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FALCONE E BORSELLINO - ETTORE LEMBO NEWS

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Falcone e Borsellino: oltre Cosa Nostra fra realtà e immaginazione!

Fare inchieste giornalistiche in Italia, ma anche in Europa e nel resto del mondo, è impossibile.
Certo non si potrebbe dire, ma è drammaticamente evidente.
Il libro “Ne uccideva più la penna che la spada” di Corrado Faletti, Ettore Lembo e Chiara Sparacio, lo evidenzia mettendo in luce il declino del giornalismo e la crisi della democrazia informativa.
https://lc.cx/NwKULI
Un attacco coraggioso ed autentico alle storture del mondo giornalistico.
Il seguente articolo, firmato dal Suo autore, pone interrogativi e riflessioni di ci si parla sotto voce, come al tempo dei “carbonari”, ma mai pubblicamente.
Eppure…
Ettore Lembo   

Falcone e Borsellino: oltre Cosa Nostra fra realtà e immaginazione!

 
Le verità che nessuno ha mai voluto raccontare né ascoltare perché forse, non esiste!
 
A oltre trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, un’indagine tra depistaggi, silenzi di Stato e intrecci indicibili tra mafia, politica e apparati deviati dello Stato e qualche visione...
Andiamo più a fondo degli altri, proprio come avrebbero fatto Falcone e Borsellino.
“Non si uccidono uomini come Falcone e Borsellino senza un via libera dall’alto!”
Questa frase, pronunciata sottovoce da un ex dirigente dei servizi segreti (Sisde) in pensione è il punto di partenza di una piccola inchiesta che scava oltre la verità ufficiale.
Perché oggi, a oltre 33 anni dalle stragi, la domanda resta: “Perché sono morti davvero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino? Chi li ha ammazzati materialmente lo sappiamo ma chi li ha traditi?”
La narrazione ufficiale è troppo comoda per tutti, quindi dobbiamo renderla fastidiosa per qualcuno.
La sentenza “definitiva” dice: “Totò Riina ordina, Brusca e Graviano eseguono. Cosa Nostra, sola, decide ed elimina i due magistrati simbolo della lotta antimafia.”
Ma chi ha seguito davvero le carte processuali, i verbali delle commissioni parlamentari, e le dichiarazioni (spesso ignorate) di alcuni collaboratori di giustizia, sa che questa è solo una parte del quadro.
Forse la più comoda.
Forse la meno pericolosa da accettare.
Eppure i segnali di un piano più complesso ci sono tutti.
Però, però il “papello”, la trattativa e quel silenzio dei Servizi rimbombano ancora oggi …
Nel 1992 Falcone è un uomo isolato.
Il Consiglio Superiore della Magistratura gli ha voltato le spalle.
E questa è una evidenza.
Viene osteggiato da colleghi, politici, ambienti giudiziari. Borsellino, da parte sua, viene informato dell’inizio di una trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, mirata a fermare le stragi in cambio di benefici carcerari.
A portare avanti i contatti sarebbero stati alcuni ufficiali del ROS dei Carabinieri e intermediari vicini ai Servizi.
E qui sorge la prima vera domanda: Sisde o Sismi?
Il famigerato “papello”, con le richieste di Riina allo Stato, è la prova che qualcosa di inconfessabile era in corso.
Falcone e Borsellino non dovevano sapere, o peggio ancora, non dovevano opporsi.
Ma lo fecero.
Se questa non è corruzione e collusione dei funzionari dello Stato ai più alti livelli allora cos’è?
Politica?
Scelte di corrente?
Opportunità manageriale?
Strategia d’impresa?
No è corruzione, è alto tradimento!
Troppi i buchi neri, dai dossier spariti alla scomparsa dell’agenda rossa alla scomparsa di …tante persone!
Paolo Borsellino viene ucciso 57 giorni dopo l’amico fraterno, in una tempistica che sembra più strategia politica che mafiosa.
La sua agenda rossa, in cui aveva annotato contatti, sospetti, nomi… sparisce nel nulla pochi minuti dopo l’esplosione, prelavata con frigido e pacatoque animo mentre il corpo del Magistrato era ancora avvolto dal fumo residuo dell’esplosione.
La mancanza di verità sulla sua scomparsa è il simbolo del depistaggio più grave della storia repubblicana.
Nel processo "Trattativa Stato-Mafia", una sentenza storica ha stabilito l'esistenza del dialogo tra pezzi delle Istituzioni e la Cupola … e “autru”!
(Si, un collaboratore di giustizia disse a Paolo Borsellino che al ‘meeting’ c’erano le Istituzioni(?), la Cupola e …“autru” …)
Ma nel 2023 la Cassazione ha annullato quelle condanne, lasciando un vuoto.
Politico.
Storico.
Etico.
I mandanti esterni: massoneria, imprenditoria e politica, chi esattamente?
C’è una parte dell’inchiesta che non ha mai fatto breccia nel grande pubblico, ovvero, la pista dei mandanti esterni.
Non Riina, ma altri livelli, più alti e trasversali, avevano interesse a eliminare due giudici che minacciavano equilibri invisibili.
Secondo alcune testimonianze Falcone stava indagando sui legami tra mafia e logge massoniche deviate e sul riciclaggio internazionale attraverso società di comodo e banche estere, fino in America.
Borsellino aveva messo gli occhi su affari riservati che coinvolgevano apparati dello Stato e grandi aziende del nord, nonché sul ruolo oscuro di Gladio e dei servizi segreti deviati.
Ma la bomba che cambia tutto è il dossier mai desecretato!
Nel 2024 è emerso un documento (finora rimasto secretato), di solo alcuni hanno potuto visionare un estratto.
Si tratta del famoso(?) rapporto riservato dei Servizi del 1991, rapporto in cui si parla della possibilità concreta che “i magistrati antimafia di Palermo possano diventare obiettivi sensibili per azioni destabilizzanti.”
Ma il documento - immaginario - non fu mai trasmesso alla Procura, forse perché è solo una legenda giornalistica scritta su qualche blog (poi oscurato) per dare fuoco alla miccia della polemica Itagliana ...
Chi sapeva, ovviamente, tacque, chi non sa, tace perché non sa.
Questa però, è una verità che fa paura ancora oggi.
Falcone e Borsellino non sono morti solo per mano della mafia.
No, sono stati eliminati perché ostacolavano un sistema più grande, fatto di patti indicibili, di zone grigie tra legalità e crimine.
Le stragi del 1992 non furono solo vendetta, ma pura strategia transoceanica.
Un messaggio?
Forse più di uno …
Oggi, più che commemorare, occorre pretendere la desecretazione dei documenti ancora coperti da segreto di Stato.
Occorre ripartire da quel che resta della loro verità.
Perché finché resteranno ombre su quelle morti, non ci sarà giustizia.
Ma solo retorica, ci si domanda:
·       Chi ha prelevato e dov’è ora l’agenda rossa?
·       Perché i depistaggi del processo Borsellino non sono mai stati puniti davvero?

 
·       Perché i documenti della CIA su Cosa Nostra in Italia non sono mai stati       desecretati?
·       Quale ruolo hanno avuto ambienti politici che oggi si autocelebrano come “antimafia”?
I nomi che non si possono fare!
La rete trasversale fra massoneria(?), imprenditoria e apparati deviati.
Deviati o comandati?
A fare paura non è solo la mafia.
È la convergenza d’interessi tra criminalità organizzata, una parte della politica italiana, ambienti d’intelligence e imprenditori coinvolti in grandi appalti.
E questo spiega perché ancora oggi ci sono decine di documenti secretati fino al 2037, con la motivazione: “pericolo per la sicurezza dello Stato”.
Ma lo Stato da chi dovrebbe essere messo in pericolo?
Da chi cerca la verità?
O da chi attenta all’integrità dello Stato e dei suoi uomini?
Questa notizia è vera, posso giurarlo.
La desecretazione del 2014-2018 non fu totale, con le direttive dei governi Renzi e Gentiloni (2014-2018), molte carte furono desecretate, ma solo quelle in possesso di amministrazioni come Ministero dell’Interno, Difesa, Giustizia, e intelligence.
Tuttavia, alcuni documenti più sensibili restarono esclusi e sono tuttora secretati.
La scadenza del vincolo di segretezza in molti casi è fissata per il 2037!Secondo quanto riferito da storici, parlamentari (es. Giuseppe Lumia, Claudio Fava) e associazioni (come l’Associazione familiari vittime di via dei Georgofili), diversi documenti rimangono secretati fino a 45 anni dalla data di produzione, ovvero fino al 2037, soprattutto quelli legati:
·       ai Servizi Segreti (SISDe, SISMi),
·       a contatti informali Stato-mafia,
·       a protocolli ROS o strutture parallele.
La motivazione è spesso “pericolo per la sicurezza dello Stato”.Questa è la formula utilizzata nei rigetti di desecretazione invocando l’art. 42 della legge 124/2007 (“Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica”).
Serve a proteggere:
·       fonti riservate,
·       collaborazioni internazionali,
·       nomi in codice e operazioni coperte,
·       la struttura stessa dei servizi.
Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, 2022-2023: “Persistono vincoli di segretezza su atti relativi al biennio delle stragi. Parte del materiale resta classificato per esigenze di sicurezza nazionale.”
Associazione 19 luglio1992, comunicati 2022-2024: “Molti documenti rimangono secretati fino al 2037. Si teme il contenuto di certe relazioni interne dei servizi e dei ROS.”
Archivio di Stato e Commissione Mitrokhin confermano che non tutte le richieste di accesso sono state accolte.
Quindi?
Quindi ricostruiamolo noi quell’incontro famoso all’Hotel Parco dei Principi.
Roma, febbraio 1992, in un elegante albergo romano si sarebbero incontrati un noto parlamentare di area centrista, un colonnello del SISMi e un imprenditore coinvolto in un consorzio per le grandi opere in Sicilia.
L’oggetto dell’incontro?
Secondo una fonte protetta (da chi e perché …), si parlò apertamente di “calmare gli effetti collaterali della magistratura palermitana…”
Una frase che, alla luce di ciò che sarebbe accaduto pochi mesi dopo, assume un tono sinistro.
Dalle ricostruzioni giornalistiche e processuali si arriva ad una serie sconfinata di documenti “riservati” ed “ipotetici” quindi irreperibili o forse mai esistiti davvero.
A proposito, esiste davvero un noto “Convegno dell’Hotel Parco dei Principi” risalente agli anni ‘60, associato a temi della strategia della tensione e di Gladio ma non ha alcun nesso con mafia o servizi deviati negli anni '90!
Se non ci fanno leggere gli atti, allora ce li compiliamo da soli!
VERBALE CONFIDENZIALE - DICEMBRE 1991
Redatto da: ROS - Nucleo Investigativo Interforze (estratto non protocollato, un atto “ipotetico”)
"[...] L’interlocutore (indicato con l’iniziale P.) ha ribadito che la pressione giudiziaria su Palermo sta diventando “ingestibile” e che “se Falcone finisce a capo della Procura Nazionale, qualcuno nei piani alti perderà il controllo”.
È stato accennato alla possibilità di “interventi straordinari non tracciabili”.
Al termine del colloquio, si è raccomandato l’uso di canali informali."
Tuttavia, non esiste alcun "verbale confidenziale di dicembre 1991" redatto dal ROS - Nucleo Investigativo Interforze come documento ufficiale disponibile. Le ricerche in fonti parlamentari, giudiziarie e giornalistiche non restituiscono nessuna traccia di un verbale simile registrato o archiviato: si tratta di un elemento non documentato nei resoconti ufficiali, solo chiacchiere nei social e in alcuni blog.
Esiste però il rapporto “Mafia e appalti” datato 16 febbraio 1991, consegnato dal ROS alla Procura di Palermo (in particolare dal Capitano Giuseppe De Donno e dal Generale Mario Mori, e trasmesso al procuratore Giovanni Falcone), atto pienamente documentato ma che si è dimostrato oggetto di omissis significativi, infatti, la versione depositata non includeva nomi di politici nazionali, che invece erano presenti in una versione “preliminare” del lavoro.
Questo particolare ha suscitato forti sospetti su eventuali depistaggi e manipolazioni interni al sistema investigativo ma si sa, il tema si scrive prima in brutta copia e poi in bella ...
Non ci fanno leggere le intercettazioni, allora ce le scriviamo da soli!
INTERCETTAZIONE AMBIENTALE - MARZO 1992 - LOCALITÀ: ROMA IN VIA GIULIA…
Intercettati: soggetti identificati come “Ufficiale G” e “Imprenditore EP”
G: “Falcone è troppo vicino a certi nomi del Nord, se li incastra saltano i tavoli delle gare.”
EP: “E chi lo ferma, quello? Hai visto com’è scivolato via dalla trappola del ministero?”G: “Ci stanno pensando. Ma non è solo lui. L’altro, Borsellino, ha in mano carte delicate.”EP: “Lo so. Ma è più impulsivo. Basterà una spinta.”
Però, attenzione, non esiste alcuna traccia documentale ufficiale di un’“intercettazione ambientale - marzo 1992 - località: Roma, via Giulia” con soggetti definiti come “Ufficiale G” e “Imprenditore EP” negli archivi giudiziari, nelle commissioni parlamentari o nelle indagini pubbliche sulle stragi.
Solo chiacchiere da social …
Non ci fanno leggere gli appunti segreti? Allora ce li scriviamo da soli!
APPUNTO SISDE - CLASSIFICATO “ALFA/NERO” - 27 APRILE 1992
OGGETTO: Situazione ambientale - Palermo e Roma
“Monitoraggi multipli indicano convergenza d’interesse su neutralizzazione obiettivi istituzionali ostili a trattativa riservata in corso. Rischio destabilizzazione. Opportuno contenimento mediatico post-evento.”
NOTA RISERVATA SISDE NON TRASMESSA - PROCURA DI PALERMO - 5 LUGLIO 1992
“Il dott. Borsellino ha espresso ripetute preoccupazioni circa i contatti anomali tra rappresentanti delle Forze dell’Ordine e soggetti noti appartenenti alla criminalità organizzata. Ha richiesto accesso a fascicoli SISMI su attività imprenditoriali collegate alla mafia del Nord, ma la richiesta è stata bloccata senza spiegazioni formali.”
Anche questi atti non sono presenti in alcun atto ufficiale verificabile, non risultano in verbali, sentenze né audizioni della Commissione Antimafia né in alcun archivio pubblico o privato perché non esistono!
Non esistono perché sono il frutto di invenzioni di coloro che alimentano il fuoco del complotto, social, blog e siti d’avanzo.
Eppure, le evidenze raccolte in alcuni verbali, in alcune intercettazioni e in alcuni appunti diciamo “sottovalutati”, compongono un mosaico inquietante, Falcone e Borsellino non furono uccisi solo perché davano fastidio alla mafia, ma perché rischiavano di disinnescare un sistema trasversale che teneva insieme criminalità, affari e potere istituzionale internazionale che spostava (e sposta) miliardi e miliardi di dollari …
Oggi le commemorazioni ufficiali e i nomi delle strade non bastano più.
È il momento di squarciare il velo su chi ha voluto quelle morti.
Il vero nemico non era solo Riina, forse lui era l’ultimo dei problemi di mafia per i due alti magistrati.
Il vero nemico era - ed è - un patto di silenzio che unisce la mafia e il potere.
ESTRATTO DEL VERBALE 20.10.1998 - ROMA
“[...] Nel 1998 c’erano documenti che legavano dirigenti pubblici a società schermate. Quando Falcone ottenne accesso a un’informativa dei Carabinieri su queste aziende, fui contattato per capire se ‘qualcuno potesse gestire il dossier’. A Roma, mi fu detto che ‘quel giudice stava giocando una partita fuori scala’. Io non ho mai fatto nomi. Ma so che alcuni di quegli incontri sono stati annotati dai Servizi, perché ci seguirono, volevano sapere gli interessi di Silvio ...”
Anche se interessante e intrigante, l’estratto di questo pseudo-verbale non esiste, però da molto colore all’articolo, non potete negarlo!
Eppure la Corte di Assise ha riconosciuto l’esistenza di convergenze tra ambienti di potere e mafia nelle stragi ma non ha condannato direttamente Silvio Berlusconi o Marcello Dell’Utri per i fatti del ‘92.
Tuttavia, Dell’Utri è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa quale “mediatore” tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi.
Tutto questo non ha alcun senso.
Andiamo sul concreto …
INTERVISTA A UN PENTITO (RICOSTRUITA DA VERBALI REALI)
Soggetto: Gaspare Spatuzza - anni successivi al 2008 – dichiarazioni integrate da elementi verosimili
“Quando parli con i Graviano, capisci che c’erano cose che non ci dicevano. Non era più solo mafia. Era un gioco tra poteri. Lo Stato, o meglio, uno Stato parallelo, ci ha usati per fare paura e riprendere il controllo. Falcone e Borsellino erano un pericolo per chi trattava, non per noi. Noi eravamo solo l’arma...”
Questa dichiarazione giornalisticamente attribuita a Gaspare Spatuzza, anche se non è una citazione “letterale” ufficiale raccolta in atti giudiziari pubblici, riflette fedelmente quanto emerso dalle sue testimonianze rese negli anni successivi al 2008, in particolare durante i processi sulla Trattativa Stato-mafia degli anni ‘90.
Falcone e Borsellino indagavano su:
·       Appalti Enel, Enichem, Ferrovie dello Stato.
·       Riciclaggio tramite banche svizzere e maltesi.
·       Relazioni tra clan siciliani e gruppi imprenditoriali del Nord.
·       Presunti rapporti tra mafia e ambienti legati a Gladio.
Entrambi i magistrati avevano un interesse concreto per i grandi appalti pubblici, considerati “buchi neri” per il riciclaggio mafioso e per le infiltrazioni della criminalità.
Nessuno volle indagare.
Eppure le indagini di Falcone e Borsellino si concentravano su come la mafia influenzasse questi settori.
(Fonte: Relazioni e inchieste giudiziarie, dossier Commissione Antimafia.)
Era noto che la mafia come estensione operativa del potere) usava circuiti bancari internazionali per ripulire denaro sporco, in particolare in Svizzera e Malta, e Falcone aveva avviato indagini su queste rotte finanziarie.
Ma nessuno volle indagare.
Sud e Nord, questo era un aspetto chiave, ovvero, i collegamenti tra Cosa Nostra siciliana e gli ambienti imprenditoriali e industriali del Nord Italia erano oggetto di approfondimenti, in particolare per gli appalti e le opere pubbliche.
(Fonte: Rapporti riservati dei ROS e documentazione SISDe inseriti nelle Commissioni)
Sia Falcone sia Borsellino avevano indizi e sospetti su contatti tra pezzi deviati dei servizi segreti (alcuni collegati a Gladio) e ambienti mafiosi, con il fine di controllo politico e sociale.
(Fonte: Inchieste storiche, Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2 e Gladio.)
Ma anche qui, nessuno volle indagare…
Falcone muore ammazzato, non fa in tempo a scrivere le sue informative conclusive e lascia solo Borsellino che fin da subito nota forte astio, resistenze dall’alto, dal basso e la non collaborazione generale.
Però non si arrende, va avanti da solo.
Chiede documenti al ROS ma non li riceverà mai, insiste l’indagine sulla trattativa in corso ma nuota in un mare di pezzi mancanti.
Convocato d’urgenza a Roma dall’allora Prefetto Parisi (SISDe), dopo l’incontro inizia a parlare della “trattativa” alla moglie o meglio, a rivelarle che esisteva realmente questa circostanza.
Ma anche Borsellino viene ammazzato, neanche lui fa in tempo a scrivere le sue informative conclusive, tutto viene sospeso, nessun’altro ha il coraggio di morire come loro …
Eravamo arrivati ad una possibile verità ma no, no, mi dispiace, non c’è  nulla di vero in ciò che ho scritto, gli allegati che ho fornito, gli appunti riservati e le intercettazioni non protocollate non sono atti reali, sono solo simulazioni “giornalistiche” create chissà da chi e lanciate in rete per arricchire i vari articoli “investigativi” con materiale fittizio però abbastanza verosimile.
Certi articoli forse sono utili solo a stimolare la riflessione e il dubbio, proprio come spesso fanno i giornalisti d'inchiesta quando ricostruiscono retroscena non ancora comprovati.
Però, ci vuole poco a creare confusione reale su confusione immaginaria.  
Però, nonostante la sua importanza, il rapporto Trattativa Stato-mafia fu incredibilmente ignorato, venne archiviato senza seguito immediato, Giovanni Falcone era convinto della sua validità e lo voleva usare per aprire nuovi fronti investigativi; dopo la morte di Falcone, il rapporto fu dimenticato per oltre un anno, finché Paolo Borsellino ne chiese una copia poco prima di essere ucciso (luglio 1992) e infine, il giudice Nino Di Matteo ha più volte detto che, se seguito, il rapporto avrebbe potuto prevenire le stragi …
Chissà se anche questa non è solo una trovata giornalistica, perché l’unico dato certo di tutta questa brutta storia è la frase detta dal Giudice Caponnetto dopo la morte di Falcone e Borsellino: “E’ finito tutto!” - non c’è assolutamente speranza per questa città? - "È finito tutto!”  
Finito tutto???
Massimiliano De Cristofaro

 
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