Vai ai contenuti

IL CARDINALE CHE COMMUOVE TUTTI - ETTORE LEMBO NEWS

Salta menù
Title
Salta menù
Il cardinale che commuove tutti,
ma tace con chi lo interpella


Commuovere è un’arte, rispondere un dovere. Per il cardinale, pare basti la prima,
così tra le rovine di Monte Sole, il presidente della CEI legge dodicimila nomi
e conquista titoli e applausi. Ma sul banco delle risposte, il microfono resta spento.


Monte Sole, 14 agosto. Nei ruderi della chiesa di Casaglia, il cardinale Matteo Zuppi si staglia come una figura fuori dal tempo, immersa in un rito laico-sacrale: leggere, uno per uno, i nomi di oltre dodicimila bambini uccisi in Medio Oriente. “Non sono numeri, sono persone”— scandisce, e la frase risuona tra le pietre segnate dall’eccidio del ’44.

Un gesto solenne, certo. Ma tra le migliaia di sillabe pronunciate con voce grave, non si trova nemmeno un accenno a quelle domande che, da mesi, pendono come spade di Damocle sopra il suo ruolo pubblico. Interrogativi semplici, chiari, posti da più parti — compreso questo giornale — e a cui il cardinale ha preferito opporre la più antica delle strategie ecclesiastiche: il silenzio.

In “S’inzuppa?”, pubblicato proprio su queste pagine, Ettore Lembo notava come “il presidente della CEI, Cardinale Matteo Zuppi, sembra più incline all’attivismo politico che all’annuncio del Vangelo”. Non era una provocazione gratuita, ma un’osservazione circostanziata. La replica? Nessuna. Come se l’autorevolezza si misurasse in ore di monologo e non in secondi di contraddittorio.

Il punto è che il silenzio selettivo non è un’assenza: è una scelta. Parlare di ciò che commuove e tacere su ciò che compromette, elevare il discorso solo quando garantisce applausi, ignorare con ostinazione ogni invito a chiarire.

Non sfugge la raffinatezza della scenografia: Monte Sole, luogo simbolo dell’innocenza violata e della memoria storica, perfetto per un’operazione di pathos a costo zero di autocritica. Chi può — o osa — criticare un uomo che legge i nomi di bambini uccisi? L’effetto è quello di una corazza emotiva: intoccabile, inattaccabile.

Eppure, un oratore degno della sua porpora dovrebbe sapere che il peso della parola non si misura solo dal numero di orecchie commosse, ma dalla disponibilità a confrontarsi anche con quelle scomode. I retori antichi lo sapevano: un discorso è completo solo quando risponde, non quando recita.

Chissà se un giorno, tra un elenco di vittime e una preghiera, il cardinale troverà il tempo per rispondere a quelle domande rimaste sospese. Per ora, resta il dubbio: mancanza di tempo, o mancanza di volontà?

Luisa Paratore
16/08/2025

.
Torna ai contenuti