alcuna speranza nella politica. Speranza che videro tradita prima dai partiti di sinistra e, in seguito, dal M5S. Fatto che li ha portati a dare fiducia alla cosiddetta destra, senza trovare una risposta. Da questo la deduzione che, in fondo, sono “tutti uguali” e, conseguentemente, il disinteresse per il momento elettorale.
Precisamente l’analisi evidenzia che al primo turno ha votato il 28% degli elettori a basso reddito, il 63% di quelli a medio reddito e il 79% di quelli ad alto reddito. Cioè hanno votato principalmente coloro che non cercano un cambiamento.
Da questa analisi risulta evidente come sia il ceto meno abbiente che, lo dimostra proprio la sua assenza, è più ricettivo a reali istanze di cambiamento. Sono le classi sociali più legate al “fare per vivere” che aspettano un nuovo “sogno”, progetto credibile e consistente.
Chiunque vorrà veramente ridare un percorso di crescita e di positività alla nostra amata Italia ed alle famiglie dovrà sapere spiegare a questo ceto che in Italia si può, e si deve, superare la cultura “clientelare” e tornare a quella del “merito” essendo quest’ultimo la migliore e più concreta “livella sociale” non basandosi sulla lobby che può esprimere a favore del pargolo la famiglia dei “quartieri alti”.
Ecco io, “cittadino semplice” proveniente da una famiglia non di certo “sfortunata”, credo che sia arrivato il momento che le campane chiamino tutti al superamento di questo squallido sistema clientelare che si percepisce come unico “ascensore sociale” nella nostra Patria.
Ogni elemento che compone il sistema sociale deve essere riportato nell’alveo del merito e deve essere annientata la sgradevole sensazione di appiattimento in basso che in Italia aleggia. Quello del “sei politico” deve essere un retaggio del passato lasciato ai libri di storia.
Prima fra tutti è la scuola che deve tornare ad un rigore oggi non facilmente percepibile come standard, l’università deve essere aperta a tutti ma la qualità delle singole facoltà deve essere misurabile e standardizzabile, il titolo di studio non può avere più un valore legale dal momento in cui le università hanno così chiare e forti distanze di qualità.
I primi a cui la nazione deve chiedere un cambio di passo sono i corpi intermedi, elementi strategici per lo sviluppo del Paese, che non possono continuare ad essere percepiti come strumento di potere per coloro che ne sono ai vertici. I corpi intermedi, tutti, debbono tornare a rappresentare un elemento credibile ed efficace della catena di sviluppo sociale.
Efficienza, efficacia, qualità e sviluppo devono tornare ad essere le parole cardine delle azioni di governo, chiunque lo presieda.
Soprattutto nella pubblica amministrazione spesso eccessivamente autoreferenziale e annichilente delle professionalità che al proprio interno sono presenti.
Meno parole vuote e più proposte politiche ed amministrative realmente misurabili.
Al contempo noi “cittadini semplici”, ma fortemente legati ai valori di libertà ed eguaglianza nati con la democrazia parlamentare post bellica, dobbiamo porre grande attenzione al messaggio che un altro famoso analista, Nicola Piepoli, ha voluto recentemente lanciare in ordine a rischi di recrudescenza terroristica. Recrudescenza totalmente inaccettabile, addirittura dannosa per chi cerca di alimentare un ritorno ad una libertà piena oggi, spesso, limitata da norme non sempre comprensibili.
Noi “cittadini semplici” ci interroghiamo sempre quando vengono evocate logiche da “strategia del terrore” in momenti di disagio diffuso della nazione come certamente è questo.
Sarebbe bello che le Istituzioni preposte riportino serenità allorquando un analista e famoso opinionista lancia un allarme rispetto al quale è buona norma lavorare nel silenzio per impedire che pochi, anche le Brigate Rosse di quei tempi erano veramente un manipolo di persone, possano dare il la a leggi che oggi nessuno sente la necessità di veder rinascere.
A noi tutti, esponenti di quel mondo non rappresentato dei “cittadini semplici”, il compito di rilanciare un “sogno” di libertà, serenità e valorizzazione dei più capaci a favore di tutti attraverso i metodi della democrazia ed il rispetto della Carta Costituzionale.
Forse, con questo “sogno”, vedremo ogni ceto tornare ad appassionarsi della “cosa comune” ed i giovani più capaci trovare il loro futuro nella nostra, e loro, amata Italia e non fuori dai confini.
Ignoto Uno
06/07/2022
Il ponte Morandi e
la privatizzazione
degli acquedotti
In base al DdL Concorrenza l’acqua pubblica verrà totalmente privatizzata.
Il 30 maggio scorso, infatti, il Senato, in un aula che vedeva assenti 108 su 315 membri, con 180 voti favorevoli, 26 contrari e un’astensione, ha approvato il disegno di Legge d’iniziativa governativa n. 2469, la “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” con la quale, ad oggi, si apre un percorso di privatizzazione delle fonti idriche pubbliche e delle infrastrutture connesse. L’acqua bene di tutti trasformato in “prodotto” la cui gestione finisce nelle mani di pochi. Magari sempre gli stessi, quegli “stessi” che stanno già dando prova della loro etica e della loro competenza in tanti altri settori strategici della vita sociale italiana.
Il testo, ora alla Camera per la seconda lettura, avrà certamente una terza lettura al Senato, ove verrà approvato entro la pausa di agosto.
Questa la reazione di questo governo e di questo Parlamento all’emergenza idrica nel Paese.
Emergenza che ha, fra le cause principali, la pessima manutenzione della rete infrastrutturale idrica. Rete idrica pubblica.
Con questa legge lo Stato dichiara la sua incapacità a governare e gestire la cosa pubblica su uno dei quattro elementi fondamentali per la vita e passa la mano ai privati.
Acqua, aria, terra e fuoco sono, infatti, gli elementi fondanti la vita.
Ora io, da sempre e fieramente “cittadino semplice”, mi chiedo, e vi chiedo, se possa essere privatizzato un “elemento” fondante la vita? Si possa essere concesso il ruolo di garantire la vita ad alcuni sugli altri?
Questi “alcuni”, poi, possono veramente dare a “tutti” questa certezza di essere, in primo luogo eticamente, in grado di svolgere il ruolo di “garanti”?
Io, “cittadino semplice”, cristiano liberale e forte cultore di una idea di Stato basata sullo stesso che si perimetra nel ruolo di “garante e controllore” e non di “gestore”, sono assolutamente certo che vi siano elementi di un sistema sociale che debbano rimanere nella sfera pubblica, fra questi un bene essenziale quale l’acqua e che questo valga in tutti gli Stati democratici e liberali.
Io “cittadino semplice”, riducendo il ragionamento all’interno della nostra amata Italia di oggi, nel vedere questo percorso di privatizzazione delle fonti idriche, ricordo la storia italiana delle concessioni autostradali con il drammatico epilogo che prese inizio con la tragedia del Ponte Morandi di Genova.
Tragedia che riporta alle nostre menti di “cittadini semplici” morte e pessima gestione della cosa comune da parte di pochi privati. Ricorda, forse, corruzione di parti dello Stato chiamate a controllare che hanno preferito “guardare distrattamente” per anni da un’altra parte. Ricorda potere ed arroganza in pochi a discapito di tanti. Ricorda arricchimenti eccessivi negli stessi “pochi”, visibili ed occulti, e vessazione per tanti. “
Soprattutto ci ricorda, a noi “cittadini semplici”, uno Stato che cede al privato il compito di “gestire” una infrastruttura strategica dichiarandosi “incapace” di farlo in proprio. Il risultato lo conosciamo bene tutti.
Dobbiamo ripetere il “rischio” con l’acqua?
Noi “cittadini semplici” sappiamo bene che l’etica debba essere l’elemento determinante sia delle scelte che della gestione del proprio ruolo. Oggi vediamo questo nella nostra amata Italia? Vediamo questo nel nostro ceto dirigente pubblico e privato?
Nel caso la risposta fosse quantomeno dubitativa io, “cittadino semplice” ma non “cittadino stupido”, ricordo il motto latino “Quieta non movere et mota quietare” ovvero “Non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato”.
La strumentalizzazione di una emergenza noi “cittadini semplici” nella nostra amata Italia la abbiamo già vista molte volte.
Nell’ottobre del 1997, presidente del Consiglio Romano Prodi, venne iniziata la privatizzazione della Telecom, per esempio, con il fine di fare cassa ed entrare nell’Euro. Euro che doveva essere la “soluzione” di tutti i problemi italiani. Forse vero, forse no, certamente la nostra amata Italia di noi “cittadini semplici” oggi è più povera, molto più povera.
Nel 1999 fu il tempo della privatizzazione della rete autostradale di cui il Ponte Morandi fu l’epilogo.
Le cause e gli obiettivi iniziali che portarono al processo di privatizzazione di asset strategici dello Stato fu il grave deterioramento dei conti delle aziende a partecipazione statale, soprattutto dell’IRI e dell’EFIM, in una fase in cui anche i conti dello Stato erano in condizioni non più sostenibili ed accelerate dalla “scelta” di ingresso nell’Euro.
il debito pubblico, eravamo nel 1999 a pochi anni dall’inizio della cosiddetta seconda repubblica, si attestava oltre il 120% del PIL.
Le privatizzazioni furono accelerate, inoltre, dagli scandali di tangentopoli, la famosa “Mani Pulite” che tanto ricorda oggi gli slogan di “onestà onestà onestà, che portarono alla luce fenomeni estesi di dilapidazione di risorse pubbliche e di corruzione nelle aziende di proprietà dello Stato.
Gli obiettivi del programma di privatizzazione furono indicati dal governo nel «Libro verde sulle partecipazioni dello Stato», presentato al parlamento nel novembre del 1992. In particolare si parlava di aumento dell’efficienza aziendale; di creazione di una decina di gruppi industriali capaci di competere internazionalmente (politica industriale); di sviluppo della proprietà azionaria diffusa, assicurando al contempo il controllo delle imprese privatizzate da parte di nuclei stabili di azionisti; di riduzione del debito pubblico.
Noi “cittadini semplici” vediamo questo oggi?
Chi furono i decisori nel sistema paese al tempo? Possiamo notare che sembrerebbero gli stessi di oggi?
Se le vostre risposte dovessero essere positive a queste ultime domande, forse, noi “cittadini semplici” dovremmo chiedere che certe scelte “lungimiranti” non vengano portate avanti da chi di scelte “lungimiranti” ha già dato prova di non saperle implementare.
A prescindere dal fatto che siano ritenute corrette o meno.
Inoltre e per terminare, come pensa questo ceto politico dirigente di dichiararsi pronto a gestire  la complessità che tutti siamo, ed ancor più saremo, chiamati ad affrontare se non si dichiara capace nemmeno a garantire che un acquedotto non sperperi il flusso d’acqua che in esso deve passare? Gli stessi dirigenti politici che chiamano il privato “in soccorso” delle loro manifeste incapacità sarebbe quello che dovrebbe saper garantire la ripresa economica o la pace in occidente e nel mondo?
Ignoto Uno
03/07/2022
E se fosse il tempo
per un nuovo
“Watergate” mondiale?
La notte del 17 giugno 1972 Frank Wills, dipendente del Watergate Hotel di Washington, notò un nastro adesivo sulla porta delle scale del parcheggio sotterraneo, era lì per impedire alla porta di chiudersi. Wills lo rimosse presumendo che fosse stato dimenticato dall'impresa di pulizia. Più tardi ritornò e scoprì che il nastro era di nuovo al suo posto e contattò la polizia.
Cinque uomini furono arrestati a causa di quella richiesta di intervento. La motivazione fu essere entrati nel quartier generale del Comitato nazionale democratico, la principale organizzazione per la campagna e la raccolta fondi del Partito Democratico, al sesto piano del Hotel. In seguito fu scoperto che erano entrati per verificare il funzionamento di alcune microspie, precedentemente posizionate nella sede del comitato democratico da loro stessi, e presto si comprese che quei cinque uomini erano dei servizi segreti americani.
La giurisdizione dell’inchiesta spettava alla FBI, corpo che si trovava in una fase di transizione interna essendo da poco mancato il suo storico e controverso direttore John Edgar Hoover. Uomo che guidò la FBI per quaranta anni consecutivi.
Tra le carte in possesso degli arrestati furono trovati numeri di telefono della Casa Bianca.
Uno degli scassinatori, James McCord,  fu verificato essere un membro del "Comitato per la rielezione del presidente" (CRP), organizzazione che era stata costituita per finanziare e favorire la campagna per la rielezione di Richard Nixon.
Questi ed altri elementi portarono a costituire, su richiesta di parlamentari del partito democratico statunitense, un Grand Jury federale finalizzato ad istruire il procedimento penale.
Dalle indagini risultò che l'effrazione rientrava in un vasto piano di intercettazioni, spionaggio e sabotaggio attivato dagli uomini del presidente Nixon per facilitare la rielezione e contrastare l'attività politica del partito democratico.
Nel fare esplodere lo scandalo e, conseguentemente, far emergere tutta la verità ebbe un ruolo fondamentale il Washington Post.
L’inchiesta giornalistica fu portata avanti, infatti, da questa testata il cui direttore, Benjamin Bradlee, decise di assegnare l'incarico di seguire la vicenda a due giornalisti, Bob Woodward, in precedenza ufficiale della US Navy, ed al più esperto Carl Bernstein. I due, estremamente determinati nel voler comprendere quale fosse la “verità”, riuscirono a coinvolgere il vice-direttore del FBI che, forse per logiche interne alla stessa polizia federale in funzione della sostituzione di Hoover, fornì loro in segreto le informazioni per arrivare a dimostrare quanto fosse accaduto. Il suo nome era Mark Felt, in codice “gola profonda”.
Pochi uomini e tanta determinazione garantirono il rispetto della regola democratica in Stati Uniti ed, in senso lato, a tutto il mondo occidentale che da sempre vede nello stato americano il riferimento democratico da seguire.
Nixon, per altro un grande presidente, dovette dimettersi ma gli USA ed il mondo occidentale ne uscirono rafforzati.
Ebbene questi anni così difficili richiedono altrettanta trasparenza. Richiedono nuovi eroi che sappiano rischiare per garantire la democrazia nel nostro occidente. Richiedono uomini delle istituzioni con la schiena dritta che non abbiano timore ad indagare il potere senza volersi sostituire ad altri corpi dello stato democratico. Richiedono giornalisti di inchiesta e non di propaganda. Richiedono uomini di dubbio e non di granitiche certezze.
Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me in Stati Uniti, ove due grandi nubi nere successive hanno nascosto la verità sulle due ultime elezioni presidenziali americane. Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me in Europa ove il perseverare di segretazioni su atti economici, e non, legati alla pandemia covid creano sempre maggiori malumori. Questo vorrebbero vedere i “cittadini semplici” come me nella nostra amata Italia sempre al centro di vicende internazionali oblique in questi tristi anni di intrighi e di Covid.
La nostra patria vide nel lontano 1993 il periodo di Mani Pulite, periodo che apriva a grandi speranze ma che, forse, necessiterebbe di una profonda capacità di inchiesta giornalistica per trovare le risposte alle tante domande che una lettura che, se non ancora storica, può essere definita “a distanza”, si sono formate su quegli anni. Anni di “suicidi strani”. Anni di azzeramento di un ceto politico, ma solo di una parte. Anni ove alcune categorie sociali e professionali uscirono intonse, ma che oggi ci chiediamo se furono “graziate”. Anni che palesemente non risolsero la questione morale. Anni che aprirono ad una stagione ove la nostra amata Italia perse di competitività a favore di altri paesi europei. Anni, quelli successivi a Mani Pulite, di governi che cadevano pur avendo la maggioranza assoluta in Parlamento a causa di uno strano indice economico, prima ignoto. Anni, quelli dal 1993 ad oggi, di governi tecnici ove andare a votare è stato molto difficile per il popolo italiano, sempre pronto un motivo per impedire e rimandare questo atto di democrazia. Anni, questi ultimi trenta anni, di misteri.
Ecco, tanti, troppi misteri in questa nostra amata Italia che meriterebbero giornalisti più liberi di indagare. Magari non troveranno niente ….. ma se dovessero trovare qualcosa …..
Egualmente in Europa ed in Stati Uniti.
Chissà, forse, rischieremmo meno una nuova guerra mondiale se emergessero giornalisti di questa fatta e nuove “gole profonde”.
Guerra che in pochissimi vogliono, purtroppo, però, alcuni di loro occupano i posti giusti per farla iniziare e questo preoccupa i tanti che amano la pace e la libertà.
Libertà di vivere in pace. Libertà di pensare. Libertà di scrivere e parlare. Libertà di lavorare. Libertà di viaggiare.
Tutte “libertà” a cui eravamo abituati e che, oggi, sembrano essere messe in discussione.
Ignoto Uno
17/06/2022
Quando l’ipocrisia
vince sulla coscienza.
A Milano, in questi giorni, vi è il Salone del Mobile, una fiera ove si coniuga l’ecologia con la città.
Pur non potendo nascondere il mio essere, oramai, esausto di questo martellante messaggio sul cosiddetto “green”, molti dei contenuti presentati sono innovativi, alcuni gradevoli, altri tecnologicamente interessanti.
Una proposta, però, mi ha causato un incredibile disagio, affermazione che dovete interpretare come ampiamente eufemistica.
Stefano Boeri ha presentato, anche su una strategica rete televisiva durante il telegiornale, una “innovativa panchina”.
Una “panchina pensata per chi non ha la casa”, così la ha presentata Stefano Boeri, architetto che viene definito “archistar”.
Una “panchina” che può diventare “letto”, che può “usare i laterali come cuscini di un letto”, che può “trasformare la spalliera in un tetto contro le intemperie”.
Io, “cittadino semplice” di certo non “cittadino star”, mi sono sentito umiliato nella mia dignità di uomo nel vedere una persona, addirittura osannata come “star”, fare dichiarazioni di tale fatta.
Mi chiedo se l’archistar Boeri sia così cinico da strumentalizzare la povertà, l’accoglienza e la solidarietà verso i più bisognosi al fine di essere ancora più visibile e “star”, magari con il fine di incrementare il proprio già importante fatturato.
L’alternativa a questo può essere solo quello che l’essere un po’ “radical” ed un po’ “chic” gli abbia impedito di mantenere il senso della realtà e della sofferenza di chi non è ne “archi”, ne “star” ma esclusivamente indigente al punto di non avere un tetto che lo possa proteggere.
Ancora più triste vedere un telegiornale che presenta tale oscena idea. Oscena, triste e squallida, questo pensa un cittadino semplice come me.
La solidarietà è una cosa seria che pretende il rispetto della povertà.
Oggi tutte le organizzazioni caritatevoli, Caritas fra tutti, ci richiamano a porre seria attenzione sul drammatico aumento di persone che necessitano aiuto. Dal pagamento di una bolletta, al pacco alimentare, ad un tetto ove poter rifugiarsi la sera.
Questa drammatica realtà italiana non permette sgradevoli “pensate” come questa “panchina radical chic”.
Al prof Boeri una preghiera: vada lui a viverci sulla sua “panchina da star”, non per sempre ma per qualche giorno. Vada a fare la fila per ricevere un pacco alimentare ed imparare da chi lo offre all’indigente il senso del rispetto della povertà. Vada lui per qualche giorno a lavarsi in un centro Caritas.
Magari faccia tutto questo con quel giornalista che ha ritenuto questa “panchina” una “notizia” da commentare con ossequio e non da definire un “nuovo passo verso il baratro della insensibilità”.
Permettetemi, voi cittadini semplici come me, di terminare con le parole di un grande poeta di sinistra, Giorgio Gaber, allorquando scriveva
“ la mia vita di ogni giorno e preoccuparmi di ciò che ho intorno. Sono sensibile e umano, probabilmente sono il più buono. Ho dentro il cuore un affetto vero per i bambini del mondo intero. Ogni tragedia nazionale è il mio terreno naturale perché dovunque c’è sofferenza sento la voce della mia coscienza”.
Il testo continuava, con una mal celata speranza di fermare la deriva di una certa “sinistra dei quartieri bene”, una sinistra lontana sia dall’idea gramsciana della solidarietà, sia da quella cristiana dell’amore verso il prossimo, con queste illuminanti parole “Penso ad un popolo multirazziale, ad uno Stato molto solidale che stanzi fondi in abbondanza perché il mio motto è l’accoglienza” e continuava con “bisogna dare appartamenti ai clandestini e anche ai parenti“.
Probabilmente la guerra in Ucraina e la pandemia permette ad alcuni di pensare che una “panchina chic” può essere sufficiente.
La solidarietà, egregio professore, è una cosa seria. Richiede rispetto del povero e, allo stesso tempo, del sistema paese.
Solidarietà vuol dire agire per aiutare con azioni che portino a chi ha necessità in primo luogo la dignità.
Solidarietà vuol dire inserire nell’agenda politica il tema della tratta dei nuovi schiavi, quella camuffata dal concetto di “migrante”.
Solidarietà vuol dire inserire in un circolo virtuoso coloro che non riescono più a ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Solidarietà è tante cose ma, che questo sia chiaro all’architetto ed ai suoi amici “chic”, non è una “panchina chic”.
La “panchina chic” se la mettano nei loro giardini o terrazzi, magari bordo piscina.
Noi “cittadini semplici”, molto meno “chic”, affronteremo più silenziosamente le difficoltà del nostro prossimo con azioni più semplici e concrete. Nell’anonimato e senza televisione al seguito.
Ignoto Uno
10/06/2022
L’Italia che dimentica
In questa epoca di intellettuali da schermo e tuttologi da propaganda,
In questa epoca di intellettuali da schermo e tuttologi da propaganda, in questa epoca di commemorazioni e di pensiero sempre rivolto al passato per evitare di guardare, e ragionare, sul presente e sul futuro, in questa epoca di pensiero unico, io “cittadino semplice” ma libero provo a ricordare, memore che solo la conoscenza porta alla sapienza.
Parliamo di Europa ed Italia in questi anni così complessi. Anni che iniziarono con la fine del secondo conflitto mondiale. In Italia passammo per gli anni bui del terrorismo, arrivammo ad un giro di boa con la fine della prima repubblica nel 1993 e ci catapultammo in una incompiuta seconda repubblica ove spesso, troppo spesso, si è ritenuto pericoloso dare la parola, attraverso il voto, ai cittadini italiani. I “cittadini semplici” per l’appunto.
Oggi la guerra in Ucraina, precedentemente la pandemia.
In questi ultimi anni noi cittadini semplici abbiamo dovuto imparare nuovi linguaggi. Spread, resilienza, solidarietà sono divenuti termini di uso quotidiano. Termini, e concetti, tanto usati, spesso abusati, ma tanto svuotati del loro reale contenuto. In questi anni l’occidente e la nostra amata Italia è passata da un modello sociale basato sulla famiglia ad uno basato sull’individuo. Individuo che, quasi come se fosse un prodotto, è stato segmentato in “gender”. Mi dicono che ne sono stati identificati ben ventiquattro. Un tempo vi erano gli uomini e le donne. Il “resto” era semplicemente nella sfera del privato. Niente di omofobo, era solo intimo.
Ebbene, memore degli insegnamenti di Giovan Battista Vico, corro con la mente indietro per analizzare l’oggi e pensare al domani.
Citavo Giovan Battista Vico, memoria alla base della conoscenza. Conoscenza alla base del comprendere.
Allora provo a tuffarmi nel passato per comprendere il presente.
il 1956 fu l’anno della prima presa di coscienza di “distinguo” fra il PCUS sovietico ed il PCI italiano.
Il 1956, infatti, è l’anno del 20º congresso del PCUS, del “rapporto segreto” di Nikita Krushev, dello scioglimento del Cominform e del rilancio delle vie nazionali al socialismo.
Il 1956 e, anche, l’anno della rivolta ungherese e dell’intervento sovietico per sedarla.
In quel 20º congresso Nikita Krushev attaccò il culto della persona di staliniana memoria.
Quel primo punto di svolta fu riconoscimento solenne della molteplicità delle vie al socialismo nel quadro della strategia della coesistenza pacifica e divenne elemento cardine che permise a Palmiro Togliatti di mettere in luce la questione delle diverse via al socialismo, riportando al centro l’idea di Gramsci di una via italiana al comunismo.
Togliatti individuò tra gli “errori di Stalin” il progressivo “sovrapporsi di un potere personale alle istanze collettive” arrivando a dire che questo “potere personale” era stato causa dei “fenomeni di burocratizzazione e di violazione della legalità” che, inevitabilmente, sempre parole di Togliatti, portano a “stagnazione e degenerazione dell’organismo sociale”.
Praticamente il “leader massimo” attaccava il “potere personale” come causa di “rovina” del sistema paese.
Io, “cittadino semplice”, vedo significative analogie fra l’Italia di oggi e quanto criticato, stigmatizzato, dall’allora leader della sinistra italiana.
Come interpretare molte affermazioni di leader politici e di governo italiani di questi giorni se non come atteggiamenti da “potere personale”?
Come interpretare certe “censure” alla “politica” da parte del Premier?
Come interpretare certe “fughe in solitaria” di alcuni leader politici italiani addirittura in assenza di condivisione del partito che rappresentano?
Come interpretare, più in senso lato, i tanti partiti con il nome del leader, auspicabilmente pro tempore, nel simbolo?
Tutti questi “leader”, anche quelli sparsi nella nostra Europa, però, puntano il dito contro un altro “leader massimo”, quel Putin che proprio nel PCUS di Krushev sì formò.
Quanta ipocrisia nel nostro Occidente!!!
Parlando di “ipocrisie” proviamo a cercarne altre nella nostra triste, ma tanto amata, Italia. Amata da noi “cittadini semplici”.
Negli anni della guerra fredda l’Italia aveva i missili nucleari sovietici puntati contro la nostra terra, qualcuno ricorda i finanziamenti occulti al PCI dal “nemico sovietico”?
Qualcuno ricorda il dossier Mitrokhin, e la conseguente Commissione Parlamentare presieduta da un attento Onorevole Guzzanti, ove emergevano le attività illegali dei servizi segreti sovietici in Italia?
Dal dossier Mitrokhin emersero informazioni riguardanti l'esistenza in Italia di basi del KGB su tutto il territorio nazionale finalizzate a mantenere in Italia una rete clandestina di agenti da attivare se si fosse verificato un colpo di stato che avesse messo fuorilegge il PCI. L’Unione Sovietica era pronta ad investire nella protezione del PCI in terra d’Italia. Il PCI accettava una protezione operativa da una potenza straniera che puntava le armi atomiche contro gli italiani.
Praticamente una “Gladio Rossa”, peccato che fu organizzata non dalla NATO, come Gladio, ma dai nemici della nostra libertà.
Quanti nel PCI sapevano? Probabilmente non lo sapremo mai. Certamente qualcuno del PCI i “fondi” in URSS li andava a prendere. Nomi ne girano da tempo di questi “spallòni” fra cui anche di personalità assurte ad alte cariche istituzionali. Forse malignità, forse no.
Certamente qualcuno della sinistra aiutò la formazione di tutto questo. Tanto sovente sentiamo parlare di Gladio, sempre con toni obliqui se non ostili, quasi mai di quella “rossa”. Eppure la Gladio atlantica voleva difenderci dal rischio di perdere la libertà ed era un elemento segretato della difesa interna della NATO. Quella NATO oggi tanto osannata.
Cerchiamo, però, “ipocrisie” più recenti.
Qualcuno ricorda il silenzio sulle scelte dell’esecutivo Conte in ordine alla politica estera molto spostata verso l’estremo oriente?
Qualcuno ricorda l’invito a pranzo dell’ambasciatore cinese a membri del Movimento Cinque Stelle esattamente concomitante con l’incontro in Cornovaglia del premier Draghi con il presidente Biden che vedeva in agenda proprio il ruolo della Cina in Italia e le preoccupazioni che questa posizione genera negli alleati della NATO?
Oggi, noi “cittadini semplici”, vediamo il leader della Lega Salvini incontrare l’ambasciatore russo, atto politico probabilmente gestito con eccessiva leggerezza e troppo rumore. in cosa consisterebbero, però, le differenze con quel pranzo presso l’ambasciata cinese a Roma? Nel fatto che, all’ultimo minuto utile, il presidente Conte si ritirò e solo dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle parteciparono?
Non mi sovvengono polemiche altrettanto aspre in quei giorni.
Ipocrisia di tanti “commentatori” sembrerebbe.
Salvini è un’altro iscritto al club dei cattivoni. Conte e tanti leader di un tempo no.
Che magnifico momento allorquando la nostra amata Italia tornerà a politici quali i De Gasperi, Segni, Togliatti, Nenni di un tempo ed a giornalisti terzi nella gestione del proprio ruolo come gli indimenticabili Jacobelli e Zatterin? Magari, permettetemi di esagerare, nella satira potremmo tornare alla classe di un Alighiero Noschese, uomo ed artista che senza turpiloqui riusciva a far ridere e pensare.
Niente ipocrisie e bei tempi ….. ai tempi.
Ignoto Uno
03/06/2022
Una storia romana -
tante domande,
poche risposte
Ospedale romano. Una persona da quindici anni entra in una sala operatoria di ortopedia e svolge la funzione di chirurgo. Deve essere bravo se al momento del “disastro”, così lo definiranno i media romani, era il “caporeparto di ortopedia”.
Quel giorno questo uomo entrò in sala operatoria come tante altre volte per operare ad una mano una persona che in quel nosocomio era stata ricoverata. Durante quel intervento chirurgico compierà un errore ed il paziente rimarrà paralizzato a quella mano.
Intervento “grossolanamente svolto” scriverà il consulente tecnico nominato dal tribunale dopo aver scoperto che questo “chirurgo” non si era mai laureato in medicina, tantomeno presa la specializzazione in ortopedia ne, non poteva esserlo, risultava iscritto all’albo.
Da un lato un intervento “errato” compiuto da una persona che non aveva i titoli per entrare in una sala operatoria, dall’altro la stessa persona che in quella sala operatoria entrava tutte le settimane da quindici anni ed operava altre persone, probabilmente negli anni qualche migliaio.
Tutto questo nella Asl Roma 1.
Quindici anni trascorsi in sala operatoria diventando addirittura il capo dell'equipe di Ortopedia all'ospedale San Giacomo dicevo. Un “chirurgo di fatto”. I cui interventi sono apparentemente tutti riusciti dato che solo dopo quindici, dicesi quindici, anni una assicurazione, non la ASL, si è accorta che “qualcosa non andava”. Si è accorta che il “chirurgo di fatto” non era mai stato un “chirurgo di diritto”.
Molte le domande da questa storia.
Per esempio un “cittadino semplice” come me si chiede se la relazione del consulente tecnico del tribunale sarebbe stata scritta con tanta “durezza” se il chirurgo indagato fosse stato un “chirurgo iscritto all’albo”. “Errore grossolano” ha scritto il consulente nella sua relazione.
Le esperienze della nostra vita, almeno della mia, portano a far pensare a noi “cittadini semplici” che le “caste”, in questo caso quella dei medici, tendano ad essere conpassionevoli, se non omertose, nei confronti degli errori dei propri colleghi. Ma questo “chirurgo di fatto” non era un collega.
La mia seconda domanda è se un uomo che in quindici anni lavora in un ospedale pubblico, cura persone, probabilmente svolge in prima persona qualche migliaio di interventi chirurgici, può essere ritenuto ancora un usurpatore del titolo di medico chirurgo.
Se non fosse stato un medico “competente” come può essere possibile che nessuno dei suoi colleghi abbia alzato un dito in quindici anni? Erano tutti ancora meno competenti di lui, tanto da farlo nominare “capo reparto”, oppure questo “chirurgo di fatto” era competente?
Terza domanda: quanti nella burocrazia non hanno controllato i suoi titoli in questi quindici anni? Quanti hanno svolto con poca diligenza il loro compito di controllo? Conseguentemente in quanti hanno perso il proprio lavoro per tanta e tale negligenza?
Ecco un “cittadino semplice” come me nota in questa storia molto di più di quanto i media vogliono far notare. Da un lato un “usurpatore di titolo”, dall’altro probabilmente tanti “burocrati negligenti”.
La nostra amata Italia non potrà mai partire verso un nuovo boom economico e sociale se non vedrà una reazione contro questi comportamenti corporativi.
Comportamenti corporativi che riguardano tutte le “caste”.
L’Italia delle corporazioni che, allo stesso tempo, è l’Italia del individuo, del singolo, dell’ egoismo.
Una Italia senza voglia di “comprendere”, comprendere a fondo le tante “verità” di cui non si sono rese pubbliche le “verità vere”.
L’Italia delle stragi senza risposte. L’Italia dei “misteri”.
L’Italia dei depistaggi.
Vi, e mi chiederete, quale il legame fra la prima parte di questo mio scritto e questa seconda parte? Semplice, è sempre un problema di “caste” e di mancanza di cultura del dubbio.
Se vogliamo, noi “cittadini semplici”, dare un futuro felice ai nostri figli è arrivato il momento di ragionare con il “noi” e non con l’”Io”. In fondo essere parte di una “casta” non vuol dire usare il “noi” ma un “Io collettivo”.
Ignoto Uno
31/05/2022
E’ l’ora del risveglio
Il 31 dicembre 2019 la Cina comunicava la diffusione di un "cluster di polmoniti atipiche di origine virale”, in realtà è oramai certo che sin dal precedente giugno il governo cinese era perfettamente conscio che dai laboratori di Wuhan era “scappato” un virus oggi tristemente noto come COVID19.
Il 23 gennaio 2020 alla città di WUHAN venne imposto il coprifuoco. Lo chiameremo “lockdown”, che poi significa “chiusi in casa”. Il primo “lockdown di massa” della storia.
Furono 60 milioni le persone “incarcerate” per colpa di altri. Tutti appartenenti alla provincia di Hubei. Furono i primi, non gli unici.
Strade deserte e servizi ridotti al minimo, un vero e proprio film dell’orrore, peccato che fosse tutto vero.
In Italia toccò la stessa sorte da lì a poco. Il 21 febbraio 2020, infatti, furono dichiarati i primi “casi” italiani. I primi “dichiarati”, non sapremo mai se questi fossero realmente i primi. Non sapremo mai se eventuali casi avvenuti nei mesi precedenti in tutta Italia non vennero riconosciuti, non posso neanche pensare che furono riconosciuti ma non dichiarati, dagli organi competenti. In questo secondo, impensabile, caso, quello del furono individuati ma celati” per qualche motivo, il popolo italiano avrebbe il diritto di essere protetto da una magistratura libera ed autorevole, un organo inquirente e giudiziario terzo alle pressioni politiche e capace di rendere giustizia. Per fortuna sono, però, convinto che nulla di tutto questo possa essere avvenuto anche se, negli ultimi tempi, forte, pur se carsica, giunge la voce di molti sono medici che “sottovoce” fanno comprendere che “casi anomali di polmonite” ne avevano già visti nel 2019 in tutta Italia.
La pandemia venne dichiarata dal OMS il 11 marzo 2020, quasi un anno dopo i primi “veri” casi in Cina! A quel punto erano 114 gli Stati con casi di Covid19 conclamati. Innumerevoli i decessi con concausa o causa unica il virus.
Un ritardo nel denunciare che ha causato molti danni, sanitari e sociali. Ed oggi qualcuno penserebbe di ampliare i poteri a questo OMS.
A causa di tutto questo la nostra amata Italia è cambiata. Peggiorata. Impoverita sia economicamente che socialmente.
A causa di tutto questo, e di una gestione molto politicizzata, la nostra amata Italia è ancora più divisa di quanto già lo fosse. Non più solamente “nord - sud”, ma si riscontrano lacerazioni addirittura dentro le singole famiglie vi sono fratture culturali e comportamentali.
In questi anni di pandemia noi cittadini semplici italiani abbiamo subito una gestione dei media più degna di una nazione sotto un regime totalitario che di una moderna e democratica.
Oggi la guerra in Ucraina. Fatto triste e drammatico.
Argomento nuovo nell’agenda politica internazionale, stessi metodi di gestione sia in ordine al rispetto degli organi costituzionali che dei media.
Una comunicazione basata su “certezze”. Un governo autocrate che decide a prescindere dalle convinzioni del proprio popolo. Un Parlamento succube ed inesistente.
Una unica differenza: questa volta i sondaggi non fotografano una Italia coerente alle volontà del governo. Il mantra della comunicazione mediatica non produce i risultati da qualcuno attesi. La nazione non accetta l’invio di armi, ne crede supinamente al mantra della “NATO come alleanza difensiva”. La nazione si sente “atlantica” ma non “NATO succube”. Vuole un governo politico ed autonomo nel pensiero. Vuole vedere statisti capaci di governare e trovare soluzioni di pace e convivenza con tutti. Statisti capaci di esprimere mediazioni.
Questa la bella notizia di questo periodo buio, ma probabilmente è l’unica notizia positiva. Un popolo, formato da “cittadini semplici”, che fa percepire il suo dissenso a “disegni” pre definiti.
Nella nostra amata Italia vi è un drammatico appiattimento sia del ceto politico che di quello dirigente. Nessun reale contraddittorio, nessuna domanda concreta e profonda. Nessuna reale e concreta distinzione nelle linee politiche dei partiti comprensibile dalle azioni parlamentari dei singoli gruppi. Tante chiacchiere senza una concreta azione collegata a chiare e definite linee filosofiche. Solo tanto rumore e ancora più clientelismo.
Questi i motivi che portano a ritenere non ulteriormente procrastinabile l’ora del “risveglio”dei “cittadini semplici”.
La delega che essi devono dare al ceto dirigente deve essere ponderata, non consuetudinaria. Non si può più ragionare su modelli prestampati. Non è più tempo di dare fiducia a qualcuno solo perché si presenta dichiarandosi di “destra”, “centro” o “sinistra”., tantomeno perché urla quel prerequisito che si chiama “onestà”.
Oggi è il tempo del risveglio dei valori, del risveglio della coerenza fra i valori declamati e l’azione, del risveglio della chiarezza dell’impegno, un impegno non fine a se stesso ma finalizzato a costruire un futuro di benessere ai figli della nostra Patria, la nostra amata Italia. È tempo di investimenti e non di dazioni clientelari ed a pioggia i cui costi ricadranno sui figli della nostra amata Italia. È tempo di lungimiranza e saggezza.
Noi cittadini semplici, con sgomento, vediamo un ceto dirigente politico, sindacale, datoriale, amministrativo determinato esclusivamente alla protezione dei propri privilegi.
Grande la delusione di noi cittadini semplici negli ultimi lustri segnati da tante chiacchiere e slogan, quali il mai dimenticato “onesta, onestà, onestà”, mai seguiti da concretezza e coerenza di azione nel cambiamento.
Oggi non si può più attendere, siamo tutti chiamati ad una scelta. Da un lato l’egoismo dell’individualismo e del clientelismo, dall’altro la lungimiranza della ricerca del merito e della competenza al fine di garantire una prospettiva alle generazioni future.
Chi ha fallito abbia la dignità dell’oblio, chi ha mal delegato abbia il senso del dovere del ripristino della qualità della cosa comune. Tutti l’intelligenza di voltare pagina e cambiare passo.
Inaccettabile, infatti, vedere la nostra amata Italia costretta ad un declino che arricchisce pochi e rende succubi tutti gli altri.
Insieme, tutti insieme nessuno escluso, si potrà costruire un nuovo boom economico italiano.
Basta crederlo e camminare fianco a fianco
Ignoto Uno
26/05/2022
“Id velis quod possis”
L’ingegner romano Fabio Leone ha dedicato molti anni a studiare e narrare la città eterna.
Una passione legata alla sua attività professionale che lo ha portato a conoscere palmo a palmo la città.
Su Roma ha scritto sei libri, ognuno dedicato a un quadrante urbana. Testi di grande spessore sia per le immagini che contengono, sia per l’analisi dei suoi rapporti.
Il suo sguardo lo porta a riportare le scritte presenti sugli edifici dei singoli rioni e, attraverso esse, la saggezza della nostra magnifica, unica, capitale. Simbolo spesso bistrattato nei fatti dagli italiani e dagli stessi romani.
Vere e proprie  «facciate parlanti», affermazione che il senatore a vita Giulio Andreotti volle scrivere nella prefazione al secondo volume, uscito nel 2009, ove lo stesso scriveva  come «la cultura classica anziché bistrattata e guardata con un po’ di disprezzo come sarebbe avvenuto in seguito, era un tempo sentita come patrimonio comune e largamente condiviso».
Fra le tante citazioni dai palazzi romani, oggi, mi vorrei soffermare su questa: “Id velis quod possis” ovvero “desidera quello che puoi conseguire”.
Questa scritta appare sulla Casa dei Vallati, precisamente su un architrave in via Portico d’Ottavia.
Una costruzione del ‘300 rimaneggiata nel ’500 e la cui scritta fu rinvenuta nel 1926 durante l’abbattimento delle casupole addossate al Teatro di Marcello.
«Id velis quod possis» fu tratta da una commedia di Terenzio, l’«Andria».
Al motto scelto dalla nobile famiglia si affianca oggi una targa che ricorda la deportazione del popolo ebraico dal ghetto nel 1943 di cui il Portico d’Ottavia è il cuore.
Questa è solo una delle tante suggestioni che questa magnifica città dona a chi ha il desiderio di mettersi in ascolto, di studiarla, di affrontarla con la cultura del dubbio.
Nel fare questo un “cittadino semplice” come me si accorge, con profondo disagio, della situazione di immenso abbandono che deve subire la nostra magnifica capitale.
Città sempre citata e mai amata. Città ricordata per il suo passato unico, per la convivenza con lo Stato del Vaticano, per la presenza del ceto politico tanto bistrattato ma altrettanto ossequiato. Città saccheggiata, mai rispettata, tantomeno ascoltata.
Eppure parla.
Ecco parla e ci insegnerebbe, se fosse sentito il suo messaggio, che si deve “desiderare quello che si può conseguire”.
Messaggio ai grandi del mondo in questi anni bui di sopraffazioni.
Messaggio all’ establishment statunitense ed al potere che vuole ampliare il suo “spazio di influenza” a dismisura.
Messaggio al leader russo che ha “invaso” e non “dialogato”.
Messaggio al potere, finanziario per lo più, europeo che sembrerebbe vivere la media borghesia come un “problema da risolvere”.
Messaggio alla NATO che vuole stravolgere il suo ruolo statutario.
Messaggio a chiunque abbia perso la capacità di mediare ed essere altruista.
Magnifiche parole queste ultime. Parole sagge che hanno garantito la stabilità ad ogni livello nei sistemi sociali ed economici.
“Sempre pareggiare, mai stravincere” dicevano gli “antichi”, cioè coloro che hanno costruito pace e benessere alle genti, coloro che “parlavano colto”, non in centotrenta caratteri.
Bei tempi quelli.
Oggi noi “cittadini semplici” sappiamo che i grandi della terra hanno l’obbligo di ragionare nel rispetto di quel aforisma.
“Id velis quod possis”  appunto, chi non comprende questo non è degno di governare l’umanità.
Ignoto Uno
16/05/2022
Riflessioni utili …
in questi giorni di maggio.
In questi giorni particolarmente gravi per il mondo, l’Europa e la nostra amata Italia credo sia oltremodo interessante provare a ragionare su cosa sia la guerra.
Dire che la guerra sia sempre sbagliata e che si debbano sempre trovare soluzioni per evitarla sfiora il livello della banalità. Vi sono, infatti, 59 guerre monitorate da Armed conflict location & event data project (Acled) nel mondo in corso. Fatto che ci dimostra come gli esseri umani non siano in grado di trovare sempre soluzioni pacifiche.
Gli esseri umani difendono il proprio territorio, la propria famiglia, i propri beni e, assai spesso, cercano di appropriarsi delle cose degli altri esseri umani. Questo, allorquando lo si attua a livello di stati, si chiama “atto di guerra”.
Guerra che non sempre è armata, la maggioranza delle volte prende forme diverse, per esempio economiche. In alcuni casi terroristiche. In altri si basa su più subdole forme di controllo, oggi per esempio sono spesso citati atti di cyber attacco da parte di huckers vicini ad uno Stato contro un altro. Qualsiasi sia la modalità, in ogni caso, sempre di atti di guerra si tratta. Di prevaricazione sul altro. Di cambiamento violento dello status quo ante.
Gli esseri umani non ragionano in termini di pace ma di sopraffazione, ecco perché nel mondo vi sono tante guerre. Lo facciamo tutti, nessuno escluso. Lo facciamo nel piccolo e nel grande. In famiglia, nel nostro condomino, guidando la nostra auto e, come stati, nei confronti di altri stati. Quando accade che lo fanno gli “altri”, loro sono “cattivi”, “usurpatori”, “invasori”. Quando lo facciamo “noi”, noi ci stiamo occupando di “garantire la pace e la libertà degli altri”, perché “noi” siamo i “buoni”.
Ecco perché vi sono le guerre, è semplice, vi sono sempre dei “buoni” che vogliono insegnare a vivere a dei “cattivi”.
Pensiero ridicolo, ma che va molto di moda.
Bisogna, a questo punto, chiedersi se vi siano “guerre giuste” e “guerre sbagliate”.
Noi “cittadini semplici” ci fermiamo a ragionare, ci chiediamo il significato di “giusto”, di “sbagliato”. Ci chiediamo ancora di più “giusto per chi”? Per tutti? Per qualcuno? Chi è questo “qualcuno”? Siamo noi questo “qualcuno”? Allora la nostra idea di “guerra giusta” può contrapporsi ad una idea diversa, di un altro “noi”, di “guerra giusta”.
Infatti, gli esseri umani fanno, da sempre, la guerra.
Guerra che non è ne giusta ne sbagliata. È solo l’espressione di sopraffazione di uno su un altro.
Sia che questa sia una guerra fra stati, sia che sia una guerra in una assemblea di condominio.
Diversi impatti, stessa mentalità. Sempre un “atto causa” a cui segue un “atto effetto”.
La mentalità del “male”. Non del “bene”. In fondo, però, che cosa è il “male” ed il “bene”. Il modello logico, per noi comuni mortali, cittadini semplici, si ripete all’infinito.
Ed allora abbiamo normato anche il non normabile. Abbiamo creato dei canoni per definire la “guerra corretta” da quella “illegale”.
Come se fosse possibile dichiarare “giusta” e conseguentemente “legale” una guerra.
Proviamo a comprendere.
Il Treccani ci insegna che la “guerra” è un “Conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., nella sua forma estrema e cruenta, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi”
Nel diritto internazionale, infatti, è definita come una “situazione giuridica” in cui i “belligeranti” possono, entro limiti normati, usare la violenza contro lo Stato avversario. Può pretendere, inoltre, che gli Stati non belligeranti rimangano “neutrali” ed “imparziali”.
I belligeranti possono attaccare e colpire sia il territorio che le persone e i beni dell’altro stato.
Una “guerra” può essere “Santa”, “preventiva”, addirittura “umanitaria” ma può essere anche “giusta”?
Può l’uomo essere ancora così involuto da necessitare la distruzione dell’altro per sentirsi “sicuro”? Parrebbe di sì.
La Carta delle Nazioni Unite e, coerentemente, l’art. 11 della Costituzione italiana definiscono la guerra un mezzo di risoluzione delle controversie internazionali o uno strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e ne ammettono l’uso esclusivamente come difesa nei confronti di aggressioni esterne.
La volontà di uno Stato di attaccare un’altro Stato va dichiarata attraverso un atto formale denominato “dichiarazione di guerra” attivando, conseguentemente, il diritto internazionale di guerra.
Essendo questa la base normativa  che ci permette di dichiarare “civile” l’atto più incivile che è, appunto, il sopraffare l’altro fino ad ucciderlo, distruggerlo, annichilirlo, desidero provare a comprendere quale possa essere una posizione “normativamente corretta” dello nostra amata Italia.
L’Italia allorquando le proprie Istituzioni dichiarano di “non essere in guerra con la Federazione Russa ma di essere schierati con l’Ucraina” è in una situazione di rispetto della Carta e della propria Costituzione?
La “non belligeranza” impone di essere “neutrali”. Inviare armi ad una sola parte contendente senza inviare uomini armati garantisce il rispetto della Costituzione? Delle norme che garantiscono il nostro stare insieme?
Cosa sono le “armi difensive” in una guerra?
La Costituzione prevede “ l’uso (della guerra) esclusivamente come difesa nei confronti di aggressioni esterne”.
L’Italia è, inoltre, membro della NATO, alleanza difensiva degli Stati membri. In quanto tale deve rispettarne le Statuto e fornire mutua difesa fra gli Stati membri.
L’Ucraina, però, non è un membro della NATO.
Vorrebbe esserlo, qualcuno ritiene che sia opportuno che lo sia, ma oggi non lo è.
Il governo ed i media si spendono in cavilli giuridici, di azzeccagarbugli memoria, per definire l’Italia come Stato non belligerante.
Ne siamo tutti felici credo, certamente lo sono io. Ma questa affermazione può essere ritenuta vera?
Mi sono chiesto se la “guerra” può essere “giusta”.
Cosa vuol dire “giusta”? In funzione di quale logica è “giusta”? Chi lo decide ho scritto.
Domande solo apparentemente semplici.
Il presidente Putin dichiara che la sua azione non è una guerra ma una “Operazione Speciale”?
Il presidente Biden dichiara Putin un assassino e va a difendere il popolo ucraino.
L’Europa tutta dichiara l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito Russo un atto di guerra, non dichiara la guerra ma compie atti che, guardandoli dall’esterno, tutto sembrano meno che “neutrali”. Conseguentemente potrebbero sembrare un atto di guerra. Sempre cavilli, ma la gente muore, le città vengono distrutte (qualcuno le ricostruirà e ci guadagnerà, questa è un altra faccia della guerra).
Cavilli utili a chi ritiene di essere “immortale”.
Cavilli inutili, anzi dannosi, per chi sa di essere “mortale”.
Noi “cittadini semplici” sappiamo di esserlo e, molto francamente, ci stiamo un po’ stufando di fiumi di chiacchiere con cui ci inondano per “convincerci” che quanto sta avvenendo è colpa di un “cattivo” alle cui azioni “noi buoni” stiamo reagendo per il “bene”.
Chissà perché noi “reagiamo” sempre. Potremmo “agire”, “prevenire”, “ascoltare”, “mediare” qualche volta.
Potremmo rappresentarci come “portatori di nostri interessi” e non come i “buoni che salvano il mondo”.
A noi “cittadini semplici” interessa vivere in pace con tutti. Magari “pace armata” ma nel benessere e nel rispetto di ogni idea di sistema sociale. Vorremmo mantenere la “nostra pace” e non “esportarla” a casa degli altri pretendendo che gli “altri” non esportino la loro “idea di pace” e di “modello economico” a casa nostra.
Noi “cittadini semplici” vorremmo che i cosiddetti “grandi del mondo”, con spirito altruistico, lavorassero per trovare un nuovo equilibrio mondiale, non “globale”.
Noi “cittadini semplici” vorremmo tornare a vedere i nostri figli vivere nella vita di noi mortali e non in quella di un “metàverso” che, alla fine, noi chiamiamo “finzione”.
Illustri “grandi della terra” trovate un “tavolo”, a Yalta magari è ancora apparecchiato, e ridateci la voglia di essere felici. Felici nella nostra semplicità di tutti i giorni. Felici nel vedere che i nostri figli possono costruirsi liberamente il loro futuro, pensare ad una famiglia, comprarsi una casa ove vivere la propria vita, lavorare e, se lo vogliono e hanno saputo essere meritevoli di successo, anche economico, comprarsi una barca, una fuoriserie, un viaggio in giro in un mondo libero di muoversi. Senza eccessi di regole che ci chiudono in casa.
Se poi, o voi “grandi della terra, trovate ancora del tempo per noi “cittadini semplici” potreste passare per Reykjavik e firmare un nuovo patto contro il proliferare degli armamenti. Noi “cittadini semplici”, infatti, preferiremmo che i nostri soldi fossero usati per il nostro benessere e non per la nostra distruzione e, per poterlo fare, questa volta si, servono regole condivise e patti rispettati da tutti. Per esempio creando stati cuscinetto fra chi potrebbe percepire l’altro come “nemico”.
Infine, agli opinionisti italici, smettete di parlare di libertà, insegnare cosa sia la libertà, impedendo agli altri di esprimere “liberamente” un pensiero diverso dal vostro. Noi “cittadini semplici”, senza certezze paradigmatiche e di una parte, vorremmo poter ascoltare e ragionare autonomamente e ci divertiamo (in realtà assai poco) allorquando qualcuno, magari con un accento folcloristico per chi vive fra noi da così tanti anni, punta il dito verso un altro essere umano dichiarandolo “persona che fa propaganda per il nemico” ma si dimentica di dire quali siano i suoi “amici” che ne conducono il pensiero.
Purtroppo nel mondo di oggi, noi “cittadini semplici” lo abbiamo ben compreso, vale un vecchio detto popolare italiano. Quello che recita “il più pulito ha la …..”.
Non pensate, o voi grandi della terra e voi portatori del pensiero unico, che noi “cittadini semplici” siamo fessi. Distratti si, fessi no.
E la “paura di quello che abbiamo davanti” potrebbe portarci a parlare insieme fra di noi. Da “cittadini semplici” ma interessati, molto, a rimanere “uomini liberi”.
Liberi per davvero.
Ricordate che il Manzoni, a scuola, almeno sui banchi di scuola, lo abbiamo letto allorquando scriveva “tra queste deplorabili guerricciole con sé e con gli altri, aveva varcata la puerizia”.
Ehhh …… parole sante.
Ignoto Uno
08/05/2022
1993 - 2022
verso la terza repubblica.
Il 30 aprile 1993 fu il giorno simbolo della fine della prima repubblica italiana.
Bettino Craxi, leader del partito socialista, fu sottoposto al hotel Raphael di Roma ad una sassaiola .
Quel gesto simboleggiò la volontà del popolo italiano che il ceto politico del pentapartito, la maggioranza del tempo, lasciasse il potere. Praticamente tutti meno il Partito Comunista ed il Movimento Sociale Italiano. Il primo, negli Enti locali, era partito di governo ma non fu praticamente toccato dalla vicenda di mani pulite. Vi era il cosiddetto “consociativismo” con il pentapartito, ma quest’ultimo prendeva tangenti a livello di governo ma diveniva un “santo” a livello locale. Questo il “teorema” di quel periodo.
Fu veramente quell’odio, rappresentato da quella sassaiola, sentimento popolare puro? Quasi certamente sì.
Quanto, però, fu etero diretto da poteri esterni che avevano l’interesse di indebolire l’Italia abbattendone il gruppo dirigente? Poteri che, trovando, magari, qualche alleato italico in alcuni ambienti politici, sindacali ed in alcuni ambiti allora non così determinanti del sistema economico del paese, si predisponevano a prendere il controllo del sistema. Esattamente quei mondi che usciranno intonsi da quella bufera giudiziaria e dalla stessa poterono trarre evidenti vantaggi.
Solo gli storici potranno spiegarci le profonde e variegate ragioni che causarono quel periodo. Certamente l’Italia, in quegli anni di creazione di un nuovo paradigma geopolitico conseguente alla caduta del muro di Berlino, fu esclusa a causa di quel momento entropico, forse rivoluzionario, dalla corsa alla leadership europea.
L’Italia passò da un ceto dirigente, non solo politico, che aveva la lungimiranza di proporre tavoli come quello della “esagonale” alla pochezza di oggi. Esagonale tanto carsicamente osteggiata dalle forze middleuropee. Esagonale che avrebbe posto l’Italia al centro degli interessi emergenti dei paesi ex patto di Varsavia.
Al contrario la nostra amata Italia in questi trenta anni ha dovuto subire un lento, ma costante, declino rallentato esclusivamente da un leader inventato dal nulla quale Silvio Berlusconi. Berlusconi che fu, successivamente, normalizzato alle esigenze del centro Europa attraverso varie azioni giudiziarie, di cui non conosco gli aspetti relativi alla giustizia ma non posso che vedere come altri nella nostra amata Italia non abbiano dovuto vivere una altrettanto persistente attenzione.
Alla base di quel odio, nel periodo di mani pulite, vi fu una campagna mediatica e giudiziaria che pose al centro il finanziamento illecito dei partiti.
Oggi, a distanza di meno di trenta anni, in attesa della parola degli storici, si iniziano a comprendere le logiche che permisero l’annullamento di un ceto politico e non di un altro. Direi chirurgicamente.
Inizia ad essere plastica la distanza fra quei politici e la grande maggioranza degli attuali.
Non conosco italiano che sia disposto a dichiarare che la corruzione, non solo del ceto politico, in Italia sia stata debellata da quella azione giudiziaria anzi il percepito comune è che sia ancora più capillare di quei  tempi.
Drammaticamente questi elementi di ragionamento sono centrali nelle scelte quotidiane di noi “cittadini semplici” italiani e la nostra delusione cresce senza sosta.
L’Italia è molto peggio oggi di allora, questo il pensiero comune.
Di chi la colpa? Vi è un mandante? Vi sono dei traditori della Patria che attraverso la creazione di questo senso di impotenza collettiva hanno creato le condizioni per svendere la nostra amata Italia a degli invasori?
Domande gravi in un tempo grave.
È proprio vero quanto ci insegnavano i nostri nonni allorquando ci dicevano che chi lascia la strada vecchia per la nuova…….
Da quel 30 aprile 1993 noi “cittadini semplici”, forse un po’ troppo impegnati a pensare solo a noi stessi, abbiamo potuto veder fiorire formazioni politiche nuove o, in alcuni casi, formazioni politiche vecchie con nomi nuovi.
Dopo le urla nelle piazze che al tempo chiedevano, e garantivano, assoluta onestà, dopo poco meno di trenta anni in costante caduta libera della nazione governata da politici e tecnici bravi ad auto osannarsi e altrettanto poco bravi a edificare una Italia solida e con un futuro, oggi abbiamo nuove piazze urlanti, nuovi salvatori della patria. Nessuno, o quasi, disposto a richiamare l’Italia alle proprie responsabilità, all’impegno, ai sacrifici necessari per costruire un rilancio stabile della nazione.
Da trenta anni viviamo nell’era dei sondaggisti, non degli statisti. Viviamo nell’era degli opinionisti tuttologi, tanto urlanti, altrettanto insignificanti.
Quanto rimpiango momenti televisivi come quello che vide un allora giovane onorevole Francesco Cossiga, poi indimenticabile Presidente della Repubblica, dichiarare ad un attento e silenzioso “moderatore” che sull’argomento proposto sarebbe stato breve nel rispondere, avrebbe parlato “solo cinque minuti”. Non era l’era dei social network, era l’era dei “ragionamenti” e delle “convergenze parallele”. Altri tempi. Tempi colti. Bei tempi comparati al nulla di oggi.
Oggi, come nel 1993, di nuovo urla e tanti indici puntati! Mi chiedo quanti di coloro che tirarono sassi, veri, quel giorno a Bettino Craxi avessero chiesto almeno una volta nella loro vita una raccomandazione, un aiutino, una spintarella, un favore alla politica o al ceto dirigente. Mi chiedo quanti di coloro che si alzano a censori oggi possano dichiarare di essere stati sempre scevri da mediazioni con qualche potere.
Purtroppo la nostra amata Italia non ha mai risolto la propria questione morale. La sinistra non ha un Enrico Berlinguer, il mondo laico non fa emerge uno Spadolini. Il mondo cattolico non esprime un Zaccagnini, Fanfani, tantomeno un De Gasperi.
Tempi diversi quelli di oggi.
Per questo l’Italia è ridotta ad essere una nazione che non sa garantire futuro nemmeno ai suoi giovani migliori.
Noi italiani adulti i colpevoli. Noi tutti.
Chiedevamo riforme trenta anni fa, chiediamo le stesse riforme oggi.
Il motivo è semplice, le riforme devono riguardare, e toccare gli interessi, esclusivamente degli altri. Sempre gli altri.
Gli italiani sanno sempre quello che devono fare gli altri italiani.
Oggi è tempo di cambiamenti perché nei tempi gravi vince chi sa cambiare meglio e prima.
Oggi non è tempo di trasformisti, di urlatori, di indici puntati. È il tempo del fare, del costruire insieme. Di trasformare la nostra amata Italia in una nazione con un radioso futuro.
Tutti sono chiamati a fare la propria parte ricordando sempre che il potere di delega è un potere che richiede grande saggezza e lungimiranza, richiede onestà intellettuale ed altruismo, richiede amore per il futuro.
Trenta anni fa molti italiani questo amore lo avevano, furono manipolati, credettero nei pifferai magici, divisero in innocenti e colpevoli la società civile.
Craxi, questo, lo disse a modo suo in un storico intervento alla Camera dei Deputati. Gli italiani di oggi, però, non hanno memoria.
Gli italiani, cittadini semplici di oggi, hanno il dovere di fare tesoro di quegli errori che furono fatti nel delegare ma hanno, anche, il dovere di ripartire tutti insieme per un nuovo cammino, una marcia, tutti insieme. Ognuno con la propria quota di peso del cambiamento sulle spalle.
Un percorso che dia un futuro ai nostri figli. Noi più adulti abbiamo sbagliato, noi più adulti siamo chiamati alla ricostruzione morale e socio economica della nazione più degli altri perché banalmente siamo più colpevoli degli altri se la nostra amata Italia è quella che è oggi.
Ai figli della nostra Italia abbiamo il dovere di garantire un futuro concreto, un futuro qui nella nostra patria e non esuli da qualche parte nel mondo.
Questa è la nostra casa, di noi cittadini semplici, non la loro.
Perché oggi, purtroppo, in questo mondo così grave, vi è di nuovo un NOI ed un “loro”.
Dobbiamo avere il coraggio di prenderne atto capendo che i “loro” sono tutti coloro che si vogliono “divorare” il meglio del nostro magnifico paese.
Ignoto Uno
04/05/2022
Oggi è tempo
di patrioti
e non di partigiani.
Che cosa è il patriottismo e, conseguentemente, chi è un patriota?
Il “patriottismo” è il sentimento di amore, obbedienza e devozione verso la patria. È un sentimento puro, senza secondi fini, senza interessi di parte, personali. È donarsi, addirittura immolarsi per la propria Patria.
Questo porta ha chiedersi, e comprendere, cosa sia la “Patria”. La Patria è un “popolo” i cui membri sono  nati in un “territorio” e che, singolarmente e congiuntamente, sentono di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni ad esso. È un popolo che sente il valore della terra ove è nato, l’appartenenza a quel “suolo” delimitato da “confini” certi.
La Patria è percepita come “benigna”, di essa si ha nostalgia quando ci si allontana, si emigra, se ne è esule.
Per la Patria si combatte e si muore, per la Patria si lotta per tenerla unita, indipendente, libera.
Chi questo non fa è un “traditore”. Traditore della Patria, poche sono le scelte più disonorevoli di quella di tradire la propria Patria.
Questo ci porta a vivere con estremo disagio, addirittura disgusto, chi piega gli interessi della nostra amata Italia, la nostra Patria, ad interessi di “altri”. Parteggia per “altri”. Facilita “altri”, anche a discapito dei propri “fratelli”, i compatrioti. Antepone se stesso, i propri interessi, a quelli collettivi della Patria.

Partigiani questi ultimi, non “patrioti”. Vi può non essere differenza, vi può essere una distanza incolmabile.
I “partigiani” nella seconda guerra mondiale furono “patrioti”. Oggi?
Oggi i “partigiani” sono coloro che parteggiano. Sono coloro che si schierano da una determinata parte, che aderiscono a un partito sostenendone le idee, seguendone le direttive, per lo più con spirito fazioso e settario. Certamente acritico. Addirittura a discapito degli interessi collettivi della Patria.
Quanti “partigiani” siamo costretti a sopportare nella nostra amata Italia. Li vediamo in Parlamento, in televisione, nelle piazze.
Parlano perché devono ripetere acriticamente il loro “mantra”. Parlano, quasi mai pensano. Parlano e, nel parlare, si sentono intelligenti, importanti, realizzati.
I “partigiani”, quelli delle “brigate bianche o rosse”, quelli della “Osoppo”, quelli erano “patrioti” non “partigiani”. Divenivano “partigiani” esclusivamente perché combattevano coloro che avevano “invaso” la nostra Patria. Combattevano, si immolavano, contro l’invasore.
Oggi? Cosa sono i tanti parlamentari, opinionisti, urlatori di strada e di tubo catodico, che parlano, quasi mai pensano, e, nel loro agire, favoriscono l’agonia della nostra Patria ed il saccheggio della stessa da parte di forze straniere? Nuovi lanzichenecchi che vengono, razziano, fanno “schiavi economici” gli italiani con l’aiuto di altri italiani.
Altri italiani che sono, per l’appunto, “partigiani” e non “patrioti”. Difendono la loro “parte”.

Oggi è tempo di “patrioti”, la nostra amata Patria, la nostra amata Italia, di questo ha necessità.
Uomini e donne che sappiano cosa sia la Patria, non parlino a vanvera. Uomini e donne che, sapendo chi essi siano, da dove provengono e dove vogliono andare, sappiano trovare alleati loro pari con cui parlare, trattare, da “pari”. Non da “succubi” o da “partigiani”, magari essendo “parte” di chi ha interesse di venire a “saccheggiare” la nostra amata Italia.
Ecco, da “cittadino semplice”, prego perché ognuno di noi sappia trovare al suo interno il senso della Patria e, guardando fuori da se stesso, sappia riconoscere nell’altro il “patriota” in chi è “puro” e, da “compatriota”, inizi la marcia verso la vittoria.
Da “compatrioti”, senza fini personali ma per l’amore che dobbiamo alla nostra terra, quella ove siamo nati ed ove desideriamo che possano vivere i nostri figli.
Una terra libera, sana, etica. Una terra “madre” e non “matrigna”.
Una terra ove si pensa con il “Noi” e non con l’”Io”. Una terra che premia chi produce ed ha successo onestamente perché egli è esempio per gli altri.
Una terra altruista.
Una terra amica.
Oggi cari “cittadini semplici” come me è il tempo del riscatto per il troppo ritardo che abbiamo avuto nell’alzare la testa, prima, ed il dito, poi, per dire una cosa, solo apparentemente semplice: io sono italiano, voi?
Ignoto Uno
30/04/2022
Dal 25 Aprile
al DIgital Service Act,
Le istituzioni politiche dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul Digital Services Act (DSA).
Atto finalizzato formalmente a dare più responsabilità alle grandi aziende tecnologiche sui contenuti che ospitano.
Il DSA prevede, infatti, misure contro la “disinformazione” e i “contenuti illegali” o che potrebbero “risultare nocivi”.
Quali gli strumenti che dette grandi aziende del web hanno per definire ciò che è “nocivo”?
Inoltre “nocivo” a chi? Rispetto a che cosa?
“Informazione illegale”? In questi anni, ed ancor più in queste ultime settimane, stiamo vivendo il caso di Assange, giornalista che ha reso pubblici atti segretati negli Stati Uniti. Mi chiedo se l’aver violato il segreto sia stato Assange o chi al giornalista ha fornito i documenti? Mi chiedo a cosa serve una informazione con il   “bavaglio”? Mi chiedo se è informazione o propaganda di potere un sistema dei media, tutti i media, che non abbia l’assoluta libertà di produrre e rendere pubblico qualsivoglia documento, notizia, di cui entri in possesso?
Il cosiddetto quinto potere è tale proprio perché rende noto anche quanto il potere costituito non vorrebbe far vedere, esiste per rendere noto all’opinione pubblica  anche i rumori di sottofondo, esiste per rendere noto ciò che è “scomodo” ai potenti. Il quinto potere è “potere” se autonomo.
Se l’informazione non fosse questo non avremmo avuto il Watergate per esempio. Ne siamo tutti consapevoli?
L’Istituto Luce di fascista memoria narrava i partigiani come “banditi che compivano azioni terroristiche” e non come “resistenza ad un potere dispotico”. Il 25 aprile è la data in cui l’Italia festeggia esattamente quella capacità di “resistenza” partigiana per la “libertà”. Libertà di pensare ed esporre il proprio pensiero pubblicamente in primo luogo.
In termini estensivi potremmo dire che il processo a Galileo Galilei, oggi in costanza di fact checking, non avrebbe visto una contrapposizione sui media fra opinioni diverse sulla sua teoria. Teoria che sarebbe stata immediatamente bollata come “fake news”. Quante “notizie” bollate come “fake” in questi tristi tempi di “pensiero unico” risulteranno “vere”?
Chi decide quale sia la verità? Il “potere” che la impone togliendo il contraddittorio. Togliendo la “contro informazione”. Togliendo la libertà di pensare!
Un tempo la chiamavano “censura” e la si additava come strumento delle dittature, tutte le dittature qualsiasi fosse il posizionamento filosofico o culturale, per annullare l’opposizione.
Oggi, nell’era del fact checking, strumento che in pochi secondi indirizza ciò che è “giusto” da ciò che è “sbagliato”, si applaude una norma ove il diritto del pensiero opposto è annullato.
In fondo, da tempo, i social network decidono, cancellando dal sistema gli oppositori al pensiero dominante, ciò che è “corretto” da ciò che non lo è.
La domanda, però, si ripete: corretto per chi? A quale fine?
A questo punto mi chiedo che cosa sia oggi la libertà?
Siamo sicuri che questo 25 aprile sia ancora da festeggiare o sia arrivato il momento di tutelarne i valori che esprime?
Ragioniamoci insieme. Per noi. Per il futuro dei nostri figli.
Ignoto Uno
25/04/2022
Impeachment in USA,
quale futuro?
Le elezioni di Midterm in Stati Uniti si terranno l’8 novembre 2022.
Evidentemente un momento storico per la democrazia statunitense e per tutta l’Europa.
Stati Uniti con devastanti lacerazioni interne sia per quel, mai superato, rumore di sottofondo relativo ai brogli elettorali nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi, sia per le sempre più forti, e sgradevoli, notizie che vedono coinvolto il figlio del presidente Biden.
Sui brogli, mentre i media li riducono ad una boutade all’italiana, gli statunitensi, in grande maggioranza, credono che non tutto sia stato fatto per arrivare alla verità.
Sui comportamenti molto “discutibili” del figlio del presidente,  Hunter Biden, invece, iniziano ad essere prodotti documenti che mettono in forte imbarazzo il padre e gli Stati Uniti tutti.
Il risultato è nitroglicerina sulla Casa Bianca, soprattutto perché il legame fra gli “affari di famiglia del presidente Biden” e la guerra in Ucraina molti iniziano a temerlo e a non gradirlo.
Legame che, se si dimostrasse, darebbe un’altra spiegazione sia alla guerra che alle scelte, non da tutti condivise, della presidenza Biden. Guerra che ha già prodotto tantissime vittime. Prime fra tutte quelle di bambini inermi che, per una volta, vengono notate dai media occidentali usualmente assai silenti su questo drammatico tema nel mondo.
Media che, a dire il vero, sembrerebbe che abbiano già compreso tutto su questa drammatica ed esecrabile guerra senza minimamente ricordarsi che le guerre non si originano mai dal nulla e non hanno mai una sola causa. In questo caso il “nuovo Hitler”, quel cattivone di Putin. Media che
tendono a dimenticarsi che la storia la scrivono, solo dopo la fine delle ostilità, i vincitori, mai i vinti, e la scrivono come a loro meglio conviene. Che nessuno si permetta di manipolare il mio pensiero commentando questo scritto come negazionista  delle atrocità compiute dal nazismo.
Chi sarà, però, il presidente che governerà questo passaggio della democrazia statunitense?
Un Biden giorno dopo giorno più delegittimato che ha portato gli Stati Uniti in una guerra non dichiarata contro la Russia in Ucraina? Non è più così scontato. Nei confronti del presidente Biden è stata formalmente aperta infatti una procedura di impeachment di cui i principali media italiani nulla dicono.
Importante comprendere il clima sociale negli Stati Uniti e le domande che il popolo americano si sta ponendo.
La Guerra Ucraina sta producendo danni economici, sempre più gravi, in tutto l’occidente.  Anche le famiglie americane vedono un continuo crescere del proprio costo della vita e, a dire il vero, non comprendono la correlazione fra lo scenario ucraino e l’incremento dei prezzi dell’energia in USA con le dirette ricadute sul costo della vita delle famiglie.
Guerra che molti statunitensi, ed europei, non capiscono. Guerra che, come ho già scritto, sempre più, molti si chiedono se sia collegata alle poco chiare e, dovessero essere confermate, certamente assolutamente non adamantine, attività del figlio del presidente Biden in Ucraina.
Prima del rischio di deflagrazione degli Stati Uniti, oggi così divisi e lacerati, ecco prendere corpo la richiesta di impeachment nei confronti di Biden per “declino cognitivo”. Come dire meglio toglierlo perché  “fuso” che perché “delinquente”.
Impeachment già presentato al Congresso di cui in Italia praticamente non si parla.
Quali gli scenari? Quali le procedure?
La messa in stato di impeachment è compito della Camera dei Rappresentanti mentre la decisione finale, nel caso, spetterà al Senato.
Sarà il “Comitato della Camera sul potere giudiziario”, con voto a maggioranza, che determinerà se vi siano i presupposti per l’impeachment. In caso positivo la Commissione produrrà una risoluzione che verrà discussa dai rappresentanti della Camera e votata a maggioranza semplice.
In caso di voto favorevole la Camera nominerà dei “membri” che dovranno presentare il caso al Senato ove avverrà il vero e proprio processo del presidente in ordine a quanto sarà stato dichiarato indagato.
È facilmente comprensibile che in questo clima sociale all’interno degli Stati Uniti questa procedura aumenterà le tensioni nella nazione. Si parte da motivazioni di salute e si potrebbe finire ovunque.
I beni informati danno per certo che un passo indietro, ovviamente per motivi di salute, del presidente Biden sia gradito da molti. Sono già iniziate le trattative per quella che sembrerebbe qualcosa di simile ad una resa di Biden?
Sarà un caso che i media occidentali stanno parlando da alcuni giorni a reti unificate del presunto tumore alla tiroide del grande nemico di Biden, del presidente russo Putin. Lo stesso Putin che nelle settimane scorse sarebbe dovuto uscire di scena a causa di un push dall’interno del suo paese contro di lui.
Pensate quanto potrebbe ridere quel “cattivone” di Putin se nel 2023 lui fosse ancora saldamente al suo posto, il suo popolo fosse al caldo, con un rublo stabile e i supermercati pieni, mentre negli Stati Uniti fosse stato sostituito, attraverso un devastante impeachment,  l’esportatore di democrazia globale presidente Biden per incapacità conclamata a governare la sua nazione per motivi di salute ed un popolo statunitense alle prese con un dollaro in difficoltà ed un potere di acquisto sensibilmente in diminuzione.
Vi è, infine, il momento elettorale che potrebbe vedere i repubblicani di quel “cattivone” di Trump prendere il controllo di entrambi i rami del Parlamento statunitense.
Che faranno i leaders europei così schierati con le scelte di Biden a quel punto?
Come reagiranno i cittadini europei già oggi carsicamente nervosi per le tante scelte politiche dei loro governi?
Speriamo che al termine di questa entropia si arrivi ad una nuova stabilità mondiale.
Auspicabilmente, almeno da me “cittadino semplice”, in modo radicalmente opposto a quel “nuovo ordine mondiale” che qualcuno tanto vorrebbe. Una stabilità che torni ai valori antichi. Famiglia, tradizioni, lavoro, libertà questo noi “cittadini semplici” chiediamo a chi ci governa. Inclusivi e rispettosi di tutti, ma partendo da quei valori antichi che ci avevano dato ricchezza e benessere dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Estote parati dicevano i latini, i prossimi mesi rischiano di cambiare il mondo per tempi lunghissimi.
Come? Dipende da tutti noi.
Ignoto Uno
03/04/2022
Quando la storia
insegna agli stolti.
All’interno di un vagone ferroviario l’11 novembre 1918 la Germania firmava un umiliante armistizio, in questo modo terminava la Prima guerra mondiale.
La Grande Guerra aveva seminato morte e devastazione in tutta Europa, gli accordi di pace, mal gestiti, prepararono il terreno a un nuovo conflitto ancora più cruento.
La pace del 1918 ed i trattati che ne seguirono hanno insegnato a noi europei, o avrebbero dovuto, che è sempre un grave errore umiliare il nemico sconfitto, voler stravincere è sempre elemento che alimenta la guerra successiva.
La conferenza di pace di Parigi avrebbe dovuto ridisegnare la geografia politica mondiale e garantire la pace.  Così non fu, esattamente venti anni dopo l’Europa fu dilaniata da una nuova devastante guerra.
In quei venti anni vedemmo nascere il nazismo ed il fascismo.
Quali le origini del fascismo in Italia? La paura della nobiltà e della borghesia di azioni politiche di ridistribuzione del reddito e di riduzione del debito dello stato che ne avrebbero fortemente ridotto la ricchezza ed il collegato benessere.
Il bilancio della guerra era stato tragico con circa 650 mila morti. Il Paese era in ginocchio sul fronte dell'economia e il sistema produttivo stentava a riprendersi dopo la guerra.
Francesco Saverio Nitti, presidente del Consiglio, si dimostrava incapace di frenare l’inflazione sempre più galoppante con un costo della vita quadruplicato in pochi mesi. Le folle esasperate saccheggiavano i negozi di generi alimentari, i ceti più abbienti temevano per il loro futuro.
Qualcuno riesce a vedere qualche analogia con l’Italia di oggi?
Nel caso la risposta fosse “sì”, sommessamente, porto alla memoria di tutti il fatto che la soluzione che la borghesia e la nobiltà italiana del tempo ritenne accettabile fu favorire la nascita del fascismo.
Un sistema totalitario che visse a lungo su un patto sociale con il popolo italiano basato sulla tutela della proprietà privata, in particolare impedendo che la sinistra italiana del tempo arrivasse a promulgare una legge patrimoniale.
Gli intellettuali di oggi, lo dico da “cittadino semplice” che ama profondamente la sua Italia, dovrebbero ricordare quel momento della storia e lavorare al superamento di un ceto politico in larga misura inadeguato tornando ad occuparsi in modo concreto ed altruistico della nostra Patria.
La pandemia da COVID, gestita da un ceto dirigente spesso autoreferenziale e corrotto, ha ridotto la Nazione in uno stato “comatoso”.
Qualcuno potrà dire che il ceto dirigente e politico non aveva altra possibilità per salvare vite umane durante la pandemia che fare le scelte che ha fatto e promulgato. Io, sempre da “cittadino semplice”, guardo ad oltre oceano e mi convinco che copiare le scelte degli Stati Uniti in Florida o Texas sarebbe stato molto meglio che copiare le scelte fatte a New York. I risultati parlano negli USA e, purtroppo, parlano anche in Italia.
Purtroppo la politica molto spesso ragiona per convenienze, appartenenze, schieramenti e non con lungimiranza e saggezza.
Oggi la partitocrazia italiana è fortemente delegittimata. Quasi ilare vedere politici di lungo corso dichiarare che negli ultimi venti anni in Italia non sono state fatte scelte lungimiranti. Sommessamente, sempre da “cittadino semplice”, chiedo loro se chi fa queste dichiarazioni oggi è il fratello gemello, oppure un avatar, di quello presente in Parlamento negli ultimi decenni.
L’Italia, la nostra amata Italia, oggi necessità di un nuovo ceto politico con caratteristiche che lo renda autorevole di fronte alla maggioranza degli italiani. Un ceto che abbia nella competenza, nell’altruismo e nella saggezza forti elementi cardine dei propri comportamenti.
Purtroppo non riesco a vedere, almeno per ora, emergere quanto io auspico vedere.
In piazza solo urlatori che scimmiottano il Movimento 5 Stelle ante litteram.
Per fortuna, ne sono totalmente certo, l’Italia ha fra i miei compatrioti molti italiani con le caratteristiche da me così fortemente agognate.
Sperando di essere ancora in tempo, è arrivato il momento di ricordarsi Guareschi e, sia se centristi sia se più marcatamente di una parte laterale dell’emiciclo della politica, fare un passo avanti e dire “presente”.
In caso contrario la storia, molto probabilmente, si ripeterà con un nuovo “Salvatore della Patria”.
Cui prodest?
Ignoto uno
31/03/2022
In guerra per
“solidarietà”.
Sicuri che non sia un ossimoro?
Il tema della “solidarietà” sembrerebbe al centro della politica europea ed italiana da anni.
Prima con la pandemia da COVID, oggi con questa aberrante guerra sul suolo dell’Ucraina, ancor prima con i flussi migratori nel mediterraneo.
L’agenda della politica ha, da sempre, ammantato tutto di “solidarietà”.
Questo mi stimola a fare un lavoro di analisi sul concetto profondo che si cela dentro questa importantissima e magnifica parola.
La solidarietà è “altruismo”.
La solidarietà è “predisposizione ad aiutare gli altri ad affrontare i loro problemi con atteggiamento libero da secondi fini”.
La solidarietà è “sostegno reciproco nella consapevolezza che solo se in equilibrio un sistema sociale può essere duraturo”.
In equilibrio, in modo disinteressato, libero da secondi fini.
Ricordandoci sempre che anche il mondo, preso nella sua globalità, è un sistema sociale.
Sono questi alti valori che stiamo vedendo applicati nella tanto evocata “solidarietà” occidentale? Io credo di no. Drammaticamente no, tristemente no.
La “solidarietà” oggi, nel nostro Occidente e nella nostra amata Italia è uno “strumento di potere”, un “sistema economico clientelare”, un elemento “divisivo e strumentale”.
Il risultato è che si vedono sempre più chiaramente segni di “odio fra poveri”, fra reietti, fra esclusi dalla stabilità e dal benessere.
Solidarietà che rischia di divenire strumento per dividere ed imperare. Solidarietà per tramutare esseri umani, i più in difficoltà, in “prodotti” su cui guadagnare.
Triste questo Occidente che così ha ridotto se stesso. Tutto l’occidente, anche quella parte dello stesso che più ha il mandato di essere solidale.
“Solidarietà” parola magnifica, importantissima, centrale nella crescita dell’umanità, oggi ridotta a “clava divisiva”.
Questo è inaccettabile, odioso.
Permettetemi di dire una parola “politicamente non corretta”: squallido.
Inaccettabile vedere i poveri esuli ucraini - anziani, donne e madri, bambini - usati come strumento sostitutivo  di altri “poveri” quali sono coloro che per scelta personale, legata alla paura della morte, hanno ritenuto di non vaccinarsi contro il COVID.
Paura della morte la ragione drammatica che ha portato milioni di ucraini a scappare dalla loro amata patria.
Paura della morte la ragione, altrettanto drammatica, che ha portato molti italiani a preferire di perdere il lavoro ed entrare nella spirale del rischio della povertà allorquando hanno scelto di non vaccinarsi.
Forza ben pensanti scandalizzatevi, urlate il vostro sdegno per le mie parole ma, finito l’esercizio, provate a guardare i fatti con gli occhi dell’altro.
Perché giudicate in modo asimmetrico la paura della morte a secondo del vostro punto di vista?
Provate a rispettarla sempre e tutta la paura della morte, non ad interpretarla a vostro piacimento.
Siate per una volta veramente solidali. Donate e non manipolate.
Credetemi non è poi così impossibile. Il non fare questo esercizio, permettetemi di dire di umiltà, crea rischi sul futuro e sulla credibilità della nostra amata Italia, dell’Europa e di tutto l’occidente.
Quali valori stiamo proponendo? Quelli di manipolare demagogicamente chi soffre per mantenere il potere e mangiare sopra la loro povertà e sofferenza?
Quanto può ancora durare tutto questo prima che la reazione sia così forte da spazzare via tutto, anche le cose buone che, anche oggi, vengono fatte?
La “pace” è mediazione, dialogo, sopportazione del non sopportabile con il fine di arrivare ad una sintesi condivisa con l’altro, con l’avversario, l’interlocutore.
Esattamente quello che stiamo chiedendo al leader russo Putin di fare e, correttamente, dichiariamo che lui non ha fatto. Posso, però, sommessamente chiedere a noi occidentali se noi lo abbiamo fatto nei confronti della Russia?
“Pace” in Ucraina fra gli interessi di Putin e quelli di un Occidente nascosto dietro alla NATO ma ancor più nascosto dietro al legittimo desiderio del popolo ucraino di vivere liberamente la propria patria.
La pace si costruisce comprendendo l’altro, sapendosi fermare prima della guerra. Putin non lo ha saputo fare. Noi occidentali, noi NATO, siamo sicuri di non aver esagerato in questi anni in Ucraina?
Veramente volete, o voi grandi della terra, far credere a noi “cittadini semplici” che non sarebbe stato possibile dal 2014 ad oggi raggiungere un vero equilibrio fra i diversi, anche opposti, interessi di Occidente e Russia Putiniana? Possibile che l’unica opzione sia spingere la Russia verso un colpo di stato interno per avere, in seguito, un interlocutore più malleabile? E che farà l’occidente se questa ennesima esportazione di democrazia fallisse? In fondo esempi di fallimenti analoghi ne abbiamo visti tanti.
Non è che, forse, tutti voi, nessuno escluso da entrambi i lati del tavolo del contendere, pronunciate sempre la parola “solidarietà” ma, molto più prosaicamente, nel vostro animo, la leggete “tutela cinica dei nostri interessi”? Interessi ovviamente da tutelare sulla pelle, attraverso la pelle, dei poveri ucraini?
E domani chi saranno gli agnelli sacrificali della vostra bulimia di potere celata dietro la occidentale immensa capacità di essere “solidali a modo nostro”?
Solidarietà, parola immensa, soprattutto se unita alla parola “etica”, quella che permette di scegliere comprendendo dove sia il “bene” e dove il “male” non attraverso lo strumento dell’”interesse personale”.
Proviamoci, è forse già tardi, ma dobbiamo provarci.
Questo noi “cittadini semplici” chiediamo a voi “grandi della terra”, banalmente, un cambio di passo.
Magari una nuova Yalta. Sapete certe volte copiare è molto meglio che inventare. A me lo ha insegnato Giovanbattista Vico. Lettura interessante, credetemi.
Ignoto Uno
27/03/2022
Egregio direttore
leggo con piacere l’intervento delle Nazioni Unite a tutela della giornalista russa che ha voluto usare la sua azienda per esprimere il suo dissenso rispetto alle decisioni del governo della sua nazione.
Le Nazioni Unite, infatti, chiedono formalmente alle autorità russe che la giornalista anti-guerra, scomparsa dopo aver interrotto un notiziario in diretta sulla tv russa Channel One, non sia punita per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola.
Giusto, finalmente l’ONU batte un colpo.
Alcune considerazioni però mi vengono spontanee.
Dichiarando, meglio essere chiari per non essere strumentalizzati, la mia più assoluta solidarietà per chiunque voglia esprimere con comportamenti non violenti il proprio dissenso alle scelte del governo della propria nazione e il piacere per l’attenzione che la scelta di “disobbedienza civile non violenta” da parte della giornalista russa sta ricevendo dai media occidentali, in particolare modo italiani, posso sommessamente chiedere, sempre da “cittadino semplice”, perché la giornalista russa viene dichiarata eroina per essersi esposta contro le scelte del presidente Putin mentre se un vice questore italiano, non nel suo posto di lavoro ne in divisa, esprime idee in dissenso al governo italiano possa, anzi debba, essere sospesa dal lavoro?
Sospendere dal lavoro una giornalista russa che strumentalizza il suo posto di lavoro entrando in diretta con un cartello “antagonista” è un “fatto anti democratico”, non lo è se un vice questore fuori dal suo posto di lavoro e senza divisa esprime la sua opinione in dissenso sul Green Pass ed il suo uso in Italia.
Sbaglierò ma mi sembrano entrambi atti in dissenso.
Vi è, poi, l’aspetto dell’arresto della giornalista.
Fatto grave, anzi gravissimo, ma mi ricorda l’arresto di un tale Assange che proprio ieri ha visto confermata la sentenza di estradizione dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti.
Estradizione richiesta dal governo statunitense ai tempi di Obama banalmente perché il giornalista Assange ha reso pubblici dei documenti di cui era entrato in possesso, da giornalista appunto.
Quali le differenze fra i due giornalisti? Ovviamente i casi sono diversi, peccato che Assange aveva esclusivamente svolto il suo lavoro di giornalista mentre la sua collega russa ha strumentalizzato il suo posto di lavoro per un atto di dissenso.
Posso, inoltre, sommessamente, chiedere che cosa pensa l’ONU del fatto che molti governi stanno armando la popolazione civile ucraina?
Veramente crediamo che dei civili possano fermare le truppe russe? Veramente crediamo che i “berretti verdi” russi si preoccupino della presenza di cittadini armati totalmente impreparati alla guerra?
Io non lo credo.
Questi poveri civili, verso i quali esprimo la mia più totale solidarietà umana, mi sembrano degli “scudi umani” a tutela di truppe, probabilmente mercenarie, adeguatamente preparate per combattere le truppe scelte russe.
Questo è etico per chi, come l’Onu,  ha come missione garantire la pace nel mondo?
La pace si costruisce trovando le mediazioni e gli equilibri fra le posizioni di tutti gli attori in campo.
Questo non si vede all’orizzonte ed è drammatico per tutti noi “cittadini semplici” e pacifisti veri.
Sembra che qualcuno la voglia la guerra in Europa.
Perché?
Ecco, al di là, della tanta demagogia e propaganda che possiamo vedere da tutte le parti, questa è la mia domanda ai “grandi del mondo”: perché?
Ignoto Uno
16/03/2022
Uniamoci
Non posso che UNIRMI alle parole di Ignoto Uno in risposta al post pubblicato dalla Dottoressa Nandra Schilliro.
Parole che condivido.
Parole che suonano forte, nel sobrio e distinto comportamento di chi, consapevole del rischio che corre, non si tira indietro e con dignità difende i diritti di quella gente che e' discriminata, vessata e perseguitata, mettendo in gioco la propria carriera e pagandone le conseguenze, ma Fedele al Solenne Giuramento fatto.
Scritti che lanciano messaggi di Unione, speranza, solidarietà, non strombazzati, gridati, urlati, ma sussurrati affinché giungano nel cuore di ciascuno e risveglino la coscienza.
La coscienza di chi sente ascoltandoli i sussurri.
E il compito di giornalista e' quello di percepire e cogliere i sussurri tra tutti i rumori e sottoporli a Voi tutti.
Per cui a seguire leggerete il post di Nandra, la sua sorpresa nel ricevere la inattesa risposta di ciò che le scrive Ignoto Uno, che come ci ha abituato, lancia quei messaggi che fanno riflettere e che invitano ad unirci.
Ettore Lembo

È inevitabile che in questo momento il mio pensiero vada a tutti coloro il cui lavoro è particolarmente legato al costo degli idrocarburi e della corrente elettrica.
Io, voi che mi seguite ben lo sapete, conosco direttamente la preoccupazione di chi teme di perdere il proprio lavoro e di dover iniziare una nuova vita.
In queste settimane abbiamo visto molte aziende chiudere a causa della crisi energetica. Dalle cartiere, alle acciaierie, dalle aziende agricole alle tante piccole e medie aziende alimentari, solo per citare alcuni fra i troppi esempi. Veramente troppi, probabilmente evitabili.
In queste ore penso a tutti i lavoratori del settore trasporto su gomma, i camionisti per primi, e ai lavoratori del settore della pesca. Due mondi del lavoro che si vedono costretti dai costi oramai insostenibili a fermarsi. Penso alle loro famiglie, ai loro figli.
Non posso che comprendervi ed esprimere a ciascuno di voi, come a tutti coloro che stanno perdendo il proprio lavoro, tutta la mia vicinanza e solidarietà.
Io, come tantissimi altri, del resto, vivo questa esperienza di preoccupazione, perché difendo il diritto a vivere senza dover esibire una tessera e senza l’obbligo di vaccinarmi. Preoccupazione di perdere il lavoro e la conseguente libertà che solo un onesto lavoro può dare, che ci accomuna tutti, qualsiasi sia la motivazione.
Per questo sento dentro di me il dolore e l’ansia di chiunque oggi, pur avendo l'altissimo desiderio di portare a casa quanto necessario alla propria famiglia attraverso il duro e sano lavoro, comprende che non può fare altro che fermarsi.
Oggi al centro dell’attenzione di molti gli uomini e le donne il cui lavoro dipende dal costo degli idrocarburi.
Quanto sta accadendo ci fa comprendere quanto sia importante che, ora e subito, ciascuno faccia la propria parte per far risorgere il nostro Paese, la nostra Italia.
Si parla tanto di guerra in Ucraina, guerra che, esattamente come accade nel secondo dopoguerra, sta finendo di distruggere il nostro sistema sociale.
Alla fine della seconda guerra mondiale gli italiani uniti riuscirono a ripartire e portarono il nostro Paese a un nuovo boom economico.
A tutti noi, me per prima, ricordo che il nostro Paese va rifondato, cambiato, ma che questa rivoluzione dobbiamo farla tutti noi insieme, nel rispetto degli altri e delle leggi.
Questa è la profonda base di un popolo che crede nella democrazia e nella pace.
Viva la libertà!
Nandra

Con stupore e tanta gioia, voglio condividere le parole che Ignoto Uno mi ha gentilmente inviato in risposta al mio precedente post delle ore 10.11.
L'enorme stima che nutro nei confronti di Ignoto 1 mi spinge a invitarvi a leggere con attenzione la sua riflessione, nella speranza che condividiate le sue parole e che nasca in voi lo stesso desiderio che ho avuto io di conoscerlo.
E, come scrive spesso Ignoto Uno, uniamoci!
Nandra

Gentile dottoressa, credo sia intellettualmente onesto dire che abbiamo avuto modo di incontrarci.
In quella occasione ebbi immediata la sensazione di avere di fronte una persona attenta ai problemi della collettività e profondamente legata alla nostra amata Italia.
Un vero servitore dello Stato.
La seguo con attenzione e, spero me lo voglia permettere, vorrei unirmi a Lei nel portare la mia solidarietà a tutti coloro che stanno soffrendo perché hanno perso il lavoro a causa di una discutibile gestìone della pandemia prima e della crisi internazionale oggi.
Gli italiani e gli europei, cittadini semplici, avrebbero diritto a subire meno la demagogia e la propaganda di pochi al potere.
L’incremento dei costi energetici di cui Lei oggi parla ha origini antiche e solo parzialmente legate alla gravissima e drammatica situazione in Ucraina.
Stiamo tutti pagando scelte scellerate fatte da governanti che, i fatti lo stanno dimostrando, si sono dimostrati almeno impreparati. Vogliamo tutti sperare solo impreparati.
Ovviamente nel totale silenzio dei media.
Ai tanti imprenditori e lavoratori che stanno vivendo ore di angoscia perché temono che i loro sforzi di una vita vengano messi a rischio, suo tramite, un messaggio di speranza.
L’Italia è sempre stata capace di rialzarsi quando ha saputo unirsi e, democraticamente, ha affrontato il rischio di povertà in cui pochi avevano portato tutti.
Anche questa volta sapremo unirci.
Lavorare in alcune zone della nostra amata Italia viene detto con la parola “faticare”, si la “fatica” che porta al successo, tutti insieme.
Oggi, oggi più che mai, serve la solidarietà, quella vera, non quella delle bandiere, delle chiacchiere e degli slogan.
“Le chiacchiere stanno a zero” dicono nella capitale, io aggiungo che ci hanno anche molto, ma veramente molto, annoiato.
Ora è tempo di patrioti, è tempo di saggezza e lungimiranza, è tempo di azione responsabile.
Chi crede in queste parole si unisca, magari intorno a Lei che ha dimostrato chi è.
Infine la mia solidarietà per quanto la aspetta
Ignoto Uno
14/03/2022
Politica
energetica,
lungimiranza in Italia quella sconosciuta.
Il fabbisogno di potenza installata in Italia di energia elettrica per garantire la qualità della vita e le attività industriali e commerciali attive prima della pandemia è pari a circa 76.000 MW.
Con questa potenza installata il sistema industriale, la rete ferroviaria,  le attività commerciali e i fabbisogni delle famiglie sarebbero completamente soddisfatti.
Compreso questo, da “cittadino semplice” non esperto di questi temi, ho iniziato a far domande ed a cercare le risposte da accademici  che li studiano.
Ecco quello che ho compreso.
La potenza installata proviene da gas naturale per circa il 60%, da carbone per circa il 10% (comprato oramai pressoché totalmente in Indonesia ed Australia), da nucleare per circa il 16% (totalmente proveniente da nazioni europee), da pannelli solari ed eolico (il termiche tecnico per queste sue fonti è RER) per circa il  4%, da Idroelettrico per circa il 10%.
Quest’ultimo dovuto ai bacini idrici identificati e costruiti in Italia ai primi del ‘900, la cui capacità potrebbe ridursi al 8% a causa della siccità.
Compreso questo, sempre da “cittadino semplice”, sentendo quanto affermano molti esponenti europei e la gran parte dei partiti italiani oggi al governo, sul fotovoltaico e l’eolico, come soluzione definitiva e di lungo periodo per il fabbisogno energetico italiano, ho chiesto agli esperti del settore di spiegarmi quanto “spazio” servirebbe a sostituire il 70% della potenza installata derivante da gas naturale, pari a 45.600 MW installati, con nuovi campi fotovoltaici o eolici.
La risposta è stata questa: 206 Kmq (un ettaro è 0,01 kmq) per installare le circa 60.000 pale eoliche necessarie e superiore  ad 1 milione di kmq se si decidesse di produrla con pannelli solari, ovviamente tenendo conto di tutti gli ostacoli e delle infrastrutture già esistenti che creano limiti alle nuove installazioni.
Ovviamente questo, ancor più per quel che riguarda i pannelli solari, eliminando capacità produttiva agricola.
Teniamo presente, noi “cittadini semplici”, che la superficie totale italiana è di 302.068 kmq, ergo non vi sarebbe neanche la superficie necessaria.
Vi è, inoltre, quel  16% di fabbisogno energetico comprato all’estero proveniente da produzione nucleare. Io, “cittadino semplice”, immagino che i governanti delle nazioni ove l’Italia la compra penseranno prima ai fabbisogni interni e dopo a quelli del popolo italiano. Questo mi fa temere una riduzione anche di queste capacità.
Scopro, inoltre, da fonti di stampa che vi sono 750 pozzi di estrazione del gas disattivati in Italia per scelta politica.
Come, dobbiamo ricordarlo noi “cittadini semplici” italiani oggi che i giornali ci consigliano di comprare pasticche di iodio da utilizzare qui in Italia se in Ucraina quel cattivone di Putin dovesse utilizzare una bomba non convenzionale, sono state convertite le centrali nucleari che furono un fiore all’occhiello per capacità di innovazione quando vennero costruite. Pericolose le definirono e le chiusero, per poi comprare l’energia elettrica prodotta ai confini della nostra amata Italia da centrali nucleari meno sicure di quelle chiuse per demagogia in Italia.
Queste le scelte della politica verde, o dei Verdi, in Italia negli ultimi 30 anni.
Politica energetica che ci ha portato, a noi “cittadini semplici”, a vivere con la necessità di non accendere il riscaldamento in casa perché, molti, non riescono a sostenerne il costo.
Errori, non riesco a definirli in altro modo, che hanno visto tutti i partiti oggi presenti in Parlamento colpevoli. Speriamo in buona fede.
Oggi ci dicono che la  green economy è la soluzione. Auto elettriche (che stanno già devastando il comparto metalmeccanico italiano in termini di capacità occupazionale), pannelli solari e accumulatori (praticamente prodotti tutti in Cina e di cui nessuno parla di come potremmo smaltirli), eolico (le cui pale vengono pressoché nella totalità prodotte in Cina) non proprio compatibili con una idea di rispetto del paesaggio indispensabile per il nostro turismo.
Turismo che è la prima industria in termini sia di fatturato che di occupazione della nostra amata Italia.
Da “cittadino semplice” mi domando come si possa sopportare così tanta demagogia?
Ma mi chiedo anche se noi italiani non ci meritiamo una classe dirigente che ci ha portato in questa situazione. Siamo noi che li abbiamo votati e che gli statisti scarseggiavano fra lor signori era abbastanza evidente.
Ignoto Uno
11/03/2022
“Io non capisco, ergo domando”.
In questa povera Europa e povera Italia ove tutti hanno, sempre, le idee estremamente chiare, io, povero “cittadino semplice”, non capisco cosa vedo, ergo domando. Domando a tutti, non solo a chi ha capito tutto. Domando per aiutarmi a riflettere.
Molti parlano di Cina come di elemento che può “salvarci da questa guerra” ed allora io, sempre “cittadino semplice”, mi ricordo l’ottavo stratagemma della dinastia Chin che recita: accendi un fuoco ad est se vuoi attaccare ad ovest.
Per questo cerco di guardare ove nessuno mi vuol far guardare e … domando.
La guerra fra il globalismo e la Russia di Putin sul campo di battaglia ucraino sta continuando oramai da una settimana.
È ormai evidente che questa sia l’ennesima guerra asimmetrica. Da un lato i carri armati, i civili, le case distrutte, le città da difendere e da conquistare. Dall’altro le sanzioni economiche con i civili (russi, europei ed italiani) coinvolti e ridotti alla povertà o quasi.
In penombra le truppe mercenarie di entrambi gli schieramenti.
Vi sono, infine, gli oligarchi con i loro mega yacht e le loro mega ville sequestrate, ben 600 persone che avrebbero le nostre sorti nelle loro mani essendo destinatari di un messaggio di profonda pace: “deponete Putin altrimenti non potrete andare a giocare con i vostri Mega Yacht in giro per il mondo”.
Infine i media con il loro mantra: Putin è cattivo, Putin è pazzo. Noi siamo i “buoni”.
Funziona sempre così nel nostro mondo di “globalismi buoni”. C’è sempre il “cattivone”. Fino a poco tempo fa fu Trump ad essere onorato da quel ruolo, oggi tocca Putin. Entrambi cattivi, entrambi pazzi. Ovvio a tutti, non vi pare? Lo dicono i media, per cui è vero.
Una guerra minuto per minuto a reti unificate con una comunicazione a senso unico.
Tutto già visto nell’era del globalismo. Chi non ricorda  i tempi, sembra passato un secolo, dei Black Lives Matter con i piloti di F1, i politici ed i giornalisti inginocchiati contro il cattivone bianco? Chi può dimenticare il tempo , anche esso oramai dimenticato, del COVID a reti e pensiero unificato?
Momenti del pensiero massificato attraverso gli “esperti”, ovviamente tutti con la stessa opinione.
Oggi “Putin è pazzo e sta perdendo”. Questo il mantra di questi giorni.
Giornalisti e professori universitari con opinioni diverse immediatamente azzittiti.
Vietato pensare in proprio!!!!
Vietato pensare “diverso”.
Vietato, soprattutto, fare domande scomode.
Io vorrei capire una cosa semplice: perché succede adesso e non è successo prima?
Perché Putin ha deciso questa invasione, che nessuno pensi che io non la ritenga tale, proprio ora?
Quali le motivazioni profonde?
Un’altra domanda è: pensate veramente che Putin governi in totale solitudine? Da solo? Senza un consenso del suo establishment?
Domande che non si sentono nel mondo del pensiero unico. Lo stesso mondo che prima osannava le sanzioni economiche contro Teheran ed il rischio che l’Iran si potesse armare con la bomba nucleare e che oggi vedono come una speranza il petrolio iraniano. Non c’è più il rischio di bomba nucleare iraniano? Chiedetelo ad Israele.
Sui media, sempre a reti unificate, vi sono, non potevano mancare, gli oppositori russi.
Chi non ha visto la povera signora di San Pietroburgo che visse la seconda guerra mondiale nell’allora Leningrado manifestare in piazza? Signora che viene fatta allontanare dai “cattivi poliziotti russi”. Posso riportare alla memoria i tanti manifestanti che pregavano seduti per terra a Trieste contro il covid colpiti con manganelli ed idranti dai poliziotti italiani?
I commenti erano opposti!!!! Perché?
Manifestazione non autorizzata la prima come la seconda.
Queste, ma ne avrei tante altre, le domande ai media occidentali?
Stiamo tornando alla “guerra fredda”, sempre che non diventi una guerra globale. Chi lo vuole? Chi ci vuole ridurre alla povertà?
Chi vuole peggiorare immensamente la qualità della nostra vita in Europa, Italia, Occidente?
Chi vuole togliere il futuro ai nostri figli?
Perché dobbiamo dare per assunto che Putin non stia esclusivamente cercando di proteggere i propri confini e la sicurezza del suo popolo? Perché dobbiamo vivere con l’assunto che la NATO sia una “coalizione difensiva”? Cosa vuol dire “coalizione difensiva” se la frase la devi interpretare da presidente dello Stato che si vede i missili NATO puntati contro?
Voi vivreste sereni con vicini di casa armati fino ai denti e ostili nei vostri confronti? Io no e farei di tutto per allontanarli da me. Voi no???
La vera domanda è, purtroppo, oggi, come fermare questa enorme follia ed invertire la tendenza.
L’idea dei nostri attuali leader europei e statunitensi è di fare in modo che avvenga un colpo di stato in Russia contro Putin. Sempre questa l’idea dei “più buoni”. Nel 2014 l’Ucraina questa idea la aveva già sperimentata. Esportiamo sempre la “nostra democrazia”. Ricordate le Primavere Arabe? La guerra civile in Libia? Sempre per togliere di torno i “cattivoni”, ovvio no. Sempre con un democratico americano presidente, allora “abbronzato” disse qualcuno che, nel frattempo, si è allineato al “pensiero unico” in Italia.
Qualcuno mi può spiegare quale sia il “piano B”? Sarebbe, infatti, drammatico per noi “cittadini semplici” europei ed italiani se il “piano A” fallisse e noi occidentali non avessimo un “piano B”.
Per quanto tempo potremmo noi europei, ed italiani, “cittadini semplici” reggere i danni economici dovuti a questa guerra?
I media parlano di gas dal Qatar, ma con quali incremento dei costi?
Il grano alle nostre aziende chi lo fornirà per permettere loro di produrre e dare occupazione e salario a migliaia di famiglie italiane?
Piccole, e non uniche, domande?
Perché il sindacato cattolico Cisl non ha partecipato alle manifestazioni contro la Russia?
Lo ho scritto qualche giorno fa e lo ripeto “speriamo che tutti amino i bambini” e i cosiddetti “grandi del mondo” portino se stessi, conseguentemente noi tutti, ad una nuova Yalta che ci dia stabilità, pace e benessere a noi “cittadini semplici”. Quelli senza Mega Yacht per intenderci.
Ai, sempre cosiddetti, “grandi della terra” una idea da un “cittadino semplice” per la nostra Europa: che la NATO torni al perimetro del 1989 e che gli Stati del ex Patto di Varsavia formino una “alleanza militare cuscinetto” fra l’Europa occidentale e la Russia.
So che è una provocazione ma mi sono proprio annoiato di chi vuole “imporre un pensiero di Pace unico”, il suo.
Se vogliamo dare un futuro felice ai nostri figli è tempo di pensiero laterale, non di pensiero unico.
Gli statisti sono coloro che danno prova di averne. Voi vedete statisti da queste parti?
Ignoto Uno
06/03/2022
Dal Porto del Pireo
al North Stream2.
Era il 2016, il governo greco presieduto da Alexīs Tsipras doveva fare fronte alla seconda gravissima crisi finanziaria della storia della Grecia. Crisi dovuta ad un debito fortemente sottoscritto da alcune nazioni europee che ne chiedevano un forte immediato rientro. La compagnia statale cinese Cosco si propose di sottoscriverlo in cambio dell’acquisizione del Porto del Pireo, infrastruttura strategica per lo sviluppo degli interessi cinesi in Europa. Erano i tempi della famigerata “troika”.
La domanda a cui sarebbe interessante dare una risposta è se Germania e Gran Bretagna sbagliarono nello stritolare la Grecia o lo fecero all’interno di un accordo con la Cina finalizzato a spostare l’asse geopolitico dei commerci verso gli interessi della super potenza orientale? Già allora la City londinese aveva legami molto forti sia con la finanza cinese basata soprattutto in Hong Kong, sia con le centrali finanziarie di Francoforte.
Ebbene questa domanda si ripropone anche oggi nel vedere le scelte dei governi occidentali rispetto alla complessa situazione russo ucraina.
Di oggi la notizia che Gazprom ha firmato un accordo di fornitura di gas naturale con la Cina per 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno attraverso un nuovo gasdotto. Accordo che porterà a 80 miliardi i metri cubi all’anno di gas fornito dalla Russia alla Cina e che avviene mentre le nazioni occidentali tagliano i legami economici e politici con la Russia come “ritorsione e pressione” per l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
La Germania, per esempio, ha interrotto la procedura di certificazione dell’oleodotto North Stream2 con il plauso del presidente Biden. North Stream2 che avrebbe una portata di 55 miliardi di metri cubi di gas. Il premier inglese addirittura facilita l’invio di mercenari che affianchino i soldati ucraini.
Presidente Biden sulla cui elezione aleggiano ancora molti dubbi, in particolar modo quelli del Presidente Trump che continua, a distanza di un anno, a dichiarare che in quella elezione vi furono brogli etero diretti da ambienti che fanno riferimento alla Cina.
Premesso che la guerra non è mai uno strumento accettabile, credo che sia, però, interessante chiedersi a chi giovino queste azioni basate su sanzioni economiche. In particolare credo sia dovuto chiedersi se queste scelte siano, nel medio periodo, convenienti all’Europa ed alla nostra amata Italia?
È di nostro interesse che Russia e Cina stringano sempre più forti legami politico commerciali a discapito degli interessi europei?
Se oltre agli accordi in tema energetico la Russia spostasse fortemente le sue transazioni finanziarie sulla piattaforma alternativa all’occidentale SWIFT gia in essere in Cina, chi ne trarrebbe vantaggio? Chi danno? Quali le forze in termini di influenza geopolitica sull’Europa e, guardando più strettamente ai nostri interessi, sull’Italia?
Il presidente Trump ha reiteratamente dichiarato in questi giorni che Putin sta facendo azioni “Smart”, cioè intelligenti. Perché lo dice?
Va bene che i leader, ed i media, occidentali stanno dando del “matto” a Putin e che Trump lo hanno denigrato da sempre, ma se il “matto” ci stesse “incaprettando” con l’aiuto della Cina per, poi, spartirsi gli assets economici con buona pace degli USA di Biden?
Sommessamente preferisco continuare a pensare che il mondo sia governato da “intelligenti” che difendono gli interessi della propria nazione. Questo mi porta a chiedere perché Putin ha deciso di attaccare ora, cosa stava modificandosi nello scenario ucraino?
Quali nuovi assetti si svilupperanno in Europa? Per noi “cittadini semplici” europei ed italiani migliorerà la qualità della nostra, e dei nostri figli, vita?
Per capire qualcosa in più non vorrei dovermi confrontare con il popolo greco. Quella storia la conosciamo tutti e da “cittadino semplice” italiano gradirei non farla vivere ai nostri figli.
Ignoto Uno
02/03/2022
Oggi nel mondo
c’è chi dice
“ho ragione io perché lo dico io” …… poi però …..

I media europei ed occidentali sono passati dalla propaganda sul covid a quella sull’invasione dell’Ucraina
Quale è il mantra di questo nuovo circo mediatico
“Lottiamo per la pace”.
Ecco questo concetto, basato su un ossimoro, apre a delle domande, dei ragionamenti.
Per esempio:
Cosa significa “pace”? Vi è una sola “pace” possibile? È accettabile qualsiasi forma di “pace”? La “mia pace” è migliore della “sua pace”?
In questi giorni ho trovato nelle parole di una canzone di Sting uno stimolo alla riflessione.
La canzone si intitola “Russian” e recita “In Europa e in America, c'è un crescendo d'isteria in risposta alle minacce dei retorici discorsi dei Sovietici. Il sig. Krushchev ha detto, "vi seppeliremo". Io non sottoscrivo questo punto di vista
Sarebbe come una cosa ignorante da fare se anche i Russi amano i loro bambini”
“Non c'è monopolio nel senso comune, da ogni lato dello schieramento politico
Condividiamo la stessa biologia a dispetto dell'ideologia
Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini”
Nel testo si trova anche “Il sig. Reagan dice “noi ti proteggeremo.
Non sottoscrivo questo punto di vista. Credimi quando te lo dico
Spero che anche i Russi amino i loro bambini”
Questa canzone fu scritta nel 1985, quattro anni dopo cadde il muro di Berlino senza spargimenti di sangue.
Al tempo vi erano tre grandi attori:  Reagan, Gorbachev e Giovanni Paolo II.
Dei giganti che amavano i bambini e che si riconoscevano il diritto reciproco alla “dignità”.
Reagan vinse ma riconobbe le armi a Gorbachev allorquando a Malta garantì che la NATO non avrebbe preso dei vantaggi dalla debolezza sovietica.
Questa garanzia non è stata rispettata! Ebbene cosa vuol dire la parola “pace”?
Forse, in primo luogo, rispettare la parola che si da al “nemico” al fine di essere credibili e farlo divenire “avversario”.
La “pace” è mediazione, comprensione, equilibrio.
Nulla di tutto questo si sta vedendo. Poi sentiamo parlare di ricerca della “pace”, quale?
La “nostra pace”!
Abbiamo esportato la nostra pace e la nostra democrazia ovunque e ovunque ci hanno cacciati!
Questa volta, però, il “boccone” è più grosso. Mi chiedo, come possiamo pensare di imporre la nostra pace all’orso russo se non siamo stati capaci ad imporre la nostra pace nemmeno ai Talebani?
Oltre le parole con cui ci diamo ragione da soli, lo facciamo sempre, forse è il caso che “anche i russi amino i loro bambini”. Ma noi i nostri li amiamo per davvero?
Putin ci ha portato davanti tutte le nostre contraddizioni.
I media occidentali non le fanno emergere, ma questo non significa che non vi siano.
Io, uomo che parte da valori in me chiarissimi, spero che nella nostra amata Italia e nella nostra Europa possa emergere un qualcuno nuovo che si sieda con l’avversario Putin e ragioni con lui su cosa ci unisca prima che sul confronto armato ed insieme, non contro, a lui costruisca un paradigma di pace stabile.
Una nuova Yalta per l’Europa, che ne equilibri le diverse esigenze dei singoli popoli e ci dia altri cento anni di pace e non di guerra, lutti e povertà.
Il mondo è totalmente connesso, non solo attraverso reti digitali. Il mondo è totalmente globale, non solo nei mercati. Il mondo richiede “condivisione” altrimenti porterà distruzione e morte.
Grave fu l’errore di Obama di facilitare una guerra civile nel 2014 in Ucraina.
Grave fu pensare che quel “sasso in faccia” al “mondo sovietico”, di cui Putin è tuttora parte anche nella Russia di oggi, non avrebbe causato “rancori”.
Oggi vediamo distruzione e morte, povertà ed incertezze, incredibile quanto manchi la parola “dialogo” fra coloro che si arrogano il diritto di comandarci e dirigerci.
Forse è il caso che i popoli spieghino loro, i cosiddetti potenti della terra, che le parole vuote sono fatue.
Per essere credibili è necessario comprendere l’opinione dell’altro, non darsi ragione da soli. Questo vale per tutti, lo si insegna ai bambini, quelli che Sting ci ricorda che vanno amati.
Ed, allora, mi ricordo le parole di un vero grande, Martin Luther King, quando urlava “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare con i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli“
Parole fatue sento oggi nel nostro Occidente, parole senza contraddittorio, ci diamo ragione da soli. E qui mi fermo.
Ignoto Uno
28/02/2022
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