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SALUTE E PREVENZIONE - ETTORE LEMBO NEWS

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Una nuova frontiera della chirurgia protesica:
l’intelligenza clinica e la visione innovatrice
del dott. Alessandro Calistri

Nel tempo della medicina rigenerativa, dove la tecnologia deve piegarsi alla sapienza anatomica e non viceversa, il progresso non si misura soltanto in millimetri o in brevetti depositati, ma nell’etica sottesa alla scelta chirurgica, nel rigore del gesto, nell’intenzione profonda di restituire al corpo non una parte mancante, ma una parte vivente, partecipe, coerente con l’identità biomeccanica dell’essere umano. È in questa prospettiva che si colloca, con eleganza e potenza, il lavoro del dott. Alessandro Calistri, figura di riferimento assoluto nella chirurgia protesica dell’anca, capace di superare la dicotomia tra tecnica e pensiero clinico attraverso una pratica che è insieme visione e scienza.

Il recente impiego in Italia del primo impianto di rivestimento in ceramica porosa biocompatibile, denominato ReCerf, rappresenta non un semplice avanzamento tecnico, ma una vera mutazione di paradigma. Non si tratta di una protesi alternativa, bensì di una risposta epistemologicamente nuova a un’esigenza antica: restituire funzione nel rispetto dell’integrità biologica del paziente. La ceramica, a differenza dei metalli finora utilizzati, non cede ioni, non impone barriere tra corpo e materia, ma si lascia colonizzare dall’osso, si lascia abitare, creando una continuità naturale che evita rigetti, complicanze e decadimenti precoci.

Il vantaggio non è solo teorico, né si esaurisce nel vocabolario della ricerca. È clinicamente quantificabile: con oltre 1.600 pazienti già trattati a livello internazionale, l’impianto ha mostrato sopravvivenze superiori a sei anni con tassi di revisione minimi, indipendentemente dal sesso del paziente o dalla dimensione dell’impianto. Ciò che cambia è la filosofia chirurgica: si interviene risparmiando osso, e dunque futuro, si progetta pensando non solo all’oggi del paziente, ma a un possibile domani, a una revisione meno cruenta, a una seconda possibilità costruita fin dalla prima.

In tale cornice, il dott. Calistri emerge non soltanto come pioniere, ma come maestro di misura. Con oltre seimila interventi all’attivo, una media annua di cinquecento protesizzazioni, di cui la metà costituite da rivestimenti, egli dimostra che l’innovazione, per essere reale, deve poggiare su esperienza solida, su formazione continua, su dati epidemiologici attentamente letti e sulla capacità di farsi interprete delle necessità di un’intera generazione di pazienti. Non più anziani fragili, ma uomini e donne nel pieno della maturità, sportivi, professionisti, soggetti esigenti, desiderosi di tornare non semplicemente a camminare, ma a vivere pienamente.

E se l’Anca Clinic di Roma è oggi un riferimento d’eccellenza, lo si deve anche alla visione del suo responsabile, che ha saputo creare una sinergia tra pratica chirurgica, studio dei materiali, biomeccanica applicata e ascolto del paziente. Ma Calistri è anche docente universitario, relatore nei principali congressi internazionali, e sarà tra le voci autorevoli dell’ISTA 2025, quando Roma diventerà per alcuni giorni la capitale mondiale della tecnologia applicata all’artroplastica. Una coincidenza non casuale, perché questa città – culla di una medicina antica e severa – accoglie oggi una delle menti più brillanti della chirurgia ortopedica europea.

Non ci troviamo davanti a un primato isolato, ma a un’onda lunga, destinata a incidere progressivamente sui protocolli operatori, sull’economia sanitaria, sulle attese dei pazienti. In un Paese che registra oltre 127.000 impianti d’anca l’anno – numero più che raddoppiato in due decenni – il tema della sostenibilità biologica degli interventi diventa cruciale. L’adozione di tecnologie biocompatibili, capaci di ridurre le complicanze e le revisioni, incide non solo sulla salute del singolo ma sull’intero sistema. E in questa prospettiva, la proposta del dott. Calistri appare non solo innovativa, ma necessaria.

C’è qualcosa di profondamente umano in questo approccio: la fiducia nella materia viva, la pazienza del gesto, l’intelligenza clinica che sa quando osare e quando attendere. Non stupisce che sia proprio lui a pronunciare parole come “rivoluzione silenziosa”, a richiamare il concetto di inesorabilità lenta, non esibita. Perché la vera innovazione non urla, non si impone. Si afferma con l’evidenza dei risultati, con la forza mite dell’efficacia, con l’autorevolezza di chi sa dove sta andando, e perché.

In un tempo in cui la tecnica rischia di diventare spettacolo, e la medicina di cedere alla superficialità del marketing, la figura del dott. Alessandro Calistri rappresenta un’eccezione luminosa: un chirurgo che conosce il peso delle parole, il valore delle ossa, la nobiltà dell’anatomia. Un professionista che non rincorre la novità, ma la costruisce, passo dopo passo, incisione dopo incisione, paziente dopo paziente. Perché ogni anca salvata è una persona che torna a camminare. E ogni persona che torna a camminare è un frammento di futuro restituito al mondo.

Luisa Paratore
04/08/2025

Fonti:
Adnkronos, “Nuova era per le protesi d’anca: il chirurgo Calistri con ceramica biocompatibile, più osso risparmiato”, 7 luglio 2025
Dottnet, “Arriva la rivoluzione per la protesi dell’anca: il rivestimento in ceramica”, 8 luglio 2025
GoSalute, “Protesi dell’anca in ceramica: la nuova frontiera per i giovani pazienti”, luglio 2025
Fortune Italia, “Protesi in aumento: gli interventi all’anca, l’intervista al dottor Calistri”, aprile 2025
Sito ufficiale del dott. Alessandro Calistri: www.alessandrocalistri.it
SALUTE E PREVENZIONE | RUBRICA A CURA DI LUISA PARATORE
Titolo:
Allenare la Vita – Il Potere Salvifico dello Sport Secondo la Scienza
(Autrice: Luisa Paratore)


In un’epoca in cui la sedentarietà si fa regola e la fretta dissolve ogni attenzione verso il corpo, la scienza ci restituisce un messaggio essenziale, forte e documentato: il movimento può salvare la vita.

Una maxi ricerca condotta dall’Università del Queensland e pubblicata nel British Journal of Sports Medicine ha analizzato i dati di 85 studi internazionali per un totale di oltre 8 milioni di soggetti coinvolti. I risultati non lasciano spazio a dubbi: chi pratica attività fisica con regolarità riduce fino al 40 % il rischio di morte prematura, soprattutto tra gli uomini. Ma il beneficio è trasversale, estendendosi anche alle donne, agli anziani e a chi inizia a muoversi in età avanzata.

Non servono imprese eroiche: bastano 150 minuti settimanali di esercizio moderato — una camminata a passo sostenuto, una sessione di cyclette o una nuotata rilassata — oppure 75 minuti di attività più intensa. Persino chi resta sotto queste soglie può trarre vantaggio. Secondo i ricercatori, chi abbandona la sedentarietà e adotta un minimo di movimento regolare, riduce il rischio di mortalità del 22 %, una percentuale che sale al 27 % se l’impegno cresce leggermente.

Il corpo umano risponde con gratitudine a ogni sollecitazione benefica. Migliorano la pressione arteriosa, il colesterolo buono (HDL), la glicemia e la sensibilità insulinica. A livello cerebrale si stimola la neurogenesi, si combattono ansia e depressione, si rallenta il declino cognitivo. Secondo The Lancet Global Health, l’esercizio fisico è il secondo fattore di prevenzione più importante contro le malattie croniche, subito dopo la cessazione del fumo.

Anche chi inizia tardi può raccogliere i frutti del proprio impegno. La cosiddetta “attività accumulata” ha effetti duraturi e misurabili. Il corpo, anche in là con gli anni, mantiene una sorprendente capacità di adattamento e rigenerazione. Non esiste una soglia anagrafica oltre la quale sia “troppo tardi” per iniziare.

Eppure, i dati italiani preoccupano. Secondo ISTAT (2024), oltre il 35 % degli adulti italiani non pratica alcuna attività fisica. Le donne, le fasce economicamente fragili e chi vive in aree urbane senza spazi verdi risentono maggiormente di questa carenza. Eppure, è proprio in questi contesti che lo sport può diventare leva sociale, educativa e culturale, oltre che terapeutica.

Lo sport, allora, non è tempo sottratto, ma vita guadagnata. È prevenzione concreta, educazione al rispetto del corpo, atto di cura e forma di autodeterminazione. È anche una scelta collettiva: promuoverlo vuol dire ridurre la spesa pubblica per cure mediche, allungare l’aspettativa di vita in buona salute, creare comunità più attive e resilienti.

Oggi la scienza ci dà strumenti. Tocca a noi fare il primo passo.
Perché il primo passo non salva solo la salute: salva il tempo. E, con esso, il futuro.

Muoviti, perché ogni battito conquistato è un giorno in più da vivere pienamente.

Fonti consultate:
– British Journal of Sports Medicine, luglio 2025
– AGI, 11 luglio 2025
– Gazzetta Active, 19 luglio 2025
– OMS, Guidelines on Physical Activity, 2020
– ISTAT, aggiornamento 2024
– The Lancet Global Health, 2023
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