ACQUA PUBBLICA A PESO D'ORO
NEWS > AGOSTO 2025
«Acqua pubblica a peso d'oro, disservizi e richieste di aumenti di capitale: il caso Acqualatina»

Ricordate l’estate del 2011? Era giugno, e sotto il sole di un’Italia ancora animata da un’idea di democrazia partecipata, oltre ventisette milioni di cittadini si recarono alle urne. Il quorum fu raggiunto con il 54% degli aventi diritto, e i due quesiti referendari furono approvati con percentuali bulgare, oltre il 95% dei voti favorevoli. Il primo abrogava l’articolo di legge che prevedeva l’obbligo di affidare i servizi idrici a privati o società miste, mentre il secondo cancellava la famigerata “remunerazione del capitale investito” dalle bollette dell’acqua.
In poche parole, gli italiani dissero chiaramente due cose: niente privatizzazioni forzate e nessun profitto sull’acqua.
Fu una vittoria dei comitati civici riuniti sotto la bandiera dell’“Acqua Bene Comune”, che per mesi avevano animato le piazze con slogan semplici e potenti: “Si scrive acqua, si legge democrazia.” Sembrava l’inizio di una nuova stagione. Ma a distanza di quattordici anni quella vittoria si è dissolta come un miraggio nel deserto: l’acqua doveva essere diritto universale, e invece è rimasta merce.
Il profitto, formalmente abolito, è tornato con altri nomi: “oneri finanziari”, “costi di capitale”, “adeguamenti tariffari”. Un lessico da prestigiatori che non cambia la sostanza. E i cittadini? Continuano a pagare, e a pagare caro.
Prendiamo Acqualatina. Da anni nel mirino per tariffe tra le più alte d’Italia, oggi chiede nuovi capitali da decine di milioni di euro, scaricando sui cittadini il costo delle proprie inefficienze. Una morosità da record, crediti inesigibili accumulati, recuperi affidati a solleciti anche via WhatsApp, class action e contenziosi sulle voci in bolletta: il quadro non ha bisogno di commenti.
E intanto, l’acqua non arriva. Ad Aprilia i disservizi sono diventati consuetudine. Guasti improvvisi, cali di pressione, interi quartieri a secco per ore o giornate intere. Non è raro che scuole e uffici pubblici debbano chiudere, mentre famiglie e commercianti si arrangiano con taniche e serbatoi. Le autobotti, che dovrebbero essere soluzioni straordinarie, sono ormai parte del paesaggio. La rete idrica perde fino al cinquanta per cento dell’acqua immessa: a volte i rubinetti sono asciutti e le strade allagate nello stesso momento.
Ad agosto, il Partito Democratico locale ha parlato apertamente di crisi strutturale, chiedendo un piano urgente di interventi. Ma intanto i cittadini continuano a ricevere bollette gonfie, come se avessero un servizio d’eccellenza e non acqua intermittente.
Il cortocircuito è evidente: si paga come se sgorgasse champagne, ma si riceve un servizio da fontanella arrugginita. Il referendum sancì che sull’acqua non si dovesse lucrare. Nel 2025 ci ritroviamo invece con bollette astronomiche e rubinetti secchi. La parola “pubblico” sopravvive nella retorica, mentre la sostanza resta privata e remunerativa.
Dove sono finiti i paladini dell’acqua bene comune? Che ne è stato di quella partecipazione popolare che infiammò le piazze? Perché la volontà di ventisette milioni di cittadini è stata archiviata come un fastidio da aggirare? Forse la verità è semplice e amara: il diritto all’acqua è rimasto nei discorsi, mentre nella quotidianità si traduce in disservizi e rincari.
Alla fine, il cittadino medio oggi non si chiede più se l’acqua sia pubblica o privata: si chiede se riuscirà a pagarla, e soprattutto se arriverà davvero dal rubinetto. Paradosso finale: l’unico bene comune che ci accomuna tutti sembra essere l’aumento delle tariffe.
Luisa Paratore
Roma 31/08/2025
Fonti
Micromega, Il referendum tradito e le nuove battaglie per l’acqua bene comune
Il Fatto Quotidiano, Acqua pubblica, il profitto dei gestori torna sotto altra veste
La Notizia, Acqua pubblica, storia di un referendum ignorato
Comune di Aprilia, comunicati ufficiali su interruzioni idriche e chiusure degli uffici
Mondo Reale, Aprilia, crisi idrica e perdite d’acqua: la proposta del PD per un piano urgente di interventi