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QUANDO UN BRANCO DI MEDUSE - ETTORE LEMBO NEWS

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Quando un banco di meduse spegne una centrale

In Francia, la centrale nucleare di Gravelines, la più grande d’Europa, si è fermata del tutto nel giro di poche ore. Non è stata un’esplosione, non un guasto improvviso, non un attacco informatico. È bastato un banco di meduse, compatto e silenzioso, spinto dal Mare del Nord fino ai filtri che garantiscono il raffreddamento dei reattori. Quattro di essi si sono spenti in automatico, gli altri due erano già fuori servizio per manutenzione. In un attimo, una colonna portante della produzione energetica francese si è ritrovata inattiva. EDF ha rassicurato che non c’era pericolo per l’ambiente o per la popolazione, ma l’episodio ha lasciato una sensazione netta: basta poco, pochissimo, per restare al buio.

Non è la sceneggiatura di un film catastrofico, ma il segno di quanto la nostra sicurezza energetica poggi su basi fragili. Un fenomeno naturale, amplificato dal riscaldamento globale, ha dimostrato che la potenza di una nazione può essere messa in ginocchio da creature gelatinose, quasi invisibili, che l’aumento delle temperature marine spinge a proliferare in massa e a invadere zone un tempo inospitali. Non servono guerre o sanzioni: basta un cambiamento silenzioso dell’ecosistema, e un meccanismo perfetto si inceppa.

Questo non è un incidente isolato, ma un’anticipazione di ciò che il futuro potrebbe riservarci. Centrali nucleari, impianti termoelettrici, sistemi di pompaggio idroelettrico: tutti dipendono, in un modo o nell’altro, da condizioni ambientali stabili. E quelle condizioni non lo sono più. Ci illudiamo che l’energia sia una certezza, una linea continua che scorre nelle nostre case. In realtà, è un equilibrio precario, che può rompersi per cause minime e imprevedibili.

La lezione di Gravelines è chiara: la resilienza non si costruisce solo con tecnologia e potenza, ma con diversificazione, distribuzione e capacità di reagire agli imprevisti. Perché, se non impariamo, il prossimo banco di meduse – o qualunque altra anomalia climatica – potrebbe non fermarsi solo davanti a una centrale francese, ma davanti alle nostre luci, ai nostri computer, alla nostra quotidianità. E allora non basteranno rassicurazioni: sarà già troppo tardi.

Luisa Paratore
12/08/2025

Fonti: Reuters, Fanpage, Greenpeace Francia, RFI, BlogSicilia
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