ROMA SI ILLUMINA
NEWS > AGOSTO 2025
Roma si illumina: a Ponte Mammolo con le torce, a Casalotti coi fondi PNRR

Roma, si sa, vive da secoli di contrasti. È città di chiaroscuri, di piazze illuminate e di vicoli che sembrano custodire segreti, di cupole che splendono al tramonto e di marciapiedi che cedono all’umidità e all’incuria. Ma al capolinea ATAC di Ponte Mammolo il contrasto ha assunto forme talmente surreali da sembrare quasi un’installazione d’arte contemporanea: qui non è l’ombra a dare atmosfera, ma il buio più totale a creare disagio.
I lampioni, che altrove hanno ancora il garbo di funzionare, qui hanno scelto la via dell’assenza, lasciando agli utenti il compito di illuminare da sé il percorso, con torce di cellulari e fari degli autobus trasformati in improvvisati riflettori. La scena è degna di un film neorealista in versione digitale: passeggeri che attendono immersi in una penombra inquietante, figure che si muovono cautamente, il tutto mentre il brusio del traffico e il rombo dei bus sostituiscono qualsiasi colonna sonora.
La paura non è solo percezione, ma conseguenza naturale di un’area che, soprattutto la sera, diventa territorio di incognite. E il paradosso è che, in una capitale europea, il buio totale non è un’emergenza straordinaria, ma un’abitudine consolidata. L’ATAC, che già combatte battaglie quotidiane con mezzi vetusti e linee fantasma, si trova così ad aggiungere all’elenco anche il palcoscenico delle tenebre.
E non si pensi che sia un episodio isolato: i capolinea romani, come ricordano cronache e denunce sindacali, vivono in condizioni di degrado strutturale che sanno di incuria cronica. Bagni inesistenti, mense chiuse, gallerie sporche, attese interminabili. A Ponte Mammolo la metafora è servita: non solo autobus che non arrivano, ma persino lampioni che non si accendono.
A rendere il tutto più beffardo è il nome stesso: Ponte Mammolo. Un nome che evoca storia e radici antiche, che deriva da un ponte demolito negli anni Sessanta, un ponte che un tempo attraversava l’Aniene e faceva parte di una rete vitale per la città. Nei dintorni, resti di ville romane e ruderi augustei parlano di grandezza, di imperi, di civiltà. Oggi invece, in quello stesso luogo, la “civiltà” è affidata alla capacità del cittadino di non cadere nel buio più fitto.
Eppure, il futuro sembrerebbe promettere luce. È in corso la costruzione della linea tranviaria 10, che collegherà Subaugusta a Ponte Mammolo e che, se le promesse verranno rispettate, dovrebbe essere completata entro il 2026. Un’infrastruttura moderna che potrebbe restituire dignità al quartiere e — chissà — forse persino qualche lampione funzionante. Ma fino a quella data, il buio resta l’unico servizio puntuale.
E mentre a Ponte Mammolo si sopravvive nella penombra, altrove, sempre nelle periferie romane, si sperimentano altre forme di “miracoli amministrativi”. A Casalotti, quartiere anch’esso non proprio sotto i riflettori, è spuntato in pieno agosto un nuovo centro di accoglienza. Una struttura gestita dalla Croce Rossa, realizzata con fondi del PNRR, comparsa quasi di sorpresa, senza che il Municipio fosse stato avvisato. Una notizia che ha colto i residenti di sorpresa e che ha innescato proteste, petizioni e raccolte firme. Nel giro di pochi giorni, oltre 900 persone hanno messo nero su bianco la loro contrarietà.
Il dettaglio che colpisce è proprio questo: per accendere i lampioni di Ponte Mammolo i fondi non ci sono, ma per aprire un centro di accoglienza a Casalotti i soldi arrivano con una puntualità quasi svizzera. È qui che Roma mostra tutta la sua vocazione teatrale: un palcoscenico dove si può restare serenamente al buio, purché altrove i riflettori — quelli finanziari — si accendano eccome.
Il cittadino romano, come sempre, si adatta. Si muove tra le ombre, ironizza sul proprio destino e si arrangia con mezzi propri. Ma la domanda resta sospesa, come una battuta amara alla fine di una commedia: possibile che una capitale europea non riesca a garantire neppure l’illuminazione di un nodo di trasporto nevralgico? Possibile che la luce, a Roma, arrivi solo quando si tratta di tagliare un nastro inaugurale o firmare una convenzione?
Ed è qui che la mente corre inevitabilmente a Pier Paolo Pasolini, che negli Scritti corsari ricordava la “scomparsa delle lucciole” come segno di un’Italia che perdeva la sua luce naturale e insieme la sua innocenza. A Ponte Mammolo, le lucciole non si vedono da tempo, e con loro sono spariti anche i lampioni: non per inquinamento, ma per burocrazia. Forse, più che lampioni, servirebbe davvero una lucciola in Campidoglio.
Luisa Paratore
Roma 31/08/2025
Fonti
RomaToday, “Ponte Mammolo, il mistero del capolinea avvolto nelle tenebre che fa paura a utenti e lavoratori”, 27 agosto 2025, ripreso da Virgilio.
Abitare a Roma, “Ferie negate e mezzi al limite: procedura di raffreddamento tra Atac e sindacati”, 22 luglio 2025.
Wikipedia, “Ponte Mammolo”, ultima modifica 2025.
Wikipedia, “Rete tranviaria di Roma”, sezione Linea 10, ultima modifica 2025.
Betapress, “Vengon su come i funghi”, agosto 2025.
Fanpage, “A fine agosto a Roma apre un centro di accoglienza di cui nessuno sa niente, neanche il Municipio”, agosto 2025.
Il Marforio, “Roma, polemica a Casalotti-Boccea: oltre 900 firme contro il nuovo centro d’accoglienza del Comune”, agosto 2025.
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975.