Vladimiro Zagrebelsky.
Il giurista che fece del diritto una forma di coscienza

"Il diritto, quando è davvero tale, non si piega al consenso, ma si alza a protezione del singolo, anche quando tutto il resto tace.”
-Vladimiro Zagrebelsky-
Si è spento a Gressoney-La-Trinité, nel riserbo di una dimora alpina che sembrava custodire il suo bisogno d’essenziale, Vladimiro Zagrebelsky. Aveva 85 anni. E con lui se ne va una delle più alte e nobili figure del pensiero giuridico europeo. La notizia, come tutte le notizie davvero gravi, è giunta sommessa, quasi con pudore. Ed è forse giusto così: certi uomini non hanno mai preteso il clamore. Hanno preferito, invece, lasciare orme profonde.
Magistrato, giurista, intellettuale di rara integrità, Zagrebelsky ha attraversato la seconda metà del Novecento e l’inizio del nuovo millennio con lo sguardo limpido di chi non ha mai smesso di interrogarsi. Figlio di una famiglia di origini russe, fratello del costituzionalista Gustavo, si formò nella Torino severa e austera della cultura giuridica più colta. Laureatosi nel 1963, entrò in magistratura due anni dopo, muovendo i primi passi in un’epoca già densa di trasformazioni.
Fu membro del Consiglio Superiore della Magistratura in due distinti mandati, e la sua presenza – sempre discreta ma ferma – si rivelò determinante nei momenti più delicati, come nel 1983, quando fece parte della commissione disciplinare che affrontò il nodo oscuro della loggia P2. Più tardi, all’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, si dedicò all’elaborazione normativa con rigore tecnico e finezza intellettuale, lasciando un’impronta profonda e mai ideologica.
Ma è alla Corte europea dei diritti dell’uomo che Zagrebelsky trovò la sua più alta espressione pubblica. Eletto giudice nel 2001, vi rimase fino al 2010. In quella sede – che non è solo giurisdizione, ma presidio morale – rappresentò l’Italia con l’eleganza del pensiero critico e la sobrietà della competenza. Mai piegato alla ragion di Stato, mai trascinato dalla retorica del potere, fu tra coloro che seppero restituire dignità alla parola “diritti” in un’Europa attraversata da nuove inquietudini e vecchi autoritarismi.
Alla dimensione istituzionale, seppe affiancare l’impegno intellettuale. Direttore per oltre un decennio del Laboratorio dei Diritti Fondamentali presso il Collegio Carlo Alberto, fu mentore di giovani studiosi, promotore instancabile di una cultura giuridica fondata sull’etica della responsabilità. Editorialista de La Stampa, intervenne più volte – sempre con stile misurato e pensiero profondo – su temi cruciali: la laicità dello Stato, la separazione dei poteri, la tutela delle garanzie costituzionali. Ogni suo scritto – fosse un editoriale o una nota di commento – conteneva una riflessione sul senso profondo del vivere civile.
La sua opera teorica è altrettanto luminosa: dal Manuale dei diritti fondamentali in Europa al Commentario alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ogni pagina rivela la tensione mai sopita tra il diritto e la giustizia, tra norma e vita, tra istituzione e persona. Non una sterile erudizione, ma un’umanità pensante.
Ora che la sua voce si è spenta, restano le sue parole. E, soprattutto, il suo esempio. Un esempio che ci dice che il diritto non può ridursi a tecnica, né la magistratura a mestiere. Che non esiste neutralità possibile quando in gioco vi è la dignità dell’uomo. Che il giurista autentico non è colui che interpreta la legge secondo l’opportunità, ma colui che sa vedere ciò che la legge tace e ciò che la giustizia reclama.
In un tempo afflitto da urla e semplificazioni, Vladimiro Zagrebelsky è stato un uomo silenzioso e complesso. Di quel silenzio che non è vuoto, ma profondità. Di quella complessità che non è confusione, ma onestà intellettuale.
Il suo passo ora si è fermato. Ma l’eco che lascia – nel diritto, nella cultura, nella coscienza civile – non si spegnerà.
Perché ci sono uomini che non passano. Restano. Nei libri, nei pensieri, nelle scelte.
E soprattutto nel modo in cui continueremo – o no – a difendere l’umanità che lui, con ostinata lucidità, ci ha insegnato a custodire.
Luisa PARATORE
07/08/2025
Fonti:
Agenzia ANSA, “Morto a Gressoney il giurista Vladimiro Zagrebelsky”, pubblicato il 6 agosto 2025, disponibile su [ansa.it](https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2025/08/06/morto-a-gressoney-il-giurista-vladimiro-zagrebelsky_f42a0cdc-b6ef-4036-8725-f266fb4006d8.html)
Voce biografica “Vladimiro Zagrebelsky”, enciclopedia Wikipedia, ultima modifica consultata il 6 agosto 2025,
Collegio Carlo Alberto – Laboratorio dei Diritti Fondamentali (LDF), schede attività e pubblicazioni, archivio 2010–2024
La Stampa – Archivio editoriali e articoli a firma di Vladimiro Zagrebelsky (consultazione digitale)