Il mondo rigetta la guerra:
un grido di pace che attraversa i cuori

C’è un istante, in certe mattine d’agosto, in cui Roma sembra trattenere il fiato. La luce scivola lenta sulle pietre, le campane restano in silenzio, e anche il vento sembra aspettare qualcosa. In Piazza San Pietro, migliaia di volti guardano nella stessa direzione, come se il tempo si fosse fermato in un unico punto del mondo. Non è solo l’attesa di una voce: è il bisogno di una speranza.
Il cielo, limpido e profondo, avvolge le cupole e le colonne in un abbraccio azzurro. Le bandiere, mosse da un soffio leggero, portano con sé lingue, storie, preghiere diverse, tutte riunite in un unico desiderio: sentire parole capaci di fendere il rumore della guerra.
E poi appare lui. Papa Leone XIV si affaccia, e non serve che parli: la piazza è già silenzio, è già ascolto. Quando la sua voce si leva, sembra arrivare a toccare non solo chi è lì, ma ogni angolo del pianeta. «Continuiamo a pregare perché si ponga fine alle guerre», dice, e in quelle parole c’è la fatica e la fede di intere generazioni.
Ricorda Hiroshima e Nagasaki, ottant’anni dopo quelle luci mortali che oscurarono il cielo. Non sono soltanto ricordi: sono avvertimenti, cicatrici che l’umanità non può permettersi di riaprire. «Il mondo rifiuta la guerra come via per risolvere i conflitti» — aggiunge —, e il suo sguardo, fermo e dolce, sembra chiedere a ciascuno: “E tu, cosa stai facendo per la pace?”.
Il Pontefice si rivolge ai leader del mondo: «Non ignorate le necessità dei più deboli». Un appello pronunciato senza rabbia, ma con la forza di chi sa che il vero potere è il servizio. Celebra la pace tra Armenia e Azerbaijan, prova vivente che persino le ferite profonde possono guarire. Poi, con voce grave, denuncia la tragedia di Haiti: violenze, tratta, vite prigioniere della paura. Implora la liberazione degli ostaggi e chiede alla comunità internazionale di non voltarsi altrove.
Infine, affida il mondo a Maria, invitando tutti a essere “sentinelle di misericordia e di pace”. La piazza rimane sospesa, in un silenzio in cui si percepisce il battito di migliaia di cuori. Non è un discorso ecclesiale: è un grido che attraversa confini e appartenenze, e che ci ricorda che la pace è fragile come il cristallo e preziosa come il respiro.
Mentre le campane di San Pietro scioglievano il silenzio in onde di suono, un pensiero attraversava la folla: la pace non nasce nei trattati, ma nei cuori che scelgono ogni giorno di non farsi nemici.
E forse, oggi più che mai, le parole del Papa resteranno come un faro nella tempesta:
«La guerra è il fallimento dell’umanità. La pace è il suo unico futuro.»
Luisa Paratore
12/08/2025
Fonte:
ANSA, Il Papa: il mondo rigetta la guerra, i leader non ignorino i deboli* 10 agosto 2025.